Due giorni ad Erice per un corso di formazione. Un posto strano, Erice, situato su un'altura rocciosa che domina la piana trapanese con vista sulle saline, sulle Egadi e sul litorale fino a S.Vito Lo Capo. Le architetture medievali delle case, delle numerose chiese e monasteri, del Castello del Balio, contrastano con quelle dei paesi della piana. Le stradine strette e lastricate di pietre sono pulitissime e tirate a lucido.
Mi dicono che negli anni Settanta il paese fosse pressoché abbandonato mentre poi è risorto grazie al Centro "Ettore Majorana", creatura ed orgoglio del Prof. Antonino Zichichi, ed alla sua attività congressuale che va avanti tutto l'anno. I partecipanti a questi convegni (come lo sono stata io in questi giorni) hanno tutto quello che possono desiderare: ottimo cibo, silenziosissime camere in ex conventi ristrutturati (qualcuno dei miei colleghi si e' perfino lamentato del "troppo silenzio", segno che ormai siamo proprio inquinati anche da questo punto di vista), possibilità di collegamento wireless dappertutto, tavernetta con marsala e dolcetti ericini a disposizione la sera. Ottima ospitalità, quindi, niente da dire.
Solo che il paese sembra che non abbia vita propria: si vedono solo bar, ristoranti, pasticcerie e negozi di souvenir. Non una scuola, non una mesticheria, niente che riveli una vita normale. La sera infatti quasi tutte le case sono deserte e sprangate (almeno in questa stagione). C'è qualche auto parcheggiata ma non si sente il minimo rumore.
"Luogo turistico colto" recita il cartello posto all'entrata di Porta Trapani.
Un tranquillo inquietante gioiellino, secondo me.
Mi dicono che negli anni Settanta il paese fosse pressoché abbandonato mentre poi è risorto grazie al Centro "Ettore Majorana", creatura ed orgoglio del Prof. Antonino Zichichi, ed alla sua attività congressuale che va avanti tutto l'anno. I partecipanti a questi convegni (come lo sono stata io in questi giorni) hanno tutto quello che possono desiderare: ottimo cibo, silenziosissime camere in ex conventi ristrutturati (qualcuno dei miei colleghi si e' perfino lamentato del "troppo silenzio", segno che ormai siamo proprio inquinati anche da questo punto di vista), possibilità di collegamento wireless dappertutto, tavernetta con marsala e dolcetti ericini a disposizione la sera. Ottima ospitalità, quindi, niente da dire.
Solo che il paese sembra che non abbia vita propria: si vedono solo bar, ristoranti, pasticcerie e negozi di souvenir. Non una scuola, non una mesticheria, niente che riveli una vita normale. La sera infatti quasi tutte le case sono deserte e sprangate (almeno in questa stagione). C'è qualche auto parcheggiata ma non si sente il minimo rumore.
"Luogo turistico colto" recita il cartello posto all'entrata di Porta Trapani.
Un tranquillo inquietante gioiellino, secondo me.
ciao Arte, sono Stefi (avrai incrociato qualche mio commento su altri Blog). Erice, il tuo commento mi ha fatto rivivere non lontani ricordi del mio primo e spero non ultimo viaggio nella splendida ed insondabile Sicilia. Ti confesso che, insieme a Taormina, è il posto (nel senso di ambiente) che mi è piaciuto meno. Cioè: bellissimi luoghi, bellissime architetture, bellissimi panorami e tramonti, ma... una sensazione di "posticcio". Forse in entrambe i casi, ma in Erice, io l'ho avvertito di più, c'è la sensazione di un eccessivamente rapido sviluppo che non ha permesso di consolidare qualcosa. Forse è ciò che tu definisci con il sembrare che il paese non ha una vita propria...
RispondiEliminaI contatti che ho avuto occasione di avere esaltavano molto i tempi del Centro Majorana che portava un continuo afflusso di studenti, alias di presenze che contribuivano all'economia del luogo, e condannavano le "politiche" che, non finanziando più tale centro, di fatto stavano facendo morire il luogo. La sensazione fastidiosa provata è stata un pò quella di quando ti trovi difronte a qualcuno che ti spiega che...è sempre colpa di qualcun altro...
Unico posto, in tutta la Sicilia, dove ho avuto da contestare i servizi offerti rispetto ai costi, sia per il ristorante che per la camera privata affittata...poi il luogo di per sè è magnifico ma credo che, per lo meno ora, non si respiri neanche lontanamente l'aria di Via Panisperna...e pensare che non gli mancherebbe nulla, nemmeno le intriseche potenzialità!
