mercoledì 30 giugno 2010

domenica 27 giugno 2010

Sentiero della Linea Gotica

Una lunga strada, stretta e tortuosa, attraverso bellissimi boschi di castagni, porta da Massa al piazzale del Termo dove campeggia una lapide che ricorda la liberazione di questa zona dagli occupanti tedeschi, mentre un altro cartello illustra il percorso per il monte Folgorito con i vari punti interessanti.
L'escursione è breve (circa un'ora) e purtroppo una nuvola ci ha impedito la vista che invece dovrebbe essere molto bella. Rimane comunque un percorso interessante ed anche emotivamente coinvolgente anche perché l'abbiamo fatto nella completa solitudine di un giorno feriale.
La Linea Gotica era la linea difensiva organizzata dai Tedeschi nell'inverno tra il 1944 e il 1945 per frenare l'avanzata degli Alleati e che, tagliando in due l'Italia, andava da Massa a Pesaro, percorrendo le Alpi Apuane e poi l'Appennino.
Questo primo breve tratto montuoso, che il CAI di Massa ha contrassegnato con il numero 140, va dal Monte Carchio al Monte Folgorito e permette di intravvedere rudimentali fortificazioni, camminamenti, buche individuali per tiratore e caverne artificiali con funzione di rifugio e di dormitorio, utilizzati dai Tedeschi per controllare la zona. Purtroppo queste improvvisate opere di difesa sono sempre più invase dalla vegetazione ed i cartelli che le segnalano sono quasi del tutto illeggibili. Un peccato perché è abbastanza suggestivo per esempio arrampicarsi su per le rocce fino alla località Le Forche dove all'alba del 5 aprile 1945 due compagnie di Nippo-Americani guidate dal gruppo partigiano dei "Patrioti Apuani" sorpresero i Tedeschi nel sonno aprendo così il primo varco sulla Linea Gotica Occidentale che permise la liberazione di Massa.
Da rifare con una giornata più limpida.

mercoledì 23 giugno 2010

Napule è

Non è la prima volta che vengo a Napoli ma le precedenti visite sono molto lontane nel tempo oppure mordi-e-fuggi. Invece stavolta, dopo la riunione di lavoro, ho trovato il tempo per fare un bel giro a piedi di circa tre ore con il mio passo spedito e cartina alla mano (qui qualche immagine colta al volo). I negozi di via Chiaia, i vicoli dei Quartieri Spagnoli, Spaccanapoli, Via dei Tribunali, i profumatissimi alberi di agrumi in Piazza Bellini. Le case modeste con la cucina che si affaccia direttamente sul vicolo e l'immancabile signora grassa seduta che intrattiene un'indolente e incomprensibile conversazione con i passanti. Le bellissime chiese barocche e i sontuosi palazzi. La vivacità del quartiere vicino a Piazza del Gesu con il centro sociale SKA, la ciclofficina Massimo Troisi, la bottega del commercio equo O' Pappece, i localini per studenti. Napoli con la sua sporcizia e suoi muri imbrattati. Napoli con il continuo suono di clacson che ovunque tranne qui sarebbe preso per un insulto. Napoli che ogni angolo ha un locale di "vera pizza napoletana". Napoli con l'incessante scorrazzare di scooter con due o tre adolescenti a bordo senza casco (o al massimo con il casco slacciato).
Forse perché la notte precedente (come sempre accade quando devo partire) avevo dormito poco o nulla, ma mi sono sentita come trascinata in un vortice caotico e inebriante. Non credo che mi riuscirebbe viverci, però Napoli è proprio una città fantastica.

