Cari amici,
con questa lettera vogliamo -innanzitutto- ringraziarvi.
Per aver aderito alla nostra proposta di pensare se e come regolamentare la pubblicità delle acque in bottiglia (dal 10 febbraio ad oggi abbiamo registrato quasi 800 adesioni) e per averci suggerito -con i vostri commenti- alcuni spunti e approfondimenti che ci saranno utili per andare avanti e provare a strutturare una vera e propria campagna.
Se l'idea continua a piacervi vi chiediamo di girare l'invito ai vostri amici.
Intanto ecco, in anteprima, il commento di Francesco Gesualdi (Centro nuovo modello di sviluppo) che uscirà sul numero di marzo di Altreconomia (da martedì nelle botteghe del commercio equo), insieme ad alcuni aggiornamenti dal mondo dell'acqua in bottiglia.
Grazie di tutto.
La redazione di AE
FARE A MENO DELLA PUBBLICITA
È provato. La pubblicità si fa aggressiva quando la gente non vuole saperne.
La prova? Esiste pubblicità per il pane? Non ce n’è bisogno, lo mangiamo da millenni e continueremo a farlo finché ci sarà del grano disponibile.
Fa parte della nostra cultura. Beviamo anche acqua: non da millenni, ma da milioni di anni.
Da quando l’uomo è comparso sulla terra. Prima di sorgente, poi di pozzo, infine del rubinetto: nessuno ci ha mai spronati a farlo.
Invece, oggi, subiamo un bombardamento da 380 milioni di euro all’anno per essere costretti a bere acqua in bottiglia. Altrimenti nessuno la berrebbe.
In assenza di condizionamento quale persona di buon senso opterebbe per una scelta tanto insicura, dispendiosa e inquinante? Nessuna società di buon senso accetterebbe di fare viaggiare tutti i giorni centinaia di camion da un capo all’altro d’Italia per fare bere ai trentini l’acqua di Caserta e ai casertani l’acqua di Trento.
Alla faccia degli allarmi sul clima e della necessità di ridurre le emissioni di CO2 del 60%.
Se vietassimo la pubblicità dell’acqua in bottiglia contribuiremmo agli obiettivi di Kyoto molto di più della lenzuolata di provvedimenti farsa messi a punto da Bersani e Pecoraro Scanio, veri pannicelli caldi.
Ma renderemmo giustizia anche all’intelligenza umana e all’opinione pubblica che quotidianamente è presa per il bavero da spot pubblicitari che tentano di inebriarci inneggiando all’acqua “zero grassi” o “che fa pisciare”.
In un mondo serio, la pubblicità non dovrebbe esistere, perché i consumi non vanno spinti, ma frenati in nome della sostenibilità e dell’equità. La gente non ha bisogno di messaggi ingannevoli, ma di informazioni serie sulla qualità dei prodotti, la sicurezza, la storia ambientale e sociale.
Dunque: non spot privati al servizio delle imprese, ma un servizio pubblico di informazione sui prodotti al servizio della gente. Purtroppo non viviamo in un mondo serio, che si pone
come obiettivo primario la salvaguardia dei beni comuni per garantire a tutti il diritto alla vita. Questo mondo è asservito alle imprese che per il profitto della giornata distruggono il mondo, la gente, la pace.
Non so se ce la faremo a invertire il senso di marcia prima di giungere alla catastrofe, ma dobbiamo provarci.
Anche a costo di essere derisi come forse succederà quando ci presenteremo per chiedere il divieto della pubblicità sull’acqua in bottiglia. Se non altro forse riuscirà a fare riflettere qualcuno e questo sarebbe già un grande risultato.
Francesco Gesualdi
Altreconomia. L'informazione per agire
http://www.altreconomia.it
"Mettiamola fuori legge! La pubblicità, non l'acqua in bottiglia"
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tel. 02-83.24.24.26
E non è tutto...leggete un po qua
RispondiEliminahttp://it.news.yahoo.com/05032007/201/arriva-dal-giappone-l-acqua-cara-mondo.html