Ci sono persone che a sentirle parlare mi si apre il cuore, mi torna la voglia di sperare. Uno di questi è Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, autore di "Buono, pulito e giusto", che molti di voi avranno sentito domenica sera ospite a Che tempo che fa.
"Il cibo rimane il bandolo per capire il mondo in cui viviamo" dice Petrini. I dati FAO parlano di 850 milioni di persone nel mondo che non hanno cibo a sufficienza. Con 30 miliardi di dollari all'anno i governi avrebbero potuto dimezzare il numero dei mal nutriti. La "finanza canaglia", come la definisce Petrini, che ha distrutto l'economia ha distrutto anche la vita di molte persone. E oggi per salvare questa finanza sono usciti come per incanto 2000 miliardi di dollari (che nemmeno basteranno).
Con l'iniziativa Terra Madre, che si tiene in questi giorni a Torino, si vuole far conoscere il percorso che porta un cibo dalla terra alla tavola. I contadini di tutto il mondo stanno cercando di accorciare il viaggio che il cibo fa dal produttore al consumatore. Secondo Petrini, occorre rilocalizzare l'agricoltura e difendere quella dei nostri territori. Non si può pensare che il bisogno alimentare sia soddisfatto con derrate che attraversano i nostri continenti. Rendendo forte la nostra agricoltura ridurremmo la filiera ed avremmo un'economia sana.
Accanto all'economa di mercato, che mai come oggi è in discussione, c'è sempre stata l'economia della natura e della sussistenza, considerate miserevoli e senza futuro per tanti anni. Ma se oggi il pianeta si è conservato e la maggior parte dell'umanità mangia ancora, lo si deve in gran parte all'economia di sussistenza e all'economia della natura, afferma Petrini. L'economia di mercato dovrebbe diventare più virtuosa smettendo di essere troppo egocentrica.
Il fulcro del pensiero di Slow Food è quello di tornare a dar valore al cibo. Il cibo è parte di noi stessi, è la garanzia della nostra salute e della nostra vita sociale.
Consumare la frutta e la verdura di stagione, oltre ad essere un atto di buon senso, è anche una cosa di maggior piacere. Se aspettiamo un cibo nella sua stagione naturale saremo più gratificati dal suo gusto piuttosto che se ce l'abbiamo a disposizione tutti i giorni, senza contare l'inquinamento che quei prodotti hanno comportato a causa del lungo viaggio e delle sostanze necessarie per conservarli.
In Italia buttiamo via ogni giorno 4.000 tonnellate di cibo edibile. Bisognerebbe essere più parsimoniosi e "non rendere i nostri frigoriferi delle ecatombe del cibo". Più buon senso per lavorare verso un'economia più sana.
Bisogna inoltre preservare la biodiversità, cioè fare in modo che sul pianeta ci siano più specie possibili di frutta, verdura, fiori e animali. In questa diversità la terra vive e l'umanità trova speranza di vita. Se un singolo frutto o un singolo animale non sono produttivamente validi di per sé, possono avere un senso nell'economie locali. Rafforzare le economie locali e tornare al senso della giusta misura è la ricetta di Petrini. La giusta misura ci consente di preservare la biodiversità mentre un'economia che si basa sul consumo sfrenato provoca la morte dei soggetti più deboli.
Colpisce apprendere che i contadini e i pescatori nel mondo sono quasi la metà dei viventi. Nel 1950 in Italia quasi il 50% era contadino mentre oggi solo il 4%.
Il problema, dice Petrini, è che non diamo più valore al cibo che un tempo aveva quasi una sua sacralità. Oggi viviamo l'aumento dei prezzi della frutta e della verdura come una paura collettiva. Ci scagliamo contro il contadino che vuole troppo ma nessuno, guarda caso, vuole più fare il contadino. Inoltre la percentuale di reddito che una famiglia media italiana spende per il cibo è diminuita moltissimo. Nel 1970 si spendeva il 32% del reddito per mangiare, oggi il 14-15%. E' giusto orientarsi anche su altri consumi ma perché tutti discutono se la pasta aumenta di 10 centesimi mentre nessuno discute sul fatto che la spesa in telefonia incide del 12% sul reddito delle famiglie?
