venerdì 26 agosto 2011

E se vi dico "femminismo"?

Si tratta del titolo di una rubrica lanciata dalla trasmissione "Frequenze di Genere. Storie di donne passate e presenti" in onda su Radio Città Fujiko (ma scaricabile anche da internet), che ho scoperto questa trasmissione grazie al blog Donne pensanti. Tre giovani ragazze, con il loro compìto e tenero accento bolognese, trattano vari temi "in un'ottica di genere", come si usa dire.
Così mi sono scaricata tutte le puntate e le ho sentite in vacanza traendone alcune informazioni e spunti interessanti.
Alla domanda posta nella rubrica di cui al titolo, gli ascoltatori hanno cominciato a parlare di "donna scialba e incazzata con cartello intenta a manifestare". Invece a me la risposta che è piaciuta di più è stata quella di Chiara:

“E’ inevitabile non avere un riscontro di vecchie immagini e vecchi filmati quando si nomina il “femminismo”. Ricordo ancora i brividi che mi provocavano quando ancora ero bambina nel vederli, una sorta di consapevolezza latente su milioni di battaglie che anch’io avrei dovuto affrontare prima o poi nella vita.
Definire il femminismo non è certo un gioco semplice. Io è da una vita che cerco di capirci qualcosa. Su me stessa. Sulle altre. Sugli errori e sulle contraddizioni. Sugli estremismi.
Da piccola mi chiedevo come fosse possibile che una donna, una ragazza, una femmina non fosse “femminista”. Da piccola essere femminista voleva dire per me lottare per determinati diritti, per determinate opportunità, esistere a pieno in quanto donna. E mi pare assurdo che tutto ciò fosse rifiutato in primis da una donna, verso se stessa.
Crescendo ho iniziato a capire un po’ meglio questo mondo, e forse questa cultura.
Definirsi femminista spaventa, perché con “femminismo” rievochi una determinata cultura politica, non soltanto una questione di genere. Le femministe sono ancora, nell’immaginario collettivo, le streghe urlanti che giravano con i peli sotto le ascelle, lesbiche radicali che avrebbero ucciso piuttosto ucciso un uomo per l’amore delle proprie sorelle.
Il “femminismo”, come movimento, è stato tanto ed ha assunto molteplici forme, come poi era, a mio avviso, giusto che fosse. Quelle mie compagne di classe che si dicevano antifemministe, la pensavano così, era tutta una questione di sinistra. Il femminismo s’è sporcato degli errori di una generazione, ma secondo me ci voleva.
Ho cercato di approfondire più volte l’argomento nel corso della mia vita e neanch’io mi rispecchio in un certo radicalismo, ma ci voleva, in quel momento bisognava iniziare spaccando tutto.
Quando si parla di femminismo bisognerebbe però fare attenzione a non cadere in questa facile trappola rievocativa. Una donna è una donna, bisognerebbe scatenarla un attimo dal retroterra culturale di appartenenza, dalla fazione politica, dal colore, dalla religione. Il “femminismo” non è o non dovrebbe essere un semplice ramo della cultura di sinistra. Il “femminismo” dovrebbe riacquisire un valore originario, dovrebbe essere semplicemente, in primis, una questione di donne“.

Ha ragione Chiara: come fa una donna a dichiararsi "antifemminista"? E' come se un essere umano di dichiarasse "antiumano". Suona tanto di paura di non essere accettata. Le donne, tutte le donne anche le ricche occidentali istruite, devono sempre impegnarsi almeno il doppio degli uomini per ottenere la stessa cosa. Non parliamo poi se sono povere e se hanno la sfortuna di nascere in un paese povero. Che poi qualcuna appartenente a quella realtà multiforme che erano (e sono) i movimenti delle donne abbia detto o fatto qualche stupidaggine, ci sta. Vogliamo per questo negare la necessità di non abbassare la guardia sui diritti conquistati e continuamente messi in discussione, sugli stereotipi che rinascono tenacemente come le erbacce nel mio giardino, sulla finta libertà di disporre del proprio corpo vendendolo in cambio di soldi, carriera, favori, sul martellamento pubblicitario a base di poppe, cosce e culi pur di vendere qualsiasi cosa?
A proposito di quest'ultimo, sono assolutamente da seguire e sostenere quei blog come Donne Pensanti oppure anche l'ottimo Un altro genere di comunicazione che non si stancano di denunciare allo I.A.P. le pubblicità sessiste e offensive.
Tornando alle dolci ragazze di Frequenze di genere (non me ne vogliano di questo mio atteggiamento materno dato che avranno la metà dei miei anni), finalmente ho trovato qualcuna che la pensa come me sulla bellezza:

