A causa del periodo particolarmente intenso per una serie di cose concomitanti, ho veramente poco tempo libero per navigare in rete. Non volendo assolutamente rinunciare al blog e ad un ritmo di pubblicazione come da patto stipulato con me stessa e cercando di mantenere i contatti con gli amici blogger (a cui tengo molto), ho dovuto sacrificare la lettura degli altri siti a cui sono abbonata, quelli di informazione: L'Unità, Il Fatto Quotidiano, L'Italia dall'Estero, il blog di Travaglio, di Piero Ricca, di Nando Dalla Chiesa, di Roberto Saviano, di Zoro, ecc. Una scorsa l'ho sempre data ma molto molto superficiale, praticamente quasi limitata ai titoli. Non è che abbia rinunciato del tutto ad informarmi anche solo attraverso le mie trasmissioni preferite o il giornale il finesettimana. Mi sono accorta però che il non approfondire certi argomenti più scabrosi (le malefatte di chi è al potere, per intendersi) il mio tasso di indignazione, o se volete il mio senso di nausea, conosce una pausa, per certi aspetti, salutare. Ne ho avuto la riprova qualche giorno fa quando, ritrovando un po' di tempo per approfondire, l'indice di rabbia è immediatamente risalito.
E' un bene o è un male? Serve a qualcosa sapere tutti i risvolti delle vicende o è utile solo per farsi venire il mal di fegato?
Non so proprio rispondere e questi dubbi che me li pongo da tempo come dimostra questo vecchio post.
Mentre faccio i conti con i miei sensi di colpa da scarso impegno civile, scopro con piacevole sorpresa che Marco di Senza traccia mi dedica un post definendomi "una blogger impegnata". Caspita! Tra l'altro Marco cita un'interessante vecchio articolo di Roberto Cotroneo che, all'indomani delle ultime elezioni, consiglia un po' provocatoriamente, di chiudersi in piacevoli attività private aspettando che arrivino tempi migliori.
Che dire? Qui non si tratta tanto di destra cattiva e di sinistra buona, come tende a pensare Marco, qui si tratta di assistere impotenti all'affermarsi di una classe dirigente fatta di potenti, imprenditori, professionisti, affaristi, insomma ricchi che cercano di eliminare le regole (non perfette, per carità) per fare un po' come gli pare. Cercano di dare le ultime mazzolate alla scuola pubblica, alla sanità pubblica, allo stato sociale perchè tanto loro e i loro figli non ne hanno bisogno. Cercano di smantellare i diritti dei lavoratori faticosamente conquistati per poter aver campo libero nella loro attività. Cercano di ostacolare il lavoro della magistratura perchè ogni tanto rompe loro i coglioni.
Stare zitti e chiudersi nel proprio privato aspettando le prossime elezioni ho paura che sia un po' pericoloso. Io non me la sento. Capisco che l'indignazione continua e fine a se stessa non serva a niente. Ha perfettamente ragione Marco quando dice che bisognerebbe allargare l'orizzonte e vedere un po' più in là del trito dibattito tra berlusconiani e antiberlusconiani, andare "lontano dal qui e ora". Il bisogno di fare qualcosa però è impellente ed essere informati è il primo passo, anche se da solo ovviamente non basta. Senza nessun giudizio o disprezzo verso chi non lo fa (ci mancherebbe: e chi sono io per giudicare?), semplicemente non vorrei un giorno svegliarmi e trovare una società "ancora più ad uso e consumo dei ricchi e dei potenti e il resto ciccia" (scusate, banalizzo per amor di brevità).
Certo se il solo risultato di essere informati è il proprio mal di pancia, vuoi mettere come si sta meglio senza sapere nulla? Finché un giorno le conseguenze di certi misfatti entrano nella tua vita.
E' un bene o è un male? Serve a qualcosa sapere tutti i risvolti delle vicende o è utile solo per farsi venire il mal di fegato?
