lunedì 14 novembre 2011

L'ANPI ci salverà?

Sabato, di ritorno dagli Stati generali dell'ANPI Toscana, ho avuto la conferma di quante persone come me ripongano in questa associazione storica aspettative che vanno oltre quella che è la sua funzione. Mi sono iscritta all'ANPI nel 2008 (su suggerimento di Luposelvatico che ringrazio ancora una volta) spinta dal bisogno di far parte di qualcosa in cui riconoscermi, un punto fermo nel marasma di certezze che vengono meno, di valori messi in discussione ogni giorno. Successivamente ho cercato anche di prendere parte attiva alle iniziative di questa associazione, ma, a parte le manifestazioni ufficiali e le ricorrenze importanti al fine di non dimenticare, ho percepito un certo "vuoto organizzativo".
Così sono andata a questo convegno immaginando che avrei assistito ai soliti interventi rievocativi dei giorni eroici della lotta di liberazione, pronta a commuovermi per la nostalgia ma comunque con la sensazione di un qualcosa di chiuso nel suo passato. Invece mi sono dovuta ricredere. Innanzitutto il format era quanto mai attualmente renziano: cinque minuti a disposizione di chiunque chiedesse di parlare, con un presidente severissimo a far rispettare i tempi incurante del fatto che stesse parlando un presidente di un'importante sezione o l'ultima iscritta ventenne. Inoltre un posto dove ci si chiama "compagni" senza tante fisime, con persone che, con idee anche diverse, di politica si sono sempre occupate e appassionate. Alcuni interventi mi hanno fatto una gran tenerezza: l'anziano compagno di Massa che si è scusato per il suo italiano perché abituato a parlare in dialetto, la partigiana di Lucca che ha vinto la fatica di salire sul palco e di parlare, il mio mitico Pillo che ha finito per strapparmi la lacrimuccia.
I temi più gettonati sono stati l'ansia per il cosiddetto "governo tecnico" che ci ritroveremo a breve e sul quale in molti hanno espresso forti critiche e grandi contrarietà, l'apertura verso i giovani e soprattutto la richiesta di collegarsi al movimento degli indignati, ed altre richieste ancora più ambiziose tipo "opporsi al liberismo", portare avanti una proposta di legge per ripristinare il sistema elettorale proporzionale, porre attenzione ai migranti e alla pace. Insomma l'ANPI come panacea di tutti i mali, come ancora di salvezza.
Per fortuna, l'intervento conclusivo del nuovo presidente nazionale, Carlo Smuraglia, ha riportato tutti alla ragionevolezza: sì giudicare i provvedimenti del governo che verrà perché siano improntati all'equità, no allo schierarsi contro o a favore di una certa soluzione politica; sì a rapportarsi con i giovani, no ad interlocutori privilegiati (Smuraglia ha avuto parole dure verso i cosiddetti "antifascisti militanti"); non prestarsi all'antipolitica (che egli vede trapelare anche dal movimento degli indignati) perché "senza politica non c'è democrazia"; no ai privilegi e agli abusi, ma ribadire l'importanza dei partiti così come sancito dalla Costituzione all'art. 49; aprire ai giovani ma formarli adeguatamente. Il presidente nazionale è un po' infastidito dall'espressione del "passare il testimone" perché secondo lui "siamo ancora in tempo a correre insieme".

6 commenti:

  1. Credo sia un'ottima scelta entrare nell'anpi,anche se non so quanto questa vecchia associazione possa soddisfare ormai un ruolo politico, che non rientra nella sua natura. Tuttavia, il fatto che si discuta di attualità non può che essere positivo.
    Il problema della politica oggi è lo scollamento tra società civile e società politica. Credo che sia proprio questo la causa primaria per cui la gente non crede più nei politici, che vanno sempre più per la loro strada senza tenere in considerazione le esigenze dei cittadini.
    Un tempp il pci aveva superato il problema attraverso la creazione si case del popolo in cui esisteva un coinvolgimento diretto delle persone. Ma oggi? Forse è arrivato il momento per la sinistra di abbandonare questo tipo di far politica basata su strumenti di marketing vuoti e berlusconiani e ricrearsi una base sociale vera, cooinvolgendo anche le realtà assoiative,come l'ANPI.

    Chiedo scusa per gli eventuali errori,ma sono in treno e sto postando dal cellulare.

    A presto,
    Gianluca

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  2. Grazie, Gianluca, e a presto.
    Ma sei di Firenze?

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  3. Grazie per il ringraziamento:-)))

    Per me l'ANPI è luogo di importante memoria, come lo può essere l'Associazione Italia-Cuba, ma proprio perchè si tratta di luoghi così fortemente legati ad una esperianza specifica non li vedo adatti per la elaborazione di proposte per il futuro, anche se sono lietissimo che ultimamente l'Anpi si sia riempito di giovani!

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  4. @Artemisia
    Sono di L'Aquila, ma ormai credo di essere stato adottato da Firenze, dato che ormai vi abito da 7 anni.
    Immagino, invece, che tu sia originaria di Firenze, non è vero? Amo questa città, anche se mi sento diviso tra dove vengo e dove sono.

    Gianluca

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  5. anche qui dove abito c'é una sede Anpi ma io non mi sono mai iscritta, anche se ci ho pensato a lungo
    Come figlia di un Internato Imi preferisco mantenere vivo il ricordo dei nostri genitori che vissero l'esperienza dei campi di concentramento dalle pagine del mio blog e a portare avanti un discorso di democrazia da non perdere e non dimenticare ;
    ogni anno mostro ai miei alunni di terza media i documenti che erano di mio papà e parlo della sua esperienza personale;
    i giovanissimi spesso sanno qualcosa solo se nelle loro famiglie è rimasto un nonno o un bisnonno partigiano ...
    qui in Piemonte lo sono stati in molti durante la guerra, anche se ora più nessuno li ricorda,ahimé

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