Storia, la mia grande passione. L'ho capito troppo tardi. Se mi chiedessero oggi cosa mi sarebbe piaciuto studiare all'università, risponderei senza esitazione: storia. Purtroppo quando avevo vent'anni non l'avevo capito e mi sono intestardita ad iscrivermi a Lingue e, soprattutto, a voler lavorare subito.
Eppure mi sento anche un po' portata per la storia perché qualsiasi tema o questione mi trovi ad affrontare mi viene subito da pormi domande tipo: "Da cosa è derivata questa esigenza? Come si è creato questo problema? Cosa c'era prima?"
Oggi quindi non mi rimane che fare scorpacciate di documentari come "La storia siamo noi", "La grande storia" o "Correva l'anno". Non me ne perdo una puntata con tutti i limiti e le semplificazioni che questo approccio comporta. Eppure, grazie ad essi, ho imparato davvero tante cose.
E' questo il tema del saggio "Come la televisione racconta la storia", pubblicato sulla rivista "Nuova civiltà delle macchine" e scritto dal famoso storico Giovanni Sabbatucci, ospite a Le Storie Diario Italiano Rai3.
Tutto sommato il professore dà un giudizio positivo del rapporto storia-TV. Il limite, a suo dire, è che la conoscenza storica tollera male il frammentismo, la parcellizzazione dei fenomeni mentre invece essa dovrebbe basarsi su un'impalcatura generale che la TV non può dare, dovendo, per ovvie esigenze di audience, trattare un avvenimento o una questione per volta, in modo piano e poco faticoso.
Anche in questo campo "il compito di provvedere all'alfabetizzazione di massa spetta ovviamente alla scuola, che negli ultimi anni ha troppo spesso abdicato a questo ruolo, vuoi perché c'è poco tempo, vuoi per discutibili pratiche pedagogiche, vuoi per una malintesa battaglia contro il nozionismo".
Per "discutibili pratiche pedagogiche" Sabbatucci intende il metodo di fare storia senza seguire l'ordine cronologico, partendo da episodi conosciuti e saltando tra un episodio ad un altro, per ovviare alla mancanza di tempo. Secondo lo storico invece solo una conoscenza dei fatti in successione, studiare un prima ed un dopo, causa ed effetto, può dare senso della profondità ai fenomeni.
Molto interessanti anche le domande dei ragazzi presenti in studio:
D: La televisione può manipolare la storia?
R: La si può manipolare anche con un libro, ma la TV è più efficace e immediata e quindi più pericolosa.
D: La televisione semplifica la storia?
R: Un po' è necessario per renderla attraente. L'importante è fare attenzione alla quantità e al modo di semplificare.
D: E' vero che la Storia è "maestra di vita" e che serve ad evitare il ripetersi degli stessi errori?
R: Non proprio. La storia è magistra vitae non perché ci dà indicazioni precise su quello che dobbiamo o non dobbiamo fare, ma solo per capire quanto erano diverse le cose nel passato, per allargare i nostri orizzonti. La storia non ci dà schemi ripetitivi.
Saresti riuscita bene anche come geografa e anche come giornalista, a mio parere.
RispondiEliminaCristiana
Grazie, Cristiana!
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