Non so proprio rispondere e questi dubbi che me li pongo da tempo come dimostra questo vecchio post.
Mentre faccio i conti con i miei sensi di colpa da scarso impegno civile, scopro con piacevole sorpresa che Marco di Senza traccia mi dedica un post definendomi "una blogger impegnata". Caspita! Tra l'altro Marco cita un'interessante vecchio articolo di Roberto Cotroneo che, all'indomani delle ultime elezioni, consiglia un po' provocatoriamente, di chiudersi in piacevoli attività private aspettando che arrivino tempi migliori.
Che dire? Qui non si tratta tanto di destra cattiva e di sinistra buona, come tende a pensare Marco, qui si tratta di assistere impotenti all'affermarsi di una classe dirigente fatta di potenti, imprenditori, professionisti, affaristi, insomma ricchi che cercano di eliminare le regole (non perfette, per carità) per fare un po' come gli pare. Cercano di dare le ultime mazzolate alla scuola pubblica, alla sanità pubblica, allo stato sociale perchè tanto loro e i loro figli non ne hanno bisogno. Cercano di smantellare i diritti dei lavoratori faticosamente conquistati per poter aver campo libero nella loro attività. Cercano di ostacolare il lavoro della magistratura perchè ogni tanto rompe loro i coglioni.
Stare zitti e chiudersi nel proprio privato aspettando le prossime elezioni ho paura che sia un po' pericoloso. Io non me la sento. Capisco che l'indignazione continua e fine a se stessa non serva a niente. Ha perfettamente ragione Marco quando dice che bisognerebbe allargare l'orizzonte e vedere un po' più in là del trito dibattito tra berlusconiani e antiberlusconiani, andare "lontano dal qui e ora". Il bisogno di fare qualcosa però è impellente ed essere informati è il primo passo, anche se da solo ovviamente non basta. Senza nessun giudizio o disprezzo verso chi non lo fa (ci mancherebbe: e chi sono io per giudicare?), semplicemente non vorrei un giorno svegliarmi e trovare una società "ancora più ad uso e consumo dei ricchi e dei potenti e il resto ciccia" (scusate, banalizzo per amor di brevità).
Certo se il solo risultato di essere informati è il proprio mal di pancia, vuoi mettere come si sta meglio senza sapere nulla? Finché un giorno le conseguenze di certi misfatti entrano nella tua vita.
Arte, io, che sono informato nei miei migliori periodi peggio che te nei peggiori, modesto parere, penso che l'indignazione sia buona cosa anche se fa stare male il fegato.
RispondiEliminaPero' ogni volta penso che se da un lato e' giusto voler cambiare il mondo, dall'altro c'e' la consapevolezza che non ne abbiamo gli strumenti.
Nessuno di noi (meno che meno io) e' disposto ad imbracciare fisicamente le armi per fare la rivoluzione, e quindi dobbiamo limitarci a cercare di utilizzare i metodi che ci vengono "gentilmente" concessi proprio da quella classe di potenti che vogliono piu' potere togliendoci diritti e ricchezze: il voto.
E come racconto in questo post, anche questo strumento sta diventando puramente formale, per salvare la faccia alla cosiddetta democrazia, perche' il nostro potere e' di scegliere tra opzioni che lavorano sinergicamente per gli scopi che dichiari tu.
Ciao Artemisia,
RispondiEliminaleggendo attentamente il tuo post e quello di Marcosenzatraccia che hai linkato mi è venuto subito in mente un passaggio tratto da "Sabato" di Ian McEwan ( ed. Einaudi,pag.40-41)
“Più allarghi il campo, più merda vedi.”
“Quando ci ostiniamo a occuparci dei massimi sistemi, della situazione politica, del surriscaldamento dell’atmosfera, della povertà del mondo, sembra tutto tremendo, senza posibilità di recupero, senza la minima prospettiva.
