mercoledì 31 gennaio 2018
lunedì 29 gennaio 2018
Non si pota il nespolo con la nebbia! Diario del nostro podere. Quarta puntata
26-28 Gennaio 2017
Gennaio è un mese durante il quale in campagna non succede
praticamente nulla, o meglio, sembra che non succeda nulla. Infatti alla
consueta ricognizione che facciamo al nostro arrivo, non emerge nulla di
significativo, neppure, per fortuna, tracce di burrasche né di gelate. Le
nostre piante paiono addormentate, ad eccezione del gelsomino d'inverno che continua
a produrre i suoi fiorellini gialli. Il rosmarino della Silvana è sempre
pallido e stentato, mentre il nostro mostra un bell'aspetto vigoroso; le
piantine grasse sonnecchiano sotto la copertura; l'agrifoglio sembra molto ben
ambientato come dimostrano le foglie nuove tutte gialle e le decorative bacche
rosse; il sambuco trapiantato ha delle foglioline nuove, segno che si è
radicato nella sua nuova collocazione; le bignonie invece sono una gran
delusione perché non mostrano neanche una gemma o un rigonfiamento che possa
far pensare ad un germoglio in arrivo.
Gli alberi da frutto al contrario sono ricchi di gemme,
anche i nuovi albicocchi. Alcune, come quelle del mandorlo o quelle dei susini,
sembrano proprio sul punto di sbocciare. Speriamo che non si facciano ingannare
dal clima particolarmente mite anticipando la fioritura. Timore fondato perché
sia il susino giallo che quello grande rosso hanno già azzardato l'apertura di
un timido ma audace fiorellino bianco.
Purtroppo la pioggia non ci permette di lavorare fino al
sabato pomeriggio. Dopo pranzo ci precipitiamo fuori con i nostri attrezzi.
Roberto pianta due alberi della nebbia,
due cespugli di ginestra, un bell'albero di Giuda e un acero giapponese nel
giardino pensile, dopo aver estirpato con grande fatica un susino spontaneo,
giudicato troppo poco decorativo e produttivo per occupare posto nel nostro
podere.
Io invece mi dedico alle potature dei meli: tre sono facili
e comportano solo uno sfoltimento leggero e l'eliminazione dei succhioni. Il
melo grande invece mi dà filo da torcere perché è cresciuto troppo in alto e
non è facile arrivare ai rami grossi saliti ad altezze fuori mano anche per la
scala. Sono abbastanza contenta del risultato per quanto riguarda la forma ma
un po' preoccupata per un paio di rami il cui taglio non è affatto netto, tanto
che, la mattina dopo tra il dormiveglia maturo la decisione di tagliarne almeno
uno alla base, quello più straziato. Letteralmente “non ci dormivo la notte”
pensando a quel ramo e ai microrganismi patogeni che potevano penetrare
attraverso quella brutta ferita.
La domenica mattina faccio quello che non si dovrebbe fare:
potare il nespolo e per di più con la nebbia. Ma d’altra parte ho solo stamani
per lavorare e la fronda che spicca sulla sommità di questo albero mi disturba
la vista.
Roberto invece mette a dimora altre piante portate ieri dal
vivaista locale: un cespuglio di elicriso, un susino varietà Stanley (anche se
noi avevamo chiesto varietà California per far contenta la nostra cara Silvana)
e un esile castagno aggiunto in omaggio e che in effetti tutto pare meno che un
albero.
Prima di partire ripasso tutti i nostri alberi con il
verderame per disinfettare le ferite nuove e vecchie e contrastare questo clima
troppo mite e umido per il mese di Gennaio. In effetti la nebbia si è sciolta ed
è venuta fuori una giornata davvero primaverile: uccellini che cantano, farfalle
e un’adorabile coccinella posata sulle foglie della salvia. Troppo presto,
però. Speriamo bene!
domenica 14 gennaio 2018
Non ti scordar del giardino di città
Mentre la nostra attenzione è tutta rivolta al nostro podere in Lunigiana, zitto zitto, nel nostro piccolo giardino di città accadono cose.
Fiorisce il nostro Gelsomino d'Inverno, subito scoperto da un'ape laboriosa |
Mentre la nostra Nandina offre i suoi bei grappoli purpurei |
domenica 7 gennaio 2018
Archiviando vecchie foto
Dal trasloco di mia sorella sono emerse un bel po' foto della nostra prozia, morta diversi anni fa. Sarà perché invecchio e ho il terrore dell'oblio, sarà per la mia crescente passione per la storia, per le testimonianze, le fonti ecc., mi sono messa a digitalizzare ed ordinare questa massa di immagini. Le più belle sono quelle più vecchie, come le cartoline postali del mio bisnonno, soldato nel 1915, alla mia bisnonna, oppure le foto di scuola della mia prozia.
