lunedì 2 giugno 2008

Lo shopping che mi piace

Chissà perché alle femmine piacciono tanto i vestiti! Persino a me, che sono molto poco civetta, detesto la moda, lo shopping e le vetrine e sento il mio cuore sanguinare ogni volta che compro un capo con scritto made in Bangladesh, lo ammetto, dà una qualche eccitazione mettermi un vestito nuovo, valutare se mi sta bene o no, cambiare look, ecc. Non è questione di seduzione, non credo. Credo proprio che sia un piacere frivolo e personale, indipendentemente dal fatto che qualcuno lo noti oppure no. Su questo le mie lettrici mi diranno la loro. Ma non è di questo che volevo parlare.
Da quando, purtroppo o per fortuna, sono diventata una consumatrice critica e attenta al valore etico di ciò che compro, non mi compro quasi più nulla di nuovo da vestire. Sia perché quasi tutto quello che si trova in vendita è frutto di sfruttamento di manodopera a basso costo nei paesi del terzo mondo (la Guida al vestire critico e la Campagna abiti puliti insegnano che ormai non si produce più niente in Italia che non sia qualche capo di alta moda), sia perché ormai la produzione delle fibre tessili, cotone in primo luogo, è fonte di grande inquinamento, sia perché, secondo il principio della riduzione di rifiuti, non sta bene buttare un capo che è ancora in buono stato.
Insomma tutti questi principi (o queste paturnie, se volete) fanno sì che, a parte qualche maglietta solidale, mi metto le stesse cose da 20/25 anni che sono ancora buone e forse anche gradevoli ma che mi sono venute profondamente a noia. Ogni volta che faccio il cambio di stagione sposto da un armadio all'altro, da anni, sempre le stesse cose con una tristezza sempre più profonda. Poi mi dico anche che non è l'acquisto di un singolo capo che farebbe la differenza. Io vorrei cambiare proprio la maggior parte del mio guardaroba. Mission impossible!
Ed invece ho trovato la soluzione che concilia tutto: principi etici, civetteria, riduzione dei rifiuti, boicottaggio delle industrie tessili, ecc.: il mercatino dell'usato di Mani Tese.
So già che mi prenderete per matta, per una fanatica, fuori dal mondo e anche un po' talebana, però io sono contenta. Sabato scorso ho portato tre sacchi di miei vestiti ancora buoni ma di cui non ne posso più e sono tornata con un sacco di vestiti usati ma in buone condizioni. Con 48 euro ho comprato: 5 camicette, 1 maglietta, 1 gonna (foto), 1 paio di bermuda, 1 paio di pantaloni un po' orientaleggianti (foto) (che hanno suscitato il disgusto dei miei figli perché non si portano a metà glutei), 1 giacca di maglia, 3 giacche e 1 gilè di pelle un po' stile figlia dei fiori (foto)(ovviamente non comprerei mai un capo di pelle nuovo!!!).
Niente produzione di rifiuti perché la mia roba la rivenderanno (o la daranno gratuitamente a chi ha bisogno), niente soldi alle perfide industrie che delocalizzano e sfruttano la manodopera del terzo mondo, un po' di novità nel mio guardaroba.
E adesso prendetemi pure per matta. Io sono contenta così.

36 commenti:

  1. tutto questo ti fa onore, anche se personalmente preferisco una via di mezzo tra gli acquisti mirati, e una vita leggermente spensierata.
    saluti

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  2. Posso immaginare la faccia che abbiano fatto i tuoi figli, vedo io con i miei!
    Devo dire che di te non si puo' dire di certo che "predichi bene e razzoli male"! Complimenti!!!
    Un caro saluto
    Dona

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  3. "che hanno suscitato il disgusto dei miei figli perché non si portano a metà glutei"

    Io invece a giudicare dalla foto avrei detto che li porti troppo in alto e che dovresti tirarli un po' verso il basso.

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  4. Marco, e' esattamente quello che hanno detto i miei figli!

    Dario: non ho capito la domanda. Tu non hai niente nel tuo guardaroba che risale agli anni 80?

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  5. Arte... ci sto pensando, ma non mi viene in mente proprio niente.

