domenica 20 gennaio 2013

Civiltà dello spreco

Non so se capita solo nella mia città, ma noto sempre più spesso persone che rovistano nei cassonetti, estraggono apparecchi o parti in metallo li portano via su vecchie biciclette. Forse ci sono sempre state e ci sto semplicemente facendo più caso, però mi pare che sia un fenomeno in crescita. Quando li scorgo mi torna in mente San Francisco, famosa per il progetto Zero Waste, e le torme di homeless che ho visto quest'estate svuotare i recipienti per la raccolta di lattine e subito dopo mettersi in fila al centro di raccolta per ricavarvi qualche spicciolo. In una società dell'opulenza e dello spreco, i disperati fanno dei rifiuti una misera risorsa per sopravvivere.
La mia mente va allora a Capo Verde dove, al contrario ho notato che ci sono pochissimi cassonetti, spesso mezzi vuoti e pochi rifiuti abbandonati in giro. Dove li buttano? Semplicemente non li creano. Capoverdiani ambientalisti? Non credo. Immagino che invece sia il segno di una società povera, dove anche gli scarti sono risorse, dove non c'è abbondanza di merci e quindi nemmeno di imballaggi. Quando si compra qualcosa da noi il sacchetto di plastica devi proprio rifiutarlo, quasi te lo impongono (pur avendo cambiato la sua composizione chimica per renderlo meno inquinante). A Capo Verde invece lo devi chiedere espressamente (oltre a pagarlo). Non lo danno per scontato.

Nel mio quartiere è in procinto di partire un sistema sperimentale di raccolta dei rifiuti e questa settimana ho partecipato all'assemblea dove lo hanno illustrato. Si tratta di sostituire i vecchi cassonetti con un modello più compatto ma più capiente ad accesso libero eccetto quello dell'indifferenziato che invece si aprirà con una chiavetta elettronica che registrerà per ogni utente il numero dei conferimenti (non il peso).
Il relatore del consorzio ha spiegato che questo sistema incentiva la raccolta differenziata con costi molto più contenuti del porta a porta.
L'assemblea è stata piuttosto deludente perché al solito la maggior parte del tempo è stato speso a rassicurare quelli che sentono "controllati" con questo sistema o che hanno paura di pagare di più. Invece mi sarebbe piaciuto che si spiegasse come fare la raccolta in modo più puntale, quali materiali vanno nei vari contenitori. Non è affatto semplice capirlo e basta un viaggio alla stazione ecologica per scoprirlo. Ogni volta che ci vado infatti scopro nuove distinzioni da fare tra i rifiuti (per esempio, ho visto che c'è un cassonetto per gli abiti in buono stato e uno per gli stracci).
Soprattutto quello che mi ha deluso dell'assemblea è che non ho mai sentito dire nemmeno una volta nelle due ore che siamo stati lì che il vero obiettivo della nostra civiltà dello spreco è ridurre la produzione di rifiuti non tanto differenziarli. 
Ridurre i rifiuti, per chi ha a cuore il pianeta, è un processo da fare passo passo ma che poi riserva anche delle soddisfazioni. L'ultimo mio piccolo passo, per esempio, è stato scoprire un fornitore di ottimi vini sfusi.

7 commenti:

  1. gia'... credo anch'io che differenziare i rifiuti sia solo un metodo per allontanare nel tempo la catastrofe. La vera soluzione e' non produrli proprio.
    Mi riservo di guardare meglio il link piu' tardi, ma mi chiedo come possa esserci un manuale unico su come differenziare correttamente quando ogni azienda di raccolta (e quindi ogni comune) fa in modo diverso. Ad esempio da me non c'e' la raccolta di stracci ne' di vestiti. O meglio, la raccolta di vestiti e scarpe in buone condizioni e' fatta dalla Caritas che poi distribuisce a chi non ne ha. Bello, ma non ha niente a che vedere con il riciclo dei materiali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A) il manuale riguarda solo il mio consorzio

      b) anche da noi i vestiti li raccoglie la Caritas. Quello degli stracci c'è solo alla stazione ecologica (infatti non l'avevo mai visto). Ovunque i vestiti vengono raccolti da associazioni di volontariato. Non li danno solo ai bisognosi ma anche ad aziende che li riutilizzano come materia prima per altre lavorazioni. E comunque il fatto che li riusi qualcuno secondo me ha un valore assai maggiore del riciclo dei materiali.

      Elimina
  2. Noi abbiamo iniziato a contribuire alla raccolta differenziata relativamente da poco. Qui a Roma penso che sia un'iniziativa molto meno popolare e solo da qualche anno il comune ha iniziato seriamente a pensarci. I cassonetti per il riciclaggio sono aumentati, ma spesso sono poco accessibili a molti isolati (e non è sempre possibile arrivarci per buttare un sacchetto).
    Comunque mi accodo anch'io tra coloro che hanno problemi a smistare correttamente ogni prodotto, soprattutto considerando che spesso faccio fatica a riconoscere la plastica dalla carta.

    RispondiElimina
  3. Io mi oriento bene: l'unica cosa che ogni tanto non riesco a capire dove va è la carta delle confezioni (per esempio delle merendine -wafer, etc.- dei distributori), che credo sia plastica, ma a me sembra più "carta plastificata" e perciò questo ogni volta mi manda in tilt.
    In ogni caso anche io ho notato un crescendo di persone che rovistano nei cassonetti: un fenomeno, ahimè, in crescita.
    Ci dovrebbe essere maggior interesse da parte dei Comuni e dello Stato riguardo queste tematiche... cosa che non avviene più di tanto.
    A Matafione: che intendi con molto isolati?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sulle confezioni ci dovrebbero essere le indicazioni sulla natura dell'imballaggio e su dove gettarlo. Di solito c'è un disegnino piccolo piccolo ma voi avete gli occhi buoni...

      Elimina