Il saggio Giorgio di Frutti di stagione ci raccomanda in questo stimolante post di "cercare di essere se stessi e non farsi condizionare da quello che fa la maggioranza degli altri". In particolare si riferisce a quando, nella quotidianità, le altre persone si relazionano con noi in modi poco gradevoli, cioè sono collerici, intrusivi, offensivi o sadici.
Questa sua riflessione mi ha fatto venire in mente la mia quoditidianità in ufficio. Il mio lavoro non mi entusiasma ma lo affronto ogni mattina con serena rassegnazione, cercando di non prendermela per le cose che non vanno come vorrei, cercando sempre il lato positivo o, almeno, il lato comico delle situazioni, consapevole che poteva andarmi molto peggio. Capita invece che i miei colleghi scarichino su di me le loro insoddisfazioni. Con la scusa che io sono la responsabile del servizio, spesso mi investono con tutte le lamentele possibili e immaginabili a proposito degli utenti, del programma informatico che non funziona bene e di ogni sciocchezza che fa saltare loro la mosca al naso. Come difendersi da questa energia negativa? In genere riesco a mantenere la calma e il distacco ma talvolta è difficile non farsi coinvolgere. Talvolta percepisco quasi fisicamente un accumulo di elettricità nell'aria come quando si avvicina un temporale e mi sento tanto parafulmine.
Capisco che spesso, dietro gli atteggiamenti polemici e collerici, ci stanno in realtà insoddisfazioni e preoccupazioni che non c'entrano niente col motivo del contendere. Ma allora perché non fermarsi e chiedersi cosa c'è davvero che non va?
Non lo so. Sarà che io, per fortuna, sono abbastanza contenta di me stessa, della mia situazione familiare ed economica. Forse sono fortunata o forse mi so accontentare e so godere quello che ho. O forse un po' tutti e due. Anch'io mi arrabbio qualche volta ma mi passa subito perché mi viene in mente quel proverbio cinese (o di dove diavolo sia) che dice: "Se c’è rimedio non ti arrabbiare, se non c’è rimedio che ti arrabbi a fare?"
Questa sua riflessione mi ha fatto venire in mente la mia quoditidianità in ufficio. Il mio lavoro non mi entusiasma ma lo affronto ogni mattina con serena rassegnazione, cercando di non prendermela per le cose che non vanno come vorrei, cercando sempre il lato positivo o, almeno, il lato comico delle situazioni, consapevole che poteva andarmi molto peggio. Capita invece che i miei colleghi scarichino su di me le loro insoddisfazioni. Con la scusa che io sono la responsabile del servizio, spesso mi investono con tutte le lamentele possibili e immaginabili a proposito degli utenti, del programma informatico che non funziona bene e di ogni sciocchezza che fa saltare loro la mosca al naso. Come difendersi da questa energia negativa? In genere riesco a mantenere la calma e il distacco ma talvolta è difficile non farsi coinvolgere. Talvolta percepisco quasi fisicamente un accumulo di elettricità nell'aria come quando si avvicina un temporale e mi sento tanto parafulmine.
Capisco che spesso, dietro gli atteggiamenti polemici e collerici, ci stanno in realtà insoddisfazioni e preoccupazioni che non c'entrano niente col motivo del contendere. Ma allora perché non fermarsi e chiedersi cosa c'è davvero che non va?
Non lo so. Sarà che io, per fortuna, sono abbastanza contenta di me stessa, della mia situazione familiare ed economica. Forse sono fortunata o forse mi so accontentare e so godere quello che ho. O forse un po' tutti e due. Anch'io mi arrabbio qualche volta ma mi passa subito perché mi viene in mente quel proverbio cinese (o di dove diavolo sia) che dice: "Se c’è rimedio non ti arrabbiare, se non c’è rimedio che ti arrabbi a fare?"
Stupendo proverbio, da tenere a mente. Che bella persona sei cara (qual'è il tuo nome?), la tua famiglia ha ricevuto un grande dono, e sei tu cara con la tua positività e serenità. Anch'io la penso come te, con la calma si è più obbiettivi e si ottiene di più, si guadagna in salute e si vive meglio, senza sconvolgersi l'esistenza.
RispondiEliminaBuona domenica.
Un abbraccio stretto.
Grazie, Annamaria. Devo dire però che a casa sono un po' più fumina. Tanto non mi fila nessuno. :-)
RispondiEliminaMi trovi, tanto tantissimo d'accordo.
RispondiEliminaMal sopporto le persone che spargono negatività. E' vero che a volte ci sono buone ragioni per arrbbiarsi, ma credo che tante persone ogni tanto farebbero bene a fermarsi un attimo e a pensare un po' a tutto quello che va bene. E anche che l'inconveniente, l'imprevisto, fanno parte della realtà, così come il cliente più fastidioso.
Io sono fortunata perchè ho colleghi molto concreti, quando qualcosa non va le energie vanno impiegate per trovare una soluzione, l'unica che si lamenta sempre è la segretaria e qualche volta è un po' pesante.
Io credo che siano cose importanti, c'è già tanto da fare e i problemi arrivano da soli, quelli che coltivano la polemica e il malumore rendono tutto più fastidioso. E soprattutto inutilmente.
Non lo dire a me...ultimamente la boss mi sta mettendo di continuo i bastoni tra le ruote , e le colleghe sono sorprese della mia finta calma....è solo apparenza, se esplodessi sarebbe peggio...è quello che lei cerca...verranno tempi migliori...ma...quando???
