28 Dicembre
Dopo una giornata di pioggia intesa (e quindi persa per
quanto riguarda i lavori nel podere), oggi finalmente il tempo è discreto. Le
piante però sono intrise di pioggia e quindi non possiamo fare diverse cose che
ci eravamo proposti.
Per prima cosa finiamo di togliere il filo spinato dal
confine col vicino e al suo posto Roberto ci trapianta sei marruche (o spina di Cristo). Sono alberelli rustici che ho
riprodotto da seme prelevandolo all'Oasi di Focognano. Dopo ben quattro anni
non hanno superato però il mezzo metro e quindi decidiamo che al massimo
possono fare da cespugli di confine.
L'adorabile Silvana ci regala la sua aucuba japonica che piantiamo vicino a quella che abbiamo comprato,
sul limitare del boschetto di abeti. La nostra ha persino fatto qualche bella
bacca rossa. Anche l'agrifoglio ha
fatto diverse bacche rosse che ci rallegrano e ci danno speranza sui recenti
trapianti.
Il vento deve essere stato veramente forte durante la nostra
assenza perché, oltre al ramo di acacia, notiamo a terra anche un frondoso ramo
di abete che in realtà è corrisponde alla cima dell'albero che quindi risulta
addirittura scapitozzato. Un pensiero va al maestoso pino abbattuto ad Ottobre:
avrebbe retto?
Mi dedico alla pulizia del ripostiglio sotto il forno che ho
riempito di legna un paio di anni fa. La legna ha retto bene ma è ora di
sgombrarlo e ripulirlo per non avere brutte sorprese.
Mentre Roberto prova la nuova sega circolare con i rami
tagliati le volte scorse, provo a potare il glicine. Nonostante mi sia documentata prima di accingermi, ho un
sacco di dubbi e alla fine spero di non aver fatto danni. Quello che mi
preoccupa non è tanto la decisa sfrondatura (forse poteva essere addirittura più
drastica) quanto le zone del pergolato che adesso sono risultate vuote. Temo
che la prossima estate ci dovremmo accontentare di minore ombra sul terrazzo.
29 Dicembre
Oggi giornata splendida: il sole si staglia nel cielo
azzurro e fa brillare la neve caduta abbondante su tutto l'Appennino e sulle
Apuane Settentrionali. Prevedendo che sarà probabilmente l'unica giornata veramente
bella delle nostre vacanze, rinunciamo al lavoro agricolo e andiamo a fare una
camminata. Ci siamo svegliati troppo tardi per andare fino alle Cinque Terre,
come ci sarebbe piaciuto, e quindi “ci accontentiamo” di un giro di tre ore
verso Fosdinovo, giù per via della Maestà quasi ad arrivare a Giucano e
ritorno. Il giro è su strada asfaltata ma non troppo trafficata ed il panorama è
superbo. All'inizio appunto le montagne innevate e poi, dopo il passo del
Cucco, la vista spazia sul golfo de La Spezia con Porto Venere, la Palmaria e
la foce del Magra.
Dopo pranzo però un paio di ore di lavoro ci toccano e ci
dedichiamo alla potatura del susino grande, quello sul lato Est del podere che
si affaccia sul parcheggio. Si tratta di una grande pianta che ha sempre fatto
tanti fiori e tantissimi frutti. Purtroppo susine piccole come ciliegie e non
particolarmente pregiate tranne che per fare una marmellata piuttosto
apprezzabile (al netto della pazienza della snocciolatura!). Quest'anno
decidiamo di potarlo decisamente, soprattutto eliminando un paio di grossi rami
che salgono verticali. Tanto i frutti che eventualmente verrebbero a
quell'altezza sarebbero irraggiungibili. Già che siamo su questo lato del
terreno seghiamo anche un ramo del grande fico che va a toccare i fili del
telefono.
Oggi la nostra Silvana ci ha regalato un rosmarino, in realtà
piuttosto malandato, ma proprio per questo confida nella nostra capacità “rianimatoria”.
Lo piantiamo nell'angolo delle erbe aromatiche e gli auguriamo buona fortuna.
30 Dicembre
Oggi giornata di lavoro piena. Il tempo non è bello come
ieri ma neanche perfido. Si prosegue con la potatura. Per prima cosa
un'operazione un po' pericolosa: il taglio di un paio di rami del noce più
grande che si sono letteralmente infilati in mezzo ai fili del telefono con
rischio di tirarli giù. Devo operare ad altezza da vertigini e quindi decido di
assicurarmi con una corda ad un grosso ramo. Il legno del noce è notoriamente
coriaceo e, nonostante la sega che si applica in cima al potatore sia piuttosto
efficace, faccio una gran fatica ed una bella sudata, alla faccia del clima. Ma
la mia ostinazione alla fine ha la meglio e tiro giù i due rami. E' incredibile
come il noce cominci a grondare subito linfa appena lo si taglia. Sembra quasi che
sanguini!
Le altre potature in confronto sono una passeggiata: il
susino giallo, l'unico albero che conserva ancora la forma a vaso e l'altezza
propria degli alberi da frutto “addomesticati”, è quasi rilassante, mentre il
prugno del “giardino pensile” è un po' più impegnativo ma raggiungibile con la
scala. Speriamo di non averlo danneggiato perché ci tengo davvero a questa
pianta che ha sempre fatto delle ottime e abbondanti prugne. Anche lui comunque
lo abbiamo riportato ad altezza umana anche se ora ha una forma non proprio
felice.
Roberto abbatte un paio di acacie che danno sulla
provinciale e sega diversi rami con il nuovo attrezzo elettrico. Io invece
irroro di verderame tutti i tronchi di tutti gli alberi sperando che quest'anno
i licheni, già numerosi, almeno non progrediscano. Il clima più rigido,
rispetto al mite inverno scorso, fa ben sperare riguardo agli attacchi di muffe
e funghi.
Infine distribuisco democraticamente a tutte le piante,
alberi e cespugli, neonate ed adulte, basse e alte, comprate, regalate e
riprodotte da seme, il concime che abbiamo comprato di recente e che promette
nutrimento (Azoto), fioritura e frutti saporiti (Potassio) e tante belle cose.
L'odore è comunque quello tipico del pollaio.
Alla sera davanti al camino scoppiettante le spalle dolgono
ma la soddisfazione per il lavoro fatto è grande.
31 Dicembre
La nebbia accompagnata da pioggia leggera e da temperatura
mite non ci impedisce di lavorare all'aperto anche oggi. Roberto si dedica a
frazionare e radunare i numerosi rami sparsi per il podere, da quelli frutto
della potatura a quelli spezzati dal vento sulla grande acacia.
Io invece mi metto a ripulire e riordinare lo spazio che un
tempo era occupato dalla legnaia (abbattuta per mettersi in regola con il
catasto). Di essa infatti rimane solo il pavimento di cemento sul quale però
era accumulato un po' di tutto ma soprattutto rami di piccola taglia
abbandonati alle intemperie e quindi ormai marciti. Sgombrati quelli e
ramazzate le foglie secche e gli aghi del pino che fu, lo spazio ha un aspetto
ben più civile ed ordinato. Dopo pranzo, mentre Roberto conclude i lavori con
la lubrificazione degli attrezzi prima di riporli, io faccio il mio consueto
giro a piedi di due ore raccogliendo strada facendo un bel po' di bottiglie di
vetro e lattine abbandonati dai soliti incivili sul ciglio della bella strada
provinciale.
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