    Ma non perche' mi piace cambiare spesso il mio abbigliameno. E' che mi sembra davvero un lasso di tempo veramente troppo ampio (ed e' questo stupore che giustifica la mia esclamazione).
    Ho pochi vestiti, e metto sempre le stesse cose, ed e' forse l'uso intensivo che le rende inutilizzabili dopo qualche anno.

    Vestiti eleganti ne ho due. Uno acquistato quando ho fatto il testimone di nozze di mio fratello, che poi e' lo stesso che ho messo quando mi sono sposato io, l'altro, piu' leggero, estivo, che ho comprato quando sono andato in agosto in sicilia ad un matrimonio di un amico. Questi due vestiti valgono per matrimoni, funerali e altre celebrazioni simili. Per il resto il mio guardaroba estivo e' composto da t-shirt e pantaloni di cotone, quello invernale dalle stesse t-shirt, jeans, maglioni di lana e felpe di plastica riciclata.

    Questa roba non credo di essere mai riuscito a farmela durare piu' di sei-sette anni.

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  6. Ecco! le ciabatte di gomma da piscina, le ho comprate piu' di 20 anni fa, quando andavo in piscina, e le uso tuttora quando esco sul terrazzo (in casa ho sempre piedi nudi d'estate e calzini antiscivolo d'inverno).

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  7. Vedi che l'hai trovata qualcosa che usi da 20 anni! ;-)

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  8. E fai bene ad essere contenta così... Se non cominciamo noi a fare le scelte giuste chi comincia? Un abbraccio, Giulia

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  9. Apprezzo i tuoi intenti in ogni ambito per esser coerente con le tue idee e quindi ci deve essere profondo rispetto per questo!!
    Personalmente non son così attento.. compro in genere vestiti molto casual ma solo per sostituirne altri rovinati o che mi hanno stancato (in questo caso vengono distribuiti nella vicina caritas).

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  10. Bah... davvero apprezzo che tu faccia cosi', pero' e' una cosa che a me darebbe un po' fastidio. Cioe'.... indossare una cosa che e' stata usata da qualcun altro... Anche se e' stata ben lavata eccetera eccetera...

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  11. non ce l'ho con tutte le cose usate... solo con i vestiti...

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  12. Eccellente. Guardando il mio guardaroba, mi sono accorto che i miei vestiti riescono a stare in un paio di grandi valigie, forse un po' meno; compro solo quello che adopero e lo adepero sino alla fine.
    Rino, riguardando le foto.

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  13. Sinceramente se devono essere usati preferirei che fossero usati da chi conosco.Il riusare i vestiti dei nipoti e pronipoti per i figli è una pratica che uso da sempre ma comprare abbigliamento portato da sconosciuti mi da un che di fastidio.L'importante è che tu stia bene.Che modella!!

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  14. Io ho attraversato la fase del solo usato. Dieci anni comprando solo cose usate che a mia volta riciclavo ad amiche.
    Poi una fase parigina di tre anni in cui mi sono sentita ricca e spendereccia e compravo cose stravaganti e costose.
    Poi una fase di depressione in cui per dodici anni circa non ho comprato praticamente niente.
    Poi una fase in cui mi sono ricostituita un guardaroba base con il quale vado avanti benissimo.
    Diciamo che ogni anno compro o un maglione o un jeans o un pantalone o una maglietta.
    Ma non so resistere e compro vestitini vari a mia figlia, cravatte a Ugo e calzoncini e camicie a Tommasino.
    Golf e magliette di cotone gliele faccio ai ferri io.
    Comunque mi complimento con te non solo per la coerenza, ma anche per la LINEA!
    ti abbraccio, marina

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  15. Io non amo fare shopping,compro abbigliamento solo quando ne ho veramente bisogno,di solito è pratico e sportivo e lo uso fino alla fine.Non guardo neanche più dove è stato confezionato, basta che sia alla portata delle mie tasche. Ciao