lunedì 21 giugno 2010

Il viaggio dell'acqua

Sono una fan dell'acqua del rubinetto. Ho abbandonato l'acqua minerale da circa dieci anni e, dopo aver installato un impianto ad osmosi inversa che forniva un'acqua molto buona ma sprecandone tanta e costando soldi e fatica per la manutenzione, sono passata da alcuni anni a bere solo acqua del rubinetto, sia a casa che in ufficio. A parte la liberazione dalla schiavitù dell'acquisto di bottiglie, a parte la soddisfazione di non darla vinta alle multinazionali delle acque minerali che investono 200 Milioni di Euro l'anno in pubblicità, devo dire che mi trovo bene. L'acqua di Firenze è risultata buona anche all'inchiesta fatta da Altroconsumo (dalla quale sono uscite bene quasi tutte le acque analizzate in trentacinque città).
Secondo Publiacqua (società che gestisce l'acqua del rubinetto nella zona di Firenze, Prato e Pistoia) gli utenti che benevono regolarmente acqua del rubinetto sono aumentati rispetto al 2004 ma sono solo il 37% e, pur aggiungendo quelli che la bevono saltuariamente, è risultato che il 40% non la beve mai per una serie di pregiudizi e per una errata percezione che l'acqua dell'acquedotto non sia salubre come quella minerale. Pare che l'Italia sia al terzo posto nel mondo per un consumo di acqua in bottiglia dopo Emirati Arabi e Messico.
Così Publiacqua sta cercando di farsi pubblicità attraverso il sito: www.acquadelrubinetto.it sul quale ha pubblicato le analisi dell'acqua dei vari comuni serviti. Nella mia città stanno installando anche fontanelli con acqua di qualità (cioè meno clorata di quella della rete e disponibile anche frizzante).
Ho trovato molto carino il reportage di Questione di stili, trasmissione di Controradio, che racconta da dove arriva, come viene trattata e come viene distribuita l'acqua potabile della piana fiorentina.
Tutto inizia dall'invaso del Bilancino, un lago artificiale nel Mugello che raccoglie l'acqua della Sieve e dei suoi affluenti nei periodi autunnale, invernale e primaverile per averla disponibile nel periodo estivo. Da questo l'acqua va nel fiume Sieve (producendo anche energia elettrica) e raggiunge l'Arno a Pontassieve per arrivare all'impianto dell'Anconella, il più grande impianto di potabilizzazione di acque superficiali d'Itala e (pare) uno dei più grandi in Europa. L'acqua dell'Arno viene filtrata e disinfettata con ossidanti ma anche con nuovi trattamenti a carboni attivi che permettono di utilizzare meno cloro. Ovviamente l'acqua distribuita è costantemente controllata e rispetta di limiti di legge che sono ampiamente cautelativi. Il sapore è molto migliorato da quando utilizzano questa nuova tecnologia e comunque il sapore di cloro si disperde lasciandola riposare un po'.
E' invece molto scoraggiante pensare che un'acqua così preziosa (l'impianto costa 5 Milioni di Euro di manutenzione più circa 3 Milioni di investimenti l'anno) venga persa per il 30-40% a causa della rete di distribuzione che è ormai vecchia e avrebbe bisogno di molti lavori ed inoltre viene utilizzata per gran parte per usi diversi dal consumo umano (scarichi, innaffiature, usi industriali, ecc.). Purtroppo per evitare questo ci vorrebbero due reti distributive parallele la realizzazione delle quali è impensabile per il momento visto i costi.

sabato 19 giugno 2010

Profumo d'estate

Come si fa a pubblicare un profumo sul blog? Un foglio di carta si può stropicciare con l'essenza, ma una pagina web?
Questo è il periodo in cui, schiena permettendo, abbandono il mio amato bus 57 per recarmi in ufficio in bicicletta come raccontai anche un anno fa', ops ... due anni fa' (caspita, come passa il tempo!).E percorrendo gli splendidi viali alberati del Parco delle Cascine mi inebrio del profumo dei tigli in fiore, un profumo esageratamente dolce, anche un po' stucchevole, che però mi piace tanto perché segna l'inizio dell'estate cioè della mia stagione preferita. Questi alberoni frondosi sembrerebbero così austeri ed invece si "sdanno" senza risparmio.
C'è solo un altra fioritura cittadina che adoro altrettanto e che fa loro concorrenza, appena più delicata ma ugualmente sensuale: il gelsomino.
Uffa, come si fa a pubblicare i profumi sul blog?!

giovedì 17 giugno 2010

Che grinta professore!

