sabato 26 ottobre 2013

C'è ancora qualcuno che pensa: "I care"

Dove lavoro si accede tramite badge per tutte le porte tranne per quella principale il cui accesso è libero negli orari di servizio. Capita quindi che in questi orari entrano ed escano persone estranee senza che nessuno ci faccia caso.
Mentre si trova davanti all'edificio a parlare con alcuni colleghi in piena mattinata, Raffaele scorge un giovane uomo che esce con una borsa. Non ha l'aria furtiva ma è una faccia che non ha mai visto e non gli sembra uno studente. L'uomo gira l'angolo, Raffaele lo raggiunge e sventa così il furto di un PC portatile di un professore.

Mario è un altro mio collega che si sta dando da fare per trovare una procedura snella, pur nel rispetto delle norme, per fornire alloggio ai ricercatori ospiti del nostro ente. Il gestore di alcuni residence, che Mario ha contattato per concordare questa procedura, gli chiede: "Ma lei in tutto questo cosa ci guadagna?" Mario mi racconta questo episodio con stupore. Per lui è una cosa normale adoperarsi per fare al meglio il proprio lavoro.

Perché ci si deve stupire che ci siano dipendenti pubblici come i miei colleghi Raffaele e Mario che si prendono a cuore ciò che fanno senza guadagnarci niente? E in generale perché ci si deve meravigliare che ci siano ancora persone che, di fronte a qualcosa che non va, non si girano dall'altra parte pensando che non siano fatti loro?

I nomi, al solito, sono di fantasia.

2 commenti:

  1. Perchè tutto gira vorticosamente in senso contrario all'etica e a qualsiasi senso di fratellanza.
    Cristiana

    RispondiElimina
  2. mh.... ci si meraviglia perche' si tratta di casi eccezionali. Purtroppo.

    RispondiElimina