sabato 20 settembre 2008

Il ritorno del principe

Roberto Scarpinato è procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo, ex collega di Falcone e Borsellino, è stato uno dei PM del processo Andreotti. Nel libro "Il ritorno del Principe, la criminalità dei potenti in Italia" (Chiare Lettere) risponde alle domande di Saverio Lodato, uno dei nostri principali cronisti di mafia.
Ma a quanto ho capito dall'intervista che Scarpinato ha lasciato a Fahrenheit, non si tratta di un classico libro sulla mafia ma di un'analisi di più ampio respiro storico. Mi è piaciuta talmente questa intervista che ve ne propongo ampi stralci. Scusatemi se il post è lungo, ma l'argomento mi sta molto a cuore. Per agevolarne la lettura ho cercato di dividerlo in paragrafi tematici.

Tesi di fondo: Il Principe a cui si riferisce il titolo è quello di Machiavelli che diventa qui una metafora di una costante della realtà italiana. In particolare il libro sottolinea la collusione non accidentale ma continuativa tra potere e violenza. La questione della criminalità in Italia non è soltanto, come ci vogliono far credere soprattutto in questo periodo storico la questione dei marginali, ma è la questione di importanti settori della classe dirigente che hanno commesso da sempre reati su tre versanti: la mafia, la corruzione, lo stragismo con fini politici. La questione criminale in Italia quindi è la questione stessa dello Stato e della democrazia. Chi non conosce la storia della criminalità e del potere, secondo Scarpinato, non ha strumenti sufficienti per capire la storia del nostro paese.

Le cause: Le culture più antiche del nostro popolo non sono quelle del liberalismo e dell'illuminismo, culture per noi straniere che abbiamo importato due o tre secoli fa, ma sono le culture millenarie che si succhiano fin dalla nascita del familismo amorale, di un certo cattolicesimo controriformista antistatale, del codice della doppia morale, dei vizi privati e pubbliche virtù, il machiavellismo deteriore che eleva a fine assoluto i propri fini particolari. Purtroppo recentemente queste culture di massa, che sono culture antidemocratiche e illiberali, cominciano lentamente a farsi ordinamento, a farsi Stato sovrapponendosi alle culture di una minoranza strutturale e importante del paese, che però è sempre stata minoranza.

Gli esempi: Secondo Scarpinato ci sono decine di esempi che dimostrano questa tesi. Dalla strage di Portella della Ginestra che determinò una deviazione del corso della storia politica e sociale al crack della Banca Romana nel 1892, quando si scoprì che batteva moneta falsa con la complicità di molti parlamentari e dopo il quale fu istituita la Banca d'Italia. Alessandro Manzoni descrive nei Promessi Sposi un'Italia del 1600 nella quale il metodo mafioso non era considerato illegale perché era riconosciuto dall'ordinamento giuridico feudale. Don Abbondio si piega a Don Rodrigo non solo perché ha paura dei bravi (che altro non sono quelli che noi oggi chiamiamo mafiosi dell'ala militare), ma anche perché è consapevole che Don Rodrigo, oltre ad avere il potere militare degli sgherri, ha anche il potere che deriva dalle sue relazioni sociali che lo pongono al di sopra della legge. Tant'è che quando l'avvocato Azzeccagarbugli a cui il povero Renzo si rivolge per avere la tutela della legge contro il prepotente Don Rodrigo, appena sa che il soggetto contro cui deve agire è Don Rodrigo, rinuncia all'incarico. Tutto il libro è la dimostrazione di come il metodo mafioso vince, che poi è il metodo della sopraffazione di una minoranza organizzata sulla maggioranza disorganizzata.

Le parentesi: Scarpinato afferma che ci sono state nella storia del nostro paese delle parentesi come quella della Resistenza e della Costituente. La Costituzione del 1948, che è considerata dalla cultura giuridica mondiale un capolavoro, probabilmente non fu l'espressione della realtà culturale e sociale dell'Italia del 1948, che era un paese nella maggior parte contadino, con un tasso di analfabetismo che arrivava a 6 italiani su 10. Era un'Italia uscita tardivamente dalla cultura feudale e la Costituzione del 1948 non esprimeva quella realtà, ma fu la creatura di un elite, di una minoranza di persone che erano i fuoriusciti dal fascismo, quelli che avevano fatto la Resistenza, che in un momento storico particolare, a seguito del crollo del regime e della fine della Seconda Guerra Mondiale, si trovarono in un vuoto di potere. La storia assegnò a questa elite per qualche tempo il timone della storia, dopodiché lentamente questa minoranza ha cominciato a perdere terreno e la maggioranza della realtà del paese ha ripreso le redini.

Differenza rispetto agli altri paesi occidentali: Certamente tutti i paesi hanno esponenti delle classi politiche che delinquono. Non è questo il punto. Il problema è quando la corruzione diventa sistemica, quando la collusione della mafia con i colletti bianchi diventa fenomeno di massa. Sono almeno vent'anni che l'Italia occupa i primi posti nella graduatoria dei paesi più corrotti del mondo. Quello che accade negli altri paesi è che vi sono esponenti della classe dirigente che vengono condannati per alcuni reati senza che nessun componente della classe dirigente osi attaccare la magistratura accusandola di voler fare una guerra tra poteri dello Stato. Queste persone vengono circondate dalla disapprovazione morale.

