mercoledì 9 gennaio 2008

Nechljudov e Katjuša

Ho finito di ascoltare la versione di Ad alta voce del romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj. Secondo me il romanzo non è all'altezza di Guerra e Pace o di Anna Karenina. Trapela da esso tutta l'inquietudine e la ricerca morale che lo scrittore viveva in quel periodo (1889-1899).
Il protagonista, il principe Dmitrij Ivanovic Nechljudov, è giurato al processo dove viene condannata la donna da lui un tempo sedotta, la prostituta imputata di omicidio Katjuša Maslova: lei era la ragazza, mezzo cameriera mezzo figlia adottiva delle sue zie, conosciuta dieci anni prima. Nechljudov si rende conto di aver avuto una grossa responsabilità nella sorte di Katjuscia. Decide di sposarla, si adopera per salvarla dalla condanna. Katjuša, inasprita dalla vita, diffida delle offerte di Nechljudov. Divorato dal rimorso, abbandona la sua vita di agiato possidente per seguirla nei lavori forzati in Siberia.

Vorrei riportare due brani che mi sono piaciuti perchè in essi Tolstoj descrive bene come le richieste della società (per Nechljudov) oppure le avverse vicende (per Katjusa) possono trasformare profondamente la natura delle persone. Quanti di noi si potranno rivedere in Nechljudov diventato da giovane idealista uomo cinico ed egoista perchè il mondo intorno a lui ha voluto così? Rinnegare noi stessi per sopravvivere, un po' come gli animali si adattano all'ambiente.

"Passarono tre anni senza che Nechljudov vedesse Katjuša. E la rivide soltanto quando, appena promosso ufficiale, mentre andava a raggiungere l'esercito si fermò dalle zie: ma era ormai un uomo completamente diverso da quello che aveva trascorso l'estate da loro tre anni prima.
Allora era un giovane onesto, altruista, pronto a dedicarsi a ogni buona causa, adesso era un corrotto, raffinato egoista, amante solo del suo piacere. Allora il mondo di Dio gli appariva un mistero che con gioia ed entusiasmo cercava di decifrare, adesso tutto in questa vita era semplice e chiaro e determinato dalle condizioni materiali in cui si trovava. Allora necessaria e importante era la comunione con la natura e gli uomini che avevano vissuto, pensato e sentito prima di lui (la filosofia, la poesia), adesso necessari e importanti erano le istituzioni umane e i rapporti con i compagni. Allora la donna appariva un essere misterioso e affascinante, affascinante proprio per il suo mistero, adesso il significato della donna, di qualunque donna tranne quelle della sua famiglia e le mogli degli amici, era molto preciso: la donna era uno dei migliori strumenti di un piacere già sperimentato. Allora non aveva bisogno di denaro, e poteva accontentarsi di meno di un terzo di quello che gli dava la madre, poteva rinunciare alla proprietà del padre e cederla ai contadini, adesso invece non gli bastavano i millecinquecento rubli al mese che gli passava la madre, e con lei c'erano già spiacevoli discussioni a causa del denaro. Allora egli considerava suo autentico io il suo essere spirituale, adesso considerava se stesso il suo sano, forte io animale.
E tutto questo terribile mutamento si era compiuto in lui solo perché aveva cessato di credere a se stesso e aveva cominciato a credere agli altri. E aveva cessato di credere a se stesso e aveva cominciato a credere agli altri perché vivere credendo a se stesso era troppo difficile: credendo a se stesso, doveva risolvere ogni questione non in favore del proprio io animale, che cercava gioie facili, ma quasi sempre contro di esso; credendo invece agli altri, non c'era nulla da risolvere, tutto era già risolto e risolto sempre contro l'io spirituale e a favore di quello animale. Non solo: credendo a se stesso si esponeva sempre alle critiche della gente, credendo agli altri riceveva l'approvazione di coloro che lo circondavano.
Così, quando Nechljudov pensava, leggeva, parlava di Dio, della verità, della ricchezza, della povertà, tutti coloro che lo circondavano lo giudicavano fuori luogo e in parte ridicolo, e la madre e la zia con benevola ironia lo chiamavano notre cher philosophe, mentre quando leggeva romanzi, raccontava aneddoti piccanti, andava a vedere vaudevilles comici al teatro francese e poi li riportava allegramente, tutti lo lodavano e incoraggiavano. Quando credeva necessario limitare le sue esigenze e portava un vecchio cappotto e non beveva vino, tutti la consideravano una stranezza, una posa eccentrica, mentre quando spendeva grosse somme per la caccia o per l'arredamento di uno studio straordinariamente sfarzoso tutti lodavano il suo buon gusto e gli facevano regali costosi. Quando era vergine e voleva restarlo fino al matrimonio, i parenti temevano per la sua salute, e persino la madre non si rattristò, anzi si compiacque, quando seppe che era diventato un vero uomo e aveva soffiato una certa dama francese a un compagno.
...