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  16. Ti faccio e mi faccio una domanda, premettendo che non è retorica, ma sincera : poniamo il caso che da domani tutti facessimo così, non solo per l'abbigliamento ma per tutti quegli beni che, il più delle volte, abbandoniamo più per noia, come dici tu, che per necessità reali.Mettiamo che tutti cominciassimo ad utilizzare il "baratto" piuttosto che l'acqusito, dove finirebbero tutte le persone che lavorano alla produzione di questi beni? Guarda che la domanda è seria, cioè mi chiedo: come è possibile coniugare una società meno consumista, con tutto quello che ciò comporta, con lo sviluppo ed il benessere che si trae dalla produzione di beni?
    Capisco che non è a te che dovrei fare questa domanda, ma vorrei ragionare per paradossi e pensare che i nostri comportamenti di consumatori hanno un effetto diretto ed immediato su chi quei beni produce. Allora , paradosso per paradosso, se smetto di consumare, qualcuno smette di produrre e fino a qui potrei dire, beh chi se ne frega, poi penso che se si smette di produrre e di vendere qualcuno smetterà di guadagnare e, magari di risparmiare, ed io che mi occupo di "risparmio"? A quel punto anche il mio reddito diminuirebbe e quindi dovrei ridurre i miei consumi, inziando ad avvitarmi in una spirale di regressione che ci porterebbe dove forse non vogliamo.
    Scusa questo sproloquio, ma se da una parte sento anche io l'esigenza di consumi più ragionevoli dall'altra mi chiedo come sarebbe possibile intraprendere questa strada senza, estremizzando, scardinare il nostro sistema.
    C'hai mai pensato?

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  17. Prima che troverò qualcosa che uso da 20 anni ce ne vorrà di tempo... :P

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  18. Unodicinque: Tu ti occupi di risparmio? Allora, lavori in una banca? Allora ne sai di economia? Bene, cercavo proprio uno come te a cui rompere le scatole ponendogli/-le le domande che ho cercato di esplicitare in questo post nel mio blog, che, a dispetto delle apparenze, parla proprio degli argomenti che metti sul piatto nel tuo intervento qui sopra.

    Cerco di dire la mia, se permetti, sulle cose che dici tu.
    Innanzitutto il risparmio. In una societa' consumistica il risparmio non ha senso, e quindi (visto che ti occupi proprio di risparmio) non ne ha nemmeno il tuo lavoro. Mi spiego meglio. Tu dici che se consumo un bene e' perche' un altro l'ha prodotto, e quindi ne ha ricavato un reddito che puo' usare per consumare. Ma questo ha senso solo se io consumo qualcosa che pago, perche' e' proprio la ricchezza che io pago che alla fine entra (provvisoriamente) nelle tasche di chi produce, cosi' che possa lui stesso spendere per consumare. Ma se voglio risparmiare vuol dire che un po' di quel gruzzolo che potrei utilizzare per consumare non lo spendo, e quindi non consumo, e quindi gli altri non producono e quindi non percepiscono reddito e quindi a loro volta non consumano. Concedimi la battuta (che serve solo a puntualizzare il paradosso e quindi non vuole affatto essere offensiva, visto che io la penso all'opposto del sistema), chi si occupa del risparmio come te in effetti contribuisce sensibilmente a diminuire la ricchezza che circola. Nonostante cio' percepisce reddito (il suo stipendio), e pretendera' quindi di poterlo spendere acquistando beni che altri producono. Se gli altri producono e poi alla fine una parte di quel che ricavano lo danno a chi si occupa di risparmio, significa che, alla fine, una parte della ricchezza si perde nel risparmio, e di conseguenza i beni prodotti costano di piu' di quanto ci si possa permettere per acquistarli.

