Tutta un'altra scena questa volta al nostro arrivo a San
Terenzo: pioggia battente per tutta la giornata del venerdì, vento forte e casa
talmente gelida che i vetri sono appannati sul lato esterno (cioè fuori è
leggermente più caldo che in casa!). Nel primo dei tre giorni a disposizione
riusciamo quindi solo a sistemare la casa, schiacciare un po' delle nostre
numerose mandorle dal guscio coriaceo, prendere un caffè dalla Silvana e
preparare la cena.
Solo nella splendida fredda mattinata del sabato riusciamo a
mettere il naso fuori per la perlustrazione di rito al nostro podere. La prima
cosa che osserviamo con rammarico è che una delle piantine grasse ha preso il
gelo e sta marcendo. Bisogna organizzarci per coprirle in qualche modo.
I sostegni ai nostri nuovi alberi invece hanno retto bene e sono tutti in piedi. Sulla salute delle piante invece fino a primavera non potremo sapere.
I sostegni ai nostri nuovi alberi invece hanno retto bene e sono tutti in piedi. Sulla salute delle piante invece fino a primavera non potremo sapere.
Mi accingo così, nel periodo del cosiddetto di “legno fermo”,
a cominciare la potatura degli alberi da frutto partendo da quelli meno
preziosi: i tre susini che si stanno inselvatichendo. L'anno scorso è stato il
primo esperimento e quindi siamo stati piuttosto prudenti, ma quest'anno,
soprattutto con i due susini rossi i cui frutti sono poco buoni, sono più
drastica. E' l'ultima possibilità che concedo loro prima che le voglie di
Roberto lo portino ad estirparli per piante più attraenti. Ma che fatica segare
a mano! Temo che la mia spalla destra, già indolenzita di suo, non abbia goduto
dell'operazione. Ottimo invece il nuovo potatore che taglia i rametti alti come
fossero di burro. Nella mattinata mi rientra anche di dare una bella potata al
susino giallo che tutti gli anni è generosissimo di frutti. Peccato però che le
sue susine siano piccole come ciliegie e quindi anche la marmellata (pur buona)
diventa faticosa per lo snocciolamento. Chissà se con la decisa potatura ne farà
di più grandi! Vedremo.
Roberto invece mette a dimora le due Bignonie, pianti
rampicanti, resistenti al freddo, comprate a Firenze. Purtroppo la griglia di
plastica che abbiamo comprato è troppo piccola ma per il momento le due piante
hanno il misero aspetto di due lunghi stecchi. Quindi rimedieremo la prossima
volta.
Concludo la giornata di lavoro con una rapida pulitura
intorno alle piantine nate da seme che sono ancora piccole:
marruche, oleandri, olmi, fusaggini e melograni riprodotti
dalla mia mamma. Roberto intanto sposta uno degli olmini su al confine con il vigneto del vicino. Mi piace immaginare questo
confine, un tempo contrassegnato dal filo spinato, ornato da una varia
successione di piante e di alberi.
L'emozione più bella di questo freddo sabato ce la riserva
il panorama sulle Apuane settentrionali con il Pizzo d'Uccello e il Sagro
innevati.
Al contrario, nel piovoso giorno successivo, non ci resta che coprire le piantine grasse, sistemare la casa, salutare la vicina e tornare in città.
Al contrario, nel piovoso giorno successivo, non ci resta che coprire le piantine grasse, sistemare la casa, salutare la vicina e tornare in città.
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