Ruolo del comunismo: Quello che è cambiato con la caduta del muro, tra le tante cose, è che è venuto meno un anticorpo che in qualche modo costituiva un freno alla pratica predatoria di larghe componenti della classe dirigente perché l'esistenza del comunismo creava il pericolo che il dissenso dei cittadini nei confronti di una politica che drenava le risorse si trasformasse in una insofferenza che poi poteva venire canalizzata in una alternativa di sistema. I potenti dovevano in qualche modo autocontenersi e dovevano fare sfiatare il dissenso sociale attraverso la costruzione di uno stato sociale che consentiva ai cittadini di avere diritti (al lavoro, alla sanità, ecc.). Il venir meno del "pericolo rosso" ha fatto venir meno questo anticorpo, ha disarticolato l'antagonismo politico e sociale di modo che a questo punto il grande capitale non ha più bisogno di usare la politica come strumento di mediazione nei confronti di un'insofferenza sociale che è diventata disarmata. Per questo c'è stata una escalation, secondo l'autore, del fenomeno della corruzione e dell'arroganza di un certo potere che non attua più nemmeno la vecchia pratica dei vizi privati e delle pubbliche virtù. In modo arrogante batte il pugno sul tavolo negando molto spesso diritti che sono elementari.
Non è un mistero per nessuno che tanti hanno considerato la mafia come una possibile diga contro il dilagare del comunismo nella fase del bipolarismo internazionale quando c'è stato uno scontro di civiltà tra le due superpotenze. La mafia comportava dei costi sociali ma era per definizione anticomunista e quindi godeva di una tolleranza implicita per il fatto che costituiva un argine contro il comunismo.

Speranze? Nei momenti più dolorosi della storia del nostro popolo, al crollo del fascismo e alla fine della seconda guerra mondiale, abbiamo messo su un po' di saggezza. Gli uomini migliori della nazione, gli illuminati del vecchio liberalismo monarchico, gli uomini che hanno fatto la resistenza, gli uomini migliori della cultura cattolica, ci hanno regalato questa Costituzione che è stata una grande lezione di moralità collettiva e che superava probabilmente le possibilità etiche del popolo italiano che veniva invece da una storia lunghissima di Cesare Borgia, il protagonista del Principe di Machiavelli, uno stragista, un assassino ma che Machiavelli indicava come un esempio da seguire.

Come ho scritto altre volte, io credo che il livello etico e morale di un popolo venga prima di qualsiasi questione economica e sociale.

Per approfondire:
L'intervista a Fahrenheit (Radio 3)
L'intervista a RaiNews 24
L'intervista a GR Parlamento

Martedì 23 settembre Saverio Lodato e Roberto Scarpinato presentano "Il ritorno del principe". Partecipano Paolo Flores d'Arcais, Andrea Purgatori, Paolo Ricca e Marco Travaglio.
Roma, Teatro Quirino - ore 21 Ingresso libero fino ad esaurimento posti

9 commenti:

  1. Infatti voglio comprarlo. Se vuoi poi te lo presto. Certo non deve essere uno di quei libri che tira su il morale!

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  2. "In altre società la criminalità non fa storia", mi sembra una affermazione molto italianofoba. Ho visto il reportage ieri sera sul Kossovo... potrebbe essere un esempio. Un altro potrebbe essere il ripensare alle origini ed al comportamento di molte realtà produttive e bancarie. Un altro potrebbe essere i paradisi fiscali. Un altro il dominio e lo sterminio di interi popoli con metodi "legalmente" vietati o non previsti.
    E se affermassimo che in italy siamo solo un po' (troppo) più provincialotti anche in questo? La Banca Romana batteva moneta falsa con la complicità di forze politiche (fra l'altro: ne furono coinvolti sia governo che opposizione)? Ricorda qualcosa di analogo?
    mah...

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  3. Giam, quando Scarpinato parla di "altre società" intende essenzialmente paesi europei o comunque occidentali. Lo specifica meglio in un'altra intervista.

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  4. Ciao, adesso che so che trasmissione è Fahreneit (e non è la scala di temperature) mi manca solo più di asclotarla.....
    Questi libri non penso di leggerli mai....mi fanno troppo in....are !!
    che non è incasinare, intestare...o altri verbi in -are !!!
    Buon inizo settimana.

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  5. Sapessi come mi tira su il morale il libro che sto leggendo!"Storia dell'inquisizione" di John Edwards oscar storia Mondadori...

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  6. E' il compleanno di mio marito, se riesco a portarcelo ci vado! Sembra molto molto interessante; E poi non mi perderei mai la voce di Paolo Ricca
    grazie, marina

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  7. Bene, Marina. Oddio, non so se è un bel modo di passare il compleanno, però mi fa piacere se mi fai sapere le tue impressioni. Ma Paolo Ricca ha qualcosa a che fare con Piero Ricca?
    Salutami il grande Travaglio. Quanto mi piace quell'omo! (Intendo proprio come essere di sesso maschile!)

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  8. Scarpinato ha scritto in un libro tutto quello che mi frulla in testa, sono daccordissimo con questa visione degli italiani che ho sempre visto comportarsi nella storia con una spavalderia morale da far paura e così allo stesso modo vedo come tutto ciò si ripercuote sull'educazione confusa che danno ai figli...Riguardo a questa incongruenza italiana che viene da molto lontano ho appena riletto "la favola delle api" di Mandeville...che può essere considerata un "lungo aforisma" della democrazia capitalista...buona giornata cara, qui è tutto da incorniciare!...Carmela.

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