Che tristezza apprendere delle diatribe tra gli oppositori di Berlusconi! Volano coltelli dentro l'Italia dei Valori tra Luigi De Magistris e Sonia Alfano contro un tale Antonio Borghesi. Grande can can per un uscita di Beppe Grillo contro Saviano durante uno spettacolo, raccontata da Beatrice Borromeo, investita per questo da 2800 commenti arrabbiati. Ma che senso ha tutto questo?
Non entro nei particolari di queste dispute, che conosco solo superficialmente e non sono neanche sicura che mi interessi conoscerli.
Faccio solo con grande amarezza qualche considerazione:
1) Chi l'ha detto che gli oppositori all'attuale governo debbano pensarla tutti allo stesso modo? Per fortuna ognuno ha idee ben diverse su come uscire dal declino e propone alternative diverse, come è normale e augurabile.
2) Perché chi si oppone all'attuale governo non si unisce su quello che condivide perseguendo in tal modo il bene comune invece che dividersi per dimostrare chi è più ganzo? Temo che la risposta sia proprio che il fine non è il bene comune ma l'affermazione della propria personalità sotto i riflettori mediatici.
3) Perché c'è tanta gente che ha bisogno di essere "seguace" acritico e talebano di un guru, innamorandosi del messia di turno, anziché ragionare con la propria testa e saper apprezzare e/o criticare i contenuti più che il personaggio leader nel suo insieme? Credo che sia una mancanza di cultura nel senso di allenamento alla fatica di riflettere, farsi domande, porsi dubbi o anche solo approfondire gli argomenti (costa tempo e fatica approfondire, meglio aderire agli slogan).
4) Perché nessuno ragiona come un "noi" ma sembra non esserci via di uscita da una società individualista dove conta solo il proprio successo e la propria affermazione personale? Era così anche prima della caduta (con tutti i loro mali) delle ideologie novecentesche? In questo mi sento giovane e non mi ricordo. Mi piacerebbe capirlo.
Insomma queste polemiche mi fanno un gran male, non perché mi importi di De Magistris o di Grillo, ma perché danno la misura di quante poche speranze ci sia in un reale cambiamento di passo.
A questo proposito mi è piaciuto molto quanto scrive Concita De Gregorio nel suo fondo di domenica scorsa (anche se non condivido fino in fondo la lettura femminista che ne fa del fenomeno):
"Sgomenta la rissa da galli nel pollaio che si è scatenata contro Saviano fra campioni dell'opposizione mediatica. Dicevo molti mesi fa che c'è un eccesso di testosterone, in queste dispute: lotta fra aspiranti maschi alfa. Michele Serra giorni fa ha scritto: la consueta gara a chi ce l'ha più lungo. La sindrome si associa spesso alla sua gemella: ce l'ho solo io. Sono stato il primo, non metto il cappello sulla manifestazione degli altri, eccetera. Vorrei far notare alle prime donne - mai come in questo caso: ai primi uomini - che il pubblico (l'elettorato) da casa è lo stesso. Sono le stesse persone, a volte più a volte meno, e si aspettano che chi conduce la medesima battaglia sia solidale. In tv come in politica. E' quella malattia lì il cancro dell'opposizione. Spiace farne una questione di sesso, ma è una malattia maschile."