A Fahrenheit Radio3 due giovani collaboratori della rivista "Lo Straniero", Nicola Villa e Giulio Vannucci, hanno presentato un bibliografia dal titolo
"I libri da leggere a vent'anni" una raccolta di titoli che, secondo i due giovani curatori (anzi, in realtà secondo i loro maestri di riferimento) un ventenne dovrebbe leggere per colmare la sua formazione liceale (che essi trovano troppo "dispersiva" e carente), per "capire il mondo", "trovare la propria strada" o comunque per chi "si vuole mettere in discussione".
L'idea è carina ma, a mio avviso, troppo ambiziosa: più di 550 titoli (suddivisi in aree tematiche) sono veramente tanti, troppi direi. Non a caso la conduttrice ha chiesto loro un po' maliziosamente se li avessero letti tutti, domanda alla quale, ovviamente, la risposta è stata negativa.
Nell'elenco ci sono anche i classici, alcuni dei quali in realtà sono oggetto di studio a scuola (Il Simposio di Platone, Il Tao di Lao Tze, I Vangeli, Le confessioni di Sant'Agostino, L'elogio della pazzia di Erasmo da Rotterdam, Don Giovanni di Mozart, le Operette Morali di Leopardi, Guerra e Pace di Tolstoj, Le notti bianche e I Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Eneide, Iliade, la Divina Commedia, I Promessi Sposi), ma ci sono anche libri un po' più inaspettati (Mattatoio numero 5 di Kurt Vonnegut, A sangue freddo di Truman Capote, Il giocattolo rabbioso di Roberto Arlt, Matilde di Rohal Dahl, L'infamia originaria di Lea Melandri).
Questa lista mi suscita sentimenti contrastanti. Da un lato, affetta come sono dal timore reverenziale e dal senso di inferiorità di chi "non ha studiato" e dal patologico imperativo morale che mi spinge a leggere un libro quasi sempre perchè "va letto" e non perché mi piace, sono molto sensibile a questo tipo di suggerimenti. D'altra parte però penso anche che ogni libro può far crescere o lasciare del tutto indifferenti a seconda del momento in cui si legge, dello stato d'animo col quale si affronta o anche semplicemente a seconda della propria personalità. Anch'io potrei citare dei titoli che, non dico mi hanno cambiato la vita, ma hanno sicuramente modificato il mio modo di percepire il mondo, soprattutto qualche biografia e autobiografia di donne. Dal periodo tormentato in cui mi identificavo con la poetessa suicida Sylvia Plath (La campana di vetro e la biografia di Anne Stevenson), al periodo in cui cercavo di capire l'origine delle pulsioni più nascoste e mi appassionavo per Melanie Klein (Il nostro mondo adulto e la biografia di Phyllis Grosskurth), a quello in cui avevo bisogno di figure forti e generose, sottolineato mirabilmente dalla autobiografia di Teresa Noce (Rivoluzionaria professionale). Mi guarderei bene di indicare come must questi libri ad un ventenne anche se sicuramente li consiglierei a mia nipote.
Quindi alla fine queste "ricette" lasciano un po' il tempo che trovano.
Interessanti anche le proposte degli ascoltatori di Fahrenheit: Siddarta di Hesse, Schopenauer, Padri e figli, La Certosa di Parma, Cosmicomiche di Calvino, Christiane F, Il giovane Holden, La Leggenda del Santo Bevitore, Moby Dick, Rumore bianco di DeLillo.
E voi? Quale libro o quali libri consigliereste ad un ventenne per aiutarlo a "capire il mondo"?
P.S. Sondaggio: chi riconosce la citazione contenuta nel titolo di questo post?
"I libri da leggere a vent'anni" una raccolta di titoli che, secondo i due giovani curatori (anzi, in realtà secondo i loro maestri di riferimento) un ventenne dovrebbe leggere per colmare la sua formazione liceale (che essi trovano troppo "dispersiva" e carente), per "capire il mondo", "trovare la propria strada" o comunque per chi "si vuole mettere in discussione".
L'idea è carina ma, a mio avviso, troppo ambiziosa: più di 550 titoli (suddivisi in aree tematiche) sono veramente tanti, troppi direi. Non a caso la conduttrice ha chiesto loro un po' maliziosamente se li avessero letti tutti, domanda alla quale, ovviamente, la risposta è stata negativa.