"E' abbastanza inquietante pensare che i nostri gusti, anche i nostri gusti erotici, possano essere storicamente, culturalmente e socialmente determinati, frutto di mode o convenzioni, la cui origine a volte non conosciamo oppure ci siamo dimenticata. In particolare la questione della depilazione la collego ad un'idea di controllo sociale ovvero la depilazione, a mio parere, rappresenta una forma di repressione interiorizzata. Le maggiori guardiane di questo ordine, ovvero di essere perfettamente depilate, sono le donne stesse che sono le prime a guardare con orrore chi osa non estirpare la peluria. Le donne restano soggiogate da questo sentimento di vergogna e di inferiorità.
Penso che impossessarsi del proprio corpo significhi anche sottrarlo a meccanismi del genere, acquisendo anche la consapevolezza di quello che si è e accettandosi per come si è, anche se non è sempre facile. A corpi ritoccati, di plastica, labbra perfettamente lucide, preferisco una bellezza che si sleghi dai canoni che rappresentano un'omologazione, che cambiano in base alle mode e ai costumi, per riaffermare il diritto di ogni donna di essere bella com'è, con le proprie rughe, con qualche filo di capelli bianchi, con un po' di cellulite. Anche perché penso che gran parte della bellezza non sia qualcosa di esteriore ma sia legato soprattutto alla personalità."

Mi ha ricordato una discussione con le mie giovani compagne del campo di lavoro quando l'argomento era caduto sui vari metodi di depilazione. Ho provato a dire loro: "Ragazze, teniamo sempre presente che la necessità di depilarsi è solo una convenzione, che tra l'altro è mutata nella storia." Mi hanno guardato con aria interrogativa e hanno esclamato: "Sì, ma.... i peli... che schifo!!!"

Qui un bell'esempio di quello che io intendo come bellezza femminile non stereotipata

Qui la presentazione di Annamaria Testa su "Donne e pubblicità"

9 commenti:

  1. Io ti adoro Artemisia, davvero.
    Le parole che hai riportato mi servono tantissimo per riflettere ancora una volta su questo argomento.

    Quante volte mia nonna mi ripete che sono fortunata...Se non ci fosse stato il femminismo forse non lo sarei...

    E quel calendario? Ma il comune di Firenze è avanti cent'anni!

    Anche per me la bellezza non è quella canonica, queste donne sono bellissime come tante che incontro tutti i giorni.

    A casa nostra non si vede mai la pubblicità. E così mi accorgo di quante persone parlano spesso di pubblicità nei loro discorsi(e io cado dalle nuvole ogni volta...).
    Quindi immagino quanto potere sulla mente dei bambini/bambine ragazzi/ragazze...Drammatico!

    Grazie per questo post.

    ps. non è che in quel calendario ci sei anche tu?

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  2. Sempre super interessanti i tuoi post.
    Peccato che il femminismo abbia avuto una battuta d'arresto, in questi ultimi anni in cui prevale soprattutto l'apparenza.
    Cristiana

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  3. No, Alchemilla, putroppo non ci sono. Però ho scoperto che c'è la foto di una blogger fiorentina che ho conosciuto personalmente. Purtroppo pubblica post molto raramente. Ora quasi quasi le scrivo.

    Cristiana, sì, il movimento delle donne ha subito il riflusso come tanti altri movimenti. Però c'è ancora e ci sono molte donne attive su vari fronti. I blogger che cito ne sono un esempio, come anche l'ottima attività di sensibilizzazione di Lorella Zanardo con il suo "Il corpo delle donne" e "Nuovi occhi per la Tv".

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  4. Mah, forse, in quanto maschio, dovrei evitare di commentare, ma come sai non so starmene zitto :-)

    Io credo che la parola "femminista" evochi piu' l'idea di quello che e' stato il femminismo come movimento (a me evoca gli anni settanta, durante i quali ero solo un ragazzino in una famiglia cattolica). E capisco come questo movimento possa spaventare le famiglie medioborghesi come la mia, a prescindere dalle rivendicazioni (che, personalmente, anche allora, ho sempre condiviso, per quanto potessi capire allora - e credo fossero condivise anche dai miei genitori) di quel movimento.

    Per quanto riguarda la bellezza... mmmh... teoricamente condivido le cose che dici, ma... sara' che i miei canoni di bellezza sono condizionati dalle poppe, tette e culi sempre in primo piano in tv (e non solo nelle pubblicita'), ma devo mio malgrado ammettere che, limitatamente al giudizio puramente estetico ed esteriore, i peli sotto alle ascelle di una donna non mi piacciono proprio.

    Uhm... invece in un maschio sono accettabili... addirittura penso che sia esteticamente brutto un maschio depilato. Ma perche'? Boh!

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  7. Temo che non possa risponderti, Dario :-(
    In questi giorni in pausa pranzo sto sfogliando il suo blog per salvare qualche post e conservarlo per ricordo. Poi passerò ad Unodicinque...

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  8. mi spiace... non li conoscevo, nessuno dei due, se non per i commenti nel tuo blog

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