Sono lieta che tu abbia avuto un soggiorno più piacevole di quello dei miei ricordi.
Ciao
Stefi
Erice, il castello diroccato, gli elimi, Zichichi, il centro Majorana, i congressi, le piccole lastricate strade, i boschi che s'incendiano d'estate, il giardinetto ristretto da una bassa siepe di bosso, il caloroso rally estivo, le curve per salire, poi il mare visto dall'alto, Castellammare, poi i monti...
RispondiEliminaParadiso dove trascorsi decine e decine di domeniche della mia giovinezza, fuggendo l'afa estiva, mentre lavoravo giù, da quelle ataviche parti. Gironzolando di notte si respira aria di storia, di battaglie, di sangue, specialmente nei pressi del castello, adagiato sul bel monte San Giuliano, pieno di Chamaerops humilis, agavi, lentischi, cisti che fioriscono in primavera a ricordare che anche fra le pietre c'è vita. E poi gli ericini, calmi tranquilli, senza fretta, i buoni cannoli di ricotta, i souvenir che attraggono la vista, le botteghe d'arte oramai a decine.
Seduto nel grande bar della piazzetta, leggevo i Giornale di Sicilia, mentre turisti frettolosi guardavano i regali da comprare senza preoccuparsi che Erice ha una storia di oltre 3.000 anni. Lo splendore della chiesa Madre, con un magnifico pronao del 1426 (se ben ricordo), e i cortili interni delle case, nascosti da alte mura, gelosi dallo sguardo altrui.
E a un passo Segesta, e poi Selinunte e più in là Agrigento... ahimè quanti fatti e misfatti potrebbe raccontare quella Terra, solo se sapesssimo ascoltarla.
Rino, con la voglia di ritornare a visitarla.
Ciao Stefi, si' ho avuto la stessa impressione che hai avuto te. Ovviamente essendo ospitata dal Centro Majorana non ho avuto i tuoi problemi ma me l'immagino.
RispondiEliminaCiao Rino, si' il paese e' molto bello e in una splendida posizione.
RispondiEliminaDimenticavo: per chi e' interessato qui ci sono altre foto che ho fatto.
La tua sensazione è la sensazione che ho provato io in molti posti (bellissimi) della Toscana. Per esempio Bagni Vignone (residenti mi sembra di ricordare siano trenta, di cui, sospetto, molti scicchettoni che ci "risiedono" per modo di dire). Qualcosa del genere si può dire del Chianti. Firenze (che io sappia) ha un numero di residenti calato... anche se il casino aumenta. Ho sentito (radio tre) che nei prossimi dieci anni sono a rischio estinzione mille e cinquecento comuni italiani. Lo stravolgimento della socialità è anche questo. Abito in un paesetto di (pare) seicento anime, ma di fatto io e la stragrande maggioranza degli altri lavoriamo o studiamo "fuori". Arriviamo qui e ci chiudiamo in casa. Quando ci venimmo ad abitare nel '93 temevamo che i figli si sarebbero rotti presto le scatole. A dire il vero e sorprendentemente ora non li schiodi da qui, almeno nel senso che non hanno mai auspicato di vivere in città. Insomma: pensano di essere dei "privilegiati". Poi vanno in Olanda, ai concerti a Firenze, etc. , ma vuoi mettere come si dorme bene qui? :-) Il figlio piccolo è pure capo-cannoniere nella squadra del paesello (che perde spesso e volentieri).
RispondiEliminaUna volta facemmo una riunione di abitanti ed il tema più gettonato fu la viabilità (???!!!). Uno dei temi che più appassionò fu IL senso unico del paesello: è uno solo, di circa trenta metri. Una signora si lamentò con il rappresentante del comune per le troppe foglie a terra in autunno. Un altro voleva più parcheggi. Io dissi che magari avrebbero fatto i parcheggi e levato le foglie, ma per favore, mi spiegassero il senso del tutto.
Ok... divago... Il problema che sotto sotto sollevi (enorme) è il famoso "sviluppo sostenibile", che ha varie facce, anche quello di essere simulato.
Un bel film che gironzola intorno a 'sta roba qui è "Il vento fa il suo giro". Consiglio vivamente. Un film piccino picciò, fatto con quattro soldi quattro, che già solo così dice che i soldi non sono tutto. A volte molto poco.
Ciao Arte.