RispondiEliminaIcche l'è lo spammatore?
RispondiEliminaCredo di capire ciò a cui ti riferisci. Una mia amica, ai tempi in cui praticavamo lo yoga (utilissimo per neutralizzare queste persone "negative"), mi consigliò: "Di fronte a persone cosìo, creati una sorta di vuoto intorno": Come un'aura protettiva. Fatta di benessere, intelligenza, i tuoi affetti sicuri, e il detto napoletano: "Ma a me, chemmene f...e?". Ciao.
RispondiEliminaLiber: pensa che io sono circondata da "segretarie" (ed anch'io in fondo lo sono). Sarà il tipo di lavoro?
RispondiEliminaLicia: bellissima l'idea dell'aura e anche il detto napoletano. Ne farò tesoro.
Carla: recentemente mi sono arrivati un casino di commenti anonimi in italiano incomprensibile, di contenuto che non c'entra niente con il post e tutti su post vecchi. Sono cioè messaggi automatici detti "spam".
Sai che qualche tempo fa mi ponevo proprio questo problema.
RispondiEliminaUltimamente sono parecchio giu'. Sempre agitato, e spesso malinconico, specie con mia moglie, che mi vede bene da vicino e con cui non riesco ad indossare una maschera.
Il motivo e' ben preciso, e riguarda sostanzialmente la mia insoddisfazione nel lavoro. Faccio un lavoro che non esalta affatto le mie potenzialita' professionali, in un ambiente di colleghi che non apprezza appieno le mie capacita', i compiti mi vengono assegnati per esigenza della ditta e non secondo le mie aspirazioni (il che e' comprensibile, e sarebbe anche accettabile se non mi si spostasse da una mansione all'altra come un pacco postale). Quando il mio lavoro viene scarsamente valutato la colpa e' generalmente della gerarchia che sta sopra di me, che non perde un singolo istante invece a vantarsi i meriti quando il lavoro e' buono. In piu' aggiungici che da qualche tempo c'e' la cassa integrazione (non per il mio ufficio, che per ora e' immune). E questo e' sintomo della totale inutilita' sociale del mio lavoro, e per di piu' lascia presagire ad un crollo generale dell'azienda, con conseguenti ripercussioni anche sul mio posto di lavoro.
Pero' il vero problema e' essere cosi' condizionati dal lavoro. Non dico che uno se ne deve fregare, ma rovinarsi l'esistenza anche nel tempo libero mi pare proprio controproducente. Eppure non riesco a farne a meno...
Mi dispiace davvero, Dario. Quanto all'insoddisfazione ti capisco pero' credo che ci sia differenza tra come la vive un uomo e come la vive una donna. A noi donne ci insegnano sin da piccole che la nostra realizzazione non sta nel lavoro, nel sociale, ma nel privato, nella famiglia. Questo ha lo svantaggio che ci rassegnamo troppo facilmente (ed io mi sono rassegnata molto facilmente) a non veder realizzate le nostre capacita', i nostri talenti.
RispondiEliminaPero' ha il vantaggio che, se la situazione non ti permette scelta, ci e' piu' facile ripiegare le nostre aspettative verso il privato.
Per voi invece e' piu' difficile, immagino.
D'altra parte mi pare di capire che tu purtroppo non abbia molte alternative.
Non ti crucciare se non riesci ad essere allegro e spensierato in casa. Mi sembra normale.
In ogni caso tu hai ben chiaro che cosa c'e' che non va. Nel post invece mi riferivo in particolare ad una mia collega che ha dei problemi familiari ed se la prende invece con gli utenti dicendo che maltrattarli le fa bene allo spirito. Ti sembra giusto?
Boh... non e' che voglio necessariamente trovare soddisfazione in questo lavoro che faccio. Forse e' piuttosto vero che sono deluso perche' quando ho cominciato pensavo di trovarvi soddisfazione.
RispondiEliminaGia', purtoppo in questo periodo non ci sono alternative, data la crisi.
In realta' mi piacerebbe piuttosto cambiare totalmente genere. Smetterla con 'sta informatica che non porta a niente e attuare una rivoluzione bucolica. Comprare una cascina da ristrutturare in centro italia e mettere su un agriturismo. Coltivare i campi e allevare animali. Ma precondizione, evidentemente, e' fare un bel po' di soldi per le spese iniziali e per qualche anno di "assestamento". E questo relega questo progetto allo stato di sogno.
Si', credo che tu abbia ragione nel dire che i rapporti umani devono comunque essere gentili. Anche perche' a fare l'incazzuso a ogni pie' sospinto, poi ci si rode il fegato da se'.
Non lo so se ci sono queste differenze tra uomini e donne. E' che io sento pesante la responsabilita' del mantenimento dei progetti comuni alla famiglia. Il mutuo, ad esempio, che ci sta un po' strozzando.
E infatti io non intedevo soddisfazione nell'attuale lavoro (a me la contabilita' fa cagare!!!). Stavo giusto per scriverti che, per quel poco che ti conosco, ti vedrei benissimo a gestire un agriturismo o un'azienda agricola. Come dice Cetto La Qualunque "into 'o culo l'informatica!" (e per me la contabilita').
RispondiEliminaIo invece sogno di fare un lavoro nel sociale, soprattutto con i ragazzi.
Fammi rituffare tra le pratiche, va! :-(