    In secondo luogo, come dico nel mio post, sono fermamente contrario all'idea che il consumo aumenta la ricchezza. No, la ricchezza e' sempre costante, se misurata in quantita' di denaro disponibile per acquistare i beni. Mi spiego meglio.
    Se produco un prodotto, tale prodotto verra' commercializzato, e grazie al fatto che viene venduto, io percepisco dei soldi che mi servono poi per acquistare dei beni che un altro produce. Quest'altro produce perche' il suo prodotto, una volta venduto, viene pagato con dei soldi che servono per pagare il suo lavoro, cosi' che lui possa guadagnare dei soldi che servono per acquistare prodotti che qualcun'altro ha prodotto, ad esempio io. Se prendiamo tutta la societa' che lavora, ci sara una quantita' di beni che vengono prodotti la cui vendita comportera' la raccolta dei soldi che ognuno spende per acquistarli, i quali soldi verranno poi distribuiti secondo le regole di mercato che determinano la commercializzazione dei prodotti che gli stessi elementi della societa' hanno prodotto. Per fare un esempio stupido, una societa' composta soltanto da Angelo, Barbara e Camilla produce dieci ananas, che costano un euro l'uno venti banane che costano due euro l'una e trenta cetrioli che costano tre euro l'uno, che verranno tutti venduti ai membri della societa' consumistica, cioe' di nuovo ad Angelo, Barbara e Camilla. In totale Angelo, Barbara e Camilla acquistano dieci ananas a un euro, venti banane a due euro e trenta cetrioli a tre euro, totale 140 euro. Poiche' Angelo, Barbara e Camilla acquistano quei prodotti, deduco che la quantita' di soldi in circolazione sia esattamente 140 euro, e quindi anche che la totalita' dei redditi di Angelo, Barbara e Camilla sia esattamente 140 euro (a meno che vengono coniate delle nuove monete, ma questo e' barare!), poiche' solo quelli sono i soldi a disposizione.
    Certo, si puo' dire, Angelo, che produce Ananas potrebbe produrre undici frutti anziche' dieci, ma in questo modo deve abbassare il prezzo in modo da guadagnare solo 10 euro per 11 frutti, oppure un ananas rimarra' invenduto, oppure qualche banana o qualche cetriolo verra' venduto a prezzo ribassato o rimarra' a sua volta invenduto, perche' altrimenti bisognerebbe che la nostra societa' potesse spendere 141 euro, avendone a disposizione solo 140.
    Per altro non avrebbe nemmeno senso che Angelo risparmiasse un euro, altrimenti la nostra societa' avrebbe a disposizione solo 139 euro per acquistare dieci ananas, venti banane e trenta cetrioli, il che comporterebbe di nuovo che si abbassassero i prezzi di qualche prodotto oppure che alcuni prodotti rimanessero invenduti. Il problema dei prodotti invenduti o dell'abbassamento dei prezzi e' ovviamente che comunque la mettiamo i soldi in circolazione solo esattamente uguali ai soldi che servono per pagare chi lavora per produrre, ed esattamente uguali a quelli che pagano coloro che acquistano.
    Quindi la nostra societa' non produce ricchezza nel senso di denaro. Piuttosto produce ricchezza nel senso di cetrioli, banane e ananas. Se non producessero questi beni, i nostri Angelo, Barbara e Camilla morirebbero di fame.
    Detto questo e' evidente che se Angelo butta via un cetriolo senza mangiarlo non perche' sia danneggiato ma perche' gli e' venuto a noia, e' evidente che il commercio dei 140 euro funziona ancora, ma e' anche evidente che qualcuno rimarra' affamato per quello spreco di cetriolo. Certo, Camilla potrebbe produrre un cetriolo in piu', cosi' che Angelo possa sprecarne uno quando piu' gli pare, ma se Camilla produce trentuno cetrioli invece di trenta, vorra' in cambio novantatre' euro invece di novanta, ed in particolare tre euro in piu' da Angelo che acquista un cetriolo in piu'. Ma per avere tre euro in piu', Angelo deve vendere tre ananas in piu' (o alzare il prezzo dei suoi ananas), il che comporta che Camilla e Barbara debbano spendere di piu' per pagare Angelo oppure per acquistare tre ananas di cui non hanno bisogno.

    Quello che non riesco a capire, in questo ragionamento, e' come sia possibile aumentare la quantita' di soldi (e quindi di ricchezza) a disposizione, se non si ammette di prelevarli da qualcun altro piu' debole di noi.
    E quindi non capisco come sia possibile sprecare la ricchezza data da un bene prodotto senza che cio' comporti il lento degrado di tutta la societa' stessa, in termini puramente economici.

    In termini ecologici invece, lo spreco e' evidentemente un danno, ca va sans dire.

    Scusate il commento lungo.

