lunedì 10 giugno 2013

La rivoluzione rinviata


Evviva Grillo! Per carità, non il Beppe al centro dell'attenzione dei media, bensì il Salvatore, l'omonimo abile antennista grazie al quale adesso posso vedere un canale che mi fa impazzire: Rai Storia
I documentari di Rai Storia me li vedrei proprio tutti. Ultimamente mi sono piaciuti in particolare quelli del 1986 di Domenico Bernabei e Valerio Ochetto "España: guerra civile spagnola", un evento di cui so veramente troppo poco. Interessante la puntata su Franco dalla quale si capisce come la dittatura spagnola, meno velleitaria del fascismo italiano e più tradizionalista, potè durare quasi quarant'anni. 
Ma la puntata che mi è piaciuta di più è stata "Dalla parte della Repubblica" che mi ha aperto tutto un mondo. Nella mia ignoranza (a scuola la guerra civile spagnola si studia pochissimo, a malapena si legge "Per chi suona la campana" o si conosce il Guernica di Picasso) ero completamente all'oscuro del regolamento dei conti all'interno del fronte repubblicano tra partiti antifascisti che passò alla storia come "i fatti di maggio".
Molto sinteticamente, il governo repubblicano del presidente Caballero, attaccato dai nazionalisti di Francisco Franco, era difeso dai comunisti, piccolo partito ma molto ben organizzato e soprattutto rifornito e diretto dall'Unione Sovietica, e da altri partiti tra cui il principale era quello degli anarchici, forti in Catalogna.
Mentre a Madrid al famoso Hotel Gaylord's, dove stavano gli inviati del COMINTER russo, si viveva nel lusso (come scrive anche Hemingway in Per chi suona la campana), a Barcellona si tentò di mettere in pratica (primo e forse unico tentativo nella storia) l'utopia anarchica: l'egalitarismo assoluto organizzato non dai vertici ma dalla base. Nel documentario di Rai Storia si vedono immagini, tratte da un cinegiornale, con grandi tavolate in un grande albergo: "La grande sala da pranzo, una volta piena di frivole signore, finanzieri e capitani di industria, pigri aristocratici e avventurieri internazionali è ora affollata di uomini e donne umili che seguono il ritmo della società che si sta creando. Barcellona lavora e mangia. Questa è la sua forza e la sua virtù." L'esperimento investe molti aspetti della società: dal ruolo delle donne catalane, da secoli relegate in un ruolo subordinato al padre e al marito all'interno della famiglia, che conquistarono la parità di un sol colpo, anche se questo voleva dire la partecipazione ai combattimenti, all'abolizione della prostituzione, alle libere unioni, alla requisizione e collettivizzazione di duemila fabbriche e molte terre, all'abolizione, in alcune località, del denaro, simbolo dell'odiato capitalismo, sostituito con buoni scambio. Il rovescio di ciò fu la violenza con le chiese bruciate e la fucilazione di capitalisti e proprietari terrieri.
Il contrasto tra comunisti e anarchici si incentrava soprattutto su due nodi: se rivoluzione e guerra potevano andare di pari passo e se l'efficienza necessaria per vincere la guerra dovesse prevalere su ogni altra preoccupazione. Ciò è illustrato bene anche in un bel libro che sto leggendo su consiglio di una compagna dell'ANPI: "Omaggio alla Catalogna" di George Orwell. Orwell racconta di essere partito dall'Inghilterra sull'onda dell'entusiasmo di uomo di sinistra per difendere la democrazia e la repubblica spagnola minacciate dal fascismo, che ormai si era impossessato di molti paesi europei, senza tanto chiedersi a quale partito aderire. Nella prima parte del libro Orwell racconta bene l'inefficienza, l'improvvisazione e la disorganizzazione delle file repubblicane catalane messe su dal CNT, il sindacato anarchico. Lo scrittore inglese spiega poi come per i comunisti, sotto indicazione di Stalin, la rivoluzione andasse rimandata a dopo la fine della guerra perseguendo invece una politica di moderazione e di collaborazione con la borghesia, mentre per gli anarchici rivoluzione e guerra erano indissolubilmente collegate.
Il 3 maggio 1937 alcune formazioni militari comuniste assaltano la centrale telefonica di Barcellona controllata dagli anarchici. Iniziano così gli scontri che terminano con una dura repressione degli anarchici e anche di altri partiti di sinistra come il POUM (Partito Operaio di Unificazione Marxista) nelle file del quale si era trovato a combattere Orwell. 
Dopo i fatti di maggio le milizie repubblicane furono totalmente in mano ai comunisti. Che tristezza pensare alle speranze per una società più egalitaria soffocate nel sangue da chi, in teoria, doveva combattere per lo stesso fine! Federica Montseny, ministra anarchica della sanità nel governo Caballero, afferma nel documentario: "Il giorno in cui cominciarono a militarizzare la gente, il giorno in cui fu distrutta la rivolta spontanea cominciammo a perdere la guerra. Questa è una cosa che i comunisti hanno sempre rifiutato di accettare." E' sempre così: le forze progressiste perderanno sempre perché continueranno sempre a litigare.
Nella primavera del 1939 il fascismo si affermò anche in Spagna come in gran parte dell'Europa.
Per una strana coincidenza ascoltando recentemente in audiolibro "Caro Michele", un romanzo della Ginzburg che parla di tutt'altro, ho incappato in una famosa canzone del Quinto Regimiento, il più famoso corpo militare repubblicano della guerra di Spagna, a conferma del fascino che suscitano ancora quelle vicende lontane:


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