sabato 16 febbraio 2013

Oltre il Cupolone

Venerdì pomeriggio esco dall'ufficio con una indicibile stanchezza, soprattutto mentale, e mi precipito all'appuntamento per un trekking urbano organizzato dalla associazione Walden. Sono quasi pentita di aver ficcato nel mio poco tempo libero anche questa cosa sapendo che di venerdì sono quasi sempre stracotta. Ed invece a posteriori sono contenta perchè è stata un'esperienza davvero interessante.
Conoscevo grosso modo la realtà del quartiere Le Piagge ed anche le splendide iniziative della Comunità di Base che qui vi opera. Tuttavia questa visita, grazie ad una guida d'eccezione, Don Alessandro Santoro (vedi questo post), mi ha fatto capire meglio la realtà di questa specie di piccola Scampia fiorentina.
Don Alessandro ci ha spiegato che quest'area era originariamente una zona di esondazione dell'Arno (e lo si vede bene su Google map), quindi a rischio idrogelogico ed altamente sconsigliata per l'edificazione residenziale. Ed invece vi hanno costruito case popolari, le cosiddette "navi" che, ancora dopo tanti anni, non hanno l'abitabilità da parte dei Vigili del Fuoco a causa di problemi di stabilità. In questi terreni inoltre sono sempre stati buttati rifiuti dell'ex inceneritore e delle industrie, tanto che gli stentati alberelli, piantati ormai da tempo, non riescono a crescere.
A Le Piagge vivono novemila persone, di cui il 40% sono stranieri e circa un centinaio in baracche. Il reddito medio è di poco più di 600 Euro al mese. Il tasso di disoccupazione giovanile si aggira intorno al 51% e solo un ragazzo su dieci arriva a prendere la maturità. I fenomeni di criminalità e disagio sociale sono molto diffusi e Don Santoro, con la sua attività sul campo, ha ricevuto minacce ed è vissuto per un periodo sotto scorta.
Ma a Le Piagge ci sono anche un laboratorio di bricolage con oggetti di recupero, un doposcuola, una cooperativa per il riuso, un fondo per il microcredito, una bottega del commercio equosolidale, una piccola casa editrice e molte altre iniziative volte a riscattare il livello sociale e culturale del quartiere. 
Vi è persino una palude con un laghetto che Massimo, collaboratore del WWF e abitante del quartiere, ha difeso dalla speculazione edilizia e lotta per farne una zona umida protetta, perchè d'estate ci possano continuare a cantare le raganelle. E mentre ascoltiamo Massimo, con il sole che cala dietro l'ex inceneritore e l'autostrada, dalla palude si alza in volo una coppia di Nitticore.

Un assaggio di questa realtà si può avere anche da questo bel reportage di Saverio Tommasi:

2 commenti:

  1. Dal tuo racconto non sembra nemmeno una zona d'Italia, ma più da Europa dell'est. Possibile che nessuno se ne occupi minimamente? Capisco che in ogni città vi siano dei quartieri malfamati o lasciati a se stessi, ma così è veramente la peggior anarchia.

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    1. Penso che ci siano quartieri così in ogni città. Ho visto tempo fa un servizio su Tor Bella Monica che non dava un quadro molto diverso.

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