Il romanzo "La vita accanto" di Mariapia Veladiano, che è stata ospite a Le Storie Diario Italiano di Corrado Augias, è incentrato sul tema della bellezza o meglio sul fatto di non rientrare nei canoni estetici comunemente riconosciuti.
"Che la bellezza abbia un peso è normale", afferma l'autrice, "ma il canone estetico è strettissimo ed è talmente generalizzato che sfiducia soprattutto i giovani e le ragazze in particolare". La Veladiano parla per esperienza diretta perché, insegnando Italiano e Storia in un Istituto Professionale, ha notato nelle sue alunne un'insicurezza crescente nei riguardi del loro aspetto. Essa registra tale insicurezza nella quantità e nell'ossessione per gli specchietti (negli zaini, negli orologi, negli anelli): come un bisogno costante di conferme riguardo al loro aspettto. In realtà queste ragazze hanno segretamente il desiderio di essere apprezzate per quello che sono, come è normale che sia, ma è talmente pervasiva l'immagine che arriva loro attraverso la pubblicità e gli scandali, che si fa fatica a sottrarsi.
Secondo Mariapia Veladiano è necessario un percorso di consapevolezza che proprio la scuola pubblica può aiutare a fare, perché nella scuola pubblica vanno belli e brutti, ricchi e poveri, disabili e stranieri. E' l'unico forte laboratorio di integrazione. Se salta questa, salta la convivenza.
Quando Augias le chiede cosa fa quando una ragazza viene emarginata perché non adeguata ai canoni in voga, la professoressa risponde che in questo caso cerca di smontare il meccanismo del gruppo.
"Deve essere un osso duro, lei!", le dice Augias.
"Sì", risponde semplicemente Mariapia Veladiano con un sorriso radioso.
Pensandoci bene non porto mai con me uno specchietto e mi capita molto di rado di guardarmi allo specchio. Temo di essere troppo vecchia per preoccuparmi di cercare conferme sul mio aspetto.
Ben ritrovata con un altro dei tuoi interessantissimi post. L'immagine, poi, è perfetta! come l'hai scelta? cioè, l'hai trovata per caso, o cercavi proprio quella?
RispondiEliminaComunque sono d'accordo su tutto. A me è capitato di parlare ad un'alunna specchietto-dipendente, ricordando la mia infanzia simile. A dire il vero, dopo la mia "predica", continua ad atteggiarsi e a fare la sexy; però, strano a dirsi, è molto migliorato il suo comportamento nelle mie ore. Che le faccia un po' pena? Non so. Ma in genere anch'io non amo specchiarmi. Ammiro quelle donne che si fanno notare per la personalità, per i tratti decisi, magari anche per l'altezza. Io ero il tipo "bambolina". Ma forse, da grande, diventerò così...Intanto, l'importante non è come si appare, ma essere qualcosa per qualcuno.
Ciao Licia! Ben tornata!
RispondiEliminaIo invece ero (e sono) il tipo "maschiaccio". :-)
L'immagine l'ho trovato per caso cercando su google.
Nel mondo in cui viviamo per i ragazzi il proprio aspetto fisico conta molto e bisogna lavorare molto perchè imparino ad andare oltre accettandosi per quello che sono. Peccato che la scuola pensi solo ad altro!!!
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