Altro tema toccato nella trasmissione è la cementificazione del nostro paese. Dal 1990 al 2005 sono stati cementificati 3 milioni di ettari in Italia, un'area grande quanto l'Abruzzo e il Lazio messi insieme. Per tre secoli il nostro paese ha offerto ai visitatori di tutto il mondo elementi di crescita culturale e intellettuale, e ora lo stiamo abbrutendo ad una velocità incredibile con colate di cemento inaudite (200.000 ettari all'anno!).
L'uomo non si sente più responsabile per gli abitanti che verranno perché probabilmente, dice Petrini, si crede immortale. Tutti vivono prendendo il più possibile senza pensare al futuro.
"Sulla salvaguardia del pianeta e dei nuovi sistemi climatici si potrebbe invece costruire una nuova prospettiva economica, non di mortificazione, ma di rilancio forte di un'economia nuova."
Musica per le mie orecchie.
"Il cibo rimane il bandolo per capire il mondo in cui viviamo" dice Petrini. I dati FAO parlano di 850 milioni di persone nel mondo che non hanno cibo a sufficienza. Con 30 miliardi di dollari all'anno i governi avrebbero potuto dimezzare il numero dei mal nutriti. La "finanza canaglia", come la definisce Petrini, che ha distrutto l'economia ha distrutto anche la vita di molte persone. E oggi per salvare questa finanza sono usciti come per incanto 2000 miliardi di dollari (che nemmeno basteranno).
Con l'iniziativa Terra Madre, che si tiene in questi giorni a Torino, si vuole far conoscere il percorso che porta un cibo dalla terra alla tavola. I contadini di tutto il mondo stanno cercando di accorciare il viaggio che il cibo fa dal produttore al consumatore. Secondo Petrini, occorre rilocalizzare l'agricoltura e difendere quella dei nostri territori. Non si può pensare che il bisogno alimentare sia soddisfatto con derrate che attraversano i nostri continenti. Rendendo forte la nostra agricoltura ridurremmo la filiera ed avremmo un'economia sana.
Accanto all'economa di mercato, che mai come oggi è in discussione, c'è sempre stata l'economia della natura e della sussistenza, considerate miserevoli e senza futuro per tanti anni. Ma se oggi il pianeta si è conservato e la maggior parte dell'umanità mangia ancora, lo si deve in gran parte all'economia di sussistenza e all'economia della natura, afferma Petrini. L'economia di mercato dovrebbe diventare più virtuosa smettendo di essere troppo egocentrica.
Il fulcro del pensiero di Slow Food è quello di tornare a dar valore al cibo. Il cibo è parte di noi stessi, è la garanzia della nostra salute e della nostra vita sociale.
Consumare la frutta e la verdura di stagione, oltre ad essere un atto di buon senso, è anche una cosa di maggior piacere. Se aspettiamo un cibo nella sua stagione naturale saremo più gratificati dal suo gusto piuttosto che se ce l'abbiamo a disposizione tutti i giorni, senza contare l'inquinamento che quei prodotti hanno comportato a causa del lungo viaggio e delle sostanze necessarie per conservarli.
In Italia buttiamo via ogni giorno 4.000 tonnellate di cibo edibile. Bisognerebbe essere più parsimoniosi e "non rendere i nostri frigoriferi delle ecatombe del cibo". Più buon senso per lavorare verso un'economia più sana.