Ma anche quelle un po' più recenti risalgono comunque al secolo scorso e ritraggono la zia Sara con il suo Vince, un po' marito, un po' figlio. Li vediamo giovani e magri, sulla vespa o sulla moto dell'epoca, con il nipote adorato (mio padre) o con la sorella spregiudicata (la mia nonna Vanda), con amici, con bambini o con cani (tanti).
Da sinistra in piedi: la bisnonna Luisa, zia Sara, nonna Vanda, nonno Beppe, sotto lo zio Vincenzo e mio padre Vittorio alla Fortezza da Basso a Firenze |
Tuttavia quello che mi è piaciuto di più di queste foto è l'immersione nel passato che regalano: pezzi della mia città come erano decine di anni or sono, la moda dell'epoca, oggetti quotidiani desueti, giovani donne sorridenti con il loro miglior abito, famiglie contadine tradizionali.
Peccato che per diverse persone raffigurate non conosca né il nome né la storia. I miei genitori non mi sono di aiuto: mio padre per la sua malattia e mia madre per la rimozione dovuta ai conti in sospeso che ha sempre avuto con la famiglia acquisita.
Pur tuttavia sono contenta di averle salvate dall'oblio. Chissà se, con l'odierno proliferare di immagini, con i nostri apparecchi dallo scatto facile, immediato e gratuito, con i social che rendono pubblico ogni nostro momento, la memoria di noi e di cosa facciamo sarà più salvaguardata oppure no.
Ecco le foto della zia Sara
lunedì 1 gennaio 2018
Le piante ci salveranno. Diario del nostro podere. Terza puntata.
28 Dicembre
Dopo una giornata di pioggia intesa (e quindi persa per
quanto riguarda i lavori nel podere), oggi finalmente il tempo è discreto. Le
piante però sono intrise di pioggia e quindi non possiamo fare diverse cose che
ci eravamo proposti.
Per prima cosa finiamo di togliere il filo spinato dal
confine col vicino e al suo posto Roberto ci trapianta sei marruche (o spina di Cristo). Sono alberelli rustici che ho
riprodotto da seme prelevandolo all'Oasi di Focognano. Dopo ben quattro anni
non hanno superato però il mezzo metro e quindi decidiamo che al massimo
possono fare da cespugli di confine.
L'adorabile Silvana ci regala la sua aucuba japonica che piantiamo vicino a quella che abbiamo comprato,
sul limitare del boschetto di abeti. La nostra ha persino fatto qualche bella
bacca rossa. Anche l'agrifoglio ha
fatto diverse bacche rosse che ci rallegrano e ci danno speranza sui recenti
trapianti.
Il vento deve essere stato veramente forte durante la nostra
assenza perché, oltre al ramo di acacia, notiamo a terra anche un frondoso ramo
di abete che in realtà è corrisponde alla cima dell'albero che quindi risulta
addirittura scapitozzato. Un pensiero va al maestoso pino abbattuto ad Ottobre:
avrebbe retto?
Mi dedico alla pulizia del ripostiglio sotto il forno che ho
riempito di legna un paio di anni fa. La legna ha retto bene ma è ora di
sgombrarlo e ripulirlo per non avere brutte sorprese.
Mentre Roberto prova la nuova sega circolare con i rami
tagliati le volte scorse, provo a potare il glicine. Nonostante mi sia documentata prima di accingermi, ho un
sacco di dubbi e alla fine spero di non aver fatto danni. Quello che mi
preoccupa non è tanto la decisa sfrondatura (forse poteva essere addirittura più
drastica) quanto le zone del pergolato che adesso sono risultate vuote. Temo
che la prossima estate ci dovremmo accontentare di minore ombra sul terrazzo.
29 Dicembre
Oggi giornata splendida: il sole si staglia nel cielo
azzurro e fa brillare la neve caduta abbondante su tutto l'Appennino e sulle
Apuane Settentrionali. Prevedendo che sarà probabilmente l'unica giornata veramente
bella delle nostre vacanze, rinunciamo al lavoro agricolo e andiamo a fare una
camminata. Ci siamo svegliati troppo tardi per andare fino alle Cinque Terre,
come ci sarebbe piaciuto, e quindi “ci accontentiamo” di un giro di tre ore
verso Fosdinovo, giù per via della Maestà quasi ad arrivare a Giucano e
ritorno. Il giro è su strada asfaltata ma non troppo trafficata ed il panorama è
superbo. All'inizio appunto le montagne innevate e poi, dopo il passo del
Cucco, la vista spazia sul golfo de La Spezia con Porto Venere, la Palmaria e
la foce del Magra.