Se invece ridimensiono il pensiero, avvicino lo sguardo, diventa tutto bellissimo. Perciò d’ora in poi il mio motto sarà: solo pensieri su scala ridotta.”
Personalmente, per quanto sappia con certezza che un atteggiamento più domestico e tranquillo sia salutare e necessario, ho poi bisogno dei mal di pancia che trovo altrettanto salutari...non posso rinunciare all'indignazione, non posso mettere a riposo il mio cervello e il mio stomaco in attesa di tempi migliori come provocatoriamente suggerisce Cotroneo. Ho il dubbio che raccogliersi troppo su se stessi occupandosi del proprio orticello non sia possibile per tutti e credo che , quando la mia capacità di indignarmi sparirà, con lei evaporerà anche la parte migliore di me. Per ora cerco una ricetta che mi permetta di arrabiarmi e indignarmi senza che queste emozioni debbano ritorcersi poi contro di me a livello di salute...una sorta di "nirvana attivo". Lo so, è un'antinomia ma spesso nel paradosso ho trovato le migliori risposte.
Un caro saluto da una lettrice( dalla calabra terra dove da indignarsi c'è tanto) che segue il tuo blog con interesse e anmmirazione .
Silvia
;-) insomma, per adesso Massimi Sistemi vince contro Colibri' tre a zero.
RispondiElimina...okay, okay... scherzavo...
io l'ho adottato da un po' il metodo dell' "allontanamento ragionato". Sopravvivenza, se vuoi, nausea, noia; il fatto è che a forza di parlare (male)di B. forse abbiamo un po' perso di vista gli argomenti "alti", i progetti, i modelli ed ora che siamo al cosiddetto "redde rationem" (spero di aver citato bene) siamo un po' scarsi ad idee.....(ovviamente parolo per me)
RispondiElimina"arrabbiarmi" of course.
RispondiEliminaDovrei imparare a rileggermi sempre :-)
Silvia
Dario: condivido la tua analisi (mancanza di strumenti e inefficacia del voto) ma tra "cambiare il mondo" e stare zitta ci sono infinite sfumature, no? OK non si puo' cambiare il mondo, ma zitta non ci sto (troppo colibri'? :-) ).
RispondiEliminaSilvia: ti ringrazio dei complimenti e del commento molto stimolante. Dalla Calabria? Mi piacerebbe molto che tu raccontassi tante cose della tua terra che seguo con addolorato affetto (Gratteri, Cascini, ecc.). Ce l'hai un blog?
Unodicinque: mi pare di capire che siamo in diversi ad essere addivenuti alla stessa soluzione (allontanamento ragionato, nirvana attivo, ecc.)
Anzi, zitto neanch'io ci sto.
RispondiEliminaAddirittura mi si accusa di logorrea ;-)
Solo che a volte sono sconfortato all'idea che non serve a niente, che anche l'opposizione di me che zitto non sto e' inglobata nel sistema, quasi un buffone di corte che dice quel che vuole, ma nessuno se lo caga.
I motivi per essere indignati per il modo in cui questo disgraziato paese sta sprofondando sempre più nella melma, grazie anche alla connivenza di molti di coloro che siedono in Parlamento sia di maggioranza che di opposizione, ( credo comunque che anche in Parlamento ci siano molte persone oneste in ogni schieramento, ma siano assolutamente impotenti ad agire in questo sistema aberrante), non condivido però il ritirarsi nel privato, a mio modo di vedere è una resa senza condizioni e... "non disturbiamo il manovratore".
RispondiEliminaIo credo all'importanza di esserci sempre e particolarmente nei momenti difficili, solo portando la propria umile goccia possiamo ingrossare il fiume e portare altri a seguirci e cambiare.
Mi scuso per il " pistolotto", non voglio insegnare niente a nessuno, è solo il mio modo di concepire la partecipazione per ritornare ad una società in cui l'etica sia ancora un valore.
Ogni tuo pistolotto e' benvenuto, Sileno.