Nell'elenco ci sono anche i classici, alcuni dei quali in realtà sono oggetto di studio a scuola (Il Simposio di Platone, Il Tao di Lao Tze, I Vangeli, Le confessioni di Sant'Agostino, L'elogio della pazzia di Erasmo da Rotterdam, Don Giovanni di Mozart, le Operette Morali di Leopardi, Guerra e Pace di Tolstoj, Le notti bianche e I Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Eneide, Iliade, la Divina Commedia, I Promessi Sposi), ma ci sono anche libri un po' più inaspettati (Mattatoio numero 5 di Kurt Vonnegut, A sangue freddo di Truman Capote, Il giocattolo rabbioso di Roberto Arlt, Matilde di Rohal Dahl, L'infamia originaria di Lea Melandri).
Questa lista mi suscita sentimenti contrastanti. Da un lato, affetta come sono dal timore reverenziale e dal senso di inferiorità di chi "non ha studiato" e dal patologico imperativo morale che mi spinge a leggere un libro quasi sempre perchè "va letto" e non perché mi piace, sono molto sensibile a questo tipo di suggerimenti. D'altra parte però penso anche che ogni libro può far crescere o lasciare del tutto indifferenti a seconda del momento in cui si legge, dello stato d'animo col quale si affronta o anche semplicemente a seconda della propria personalità. Anch'io potrei citare dei titoli che, non dico mi hanno cambiato la vita, ma hanno sicuramente modificato il mio modo di percepire il mondo, soprattutto qualche biografia e autobiografia di donne. Dal periodo tormentato in cui mi identificavo con la poetessa suicida Sylvia Plath (La campana di vetro e la biografia di Anne Stevenson), al periodo in cui cercavo di capire l'origine delle pulsioni più nascoste e mi appassionavo per Melanie Klein (Il nostro mondo adulto e la biografia di Phyllis Grosskurth), a quello in cui avevo bisogno di figure forti e generose, sottolineato mirabilmente dalla autobiografia di Teresa Noce (Rivoluzionaria professionale). Mi guarderei bene di indicare come must questi libri ad un ventenne anche se sicuramente li consiglierei a mia nipote.
Quindi alla fine queste "ricette" lasciano un po' il tempo che trovano.
Interessanti anche le proposte degli ascoltatori di Fahrenheit: Siddarta di Hesse, Schopenauer, Padri e figli, La Certosa di Parma, Cosmicomiche di Calvino, Christiane F, Il giovane Holden, La Leggenda del Santo Bevitore, Moby Dick, Rumore bianco di DeLillo.
E voi? Quale libro o quali libri consigliereste ad un ventenne per aiutarlo a "capire il mondo"?
P.S. Sondaggio: chi riconosce la citazione contenuta nel titolo di questo post?
Indicare dei libri può servire, ma sinceramente ho sempre constatato che la cosa migliore è che, a quell'età, siano loro a scegliere, magari leggendo cosa gli altri gli offrono. IO e molti ragazzi che conosco fanno così. Concordo con te quindi per molte cose che dici.
RispondiEliminaIl libro è un amico e, a meno che tu non "debba" leggerlo per superare un'esame, deve essere scelto.
Quando insegnavo, portavo i ragazzi in libreria e gli dicevo di guardare, di sfogliare i libri, di leggerli qua e là. Questo serviva molto, soprattutto a non prendere solo libri "consigliati".
Funzionava.
Un caro saluto.
Io ho il libro perché è edito dal papà di Tommasino. Trovo che sia un tentativo interessante a dubito che un ventenne sia davvero in grado di leggere molti di quei titoli. e come te penso che la risposta è molto soggettiva
RispondiEliminaperò i due giovani autori lasciano una buona traccia
marina
entro in punta di piedi e mi permetto di azzardare: la citazione è da Guccini (Eskimo).
RispondiEliminaSulle liste di libri da raccomandare sono d'accordo, la lettura non conosce imperativi (grazieadio)
Ma accomodati, Arnica. Ci mancherebbe. Esatto: e' proprio Guccini. Mi sa che siamo della stessa generazione.
RispondiEliminaCom'e' che i miei amici blogger grandi divoratori di libri non hanno il coraggio di suggerire un libro ad un giovane? Che delusione! Non un imperativo, bensi' un consiglio.
Coraggio, su!
Proprio perchè divoro i libri l'esortazione "consigliane uno" mi manda in crisi...
RispondiEliminaNon ce la faccio...:-)
Quando i miei ragazzi girano per casa vedono i sette-otto libri normalmente sparsi in giro (in lettura o "candidati a" o appena finiti), e con curiosità li sfogliano, li toccano, se ne fanno sedurre o respingere, e alla fine trovano (o no) un motivo di interesse ed attrazione, ed alla fine scelgono (o no) di volerli leggere...
Si, a volte lascio anche in giro la più aggiornata "lista dei desideri" da Anobii, ma di consigliare a loro un libro...proprio non me la sento!
