Oggi è uno dei tre giorni della settimana in cui lavoro in ufficio. Mentre ascolto con attenzione saltuaria un seminario di lavoro non troppo interessante, decido di mettere un po' di ordine nei cassetti della scrivania. Emergono ricordi di tutti i tipi, appunti e messaggi dimenticati che mi fanno ripercorrere episodi della mia carriera quasi quarantennale. Tra la massa di carta di cui riempio il cestino c'è anche questo:
Pubblicazione utilissima nell'era pre-GoogleMaps e che ora posso cestinare tranquillamente. Piccolo indizio di come è cambiata la nostra vita e soprattutto di come si è dematerializzata. E la pandemia, per forza di cose, ha dato una accelerata incredibile a questa evoluzione.
Mi sovviene come era invasa di carte la mia scrivania fino ad un anno fa, mentre ora ho tutto sul PC, sui vari portali dedicati e sul cloud. A dire il vero non riesco a fidarmi completamente del cloud e trasporto i file di lavoro dall'ufficio a casa e viceversa su un disco esterno che ho battezzato "da asporto".
Mi sento davvero di un'altra epoca, anche se in realtà sono molto favorevole a questo abbandono della carta perché ne colgo l'estrema comodità. Il fatto di avere i documenti accessibili e condivisi tra colleghi, poterli duplicare, far circolare, visualizzare da ogni postazione, mi sembra una gran risparmio di tempo ed un aumento dell'efficienza.
Adoro i documenti di archivio, i messaggi e le lettere scritte a mano magari da persone che non ci sono più, le tracce su carta della storia umana. Tuttavia, nel quotidiano, la fattura elettronica che transita sotto forma di un pugno di bit dal fornitore a noi e poi al sistema di interscambio delle pubbliche amministrazioni, a me sembra un salto di qualità. Così come la firma digitale che velocizza le procedure permettendo al mio direttore di finalizzarle ovunque si trovi senza aspettare che ritorni in ufficio.
Noi vecchi facciamo fatica a capire questa rivoluzione. Le mie colleghe (e mie coetanee) mi fanno tenerezza quando stampano quello che è in rete e vengono a parlarmene coi fogli in mano. Noi probabilmente non ce la faremo a fare il salto di qualità prima di andare in pensione ma le nuove leve sì e stamperanno solo quello che davvero vale la pena materializzare.
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