RispondiEliminacara Arte io sto scrivendo poco perchè fa troppo caldo e cerco di risparmiare energia ed energie ma , essendo in vacanza, mi leggo tutti i quotidiani ed ascolto le notizie tv
RispondiEliminae la mia indignazione è alle stelle
perchè tra cricche e malefatte varie in vari ambiente, politica magistratura ecc ecc, abbiamo veramente toccato il fondo;
mi ricordo bene i tempi della vecchia P2 ed ora rivedo comparire certi tristi figuri in una nuova P3
Ma è possibile che non si riesca far pulizia mai in questo paese di corrotti corruttibili e corruttori ???
se ognuno di noi non solo scrivesse, come hai fatto tu nel tuo blog,e si indignasse, ma restasse sempre moralmente integro, nel proprio privato, nel lavoro o altrove, e non si laciasse mai corrompere, forse cominceremmo ad essere molti contro la cricca
e se potessimo veramente votare solo i non corrotti, allora sì che le cose comincerebbero a cambiare
visto che chi è corrotto non si indigna, non prova vergogna e soprattutto non si dimette mai, neppure se lo obbligano !!!!
ciao e buone vacanze ... erica
Eccomi :-)
RispondiEliminaDunque Arte, io non credo che Cotroneo invitasse a chiudersi. Almeno per come l'ho letto io, il suo invito è essenzialmente a non perdersi in polemiche sterili, quelle per le quali Porta a porta basta e avanza. Come disse una mattina Gianluca Nicoletti, conduttore di Melog 2.0 su Radio 24, la sua "è una trasmissione che metaforizza il reale: se lei mi racconta quello che c'è oggi sui giornali io mi addormento."
La mia capacità di indignarmi non è scomparsa: è solo molto meno "rumorosa" che in passato.
La citazione di Ian McEwan che ha tirato fuori Silvia è bellissima, e riflette assai il mio attuale atteggiamento. Soprattutto proprio a seguito di discussioni alle quali in passato avevo partecipato con vigore, poiché molte mie convinzioni non sono esattamente conformi al prototipo della persona "di sinistra." Anzi, per molti versi io sono un conservatore. Tali discussioni portarono solo offese, e quando si passava ad argomenti più leggeri, come film o musica, l'atteggiamento nei miei confronti era molto più diffidente, quasi come a dirmi "tu non sei degno di guardare questi film." Poiché tuttavia le polemiche si dimenticano dopo pochi giorni mentre invece l'arte resta, tra le due cose non ho avuto dubbi. Ecco il perché del "disimpegno."
;-) a questo punto sono un po' confuso sul significato della parola "indignazione".
RispondiEliminaCioe', io credo che, almeno per quanto mi riguarda, quando si nuota nella merda, dopo un po' c'e' assuefazione all'odore. Cioe', non e' che diventa improvvisamente gradevole, la merda, ma quanto meno diventa sopportabile nuotarci dentro. E non e' un atto di volonta', ma semplicemente istinto di conservazione. Ci rende capaci di sopravvivere nonostante tutto.
Solo una decina di anni fa io non pensavo che si potesse arrivare a tanto. Un presidente del consiglio che e' un farabutto delinquente, e che nemmeno tenta di nasconderlo, ma cerca di legalizzare la farabuttezza e la delinquenza per poterne uscire integro, anche se per farlo bisogna cambiare il valore della parola "integro".
Pensavo che fosse assodato che la legge e' uguale per tutti. Ma pensavo anche altre cose piu' legate ai miei adorati massimi sistemi, tipo che la guerra era sconfitta (be', per questo devo andare indietro almeno di un altro decennio) dal pianeta. Che la caduta del muro di berlino comportasse un mondo di pace e prosperita' (questo l'ho creduto fino al giorno dopo del suo abbattimento).
