martedì 3 agosto 2010

La salvezza a Nonantola

Una leggenda ebraica narra che in qualsiasi momento della storia dell'umanità ci siano sempre 36 giusti al mondo. Nessuno sa chi siano, nemmeno loro stessi, ma sanno riconoscere le sofferenze e se ne fanno carico perché sono nati giusti e non possono ammettere le ingiustizie. E' solo per amor loro che Dio non distrugge il mondo.

Così comincia un bellissimo documentario della serie La Storia siamo noi che ho visto ieri sera. (L'estate, quando le mie trasmissioni preferite sono in vacanza, è tempo infatti di guardare un po' di questi documentari messi da parte durante l'inverno.)
La storia dei ragazzi di Villa Emma a Nonantola, provincia di Modena, era per me del tutto sconosciuta e mi ha colpito come un fiorellino nel deserto di follia di cui era pervasa l'Europa negli anni delle dittature nazifasciste e della seconda guerra mondiale.
Con l'invasione della Polonia da parte dei Tedeschi, gli Ebrei polacchi vengono internati e i loro figli rimangono soli. Un gruppo di questi orfani, aiutati dalla rete internazionale di solidarietà ebraica, vestiti da studenti tedeschi in gita di piacere, raggiunge Zagabria per poi fuggire in Slovenia ed infine arrivare miracolosamente a Nonantola dove la DEL.AS.EM., organizzazione degli Ebrei italiani autorizzata dal governo, prende in affitto Villa Emma, bellissimo edificio ma del tutto spoglio e abbandonato.
I ragazzi vi arrivano il 17 luglio del 1942 e vi trovano asilo grazie a Josef Indig, un sionista appartenente ad una organizzazione socialista. A loro si aggiunge più tardi un gruppo proveniente da Spalato fino a formare i 73 ragazzi di Villa Emma.
Quello che colpisce di più di questa storia è la solidarietà e l'aiuto degli abitanti del luogo. "Nonantola fa da sempre della solidarietà la sua bandiera", dice il commentatore del documentario. Ecco si accende dentro di me una lampadina e mi viene in mente che questo paese (oltre ad averlo sentito citare per la sua famosa abbazia durante una visita degli Amici dei Musei) è stato nominato anche da Riccardo Iacona come esempio di integrazione degli stranieri da contrapporre ad altri paesi della Pianura Padana in cui purtroppo l'accoglienza non è delle migliori.
Con l'8 settembre il pericolo dei rastrellamenti diventa concreto. Il parroco don Arrigo Beccari, antifascista, riesce a nascondere un gruppo di loro nell'Abbazia ma non c'è posto per tutti. Gli altri vengono quindi ospitati da famiglie locali correndo grandi rischi. Commovente, tra gli altri, il racconto di una di loro che, durante un'incursione dei soldati tedeschi, fu vestita da contadina per mimetizzarsi con le altre donne e ragazze che facevano il bucato. Una di loro l'abbracciò facendo finta di consolarla ma in realtà per nascondere il suo viso (evidentemente straniero) ai soldati. Tutta la città sapeva ma nessuno tradì nonostante fossero stati promessi dei soldi per chi avesse parlato. Una cosa da brivido pensando, per esempio, che dei 200 bambini ebrei deportati ad Auschwitz dal ghetto di Roma nessuno tornò vivo.
Alla fine i ragazzi più grandi fuggirono verso Sud incontro agli Alleati ma i più piccoli furono portati in Svizzera, correndo grandi rischi per loro e per i loro accompagnatori. Anche in questo caso da sottolineare la solidarietà della gente del luogo: dagli impiegati comunali che fecero loro delle Carte d'Identità senza la scritta obbligatoria "appartenente alla razza ebraica", alle donne che confezionarono in pochi giorni quaranta cappotti tutti uguali per farli apparire in divisa da collegio.
Cinque anni in fuga, tutti salvi tranne un ragazzo malato di tubercolosi che fu portato in sanatorio e da lì purtroppo catturato. Un miracolo di cui si possono leggere i dettagli sul sito della Fondazione Villa Emma.
La prossima volta che passo vicino a Modena, tappa d'obbligo a Nonantola.

3 commenti:

  1. Tappa d'obbligo a Nonantola e non solo per il bellissimo racconto che hai regalato. Uno dei tanti episodi, ingiustamente definiti minori, che però aiutano, più di tanti trattati, a capire cosa significhi "solidarietà".
    Giusto il ricordo di Nonantola abbinato a Iacona e ai migranti. Bella puntata, sindaco vitalissimo e ben determinato a spezzare l'ignorante isolamento legaiolo.
    Sempre preziosa, Artemisia.
    Un caro saluto.
    Frank57

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  2. E' una "storia" bellissima, proprio perché è vera. E la definizione dei "giusti" tira su il morale. Artemisia, grazie.

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  3. Grazie cara per questa notizia, non sapevo dell'esistenza di questa cittadina e non sapevo del lodevole avvenimento.
    Quando l'umanità assume le vesti umane è luce che irradia ogni cosa.
    Sono passata per ringraziarti, cara amica, ti sto lasciando il mio commento dal pc portatile che non sempre mi permette la connessione.
    A presto, un bacio e buon tutto.
    annamaria

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