P.S.: ah...: ho consigliato il tuo blog ad una mia amica di Firenze mooooolto "sinistrese" (la sfotto molto su 'sta cosa... le dico cosacce tipo: "ma hai ancora spazio per i nastrini? Il prossimo 'ndo' lo metti? attaccato al naso?"). E' 'na brava guagliona però. Ciao Costanza.
P.P.S.: oggi ferie... si vede?
Anch'io ho avuto le stesse tue impressioni quando ho visitato Erice, soprattutto mi ha sconcertato la differenza tra Erice e il resto della Sicilia. Sembra un altro pianeta.
RispondiEliminaE' comunque un posto bellissimo, secondo me, nonostante sembri, come dici tu, un gioiello per turisti, senza vita propria.
Ciao Giam, veramente non intendevo sollevare niente ma forse sono talmente condizionata dal tema dello sviluppo sostenibile che guardo tutto con questa lente. Grazie per aver segnalato il mio blog.
RispondiEliminaBeh, un po' la stessa sensazione io la provo (in grande) tutte le volte che vado a Venezia... Non dovendo più 'fare il turista', nel senso che le mete classiche me le sono oramai sciroppate più e più volte, mi piace passeggiare per le parti popolari (quelle dietro ai giardini della Biennale per esempio, filmate in 'Pane e tulipani') o lungo i canali di Cannaregio, dietro al ghetto. Lontano dal percorso stazione-Rialto-San Marco si gode appieno della pace e tranquillità della città... però anche qui la sera c'è qualche cosa che non va... nel senso che la città si svuota, le finestre delle case restano spente e sembra tutto finto. Anzi, leggevo che l'intenzione (blasfema e provocatoria) è proprio quella di fare di Venezia una città finta: finti cittadini, finti momenti di vita quotidiana... tuuto per il 'bene' (?) del turista... e così una città muore!
RispondiEliminaConcordo con Rino : le pietre parlano besta saperle ascoltare.
RispondiEliminaAhhh Arte non me ne parlare! Io di solito telefono alla proloco in anticipo: a meno che non ci sia una mesticheria nel paese che voglio visitare, io non mi muovo!!! :-P
RispondiEliminaSono stata ad Erice lo scorso giugno. Bella, sì, ma finta. Luogo non reale per turisti. Non sono quelli i luoghi che amo. Mi piace la gente, la vita, il colore della Sicilia. L'ho vista, non ci tornerò. Ma sai Arte, provo la stessa sensazione anche in molti altri posti. Uno su tutti? La splendida Pienza, per citare un luogo della tua regione.
RispondiEliminaP.S. su quelle stradine di Erice si scivola da matti, anche con le scarpe da ginnastica....
quando ho letto la parola "mesticheria" ho adorato la tua fiorentinità! grande!
RispondiEliminaDi Erice ricordo una bellezza un po' artefatta
marina
...sintesi di riflessione integrativa
RispondiEliminanon so bene cosa mi abbia scatenato questo post, che per ciò che mi riguarda, dentro di me ancora non si è compiuto. Ho letto gli altri commenti che hanno contribuito ad aumentare questa sensazione. Ho riguardato le mie foto di Erice (sett. 2005) ed ho parlato delle mie impressioni con un amico Marsalese e poi ho provato a riflettere... Le foto mi hanno rievocato emozioni e sensazioni provate nel luogo che erano state messe in secondo piano da altre più forti e permanenti (Siracusa, Selinunte, Se gesta, Trapani, San Vito Lo Capo e lo Zingaro,ma non solo. I ricordi di giovinezza del mio amico coincidono con le immagini tratteggiate da Rino. Anche lui saliva con gli amici a godere del fresco “di montagna”, compiacendosi del silenzio che facilitava lunghe chiacchierate filosofiche, stimolate solo dal rumore dei loro solitari passi per antichissime vie...mi ha ricordato che Erice, ricca di chiese e non solo, ha sempre avuto una vocazione alla riflessione nel silenzio, un po’ una “Eremo di Assisi” in Sicilia.. Pare che fosse luogo sacro per l’appunto più di 3000 anni fa... Ma ricordava anche un’altra Erice, quasi una città nella città, appunto quella dei cortili.. altre strade o luoghi di comunicazione e di vita e vitalità il cui accesso ad un altro conterraneo doveva comunque essere favorito da un Ericino. Forse un atteggiamento di difesa per le troppe battaglie e il troppo sangue sparso nei secoli su quei selciati… e purtroppo io, curiosa, che s’infila, comunque con rispetto, in qualunque varco aperto, usci inclusi, che possano aiutarmi a meglio conoscere, non ebbi la fortuna di trovare nessun cortile accessibile. Pare che ai nostri giorni molto di ciò (forse anche i cortili) anche ad Erice, si sia trasformato esattamente in qualcosa che ben descrive Giam. Consiglio anche io vivamente la visione dell’umile ma significativo film da lui segnalato. No, Erice non è finta o posticcia! Tutto ciò mi fa riflettere che, per quanto accorti, sensibili ed attenti si possa essere, alla fine la quota di “disattenzione” di incapacità di ascoltare ciò che non siano solo voci, è sempre eccessivamente alta (parlo per me ovviamente, poi comunque tutto si trasforma..!