Consumo di territorio, cementificazione, volto deturpato delle città, processo di degrado, dissesto idrogeologico. Questo il tema della puntata di Le Storie-Diario italiano nella quale è stato ospite l'urbanista Giuseppe Campos Venuti, argomento che fu trattato in modo esemplare in una puntata di Report dell'anno scorso di cui ho già parlato.
Quello che mi ha colpito in questo anziano urbanista, autore del libro "Città senza cultura", è la sua grinta nel denunciare la mancata occasione del centrosinistra di fare una legge opportuna sugli espropri, lo scempio che stanno facendo all'Aquila, il disinteresse generale in Italia verso l'urbanistica, contrapposto alla sensibilità di altri paesi come la Danimarca che già nel 1947 si era data "il piano delle cinque dita" (cioè la città doveva crescere attaccata alle cinque linee della metropolitana).
"Professore, vogliamo trasferirci?" chiede Augias avvilito.
"Io no... all'età mia... caso mai ci penseranno i giovani. Ma guardi, io sono uno che ha fatto la resistenza a diciassette anni e quindi non sono uno CHE ACCETTA DI SMETTERE DI COMBATTERE anche nei pochi anni che mi sono rimasti..."
Ad una email di una studentessa veneziana di Architettura che si lamenta dei propri docenti e si sente un po' Don Chisciotte, il professore risponde: "Si faccia coraggio! Io ho studiato nel Dopoguerra con gli accademici exfascisti. Lei sicuramente ha dei docenti più adeguati di quelli che ho avuto io! Eppure me la sono cavata."

Di Campos Venuti segnalo anche questa intervista su L'Unità.

martedì 15 giugno 2010

Film.Tv.it

Capita anche a voi di fronte ad un vecchio film di non ricordare se lo avete visto o no? Qualcosa vi è familiare ma non siete certi e non vi ricordate neppure se vi è piaciuto o no. A me capita spesso e mi fa anche un po' rabbia. Così ho sentito il bisogno di un portale dove registrare i film visti recentemente e un breve giudizio su di essi. Un po' come quello che cercando di fare per i libri su aNobii.
Grazie al suggerimento di Unodicinque, ne ho trovati diversi ma quasi tutti in inglese, lingua che conosco abbastanza bene. Temendo che ci sarebbero stati problemi con i titoli, che spesso non sono tradotti letteralmente, ho scelto l'unico che ho trovato in Italiano: Film.tv.it. Non sarà il migliore ma le caratteristiche che cercavo ce l'ha. Vi ho inserito i film che ho visto negli ultimi tempi senza andare tanto indietro nel tempo. Mi ha fatto piacere che anche mio figlio cinefilo si sia iscritto e abbia inserito i suoi voti e qualche commento.
Come per i libri, confesso che mi piace andare a leggere i commenti negativi, perchè talvolta rivelano di più di un libro o di un film, anche se certamente non vanno presi alla lettera.

Aggiornamento aprile 2012: purtroppo questo sito è periodicamente infestato di virus. Una recente esperienza mi ha indotto a non usarlo più.

sabato 12 giugno 2010

E chi il treno l'ha perso?

"I giovani andranno in pensione a 70 anni" titolava qualche giorno fa La Repubblica. Lo stesso giorno, pedalando verso l'ufficio, ho ascoltato l'ultima puntata di Bene bene male male di Controradio sulla crisi economica. Giovanni Gozzini al solito mi è parso molto interessante e stimolante. Ha sfoderato un'aspra critica contro le banche e contro "tutti i poteri forti di cui siamo schiavi e che non sono mai stati così forti e così oscuri come adesso" e contro la politica "che è clamorosamente indietro con i tempi e dimostra di non saper fare il suo mestiere". Ho pensato che la sua verve e la sua intelligenza critica rivelano probabilmente un passato da contestatore. Poi ha salutato per andare a fare lezione ai suoi studenti. "Beh," mi sono detta, "certo è facile essere disinvoltamente provocatori con un bello stipendio da professore. Un ragazzo con il suo stesso acume oggi ha poca possibilità di esprimere il suo dissenso."
Arrivata in ufficio, ho trovato il mio capo preoccupato per il Decreto Legge 78 del 31 maggio 2010 (la cosiddetta "manovra finanziaria") che, tra le altre cose, elimina le diarie sulle missioni all'estero. Ciò sta suscitando un sollevamento generale nel mio ente i cui ricercatori devono partecipare ad esperimenti in laboratori europei e americani. Comprensibilmente questi miei colleghi temono di rimetterci dei soldi (anche se finora qualcuno, diciamolo, forse ci ha anche guadagnato). Ma ha ragione il mio capo quando dice che non è questa la cosa più allarmante, quanto il blocco del turn over che lascerà a terra tanti ricercatori precari, gente che ormai non è neanche più tanto giovane, qualcuno ha anche famiglia e molti di loro speravano nei prossimi concorsi per arrivare al sospirato "posto fisso". "Rinuncerei volentieri ad un pezzo del mio stipendio di professore universitario se questo servisse ad assumere qualcuno di questi ragazzi," dice il mio capo. "Mi scoccerebbe, per carità, ma lo farei."
Ecco che continuamente mi torna in mente la sensazione che, chi è riuscito a saltare sul treno al momento giusto, bene o male ce l'ha fatta (salvo che non succeda qualcosa di veramente grave), ma chi è rimasto a terra e non ha nessuna colpa se non quella di essere nato un po' più tardi, non pare che abbia molte speranze di saltare su. E la soluzione non è certo fermare il treno e far scendere tutti come vorrebbe qualcuno (che magari è proprio quel "qualcuno" che sta continuando ad arricchirsi).

