lunedì 29 agosto 2011

Donne che mi piacciono /4

Non c'è parola che sintetizzi meglio la personalità di Malalai Joya quanto: coraggio.
Ho appena finito di leggere il suo libro "Finché avrò voce" e sono rimasta colpita dalla vita di questa giovane donna afgana (nata il 25 aprile 1978, singolare coincidenza nella data?). Profuga con la sua famiglia tra l'Iran e il Pakistan, ha insegnato per anni, di nascosto ai talebani, a donne e bambine nascondendo i libri sotto il burqa e sfidando persino il coprifuoco. Eletta rappresentante della sua regione nella Loya Jirga, la costituente afgana, vi ha denunciato la presenza di quelli che lei chiama "signori della guerra", ovvero coloro che detenevano il potere prima dei talebani, che sono stati autori efferate violenze e oppressioni e che continuano, con la complicità dei paesi occidentali, salvo una verniciatina di apparente democrazia, a detenerlo ancora oggi nel governo di Karzai.
Successivamente Malalai è stata eletta anche al parlamento da dove è stata espulsa a causa delle sue audaci denunce. Vive sotto scorta, è scampata a numerosi attentati alla sua vita, ma non per questo si arrende nella sua lotta per una vera democrazia.
Guardate nel video quanto questa piccola, giovane donna fa arrabbiare i vecchi barbuti della Loya Jirga con un discorso di nemmeno tre minuti.



Ecco il testo del suo discorso:
"Il mio nome è Malalai Joya, e vengo dalla provincia di Farah. Con il permesso degli illustri partecipanti e in nome di Dio e dei martiri del cammino della libertà, vorrei parlare per pochi minuti.
Unitamente ai miei compatrioti, mi chiedo perché permettiate che la legittimità e la legalità di questa Loya Jirga sia messa in discussione dalla presenza di quei criminali che hnno ridotto il notro paese in questo stato. perché permette loro di essere qui? Sono loro i responsabil della nostra attuale situazione!
Il presidente di ciascun comitato è già stato scelto. Perché non mettete tutti questi criminali in un comitato così che possiamo scoprire che cosa hanno in mente per questo paese? Sono loro che hanno trascinato la nostra patria al centro delle guerre nazionali e internazionali! Sono gli elementi più misogini della nostra società ad averci ridotti così e hanno intenzione di ripetere quanto già hanno fatto. Credo che sia un errore mettere alla prova coloro che già hanno dato prova delle loro capacità."

Mi ha colpito il fatto che, pur non facendo alcun nome preciso, il breve discorso di Malalai è sufficiente a creare scompiglio. Probabilmente il fatto che sia una donna ad avere questo coraggio ha pesato fortemente e ciò fa capire quanto sia arretrato e misogino ancora oggi l'Afghanistan (nel libro si apprende che non è sempre stato così). E non è, come siamo portati a pensare noi occidentali, una questione di burqa (indumento che tra l'altro risulta spesso utile alle donne come difesa) perché come scrive Malalai nel suo libro: "Senza laicismo o senza una legislazione che protegga le donne dallo stupro e dalla violenza, senza possibilità di impiego, senza cibo e i servizi fondamentali la questione del burqa è secondaria."

E' triste per me pensare che l'Italia, come tutte le potenze NATO sia complice di questa situazione. Ormai nessuno può sinceramente continuare a credere che i nostri soldati siano in quel paese in missione di pace. Come ben ha spiegato il generale Fabio Mini, militare di grande esperienza tra cui il comando della missione di pace in Kossovo, ospite da Augias qualche mese fa: "La nostra missione in Afghanistan è una guerra fatta per uno scopo che ipoteticamente è di pace. Tecnicamente è una guerra, i nostri soldati combattono. Lo scopo in teoria è la pace e molti ci credono ma probabilmente si stanno perseguendo degli interessi. I nostri soldati non devono essere presi in giro con la favola dell'azione umanitaria, altrimenti vi partecipano con una tensione bassa e senza percezione del rischio reale. "
Mi consola solo un pochino sapere che il mio Comune ha conferito a Malalai Joya il Giglio d'oro. Infatti l'instancabile afgana ha portato la sua testimonianza in tutto il mondo, ha vinto premi, ma ancora oggi non si può permettere di prendere un gelato con una amica senza temere di essere riconosciuta o peggio ancora aggredita da chi vuol far tacere la sua scomoda voce.


3 commenti:

  1. bella questa storia che ci hai raccontato

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  2. ...
    cioe'... bella...
    brutta la storia, ma bella quella donna e bello che ce l'hai raccontata!

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  3. Grandi, sono queste le donne con le PALLE che devono cambiare il mondo! Stima!

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