Grazie Arte per l’occasione che hai propiziato con il tuo post.
Stefi
Raramente commento due volte in un post, ma vi sono articoli che attirano la mia attenzione anche per i commenti lasciati.
RispondiEliminaOrbene, aggiungo altro.
Una cosa è visitare vagabondando da turisti, magari sotto un caldo afoso infernale o una pioggia battente, una cosa è vivere una città, un paesino, una borgata. E per capire la mentalità degli ericini bisogna abitare con loro, vivere le loro giornate, gridare la loro la rabbia, urlare della vincita del Trapani, passeggiare per la villa o sedersi nella piazzetta ascoltando un intenditore di storia che ti svela segreti nascosti che i libri non contengono.
Stefi ha ben colto il vero significato, Erice non è finta, Erice nasconde talvolta i suoi tesori, Erice è viva là dove nessuno la vede, perché, ricordiamo, ha sopportato dolorie e guerre, sangue e morti. Nei cortili delle case, fra gli azulejos delle cucine si possono ascoltare fatti e misfatti dai più ignoti, raccontati da anziani dagli occhi brillanti di cultura arabo-normanna.
E ancor più, Erice è quel paesino ambito da tutti coloro che desiderano riposare le ossa, desiderano trovare l'ispirazione, desiderano scampare l'arsura estiva di un popolo che ha 4.000 anni di storia.
Concludo con una frase che ho fatto mia: tutti guardano ciò che io guardo, ma nessuno vede ciò che io vedo.
Felice giornata.
Rino, invitando a ritornare a Erice con gli occhi vuoti.
Grazie a Stefi e Rino per i loro commenti corposi e appassionati. Sono d'accordo con Rino: i luoghi non si capiscono mai bene come turisti, bisognerebbe sempre viverli come abitanti. Ma il problema e' proprio li': io gli abitanti non li ho proprio visti! Vi assicuro che la sera dopo cena le case erano tutte chiuse e disabitate. Non c'era una luce che trapelava da esse. Dov'erano gli Ericini? E per questo che il posto mi ha inquietato. In giro per le strade c'eravamo solo noi del convegno. Per il resto la storia di Erice parla da ogni pietra, la vista e' splendida. Prima di partire ho fatto un giro nella parte delle mura puniche, dove ci sono boschi con tavolini. Bellissimo ma non c'era nessuno, ma proprio nessuno!
RispondiEliminaDeve davvero essere un posto interessante... Un caro saluto, Giulia
RispondiEliminaHo visto il film "Il vento fa il suo giro": molto bello. Molto profondo nella sua semplicità. E poi è da diversi anni che voglio andare a fare un trekking in val Maira. Ora non posso proprio più rimandare. Grazie, Giam!