giovedì 10 giugno 2010

Eppure non sarebbe poi così difficile

In questo periodo di crisi, di fabbriche che chiudono, di disoccupazione galoppante, in questo periodo dove vengono messe in discussione le importanti conquiste degli anni Settanta, sembra un po' anacronistico rivendicare la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita. Eppure in un fabbrica del padovano hanno fatto una specie di miracolo: l'orario personalizzato (da aggiornare ogni due mesi), frutto di un accordo (e di un software) che mette insieme le preferenze degli operai sui tempi di lavoro e le esigenze dell'azienda sulle necessità produttive. Ciò evita di affrontare i picchi di lavoro con lo straordinario e nello stesso tempo di bilanciare la vita familiare dei lavoratori con quella di fabbrica. C'è chi riesce a gestisce un'associazione di volontariato, chi accudisce i figli mentre la moglie è al lavoro, chi va a lezione all'Università. Il bilancio delle ore si fa a fine anno. Pare che l'esperimento stia andando bene, l'assenteismo sia diminuito, sia aumentata la puntualità nelle consegne e la redditività. Speriamo che continui a funzionare e che venga preso come esempio da altre realtà.

Altro piccolo miracolo, anche se di altro tipo. Siamo a Riace, il paese calabro noto per il ritrovamento dei bronzi. Quando nel 1998 sbarcarono circa 300 curdi, gli abitanti di questa cittadina si dettero da fare alloggiandoli nelle case abbandonate dagli emigrati e affidando loro il recupero degli antichi mestieri artigianali. Da allora anche altri immigrati sono stati accolti ed hanno arricchito la tradizione artigianale locale con la loro cultura araba, eritrea, etiope, somala, curda, irakena, afghana. Questi progetti usufruiscono dei contributi della Regione ma se pensiamo che uno straniero in un Centro di Identificazione costa 60 euro al giorno e non produce nulla mentre questi ne costano 20 e in più lavorano, il meccanismo conviene. Inoltre i Riacini sono grati ad essi perché con i loro figli hanno ripopolato il paese e hanno fatto riaprire la scuola elementare. Non è un caso che la mafia abbia cercato con intimidazioni di non far rieleggere il sindaco detto "Mimmo dei Curdi". Pare che il "Modello Riace" stia contagiando altri comuni della Locride.

martedì 8 giugno 2010

Esperimento


"Buona sera, volevo dei gerani da mettere sul balcone."
"Ci sono rimasti questi. Quale preferisce?"
"Mah, non so, quelli che profumano di più perchè magari allontanano un po' di zanzare."
"Uhm... per le zanzare dovrà mettere il Vape."

Peccato, un po' ci speravo. Ma se non altro daranno un po' di colore al nostro balcone.
Ce la faranno a sopravvivere almeno per tutta l'estate?

domenica 6 giugno 2010

Che fatica essere "femmina"!