Dopo pranzo però un paio di ore di lavoro ci toccano e ci
dedichiamo alla potatura del susino grande, quello sul lato Est del podere che
si affaccia sul parcheggio. Si tratta di una grande pianta che ha sempre fatto
tanti fiori e tantissimi frutti. Purtroppo susine piccole come ciliegie e non
particolarmente pregiate tranne che per fare una marmellata piuttosto
apprezzabile (al netto della pazienza della snocciolatura!). Quest'anno
decidiamo di potarlo decisamente, soprattutto eliminando un paio di grossi rami
che salgono verticali. Tanto i frutti che eventualmente verrebbero a
quell'altezza sarebbero irraggiungibili. Già che siamo su questo lato del
terreno seghiamo anche un ramo del grande fico che va a toccare i fili del
telefono.
Oggi la nostra Silvana ci ha regalato un rosmarino, in realtà
piuttosto malandato, ma proprio per questo confida nella nostra capacità “rianimatoria”.
Lo piantiamo nell'angolo delle erbe aromatiche e gli auguriamo buona fortuna.
30 Dicembre
Oggi giornata di lavoro piena. Il tempo non è bello come
ieri ma neanche perfido. Si prosegue con la potatura. Per prima cosa
un'operazione un po' pericolosa: il taglio di un paio di rami del noce più
grande che si sono letteralmente infilati in mezzo ai fili del telefono con
rischio di tirarli giù. Devo operare ad altezza da vertigini e quindi decido di
assicurarmi con una corda ad un grosso ramo. Il legno del noce è notoriamente
coriaceo e, nonostante la sega che si applica in cima al potatore sia piuttosto
efficace, faccio una gran fatica ed una bella sudata, alla faccia del clima. Ma
la mia ostinazione alla fine ha la meglio e tiro giù i due rami. E' incredibile
come il noce cominci a grondare subito linfa appena lo si taglia. Sembra quasi che
sanguini!
Le altre potature in confronto sono una passeggiata: il
susino giallo, l'unico albero che conserva ancora la forma a vaso e l'altezza
propria degli alberi da frutto “addomesticati”, è quasi rilassante, mentre il
prugno del “giardino pensile” è un po' più impegnativo ma raggiungibile con la
scala. Speriamo di non averlo danneggiato perché ci tengo davvero a questa
pianta che ha sempre fatto delle ottime e abbondanti prugne. Anche lui comunque
lo abbiamo riportato ad altezza umana anche se ora ha una forma non proprio
felice.
Roberto abbatte un paio di acacie che danno sulla
provinciale e sega diversi rami con il nuovo attrezzo elettrico. Io invece
irroro di verderame tutti i tronchi di tutti gli alberi sperando che quest'anno
i licheni, già numerosi, almeno non progrediscano. Il clima più rigido,
rispetto al mite inverno scorso, fa ben sperare riguardo agli attacchi di muffe
e funghi.
Infine distribuisco democraticamente a tutte le piante,
alberi e cespugli, neonate ed adulte, basse e alte, comprate, regalate e
riprodotte da seme, il concime che abbiamo comprato di recente e che promette
nutrimento (Azoto), fioritura e frutti saporiti (Potassio) e tante belle cose.
L'odore è comunque quello tipico del pollaio.
Alla sera davanti al camino scoppiettante le spalle dolgono
ma la soddisfazione per il lavoro fatto è grande.
31 Dicembre
La nebbia accompagnata da pioggia leggera e da temperatura
mite non ci impedisce di lavorare all'aperto anche oggi. Roberto si dedica a
frazionare e radunare i numerosi rami sparsi per il podere, da quelli frutto
della potatura a quelli spezzati dal vento sulla grande acacia.
Io invece mi metto a ripulire e riordinare lo spazio che un
tempo era occupato dalla legnaia (abbattuta per mettersi in regola con il
catasto). Di essa infatti rimane solo il pavimento di cemento sul quale però
era accumulato un po' di tutto ma soprattutto rami di piccola taglia
abbandonati alle intemperie e quindi ormai marciti. Sgombrati quelli e
ramazzate le foglie secche e gli aghi del pino che fu, lo spazio ha un aspetto
ben più civile ed ordinato. Dopo pranzo, mentre Roberto conclude i lavori con
la lubrificazione degli attrezzi prima di riporli, io faccio il mio consueto
giro a piedi di due ore raccogliendo strada facendo un bel po' di bottiglie di
vetro e lattine abbandonati dai soliti incivili sul ciglio della bella strada
provinciale.
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