RispondiEliminaCari amici,i vostri commenti le vostre sensazioni mi hanno fatto risvegliare tutti i ricordi che mi porterò sempre nel cuore. Ad Erice ho trascorso tutte le estati della mia infanzia e ciò ovviamente mi coivolge e mi tocca intimamente. Io non guardo le "balate" lisce, che tra parentesi rendevano i caldi pomeriggi per noi ragazzini uno spasso scommettendo sui turisti che cadevano, con occhi di viandante. Per me Erice è mio nonno in impeccabile giacca e cravatta e coppola con gli amici a commentare la cronoca del giorno del Giornale di Sicilia, e mia nonna alla finestra che lo aspettava per il pranzo e che sentendo nel silenzio i passi in strada mi chiamava per sedermi a tavola. Le fette di pane caldo con burro e marmellata del panificio in via Sales dietro la Chiesa di S.Carlo, e la Signora Maria che sfornava le genovesi calde e suo fratello che da sotto il banco di nascosto mi regalava un dolcino alla mandorla; le sere a rincorrerci tra le strade quando le madri non volevano che uscissimo di casa perchè "con la nebbia fitta i capelli si inzuppavano!"; il cinema gratis ogni mattina per noi ragazzi, le corse giù per la pineta fino al campo da tennis a giocare. E' vero che col tempo Erice si è sempre più trasformata ed adattata al turismo "mordi e fuggi", ma gli ericini, credetemi che hanno un carattere meravigliosamete siculo, pochi, ma ci sono ancora, forse non si sono ancora molto abituati a tutto l'afflusso di turisti, ma ci sono e come! le strada sono deserte perchè la sera si sta tutti insieme nei cortili nascosti molti come scrigni dietro quei portocini di legno. Sono ormai gli amatori i figli dei passsati "Villeggianti" a riaprire le case in estate a salire a u' munti per godere dell'aria fresca e scappare dalla calura d'agosto. credetemi non è passato molto tempo da quei ricordi che vi detto, ma se potete riandate ad Erice vi consiglio in primavera o in autunno, sedetevi in una panchina del balio e ascoltate vi sentirete rigenerati.
RispondiEliminaGrazie per il bel commento, Anonimo. Mi fa piacere che gli Ericini ci siano ancora.
RispondiEliminaCiao Artemisia, sono un fan di Erice, nato a Trapani ma emigrato al nord da più di 25 anni e con una casa proprio lì a Eryx, vecchio nome sicano-siculo del monte (una volta) più bello della Sicilia. Sono stato attratto dai tuoi commenti di viaggiatore di passaggio e capisco bene chi la visita per poco tempo, soprattutto fuori stagione estiva, unico momento di vita attiva del paese. Io ho una mia opinione del perchè sembra finta e non considero minimamente il problema dell'abbandono da parte degli abitanti che per motivi di lavoro o familiari hanno deciso di vivere altrove. Credo che sia un problema culturale e insieme politico. Gli Ericini DOC non amano i turisti, soprattutto quelli che si fermano troppo e la politica non ha mai fatto qualcosa di concreto per rilanciare il paese dopo l'abbandono da parte del Prof. Zichichi. Negli ultimi 20 anni sono fiorite botteghe di souvenir e di "assaggi di prodotti tipici" creando un percorso per "turisti di passaggio" che ha accontentato un po' tutti, facendo sopravvivere quelli rimasti e offrendo quell'immagine di paese "finto", non vivo che molti visitatori hanno riscontrato. La politica ha avuto un colpo di coda, qualche anno fa, con la nuova funivia, che veniva presentata come la panacea per tutti i problemi di Erice. Ha creato solo un motivo in più per fare di Erice un "paese monumento": in 15 minuti sei su, fai un giro di un paio d'ore, passi da Maria Grammatico a comprare i dolcetti tipici (ormai lo sa tutto il mondo!!) e poi riscendi senza neanche avere capito perchè sei capitato lì. Il discorso è lungo ma sintetizzando dico che è un posto come pochi ne esistono al mondo ma che non è stato e non è "promosso" nel modo giusto. Per farlo bisogna creare contatti, andare alle manifestazione turistiche importanti e fare conoscere l'Anima di un paese, oppure agganciarlo a qualche importante evento (vedi il Cous-Cous Fest di San Vito Lo Capo!!) cosa che nessuno ha mai fatto. Credo che se ci fosse anche un solo Ericino (e ti assicuro che non c'è!) capace di capire questo, farebbe qualcosa di più per rendere vivo il posto. Ringrazio tutti quelli che hanno espresso un commento su Erice e esorto tutti a visitarlo almeno una volta, ma trascorrendoci come minimo 2 o 3 giorni nel periodo primaverile (il migliore). Torneranno sicuramente arricchiti di storia ma anche di sensazioni, di profumi e di amicizia, la cosa più bella che il popolo siciliano sa dare senza chiederti nulla in cambio!
RispondiEliminaGiancarlo
Ti ringrazio, Giancarlo, per la tua testimonianza, molto interessante. Mi torna perfettamente quello che racconti. Ti auguro davvero che Erice non diventi una San Marino siciliana (non me ne vogliano i sanmarinesi) e spero di tornarci magari nel periodo che consigli tu.
RispondiEliminaSull'amicizia del popolo siciliano non ho dubbi. D'altra parte anch'io per parte di madre discendo da quella splendida terra.
Ciao!
imparato molto
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