Sono quindi dell'idea di Giulia: gironzolare in libreria, in biblioteca, tra i banchetti di libri usati, nelle biblioteche altrui, perchè alla fine un libro che ti chiama (con un richiamo a cui non riesci a resistere) c'è sempre.
Eh ma cosi' so' tutti boni!
RispondiEliminaSarebbe già bello per un ventenne riuscire a leggere qualche cosa che gli piace. La lettura è un piacere e l'mportante, dal mio punto di vista, è la lettura in se. Io ho letto libri di un certo spessore e libri frivoli. A 20 anni mi ricordo di avere passato il periodo Hesse... tutto sommato non un cattivo periodo, ma precedentemente avevo letto tutto Salgari e tutto Verne tra le elementari e le medie inferiori, due autori che mi hanno aiutato molto. Quando suggerisco ai miei figli (9 e 12 anni) di leggersi qualche libro di questi due autori mi prendono in giro. Evidentementemente le mode ci sono anche in letteratura.
RispondiEliminaIn ogni caso se consigliassi ON THE ROAD il manifesto della beat generation di Jack Kerouac dici che sarei troppo passatello ??
Guarda, Max, che ci avevo pensato anch'io a On the road...
RispondiEliminaio ti direi i promessi sposi. lo so che è assurdo, ma è così dolce, vero, e profondo, e poi è così tanto spesso poco amato perchè letto per costrizione e invece è davvero un capolavoro senza eguali.
RispondiEliminaLui dice "i tre moschettieri" perchè è una storia di amicizia, tradimento, impegno e crescita e dolore senza però mai essere cupa (dice lui perchè io non l'ho mai letto).
A me ha cambiato la vita "lettera a un bambino mai nato", ma in realtà ero più piccola dei vent'anni.
Bravi!
RispondiEliminaIl tuo post mi ha contemporaneamente messo in crisi e stimolato. Sono sempre stata una "lettrice compulsiva" per cui ho letto molto, ma senza un ordine preciso, per cui mi incuriosisce l'idea di confrontarmi con ipotetiche liste di libri che "andrebbero letti".Penso che la lettura sia innanzitutto un piacere e che almeno i primi libri dovrebbero essere scelti o meglio ancora scoperti da soli e non suggeriti; a vent'anni se hai le "antenne in ricezione" i libri giusti li capti, ti vengono incontro. Quelli proposti da insegnanti e genitori e da adulti in genere temo soffrano del gap generazionale. Kerouac, Sylvia Plath, Simone De Beuvoir, Doris Lessing li ho letti scoprendoli da sola fuori casa: in famiglia e al liceo dominavano i classici (per inciso li ho letti con immenso piacere), ma difficilmente mi sarebbero state proposte letture "alternative".
RispondiEliminaAd un ventenne che non legge proverei a proporre "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano - piacevole e non impegnativo o "L'elenco telefonico di Atlantide" di Tullio Avoledo, un libro molto particolare, potrebbe piacere, se leggono volentieri, si possono proporre Sciascia, Pasolini, Primo Levi, un po' di impegno civile, insomma.
Personalmente ho amato i grandi scrittori russi, torno volentieri a rileggere Proust (non tutti i libri), mi piace molto Erri De Luca, leggo in parallello due o tre libri diversi, secondo lo stato d'animo del momento. Insomma senza un filo conduttore, ma con passione.
Buonanotte
Dolores
Dolores, innanzitutto, grazie per i tuoi commenti sempre belli e intensi (sei pronta per aprire un blog, secondo me ;-) ).
RispondiEliminaPer il resto, vorrei specificare che qui non si tratta di attirare un giovane alla lettura (come anche altri hanno interpretato). Se un ragazzo legge "i primi libri" a vent'anni penso che non diventera' mai un lettore. Qui si parla di giovani che gia' leggono e che per primi chiedono un consiglio su come orientarsi. Mi sembra che abbiano diritto di riceverlo (salvo la liberta' di seguirlo).
Test ieri sera a cena: i miei figli, che non sono grandi lettori e che hanno comunque sempre rivendicato liberta' di scelta, mi hanno confermato che i consigli degli adulti sono bene accetti, anzi secondo il grande (17 anni) sono essenziali "se no come si fa".
La liberta' di "annusare" e di scegliere ad intuito e' molto romantica pero' con questo criterio un ragazzo puo' sentirsi a posto anche a leggere solo Topolino e la Gazzetta dello Sport.