Da bambina ero convinta che la natura avesse clamorosamente sbagliato facendomi nascere con una personalità maschile dentro un corpo femminile. Io mi sentivo maschio. Mi piacevano i giochi spericolati, mi piaceva mettermi in competizione con i maschi, non ero per niente leziosa o civetta. Guardavo con un po' di invidia una mia compagna che si chiamava Paola e che portava sempre due compostissime trecce, i suoi quaderni erano ordinatissimi, senza orecchie, e soprattutto aveva le ginocchia belle lisce mentre le mie erano sempre sempre sbucciate.
Nell'adolescenza è stata dura accettare il mio sesso. Ricordo i tentativi di farmi crescere i capelli che si rivelavano sottili, grassi e con le doppie punte. Ricordo i tentativi di truccarmi e le crisi di nervi perché veniva fuori un pastrocchio. Poi, grazie ai primi successi con i ragazzi, piano piano mi sono resa conto che comunque ero una donna e neanche così brutta come pensavo. Mannaggia però quanto è stata dura!
Da adulta ho imparato ad accettarmi così come sono: acqua e sapone, mai un filo di trucco, mai i tacchi alti, sempre capelli corti del loro naturale banalissimo castano cenere, abiti sportivi e comodi e non ho neppure i buchi sui lobi delle orecchie. Sono così e non sento ormai la necessità di cambiare. Noto che le altre donne mi invidiano il fatto di essere magra, credo di avere delle gambe belle (me ne accorgo quando vado in bicicletta in pantaloncini e sento gli sguardi su di esse), una bocca ben disegnata e il cosiddetto "culo a mandolino". Queste sono le mie "carte ", per il resto siamo nella norma.
L'altro giorno nello spogliatoio della palestra una mia compagna mostrava ad un'altra le unghie laccate con la "french manicure". Non ho avuto il coraggio di dire che non avevo la più pallida idea di cosa fosse e confesso che sono andata a cercarlo su internet. Mi rendo conto che c'è tutto un mondo di cose "da femmina" di cui sono completamente all'oscuro e verso il quale mi sento un po' "uomo". Si potrebbe poi discutere se le unghia lunghe e laccate e i tacchi alti siano un modello di femminilità autenticamente scelto dalle donne o imposto dal gusto maschile, ma questo è un argomento lungo e spinoso nel quale è meglio non imbarcarsi.
Forse lo penso per consolarmi, però devo dire che intorno a me noto spesso dei pietosi tentativi di essere sexy e alla moda. Francamente le donne con un corpulento deretano che si ostinano a portare i jeans attillati a vita bassa e gli stivali con i tacchi alti per poter sculettare sono un po' ridicole, secondo me. Sinceramente non mi cambierei proprio con loro. Invidio però quelle che hanno una femminilità naturale, innata, quelle che portano con disinvoltura il proprio corpo, quelle a cui sta bene tutto, quelle che si sanno truccare (cioè, attraverso il trucco, valorizzare i propri lineamenti e non semplicemente apporre del colore sulla faccia). Ecco, vorrei essere come loro, ma non è affatto facile. Ci vuole talento ma anche tanto lavoro e sacrificio. E allora meglio che un ridicolo tentativo, rimango come sono, almeno ho il vantaggio di dimostrare meno della mia età.

mercoledì 2 giugno 2010

Che lagna 'sta Artemisia

Provvidenziale questa giornata di festa per rimettermi in pari sui post da leggere arretrati. C'è stato chi mi ha suggerito di lasciar perdere e di far finta che il mondo si sia fermato in queste settimane. Una sorta di moratoria. Certo che il tastino di Google Reader "contrassegna tutto come già letto" è una bella tentazione. Clicchi e magicamente tutti i post in neretto diventano grigio chiaro come fossero stati davvero letti e quindi via, archiviati, avanti un altro. Sarebbe facile eppure non me la sento. Come quando da piccola, tornando a scuola dopo un'assenza, mi rodeva se altri parlavano di cose avvenute in quel periodo e di cui io non ero a conoscenza, così non mi piace perdermi "delle puntate". E infatti mi sarei persa la laurea di Verrocchio, il compleanno di Heike, le difficoltà di Marina, il nuovo blog di Spunto Cattolico, i saluti di Giulia in partenza per le vacanze, le belle foto di Sileno, il cucciolo di serpente del figlio di Unodicinque, ecc.
I blogger che leggo sono vecchie conoscenze (da tempo mi sono imposta di resistere alla tentazione di aggiungerne di nuovi) e li considero un po' amici (parola impegnativa che ho sempre usato con parsimonia e titubanza). E poi non sono d'accordo con chi un volta mi ha scritto "i post vecchi non li leggo perché vivo del presente". Beh, io sì. Se il blogger ha sentito la necessità di scriverli, hanno diritto alla loro attenzione. Si può decidere che non ci interessano ma non è giusto saltarli solo perché sono passati. Per questo apprezzo quelli come Erica che, prendendosi tranquillamente il proprio tempo, quando decidono di dedicarsi a leggere i post, ricominciano da dove erano rimasti.
Non volevo fare un post lagnoso ma ci sono cascata e allora visto che ormai siamo alle lamentele scriviamo pure questa. Questo mio periodo di assenza dai blog degli altri mi conferma che tanti (non tutti sia chiaro) se non si lascia loro un commentino, un semino, si dimenticano di venirti a trovare, cosa che invece accade se "ti rifai viva". Mentirei se dicessi che questo non mi fa rimanere male. Lo trovo un comportamento un po' superficiale. Ma forse sono io che sbaglio, anzi, sicuramente sbaglio perché sono permalosa e prendo sempre tutto maledettamente troppo sul serio. Sui blog ci raccontiamo molte cose di noi, anche cose molto intime. Chi legge questo blog sa molte cose di me e mi conosce molto di più di tante persone che mi vedono ogni giorno. Ma si vede che ho frainteso completamente i rapporti che si stabiliscono in rete che, a quanto pare, sono altrettanto superficiali di quelli della vita reale. Ma sì, sicuramente sono io che non ho capito niente delle amicizie virtuali.
Beh, beccatevi 'sto post lagnoso e abbiate pazienza.