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  19. Certo che c'ho pensato, Unodicinque! Quella che tu poni e' LA domanda per eccellenza. Io non so risponderti perche'non sono un'economista. Delle cose che ho sentito quella che mi convince di piu' e' che non si puo' pensare a uno sviluppo secondo il nostro modello occidentale per tutto il pianeta. Ci vorrebbero 4 o 5 pianeti come risorse e come smaltimento rifiuti. Quindi penso che noi occidentali dobbiamo frenare e permettere agli altri di goderne un po' anche loro.
    Inoltre decrescita> (anche se Pallante non mi convince piu' di tanto) significa consumare meglio piu' che non consumare. Una volta ho sentito dire una volta a Cofferati: sobrieta' significa comprare un libro anziche' una cravatta.
    Ed infine personalmente penso che noi consumatori critici siamo una tale minoranza che di sicuro non "scardiniamo il sistema". Sarei contenta se riuscissimo semplicemente a fare una certa pressione. Come dice Alex Zanotelli, il voto e' importante ma il vero voto lo esprimiamo quando andiamo a fare la spesa. Io ci credo molto in questo.

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  20. Figli disgustati "perché non si portano a metà glutei"?
    Io fossi in te gli darei una scul... a metà glutei!
    Affettuosissima, s'intende.

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  21. Allora, che c'è di strano in tutto questo ? A tutti piacciono le cose nuove, ma non nuove perchè siano nuove, ma per la novità in se. Certo, tu hai trovato un equilibrio in questo modo approfittando di queste occasioni. Non è male. Io è da qualche anno che non compro quasi più nulla ma solo perchè ho un amico a cui piace cambiare spesso. E così ogni anno mi rifaccio il guardaroba senza spendere un soldo perchè lui mi scarica la sua roba della stagione passata. Tra l'altro camicie o t-shirt usate poco e tenute molto bene per cui sono contento di avere cose nuove per me
    ed ho tanto di quella roba che non sta più nell'armadio.

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  22. Beh, Max, anch'io non ci trovo nulla di strano e anch'io ho sempre "ereditato" molte vestiti da amici, colleghi e parenti. Invece come vedi qualcuno ha delle remore. Le capisco ma credo che siano irrazionali. Che io sappia, batteri e parassiti non sopravvivono sui tessuti e, se cosi' non fosse, non dovremmo utilizzare nemmeno lenzuola e asciugamani degli alberghi. Non dovremmo nemmeno sederci sui sedili di bus e treni (quelli si' che mi fanno schifo perche' non vengono lavati).
    Comunque, per carita', ognuno ha le sue resistenze.

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  23. Arte, hai ragione, e' solo una questione psicologica ingiustificata. Un po' come quando ti accorgi che i ladri sono stati a casa tua ma non si sono portati via niente. Senti la tua privacy violata anche se non hai niente da nascondere. A me e' capitato, ed e' una sensazione sgradevole in se. Eppure non c'erano batteri ne' virus, e dal punto di vista igienico continua ad essere peggiore il sedile dell'autobus piuttosto che il divano dopo il passaggio degli intrusi.

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  24. Dario, ora mi diverto un po' a farti inorridire: pensa se questi capi che indosso li ha portati qualcuno ... che e' morto! :-))))

    Non ti ho risposto al lungo commento sull'economia e il risparmio perche' mi sono persa tra gli ananas e i cetrioli. Perdonami!

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  25. Brr... pensa se fosse morto proprio quando indossava quei vestiti!

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  26. Comunque il mio discorso degli ananas e dei cetrioli e' piu' facile di quel che puo' sembrare (sono io che sono incapace di esprimermi!).
    In buona sostanza quel che dico e' che i soldi che servono per pagare i nostri stipendi sono quelli che provengono dalla vendita dei prodotti che produciamo. E i soldi che vengono dalla vendita dei prodotti che produciamo vengono dalle nostre tasche, e li' ci vanno i soldi dei nostri stipendi. I soldi che girano sono quindi sempre quelli.
    Quindi, se acquistiamo un prodotto inutile diamo soldi a chi ha prodotto quel bene, il quale avra' soldi da spendere per acquistare qualcos'altro. Ma siccome noi acquistiamo il prodotto inutile non avremo soldi per acquistare qualcos'altro. I conti si pareggiano, ma nessuno diventa piu' ricco per questo. Anzi, io divento piu' povero perche' butto via dei soldi per avere un bene inutile.

    Cosi' e' piu' chiaro?