Dio, pensavo che l'Unione europea avrebbe sconfitto la poverta' in questo continente (o almeno avrebbe contribuito a cercare di sconfiggerla). Che illuso!
Pensavo che il fascismo non poteva piu' ritornare, che i diritti dei lavoratori fossero ormai dato consolidato che puo' solo crescere.
Poi, quando mi sono reso conto che queste cose non valevano piu', ho cominciato ad indignarmi. Indignarmi del fatto che i nostri rappresentanti perseguono un peggioramento e non un miglioramento delle nostre condizioni (e quindi, che cavolo di rappresentanti sono?).
Ma, tutto sommato sono qui. La mia indignazione consiste semplicemente nel non approvare quel che sta succedendo, a volte gridandolo al vento, a volte tenendomelo per me. Nel non approvarlo, perche' per forza devo accettarlo, non avendo il potere di cambiarlo.
E questa e' la morte della democrazia, perche' se l'indignazione non e' utile per cambiare le cose vuol dire che non siamo piu' padroni di noi stessi.
Minchia, come la faccio patetica!
E pure fuori tema, sono andato!
Io sono convinto che la più grande fortuna dei politici è che la gente ha memoria corta ed alla fine si accontenta di pane e salame.. magari si arrabbia, si indigna ma dopo un mugugno ritorna al proprio orticello. Questa è la tendenza italiana.. ditemi se mi sbaglio?
RispondiEliminaIo sono convinto però che conviene sempre conoscere le cose ma prenderli sempre non in modo personale ma distaccato (quando si può).
Infine ritengo che dietro la vera divisione politica dell'italia (non destra/sinistra ma pro/contro berlusconi) c'è una perfetta unione di intenti di racimolare soldi e/o potere a danno dei più poveri.. senza al contempo un minimo di progetti, programmi ed idee reali e pratiche (ma al massimo demagogiche e vaghe con slogan tipo: lavoro, sanità e famiglia).
Cara Artemisia ti seguo sempre con interesse anche se commento poco.
RispondiEliminaMa di questo post volevo dire qualcosa.
Indignarsi va bene, non stare zitti anche. Ma, secondo me, a due importanti condizioni.
La prima è che il sentimento di indignazione non ci faccia vedere sempre e solo tutto nero, perché vicino a noi, come ha già detto qualcuno, c'è molto di positivo.
La seconda, importantissima secondo me, è che all'indignazione segua sempre anche un'azione, fosse anche solo una goccia nel mare...
Perché altrimenti risulta sempre e solo un'inutile e fastidiosa lamentela.
E come dico sempre fino alla noia, oltre al voto elettorale che sembra piuttosto inutile...c'è un voto che possiamo dare ogni giorno, sempre, ogni momento ed è il consumo.
Abbiamo un grosso potere!
Mi dilungo ma c'è un'altra condizione, a mio parere, che nella nostra vita privata, nei nostri piccoli conflitti e nei nostri piccoli tentativi di essere corrotti o sleali non ci comportiamo come chi sta al potere...
Grazie dei commenti molto belli nella loro varieta'.
RispondiEliminaMarco: ma che gente frequenti? Come si fa ad etichettarti come un rejetto semplicemente perche' la pensi in modo diverso?
Siamo tutti d'accordo che la fissazione su una persona (pur potente) e' sterile e miope. Ma quello che io temo e' proprio l'assuefazione di cui parla Dario. Sara' che sono reduce da una visita a Dachau. Non che pensi che quelle cose si possano ripetere ma e' significativo che i regimi prendano piede un po' in sordina basandosi proprio sull'assuefazione.
Spunto ha ragione nel dire che finche' la gente ha da perdere qualcosa (anche fosse pane e salame) non reagisce. Anche questo mi mette un po' i brividi.
Condivido anche quello che scrive Alchemilla quanto all'attenzione quotidiana ad ogni singolo gesto e alla coerenza nelle scelte di tutti i giorni. Non e' facile, pero'.
Buona giornata a tutti.