mercoledì 15 giugno 2011

Giovani e vecchi elettori

In occasione di questi referendum mio figlio ha esercitato per la prima volta il suo diritto/dovere di voto. Ciò mi ha fatto venire in mente che, per una singolare coincidenza, anche io ho votato la prima volta per dei referendum, i cinque quesiti del 1981. Mi ricordo che frequentavo l'ultimo anno delle superiori e a scuola si discuteva su come votare (per me furono due NO sull'aborto e tre SI sugli altri).
La mia casa si affaccia sulla strada che conduce ad una scuola elementare, sede di seggio. Tipicamente la domenica mattina delle elezioni vedo passare sotto la mia finestra un certo via vai di persone (soprattutto anziane) e posso così avere un parzialissimo saggio dell'affluenza alle urne.
La scorsa domenica mattina, affacciandomi appena alzata, ho visto il marciapiede deserto. Mi ha assalito un senso di desolazione e ho guardato tristemente la bandiera blu Duesìperlacquapubblica che avevo appeso al davanzale.
Subito dopo però li ho visti. Eccoli, gli anziani del quartiere, avanzare con la loro tessera elettorale in mano, alcuni più disinvolti, altri con passo incerto e affaticato. Uno di loro addirittura manifestava evidenti difficoltà respiratorie e avanzava a passettini piccoli appoggiandosi con una mano sulla spalla della moglie e fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Mi si è stretto il cuore nel vederlo ostinatamente esercitare fino all'ultimo a quello che probabilmente ritiene un dovere oltre che un diritto sacrosanto. Il 65% di votanti di Firenze lo dobbiamo anche a persone così dalle quali molti giovani dovrebbero prendere lezione di educazione civica.

5 commenti:

  1. Arte, quando ho votato io,alle 11.45,
    la maggioranza era di persone molto anziane,chi con stampelle,chi in carrozzina.Mi hanno fatto sorridere di gioia e mi sono anche meravigliata, pur non essendo giovane neanch'io.
    Cristiana

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  2. Uhm.... io non mi ricordo per che cosa ho votato, la prima volta... Mi sa le amministrative, ma non ci giurerei...

    C'e' una cosa che non va, secondo me, nel meccanismo dei referendum (delle "referenda"?!?).
    Da una parte e' giusto che il quorum sia definito. Addirittura mi sembrerebbe che il 50% di votanti sia una fetta troppo piccola. Insomma, le sorti di meta' della popolazione vengono prese dall'altra meta'... non mi pare giusto, nemmeno se il motivo dell'astensione fosse semplice pigrizia.
    Dall'altra parte il meccanismo del quorum implica che il voto sensato sia uno solo. Cioe' il "si'". L'unico motivo per votare no e' che si pensa che la legge non sia da abrogare ma si accetta indiscriminatamente la volonta' della maggioranza, anche nel caso in cui la maggioranza voglia abrogarla. Che e' un motivo davvero nobile, ma il cui effetto e' vanificato dalla pur ragionevole posizione di chi si astiene perche' vuole che il quorum non venga ottenuto. Proprio perche' contrario all'abrogazione.
    E anche l'esito del referendum e' poco significativo (di solito), perche' se il 95% vota si' verrebbe da dire che il 95% di tutta la popolazione (compresi quelli che non hanno votato, di cui non si hanno indizi - pigrizia... boicottaggio...?) e' a favore dell'abrogazione, e invece non e' cosi'.

    A questo giro le cose sono piuttosto chiare: prendiamo il nucleare: il 54.8% ha votato, e di questi, il 94% ha votato si'. Significa che il 51.5% degli aventi diritto ha votato si'. Se anche avesse votato il 100%, quindi, avrebbe comunque vinto il si'.

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  3. Io invece penso che il quorum non dovrebbe proprio essere necessario. Magari alzerei il numero di firme necessarie per proporre un referendum per frenare gli abusi. Però chi non si esprime o non gliene frega niente o comunque si attiene a quello che decidono gli altri.

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  4. il mio primo voto fu per la provincia di Treviso, nel 1998: e votai solo al ballottaggio perché al primo turno neanche mi ricordavo che ci fossero elezioni.

    Quanto al quorum, io credo che sia giusta la regola attuale. Non si può obbligare i cittadini ad informarsi su norme per cui occorre una laurea in legge - come alcuni quesiti referendari della fine degli anni '90, gli anni d'oro di Bonino&Pannella. Non a caso, allora molti non andarono a votare proprio per non far raggiungere il quorum.

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  5. Artemisia, e' proprio seguendo la regola che bisogna andare a votare, cioe' che il voto non e' solo un diritto ma un dovere, se si vuole una democrazia, che dico che piu' e' alto il quorum meglio e'.
    Secondo me bisognerebbe alzare il quorum, ma il problema sarebbe che questo non provocherebbe una maggiore affluenza alle urne.

    Da una parte e' gisto quello che dici, cioe' che chi non vota accetti implicitamente di attenersi alle decisioni di chi vota. Quello che non trovo giusto e' il rovescio della medaglia, cioe' che chi vota imponga le sue decisioni a chi non vota, ossia piu' stretta e' la percentuale di chi vota, meno probabile e' che le sue decisioni rappresentino un bene per la nazione.
    Ho difficolta' ad accettare che le sorti del tutto siano decise da una maggioranza. Temo che sia antidemocratico che siano decise addirittura da una minoranza.

    Cerco di spiegarmi meglio.
    Supponiamo che non ci sia il quorum. Supponiamo che per una certa norma si ponga il quesito dell'abrogazione. E che io sia indeciso se astenermi o votare "no". Mettiamo che va a votare una esigua minoranza, diciamo il 30%, e che una larga maggioranza di quelli che votano, diciamo il 70%, voti "si'". Significa che il 21% della popolazione vuole abrogare la norma, il 9% vuole mantenerla, mentre del 70% non abbiamo informazioni. Ebbene, se io andassi a votare "no" il mio voto avrebbe piu' peso, in termini percentuali sui votanti, ma perderebbe del significato sociale del voto.

    Non so.... sono un po' contrario alla democrazia diretta perche' tendenzialmente succede che il bene di un gran numero di individui non necessariamente corrisponde al bene della collettivita'. Tanto meno se il numero degli individui non e' cosi' grande.

    Quello che mi ha entusiasmato di piu' in questi referendum e' la sensazione della partecipazione della gente in quanto collettivita' sociale, e credo che questo sentimento sia dettato proprio dalla necessita' di una alta affluenza, che ha smosso gli animi anche dei "pigri" per dire la loro.

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