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  27. Ti ringrazio per lo sforzo di sintesi, Dario. Credo che la questione sia pero' un po' piu' complessa. Per esempio, bisognerebbe capire cosa si intende per "utile". Per quel poco che ho studiato economia (alla scuola superiore) i bisogni si classificano secondo vari criteri. Mai sentito parlare della piramide di Maslow?
    http://artemisia-blog.blogspot.com/2007/04/perch-i-soldi-non-ci-devono-bastare-mai.html
    In realta' economia non mi e' mai piaciuta quando la studiavo a scuola!
    Mo' vado a spunzecchiare Unodicinque. Mica e' giusto che ci lasci qui il suo commento e se ne vada! :-)

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  28. Certo, dipende da cosa intendi per utile, ed e' proprio li' che sta il punto.

    Anch'io alle superiori e all'universita' ci capivo poco delle lezioni e dei corsi di economia, e infatti non volevo fare un discorso di cosi' alto livello... Mi chiedevo semplicemente come sia possibile che si pensi che la quantita' di soldi a disposizione aumenti semplicemente perche' vengono acquistati beni inutili, qualunque cosa questa parola significhi.

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  29. Be', comunque per semplificare e ritornare a bomba al tuo post, "inutile" e' un paio di pantaloni nuovi per chi e' contento di acquistarne un paio usati.

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  30. Mamma mia Dario, appena finito di leggere il tuo post sono corso a comprare ananas, cetrioli e banane: l'insieme era davvero orribile.
    Vorrei dire alcune cose: la prima è che io mi occupo di risparmio quindi sono "esperto" (notare le virgolette please)di finanza e non di economia , che sono due cose profondamente diverse. Sul risparmio vorrei dirti che è FONDAMENTALE per lo sviluppo di una società. Tanto per rimanere in tema di cetrioli, ananas e banane immagina che questi tuoi amici decidessero di conservare l'eccesso di produzione di una stagione particolarmente felice; potrebbero decidere di acquistare una macchina per conservare ma, non avendo i soldi, dovrebbero rivolgersi ad una banca per un finanziamento. E dove credi prenda, la banca, i soldi da prestare a questi agricoltori? Li prende da qualcuno che, avendone in surplus è disposto ad impiegarli venendo remunerato da un interesse. Ecco in poche parole a cosa serve il risparmio; la società ha iniziato a svilupparsi quando si sono incontrati offera di denaro con richiesta; questo ha permesso a chi aveva l'idea di progettare qualcosa che andasse al di là del semplice cetriolo o banana o ananas. Per ora mi fermo qui, ma mi riprometto di tornare sull'argomento, se Artemisia mi vorrà ospitare.
    Grazie

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  31. Brava non sapevo che ci fossero anche i vestiti , voglio andarci anch'io .Nel frattempo io sto comprando una cosa a stagione in un negozio "normale " e piu spesso all'usato dove ultimamente ci ho portato anche mio figlio dodicenne . Non ho mai capito il fidarsi dei vestiti usati solo di chi si conosce ,usato è usato ,credo sia solo legato ad un pò di vergogna di ricorerre a cio per un problema economico e non di scelta ,se te lo passa qualcuno ai la "scusa " che rifiutando si potrebbe offendere ... Purtroppo io faccio sempre molta fatica a "staccarmi " dei vestiti vecchi anche se non li metto da anni.
    ciao a tutti angela

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  32. Unodicinque: spero che sia chiaro dal mio papiro che non me la sto prendendo con i risparmiatori, anzi, l'opposto. Se vai al link indicato addirittura trovi un mio posto che elogia la pratica del risparmio. Quindi tantomeno me la prendo con chi risparmia il denaro.
    Detto questo, pero', non sono mica tanto d'accordo con te.
    Certo il risparmio consente a chi ha bisogno di rendere elastica la propria produzione di richiedere il finanziamento. Ma nel sistema in cui viviamo la banca vuole in dietro i soldi che presta. Cioe' se a fronte di un raccolto generoso di ananas Angelo decide di comprare un frigorifero chiedendo soldi alla banca, qualche tempo dopo, quando magari il raccolto non e' altrettanto generoso, egli dovra' vendere gli ananas conservati, e con il ricavato dovra' pagare la banca. Il che significa, visto che un nuovo valore (il frigorifero) e' entrato nella societa', che chi paga gli ananas di angelo in realta' dovra' pagare un pochino di piu' per ammortizzare il frigorifero (a meno che Angelo non riceva una eredita' inaspettata).