Bisogna inoltre preservare la biodiversità, cioè fare in modo che sul pianeta ci siano più specie possibili di frutta, verdura, fiori e animali. In questa diversità la terra vive e l'umanità trova speranza di vita. Se un singolo frutto o un singolo animale non sono produttivamente validi di per sé, possono avere un senso nell'economie locali. Rafforzare le economie locali e tornare al senso della giusta misura è la ricetta di Petrini. La giusta misura ci consente di preservare la biodiversità mentre un'economia che si basa sul consumo sfrenato provoca la morte dei soggetti più deboli.
Colpisce apprendere che i contadini e i pescatori nel mondo sono quasi la metà dei viventi. Nel 1950 in Italia quasi il 50% era contadino mentre oggi solo il 4%.
Il problema, dice Petrini, è che non diamo più valore al cibo che un tempo aveva quasi una sua sacralità. Oggi viviamo l'aumento dei prezzi della frutta e della verdura come una paura collettiva. Ci scagliamo contro il contadino che vuole troppo ma nessuno, guarda caso, vuole più fare il contadino. Inoltre la percentuale di reddito che una famiglia media italiana spende per il cibo è diminuita moltissimo. Nel 1970 si spendeva il 32% del reddito per mangiare, oggi il 14-15%. E' giusto orientarsi anche su altri consumi ma perché tutti discutono se la pasta aumenta di 10 centesimi mentre nessuno discute sul fatto che la spesa in telefonia incide del 12% sul reddito delle famiglie?
Altro tema toccato nella trasmissione è la cementificazione del nostro paese. Dal 1990 al 2005 sono stati cementificati 3 milioni di ettari in Italia, un'area grande quanto l'Abruzzo e il Lazio messi insieme. Per tre secoli il nostro paese ha offerto ai visitatori di tutto il mondo elementi di crescita culturale e intellettuale, e ora lo stiamo abbrutendo ad una velocità incredibile con colate di cemento inaudite (200.000 ettari all'anno!).
L'uomo non si sente più responsabile per gli abitanti che verranno perché probabilmente, dice Petrini, si crede immortale. Tutti vivono prendendo il più possibile senza pensare al futuro.
"Sulla salvaguardia del pianeta e dei nuovi sistemi climatici si potrebbe invece costruire una nuova prospettiva economica, non di mortificazione, ma di rilancio forte di un'economia nuova."
Musica per le mie orecchie.
Carlo Petrini a Che tempo che fa
Un vero signore saggio e posato,con consigli preziosi.Istintivamente ho sempre consumato frutta e verdure consone al nostro periodo di produzione.Abbandono ,con grande rammarico le pesche e passo alle mele.
RispondiEliminaCristiana
anche a me è piaciuto molto, lo avevo letto ma mai sentito parlare. Parla chiaro: Pane al pane e vino al vino! è il caso di dirlo
RispondiEliminamarina
Oggi su Rai3 il conduttore di "Ambiente Italia" accingendosi ad intervistare Carlo Petrini sul tema "l'agricoltura può salvare il mondo", gli ha subito chiesto:
RispondiElimina"Lei Petrini si sente uno che può salvare il mondo?"
"Non esageriamo..." è stata la prevedibile risposta immediata, ma io in cuor mio ho sperato in quel momento che lui e tutti quelli come lui abbiano l'enorme forza, se non per cambiare il mondo, almeno di invertire la tendenza attuale prevalente per cui i super ricchi derubano i poveri, anche del cibo e dell'acqua.
E procedendo così il mondo scoppierà presto... e noi ricchi (berlusconiani) per primi.
Sai, e' da sempre che ritengo che Carlo Petrini e una di quelle persone che possono salvare il pianeta (gia' prima del Guardian ;-))
RispondiEliminaCerto che i miei eroi si mimetizzano in modo sconcertante con le persone normali!!!
Dario, che ci fai in rete di domenica pomeriggio? Niente escursione oggi, Fajah?
RispondiEliminaNo, ieri niente escursione. E neanche Salone del Gusto di Torino. Diciamo che e' stata una domenica un po' sonnecchiosa....
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