martedì 1 giugno 2010

Conoscere, imparare, fare, scegliere, acquistare e divertirsi

Chi arriva in bicicletta a Terra Futura rimane un po' contrariato nel notare come nel piazzale Bambine e Bambini di Beslan non abbiano installato abbastanza rastrelliere per le bici, nemmeno provvisorie. Un po' di più di considerazione per i diligenti "amici della Terra" che arrivano in bici me la sarei aspettata.
Ma una volta entrati alla Fortezza da Basso la contrarietà passa presto perché quella di Terra Futura è un atmosfera magica. Nel piazzale spicca una bellissima tenda mongola (credo acquistabile). Di fronte si trovano i banchini dei produttori della Fierucola, un mercatino di prodotti biologici e biodinamici, tra i quali la signora che fa i buonissimi necci con la ricotta. Proseguendo si trova il fontanello di acqua dell'acquedotto (la stessa che troveremo sui tavoli di tutti i relatori alle varie conferenze) e poi una serie di contenitori per differenziare rifiuti accanto ai quali un volontario spiega ai visitatori come utilizzarli (in effetti non è scontato sapere che tutti i bicchieri e le tazzine usa-e-getta utilizzati dai vari stand vanno nell'organico perchè sono di materbi).
Entro nel padiglione Spadolini e mi aggiro per gli stand che sono i più diversi. Ci sono quelli istituzionali di Regioni, Province e Comuni, quelli di librerie indipendenti, quelli di associazioni come l'ARCI, Greenpeace, ecc., quelli dei sindacati. E poi c'è chi vende di tutto: magliette fatte da detenuti, prodotti del commercio equo, saponi artigianali, prodotti siciliani biologici (ottima la granita al latte di mandorla!), il caffè dei ribelli zapatisti, le sciarpine fatte in Vietnam, i quadernini fatti con carta riciclata derivata dalla cacca di elefante, le borse fatte con i copertoni dei pneumatici, ecc. C'è chi si fa fare i massaggi e i trattamenti più strani (come fanno a rilassarsi davanti a tutti quelli che passano e li guardano incuriositi?) e ci sono tanti laboratori per bambini.
Sia nel padiglione che in altri edifici della Fortezza procedono a ritmo serrato convegni, dibattiti e presentazioni di libri. Qui Giuliana Sgrena, Loretta Napoleoni e altre donne che discutono sul velo delle donne islamiche, là invece Alex Zanotelli ricorda i due essenziali (e inascoltati) comandamenti del Vangelo ("cerca di non arricchirti" e "se hai, condividi"). Un imprenditore siciliano racconta la sua esperienza con il racket mentre pochi metri più in là si parla di agopuntura e medicina naturale. E siccome si è fatta ora di cena, io e la mia amica optiamo un'ottima frittura di pesce siciliano servita nel cartoccio e innaffiata con vino dell'Etna.
Alla fine a Terra Futura ci lasci comunque un bel po' di soldini, tra magliette di vari progetti sociali, libri e regalini vari. Sotto questo aspetto forse non è così diversa da tante altre fiere. E poi chissà se davvero chi va a Terra Futura se ne esce con una maggiore consapevolezza della propria impronta ecologica. Il dubbio rimane. Però mi sono divertita assai ed allora aspetto con impazienza la prossima edizione.