    Comunque il mio discorso continua a valere ovviamente se non c'e' ricchezza di beni e di denaro che oltrepassano i confini della societa'. Non esiste, nella societa' composta da Angelo, Barbara e Camilla, alcun frigorifero, per la semplice ragione che non esiste un Filippo che produce frigoriferi. E' chiaro che il mio modello e' semplificato, ma se aggiungiamo Filippo alla nostra societa' succede che i soldi che la banca presta ad Angelo, in realta' vanno a finire a Filippo, e quindi il ciclo si chiude ancora.

    No, non riesco a capire bene il tuo discorso. A me pare che la banca non crea denaro ne' ricchezza. Mi pare invece che la banca ha invece la preziosa funzione di consentire di rendere elastico il meccanismo secondo cui i soldi spesi vengono reinvestiti rispetto al tempo. Cioe', se non esistessero le banche (o le mattonelle sotto il letto, che in fondo sono un modello molto semplificato di banca), succederebbe che non si potrebbe avere un progresso tecnologico che ci consente di produrre di piu'. Ma non viene affatto leso il meccanismo secondo cui la quantita' di soldi in circolazione e' sempre la stessa. Cioe' esattamente la quantita' di soldi che si intasca la gente grazie al proprio stipendio, o, in alternativa, la quantita' di soldi che la gente spende per acquistare i beni prodotti dalla societa'.

    E' questo semplice concetto che (saro' stupido ma....) non riesco a capire. Scusa, ad un certo momento l'istituto preposto conia una quantita' di monete. Diciamo cento euro, che e' l'intero ammontare di soldi della nostra societa'. Quei cento euro sono tutti i soldi che servono per pagare gli stipendi e per pagare i beni che i componenti della nostra societa' acquistano.
    Se si vuole aumentare di botto tutti gli stipendi bisogna aumentare di botto tutti i prezzi dei beni, ma ci vorrebbe comunque di botto una quantita' di soldi circolanti maggiore. Cioe' bisogna che il nostro istituto preposto coni altri euri.
    Ma allora dove sta l'inghippo? Non riesco a credere che il modo per aumentare la ricchezza di una societa' consista nell'aumentare la produzione della zecca.

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  33. uffa!!!
    ERRATA:
    Quindi tantomeno me la prendo con chi risparmia il denaro.
    CORRIGE:
    Quindi tantomeno me la prendo con chi si occupa di risparmio.

    Insomma, non me la sto prendendo con te.

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  34. Ah, dimenticavo...
    Non so se e' chiaro, ma i nomi Angelo, Barbara, Camilla sono stati scelti perche' hanno iniziali A, B e C, e i prodotti ananas, banane e cetrioli per la stessa ragione. Di conseguenza il nome Filippo e' stato scelto perche' mi serviva un nome per indicare chi produce frigoriferi.

    Forse e' un ragionamento molto confuso, proveniente da una mente piuttosto confusa come la mia. Giuro che cercavo solo di semplificarlo.

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  35. 1di5 e Dario, vi ospito piu' che volentieri.
    Sara' che leggo i vostri commenti la mattina presto o la sera tardi, ma vi confesso che faccio fatica a seguirvi. Ho una personale ingiustificata repulsione per questi temi. Fondamentalmente non riesco ad apprezzare chi aumenta la propria ricchezza prestando soldi anche se sicuramente sara' un servizio utile.
    Trovo immorale che la gran parte dell'economia (a quanto ho capito) oggi sia "finanza" cioe' non imprenditori che bene o male danno lavoro ma persone che semplicemente muovendo capitali influenzano la vita degli altri (lavoratori, risparmiatori, imprenditori, ecc.).
    La vicenda dei mutui subprime per esempio la trovo aberrante.

    Angela, se riesci a staccarti dai tuoi vecchi vestiti fammi un fischio che li prendo io. Mi e' sempre piaciuto un casino come ti vesti. :-)

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