"Nel 1907, quando Conrad pubblica questo straordinario romanzo ha già cinquant'anni" afferma Emanuele Trevi nell'introduzione alla lettura di "L'agente segreto" per Ad Alta Voce di Radio 3 RAI .
Un colpo basso alle 7.30 di un nebbioso lunedì alla fermata dell'autobus, il sole ancora dietro l'orizzonte, lo scarso entusiasmo che al solito accompagna l'inizio una nuova settimana di lavoro dove l'unica nota positiva è l'aspettativa tipica di quando mi accingo a cominciare un nuovo (audio)libro. Come sarebbe a dire "ha già cinquant'anni"?
Poco dopo capisco che Trevi si riferisce al fatto che Conrad fosse già "il nume letterario della letteratura contemporanea" e che ne fosse consapevole. "Compiuti cinquant'anni e avendo pubblicato diversi capolavori, Conrad riflette sul fatto che di diritti d'autore ha guadagnato solo 5 sterline". Ah ecco!
D'altra parte il tema dell'invecchiamento continua a tornarmi alla mente durante la settimana. Mi accorgo che ci sento sempre meno (calma, non è che non ci sento: non capisco le parole; e se fosse la gente a parlare male?). Mi accorgo che ci vedo sempre peggio, nonostante gli occhialini stenopeici.
Soprattutto mi accorgo che il mio cellulare (sarà anche da pensionati ma io mi trovo benissimo!) squilla continuamente, ma non per chiamate, bensì per i numerosi promemoria che registro: "telefonare idraulico", "pagare bollo auto", "prendere appuntamento dentista", "fissare visita Amici dei Musei", "pagare canone RAI", "ritirare pacco in portineria", "fare yogurt", eccetera, eccetera.
E se il cellulare fosse spento o scarico? Niente paura. C'è la rete di sicurezza: Remember the Milk, un servizio web che mi ricorda le cose mandomi un email il giorno prima dell'evento.
E se mi devo ricordare assolutamente di prendere qualcosa prima di uscire di casa o dall'ufficio? Beh, si ricorre al classico intramontabile post-it sulla porta o sul monitor del PC o avvolto sulle chiavi. Non c'è verso di dimenticarsene.
E perché non una classica agenda? Perché so già che ci scriverei le cose ma non la consulterei mai.
Durante la settimana un dubbio mi ha martellato provocandomi una certa inquietudine: questa lotta quotidiana contro le dimenticanze è segno dell'età che avanza? Ci ho riflettuto e, a parte il lieve conforto di imbattermi in notizie come questa, sono giunta alla conclusione che è solo in parte sintomo di vecchiaia. Da ragazza, per quel che ricordo, non avevo l'ansia di dimenticarmi le cose ma è chiaro che avevo MOLTE MENO cose da fare e da ricordare, molte meno responsabilità. Mi ricordo che passavo tanto tempo a riflettere, meditare, rimuginare sulla vita, sul mondo e su di me. Ora non ne ho assolutamente il tempo. La CPU del mio cervello è perennemente occupata a tenere il passo con gli impegni di casa, famiglia, lavoro e personali, doveri e piaceri. E difatti quando affido un compito ai miei figli, dotati si presume di fresco cervello giovanile, si può star certi che se ne dimenticheranno, persino quelli che dovrebbero in teoria interessare a loro! Il maggiore, troppo preso dalla sua perenne meditazione filosofica, neanche fa finta di essere dispiaciuto. Il minore, con un briciolo in più di onestà, mette subito le mani avanti: "Non me lo chiedere, tanto non me lo ricordo!" Bella vita la loro (finché gli sarà permesso)!
Infine altro dubbio atroce: tutto l'apparato più o meno tecnologico che mi aiuta a ricordare le cose (placando l'ansia di dimenticarmele) è un'utile arma contro il tempo che passa o una protesi che contribuisce all'atrofizzazione del mio cervello?
Bella l'iniziativa "Ad alta voce". Qualche tempo fa volevo ascoltarmi qualche libro, ma non riuscii a capire come scaricare i file. Dovrei riprovarci.
RispondiEliminaQuando parli dei tuoi figli molto spesso mi rivedo nei loro comportamenti, e anche in questo caso sono esattamente come tuo figlio più grande. Ho una mente che non saprei definire, e dimenticarmi le cose è all'ordine del giorno: "Porta questa cosa a nonna (ma non passare per il bosco)"; "Passa l'aspirapolvere"; "Mi presti quel libro?"; e così via. E dall'altra parte sono in grado di ricordarmi un mucchio di date di nascita e morte senza problemi. Il nostro cervello è misterioso, eh?
Comunque non credo che i tuoi promemoria digitali possano in qualche modo lenire la tua memoria: seppur vero che il cervello si comporta come un muscolo (e che quindi se non viene utilizzato si atrofizza), questo metodo non è differente dall'annotarsi le cose su dei post-it o dal chiedere ad una persona di ricordarcelo. Cambia la forma, ma non la sostanza.
Poiché non conosco neanche le basi di neuroscienze le mie sono semplicemente deduzioni empiriche (probabilmente fallaci).
Mio figlio invece si ricorda a memoria tutti i nomi dei calciatori, anche delle serie minori, i risultati delle partire, chi ha fatto goal, ecc.
EliminaCredo che si chiami "memoria selettiva", ma la sua è molto selettiva. :-)
Anche quella di mio marito è sempre stata come quella di tuo figlio...Non riesce a leggere una pagina di un libro ma legge la Gazzetta dall'inizio alla fine!
EliminaPer esempio mia figlia sa tutti nomi dei vari trucchi ma a scuola...
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RispondiEliminaMah, io mi sono accorto che, con l'eta', mi dimentico un sacco di cose che in fondo non e' importante ricordare...
RispondiEliminaO meglio...
Dipende da cosa si intende per "importante".
Ad esempio, ho appuntamento domani sera a casa con il tipo che mi deve consegnare la legna. So che non me lo dimentichero'.
Se invece ripenso a che cosa ho mangiato al ristorante l'altro giorno, be', pur sapendo che ho mangiato davvero bene, non me lo ricordo.
Insomma, credo che il mio cervello funzioni un po' come i tuoi post-it. Ti ricordano qualcosa solo se hai la cura di scriverci sopra una nota.
E' un po' triste pensare che tutto il resto vada perduto.
Però cara Artemisia, ti assicuro che anche i giovani hanno le loro belle difficoltà di memoria e usano tutti gli strumenti che usi tu...
RispondiEliminaIo mi ricordo che da ragazza, o comunque prima di avere figli, mi ricordavo tutto perfettamente ed ero una perfettina sul lavoro...Dopo...SFACELO!