Sulle prime Nechljudov lottò, ma lottare era troppo difficile, perché tutto quello che riteneva buono credendo a se stesso era ritenuto cattivo dagli altri, e al contrario tutto quello che riteneva cattivo credendo a se stesso era ritenuto buono da quanti lo circondavano. E Nechljudov finì per arrendersi, cessò di credere a sé e credette agli altri. E in un primo tempo questo rinnegare se stesso gli dispiacque, ma la sensazione spiacevole durò pochissimo, e ben presto Nechljudov, che nel frattempo aveva cominciato a fumare e bere, smise di provarla e anzi avvertì un gran senso di sollievo."

E quanti di noi si sentono aridi e disillusi come Katjuša a causa di una grossa delusione o di un amore finito male o di un tradimento? Quante ragazze finite per strada potrebbero sottoscrivere questo brano?

"Sfinita, bagnata, infangata, tornò a casa, e da quel giorno iniziò in lei quel rivolgimento spirituale in seguito al quale era divenuta ciò che era adesso. Da quella notte paurosa cessò di credere al bene. Prima credeva nel bene e che la gente credesse nel bene, ma da quella notte si convinse che nessuno ci credeva e che tutti quelli che parlavano di Dio e del bene lo facevano solo per ingannare gli altri. Lui, che amava e che l'amava, - questo lo sapeva - l'aveva abbandonata dopo averla sedotta e aver oltraggiato i suoi sentimenti. E lui era il migliore degli uomini che conosceva. Tutti gli altri erano ancor peggio. E tutto ciò che le accadde a ogni passo lo confermava. Le zie di lui, vecchiette devote, la scacciarono quando non poté più servirle come prima. Di tutte le persone con cui ebbe a che fare, le donne cercavano di guadagnar denaro per mezzo suo, gli uomini, a cominciare dal vecchio commissario di polizia fino ai carcerieri, la consideravano un oggetto di piacere. E per tutti non esisteva altro al mondo che il piacere, proprio quel piacere. In ciò la confermò ancor più il vecchio scrittore con cui ebbe una relazione nel secondo anno della sua vita libera. Era proprio così che le diceva, che in questo - la chiamava poesia ed estetica - consiste tutta la felicità.
Tutti vivevano solo per sé, per il proprio piacere, e tutte le parole su Dio e sul bene erano inganno. Se poi qualche volta sorgevano domande sul perché di quel mondo così male ordinato che tutti si tormentavano a vicenda e tutti soffrivano, bastava non pensarci. Se si annoiava - fumava o beveva, oppure, meglio ancora, faceva l'amore con un uomo, e le passava."

[la foto è mia]

7 commenti:

  1. "Divorato dal rimorso, abbandona la sua vita di agiato possidente per seguirla nei lavori forzati in Siberia".. si vede che non è in Italia e che non si stia parlando di politici... ;-)

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  2. la foto è bellissima! ma quante cose sai fare?
    anche a me Resurrezione piacque di meno, mi sembra che manchi di una figura monumentale come ci sono in Guerra e pace e Anna Karenina.
    Interessanti i due passaggi che ci proponi.

    Senti, ma tu come fai, usi uno scanner o copi tutto il brano con le tue manine sante?
    ciaomarina

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  3. Macchè "manine sante", Marina. "Copia e incolla" da qui:
    http://www.rodoni.ch/busoni/bibliotechina/resurrezione1.html

    Sei riuscita ad usare google reader?

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  4. Troppo interessante, l'ho dovuto linkare.

    Felicità

    Rino, rileggendo

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  5. Mea maxima culpa. Lo sai che non ho mai letto nulla di questo autore?

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  6. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. Veramnete bello e interessante, brava davvero, Giulia

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