domenica 26 gennaio 2014

Un tuffo nella Firenze industriale che fu

Nella bella fredda mattinata ho partecipato ad un giro guidato, organizzato dall'associazione Firenzeinbici, alla scoperta di ciò che è rimasto di alcuni siti industriali fiorentini. Non i più importanti, a dire il vero, ma solo quelli che si prestavano ad essere raggiunti in poco tempo e con percorso protetto per le bici (eravamo davvero un bel gruppo).
Prima tappa ciò che resta della fabbrica di concimi chimici Campolmi:
Sorta nel 1875 in una zona che era assolutamente di campagna e che poi fu, grazie ad essa, soprannominata la "Concimaia", la fabbrica ebbe la massima produzione dopo l'ampliamento degli anni Trenta ad opera di Galileo Campolmi. Fu chiusa nel 1969 quando la zona intorno cominciò a diventare residenziale e i suoi vapori non potevano essere tollerati dagli abitanti. Il complesso, che ha subito la mazzata finale con l'incendio del 1984, giace abbandonato ridotto quasi a rudere.

Ci siamo quindi diretti alla Manifattura Tabacchi, bel complesso degli anni Trenta, anch'esso in attesa di una riqualificazione:
La Manifattura fu teatro di episodi storici gloriosi di cui parlai in questo vecchio post. Oggi si discute di cosa fare di quest'area di sei ettari con 15 fabbricati pari ad un volume complessivo di 400.000 metri cubi. Difficile tenere lontano gli appetiti dei palazzinari.

La Manifattura Tabacchi era così importante che aveva dei binari che arrivavano direttamente nella sua area deviando dalla storica linea Leopolda, voluta dal Granduca Leopoldo II nel 1848, e che, proveniente da Livorno, terminava nella successiva tappa del nostro giro: la stazione Leopolda. Pare che per realizzare questa linea e relativa stazione il Granduca abbia chiesto consulenza niente meno che a George Stephenson. In realtà la stazione fu utilizzata pochi anni, soppiantata dalla più centrale Stazione Maria Antonia (l'attuale Santa Maria Novella) ove arrivavano i treni da Prato e da Lucca. Perlomeno la Leopolda fu subito utilizzata nel 1862 come spazio per la prima Esposizione Nazionale Italiana ed è ancora oggi utilizzata come grande contenitore per fiere ed eventi vari (alcuni ben noti nella cronaca politica).

Ultima tappa del giro l'elegante gasometro:

Esso ci ha riportato indietro a quando l'illuminazione cittadina era ad opera di lampade a gas. Nei pressi di questa struttura vi era infatti un porto fluviale al quale arrivava il carbone dalla cui combustione si otteneva il cosiddetto "gas di città" (di cui ho un vago ricordo di bambina nell'era pre-metano). Dentro la struttura metallica vi era una cisterna con un tetto che si alzava e si abbassava per mantenere costante la pressione del gas. Le caratteristiche cipolle poste a decorazione in alto dovrebbero suggerire delle fiamme stilizzate. 

Strutture interessanti e affascinanti ma purtroppo quasi tutte in stato di abbandono. Testimonianze di un tempo andato che ci raccontano che Firenze non è stata solo Rinascimento. 

1 commento:

  1. Mi piace l'archeologia industriale. I vecchi impianti sono, come dire... fotogenici. Non conoscevo questo di cui parli. Ma mi ha incuriosito. Tempo permettendo credo che ci farò un salto.

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