I miei genitori, per nulla convinti della scuola media di quartiere, mi iscrissero ad una situata nel centro della città. Correva l'anno 1973, non avevo ancora undici anni e già imparai a prendere l'autobus per andare a scuola. Se penso a quanto era (ed è ancora) ansiosa mia madre mi meraviglio un po' di questa scelta. Quell'abbonamento in tasca però mi dava un gran senso di libertà. E non venite a dirmi che allora c'erano meno pericoli. Sull'autobus era abbastanza frequente essere palpata da uomini che, come ho capito solo da grande, si potevano definire tranquillamente "pedofili".
Il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media mi sembra che sia vissuto oggi come un trauma più per i genitori che per i ragazzi. Fino alla quinta elementare la maggior parte dei bambini non fa neppure un chilometro da solo. Vengono "scortati" ovunque. Poi, trascorsa l'estate, si ritrovano alle medie, l'orario non copre tutto il tempo lavorativo dei genitori ed allora subentra la rivoluzione nell'organizzazione familiare. E' normale che questo passaggio a noi genitori faccia un bell'effetto ansiogeno ma perché non dare più fiducia ai ragazzi?
Davanti alle scuole medie noto tanti genitori che accompagnano in macchina i loro figli e me ne chiedo il motivo. Se abbiamo scelto di iscrivere il nostro bambino o la nostra bambina in una scuola fuori del nostro quartiere e non facilmente raggiungibile autonomamente, beh, allora ce la siamo andata a cercare. Se invece li accompagnamo in auto perché ci facciamo scrupoli a svegliarli la mattina quel quarto d'ora prima necessario per andare da soli, chiediamoci se davvero i ragazzi non preferirebbero andare da soli per sentirsi grandi e anche magari per incontrarsi lungo il tragitto con altri compagni e condividere tratti del percorso.
Vi sono poi genitori (soprattuto mamme, come una mia collega) che si incasinano la vita perché che non concepiscono che il figlio torni a casa senza trovare il pranzo pronto. Francamente non li capisco. I miei figli sembrano essere contenti di arrangiarsi da soli scaldandosi qualcosa con il forno a microonde senza la mamma tra le scatole. Chi accende Virgin Radio a tutto volume, chi si guarda i Simpson, chi invita il compagno a mangiare un panino con il kebab comprato alla rosticceria egiziana. Insomma una parte della giornata del tutto autogestita (a patto che ripuliscano tutto).
Certo che a noi genitori questo crea un attimo di smarrimento, ma posso assicurare che bastano pochi mesi per scoprire che il nostro bimbo o la nostra bimba non sono più tali.
Le chiavi di casa in tasca sono, a mio parere, sono il simbolo della libertà conquistata e della conseguente accresciuta autostima.
Il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media mi sembra che sia vissuto oggi come un trauma più per i genitori che per i ragazzi. Fino alla quinta elementare la maggior parte dei bambini non fa neppure un chilometro da solo. Vengono "scortati" ovunque. Poi, trascorsa l'estate, si ritrovano alle medie, l'orario non copre tutto il tempo lavorativo dei genitori ed allora subentra la rivoluzione nell'organizzazione familiare. E' normale che questo passaggio a noi genitori faccia un bell'effetto ansiogeno ma perché non dare più fiducia ai ragazzi?
Davanti alle scuole medie noto tanti genitori che accompagnano in macchina i loro figli e me ne chiedo il motivo. Se abbiamo scelto di iscrivere il nostro bambino o la nostra bambina in una scuola fuori del nostro quartiere e non facilmente raggiungibile autonomamente, beh, allora ce la siamo andata a cercare. Se invece li accompagnamo in auto perché ci facciamo scrupoli a svegliarli la mattina quel quarto d'ora prima necessario per andare da soli, chiediamoci se davvero i ragazzi non preferirebbero andare da soli per sentirsi grandi e anche magari per incontrarsi lungo il tragitto con altri compagni e condividere tratti del percorso.
Vi sono poi genitori (soprattuto mamme, come una mia collega) che si incasinano la vita perché che non concepiscono che il figlio torni a casa senza trovare il pranzo pronto. Francamente non li capisco. I miei figli sembrano essere contenti di arrangiarsi da soli scaldandosi qualcosa con il forno a microonde senza la mamma tra le scatole. Chi accende Virgin Radio a tutto volume, chi si guarda i Simpson, chi invita il compagno a mangiare un panino con il kebab comprato alla rosticceria egiziana. Insomma una parte della giornata del tutto autogestita (a patto che ripuliscano tutto).
Certo che a noi genitori questo crea un attimo di smarrimento, ma posso assicurare che bastano pochi mesi per scoprire che il nostro bimbo o la nostra bimba non sono più tali.
Le chiavi di casa in tasca sono, a mio parere, sono il simbolo della libertà conquistata e della conseguente accresciuta autostima.
I tuoi figlioli hanno una gran mamma !! Indipendenza a piccole ma decise dosi fanno dei bambini degli adulti sicuri, detto da uno che su questo versante ha un po nicchiato !
RispondiEliminaammetto di aver conquistato l'indipendenza molto, molto avanti, proprio perché a casa avevo (ho) una zia che mi faceva tutto... ma ora sono qui :)
RispondiEliminaMai avute le chiavi di casa dei miei. Sarà per questo che sono scappata a 19 anni?