PS concordo con i libri di coscienza civile (Sciascia, Levi, ecc.)
non è facile consigliare un libro; credo, come molti, che sia il libro a scegliere il lettore più che viceversa. E poi i libri non si leggono mai allo stesso modo, dipende dall'età, dal momento, dallo stato d'animo. Però , siccome ci sfidi, ci provo. Faccio un elenchino:
RispondiElimina"Un amore" di Cesare Pavese
"Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino
"Il memoriale del convento" di Josè Saramago
"Si sta facendo sempre più tardi" di Antonio Tabucchi.
Che ne dici?
Ebbene si', Unodicinque, i consigli in realta' li volevo io... ;-)
RispondiEliminaNon ho letto nessuno dei libri che citi.
Grazie!
Per unodicinque:
RispondiEliminaintendevi Un amore di Dino Buzzati? Sarebbe l'unico che ho letto dei quattro suggeriti.
Per Artemisia:
Se possibile farò seguito con un aggiornamento al mio commento di ieri (sono in pausa pranzo).
Comunque grazie intanto per i complimenti
Buon proseguimento di giornata
Dolores
Arte, ormai ci conosciamo; tengo a ribadire che questo non vuole essere un giudizio su di te, ma secondo me il tuo approccio alla lettura è sbagliato. Non sono nemmeno d'accordo che uno che legga i primi libri a 20 anni non diventi mai un lettore.
RispondiEliminaOra, io ho 30 anni e mi pare di capire che la maggioranza dei lettori di questo blog mi superi in età. Leggo i vostri consigli, e temo che l'ostacolo principale sia il voler consigliare i libri della vostra giovinezza: ci sono i classici, ma ci sono anche autori (come Pavese e Tabucchi) che anche per la mia generazione, in media, suonano decisamente datati. Cioè, troppo di un'altra epoca, ma non ancora senza tempo per essere annoverati tra i classici.
Se voglio consigliare un libro a una persona più giovane di me, inoltre, io non riesco a prendere come criterio il "capire il mondo" . Gli unici criteri che mi paiono validi sono la bontà del libro, la ricchezza della trama, le emozioni che suscita. Di conseguenza, tra i miei consigli ci sono: "La versione di Barney" (Mordecai Richler); "La banda dei brocchi" (Jonathan Coe); "Joseph Andrews" (Henry Fielding) - e giusto perché "Tom Jones" è il mio romanzo preferito, e sarebbe scontato xD
Oh Marchino, che il mio approccio alla lettura sia "patologico" me lo avete ribatido in più di uno e più volte. Lo so benissimo. Tant'è che l'ho scritto anche nel post. Se dovessi leggere solo quello che mi fa piacere leggere, leggerei solo i post e gli articoli di giornale.
RispondiEliminaDetto questo, capisco il punto del gap generazionale ma si parte da due presupposti molto diversi. I ragazzi che hanno curato il libro (che sono più giovani di te, sorry! anzi, tut mir leid!) hanno consultato i loro "fratelli maggiori" e hanno chiesto loro NON quali libri consigliano perchè belli, bensì quali libri consigliano per "capire il mondo", "trovare la propria strada" o "mettersi in discussione" o (aggiungo io) farsi un bagaglio culturale.
Puoi contestare la domanda se vuoi ma non sostituirla con un'altra. Le emozioni qui c'entrano poco.
Grazie comunque per i suggerimenti che terrò in considerazione.
difatti io contestavo proprio la domanda! ;-)
RispondiEliminaE ' bello assaggiare i libri un po' come i vini e gli amori: con passione ed anche con un po' di incoscienza.
RispondiEliminaLe liste o i consigli, quindi, potrebbero avere delle "controindicazioni."
Ma me fare liste ed elenchi di libri piace, perciò consiglio:
"Le lettere dal carcere" di A. Gramsci;
il "Ritratto dell'artista da giovane" di Joyce;
"Il processo" di Kafka;
"Le confessioni" di S. Agostino;
le "Lettere " di Abelardo ed Eloisa;
"Il coniglio divora il serpente" di Wolf Biermann;
le poesie di Saffo;
la "Stagione all'Inferno" di Rimbaud;
"Molto presto di mattina" di Dylan Thomas; "Opinioni di un clown" di Boll.
E basta così perchè adesso devo andare a fare gli esercizi di tedesco.
Ottima, la citazione da Guccini... siamo proprio una grande gnerazione! Anche perchè se non ce lo diciamo noi...
Ciao.
errata corrige: "a" me;
RispondiElimina"generazione", non gnerazione.
Magari torerò un'altra volta per un commento più organico
Grazie Riccardo. Ma si' diciamocelo fra noi che siamo una grande generazione. :-)
RispondiElimina