RispondiEliminaForse sì, Anna. Anch'io ho sofferto per essere stata tenuta troppo sotto una campana di vetro (nonostante la scelta della scuola media lontana). Infatti già da quando avevo 14 anni sognavo di andare a vivere da sola e questo ha anche avuto un peso non proprio positivo nelle mie scelte scolastico-universitarie.
RispondiEliminaCiao Marco. Ogni tanto rispunti.
Belphagor: grazie del complimento. Mi fa davvero piacere perchè ho sempre molti dubbi in proposito.
La mia autonomia l'ho iniziata da quando sono uscito di casa per la prima volta per andare a comprare il latte. Quanto ero emozionato. E da li, è iniziato l'abbonamento e le chiavi... Pian pianino...
RispondiEliminaNe sono assolutamente convinta anch'io. Un abbraccio, Giulia
RispondiEliminaChe carino, Pandoro! Quanti anni avevi? Ti è mai capitato di rimanere fuori di casa senza chiavi? Ai miei ragazzi sì e lì si è vista la differenza tra i due quanto ad intraprendenza.
RispondiEliminaBambini fortunati, indirizzati sulla strada dell' indipendenza in una famiglia serena.
RispondiEliminaEcco cosa significa un super mamma che resposabilizza i figli!
tema difficile e qui non posso mentire perché Belphagor sarebbe pronto a smentirmi! Diciamo che con lui siamo stati abbastanza severi, anche se in realtà ha cominciato presto a "mettere su l'acqua per la pasta" ed avere qualche incombenza casalinga. Ma forse non era quella la libertà che avrebbe desiderato e che gli sarebbe stata utile. Con il secondo tutt'altra musica: lui E' indipendente e secondo me lo è prima di tutto mentalmente. La terza non saprei; sono intimorito lo ammetto (l'hai letto anche dal mio post) però devo anche dire che lei ha la fortuna di frequentare gli scout che in quanto ad indipendenza lavorano sodo.
RispondiEliminaquanto haı ragıone cara mıa!!!
RispondiEliminabeh per me non e maı stato cosı... sono sempre ındıpendente, perfıno alle elementarı andavo a scuola da sola, non pensare che ı mıeı cıano deglı ıncapacı... la mıa scuola e vıcına a casa mıa su una strada senza macchıne.
facevo ognı gıorno 600 metrı ed ero ascuola... ıdem per le medıe, la dıstanza sı e allungata ma sempre e comunuque a pıedı... era dı una soddısfazıone ınımmagınabıle!!!
Ti prego, Sileno, non mi chiamare supermamma! A parte il fatto che non credo proprio di esserlo, è un termine con cui indico una condizione da cui vorrei lentamente riuscire a guarire (vedi post: Appello a tutte le supermamme). Grazie!
RispondiEliminaSi che mi è capitato... Ma sono sempre riuscito a risolvere tutto.
RispondiEliminaAvrò avuto MMM 10 anni? Non ricordo!
Ero una sorvegliata speciale.Per fortuna mi sono sposata a 18 anni,ma mia mamma non se ne è accorta subito.
RispondiEliminaCi fossero tante medri equilibrate,come te!
Cristiana
Cristiana, probabilmente il mio atteggiamento "libertario" è una reazione al fatto che anch'io ero una sorvegliata speciale!
RispondiEliminaIronia della sorte i miei figli stanno più volentieri a casa che fuori :-(
sei una grande madre, l'ho sempre sospettato :-)
RispondiEliminamarina
Condivido punto per punto il tuo discorso. Mio figlio il primo giorno delle medie ci disse che voleva tornare a casa da solo e noi, nonostante una minima ansia, gli abbiamo dato fiducia e chiavi alla mano l'abbiamo lasciato libero. Un bel tratto a piedi ed un paio di fermate d'autobus. Lui si è sentito grande, responsabilizzato, ma anche e soprattutto ritenuto degno di fiducia e noi ci siamo confermati che questi figli sono meno allocchi di quanto a volte li riteniamo.
RispondiEliminada figlioletta di ragazza madre ho cominciato presto alle elementari...
RispondiEliminanaturalmente la prima volta che ho preso l'autobus era dal lato sbagliato e così sono finita nella direzione contraria alla mia, a dodicianni andando a trovare mia zia ho sbagliato stazione (si era di nuovo trasferita di città ma io come tutti i ragazzini non ascoltavo niente e così sono scesa alla "solita stazione" e facendo i "soliti cambi"), mi sono chiusa di casa fuori varie volte, anche di notte o quando mia madre era via (non ti dico le avventure...)
e ancora adesso perdo/dimentico le chiavi di casa... spesso... chissà che la ragione non stia nel fatto che le ho avute troppo presto... tò che quasi scopro l'arcano con questo tuo post! ;-)
cmq a parte gli eccessi, l'autonomia fa bene, secondo me. e i ragazzi hanno bisogno dei propri spazi e di fiducia. ok, è un'opinione di parte... da capo scout ...
da donna sono d'accordo di nuovo, ia ragazzi autonomi saranno uomini autonomi e in famiglia ci saranno meno problemi ... un vero investimento sul loro futuro, io ringrazio ancora oggi mia suocera che ha fatto il suo, ma senza essere tropo iperprotettiva e pretendendo di avere i suoi spazi (della serie non corro a casa per il pranzo, perchè una pasta te la puoi fare...)
è un commento semiserio... :))
Giusto, Liber, c'è anche questo aspetto qui sui figli maschi. Non ci avevo pensato.
RispondiEliminaChiusa fuori di notte con tua madre via! Brrr!! Eppure non mi sembra che tu sia venuta su male, nonostante tutto.