giovedì 18 novembre 2010

Ma come diavolo si usa questo affare qua

L'altro giorno ascoltavo una delle puntate di Fahrenheit dedicate alla scuola. Erano ospiti Girolamo De Michele, insegnante di storia e filosofia in un liceo di Ferrara e autore di La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla, e Piero Cipollone, economista e autore di Capitale umano. Sulla scuola i due ospiti non hanno detto niente che non sia condivisibile ma anche niente di nuovo, però alcuni spunti di riflessione mi sono parsi interessanti.
De Michele, per esempio, ha evidenziato come il divario Nord-Sud (che pare sia di ben 70 punti OCSE-PISA equivalenti a due anni di scuola) non sia solo un problema di scuola ma di società. L'istruzione di un ragazzo dipende infatti anche da altri elementi come quanti libri ci sono in casa, quante biblioteche e librerie ci sono nel paese in cui abita (13 milioni di Italiani vivono in paesi dove non c'è neanche una libreria).
Durante la trasmissione si sono poi soffermati sui cambiamenti epocali del Ventunesimo secolo per i quali c'è bisogno di imparare competenze diverse da quelle che la scuola tradizionalmente insegna. In effetti se ci guardiamo intorno in ufficio vediamo quasi tutte apparecchiature non c'erano dieci anni fa e ciò ci dà l'idea di quanto saremo costretti ad imparare nei prossimi dieci anni. Chi non sarà in grado di utilizzare macchine complesse che diventeranno quotidiane sarà tagliato fuori. Questo però non significa che ci vogliano più insegnanti e più materie tecniche. Quello che la scuola deve fare non è insegnare ad usare il computer di oggi, che tra dieci anni sarà antiquariato (e qui mi sono venute in mente le polverose macchine che usavamo durante l'ora di Calcolo Computistico) ma deve dare l'elasticità mentale che mi consentirà tra dieci anni di imparare ad usare la macchina che ci sarà allora senza avere il blocco dell'apprendimento che capita ad una certa età.
L'analfabetismo di ritorno è un altro dei temi affrontati nella puntata dimostrato da quante persone hanno difficoltà a fare un biglietto del treno allo sportello automatico o addirittura a capire il tabellone dell'orario dei treni o da quante persone che non sanno fare da soli la dichiarazione dei redditi.
Viviamo in una società molto complessa e, se negli anni Sessanta il diploma di Scuola Media Inferiore era sufficiente per affrontarla, oggi come base bisogna avere quello che si impara a diciott'anni finito il liceo.
Dall'altra parte invece c'è una precisa volontà politica di creare un ceto di cittadini di serie B, incapaci di essere attivi e di leggere un contratto di lavoro. Nell'odierna giungla dei contratti di lavoro, afferma sempre De Michele, avremo dei cittadini che firmeranno inconsapevolmente e che saranno incapaci di far valere i propri diritti a fianco di un'elite del 10% della popolazione che, per tradizione familiare (siamo il paese con il più alto grado di rigidità sociale), può accedere all'istruzione.

7 commenti:

  1. io personalmente penso che la scuola dovrebbe fare un passo indietro e tornare alle materie di base umanistiche e matematico-scientifiche.

    e l'italiano... è spaventoso come scrivono i ragazzi oggi. quando ho letto la tesi di mia sorella, una tesi bellissima nel contenuto e con degli elaborati grafici fantastici (e non a caso è stata premiata e pubblicata), ho preso un colpo... sintassi... cos'è?
    tralascio quello che ho visto nei ragazzi che ho avuto a fianco sul lavoro.
    eppure il linguaggio è alla base dello sviluppo del pensiero e della comunicazione, non proprio aspetti secondari della vita.

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  2. Mi sento colto sul vivo riguardo al tema della dichiarazione dei redditi.
    Per un breve periodo della mia vita ho avuto una partita iva e me la facevo fare dal commercialista (aggratis, come omaggio del lavoro che gli dava mio padre). Poi non l'ho piu' fatto fino a che ho acceso il mutuo, cinque anni fa.
    E da allora sono cominciati gli incubi nelle notti che si avvicinano al giorno in cui devo presentarmi al CAAF per il controllo. Lo so, non dovrebbe essere cosi' complicato. Ma bisogna prendere tutte le ricevute, fare i conti. Le spese veterinarie, quelle mediche, il documento della banca relativo al mutuo, che, morisse, non ha mai lo stesso formato e include voci ogni anno diverse. E che io ho un reddito solo. Da lavoratore dipendente. No, forse per te Arte il 730 e' un gioco da ragazzi, ma per me e' davvero peggio di una settimana di coliche intestinali!

    Mi ha colpito anche l'affermazione che 13 milioni di italiani vivono in paesi dove non c'e' una libreria. Strabiliante, ma ad una piu' attenta analisi non ho difficolta' a crederlo. Io per esempio sono uno di essi. Nel mio comune non c'e' una libreria. Quindi lo stesso vale per altri 1500 che vivono nello stesso comune. Per la verita' nel mio comune non c'e' nemmeno un negozio di alimentari. E neanche un tabaccaio. Ne' un ferramenta, ne' un droghiere, ne' una ricevitoria del lotto, ne' un macellaio ne' una cartoleria... Per dir la verita' non c'e' nemmeno un negozio, se escludiamo una farmacia e una parrucchiera. Ci sono due bar e... incredibile a dirsi, ben quattro ristoranti, tre dei quali, pero', sono aperti solo nei mesi estivi. C'e' una biblioteca comunale, ma non saprei dirti quanto sia fornita: non ci sono mai andato.

    Vero anche il "blocco dell'apprendimento che avviene ad una certa eta'". Ci ho pensato ed in effetti capita anche a me. Pero' mi capita in modo un po' particolare. Per esempio non so come funziona facebook ne' altri social network. Non so come funziona un ipod o un ipad (anche se posso intuirlo avendone uno tra le mani non avrei la manualita' necessaria). Insomma queste tecnologie mi sono estranee. Pero', e in questo mi pare di potermi accomunare a molti altri nelle mie condizioni, credo che non sia dovuto a mancanza di elasticita' mentale o di capacita' di apprendere, quanto piuttosto a totale disinteresse nei confronti degli oggetti tecnologici. Se mi interessasse avere una identita' su Facebook, credo che non avrei problemi a crearmela o gestirmela. Il punto e' che non me ne frega proprio nulla. Se uno deve viaggiare in treno una volta nella vita, a quello non interessa di imparare a leggere un orario del treno, e quindi vorra' occupare il suo tempo e le sue energie ad imparare qualcos'altro. Viceversa mi ritrovo estremamente flessibile ed aperto riguardo altre questioni (che in gioventu' mi erano estranee), tipo la coltivazione dell'orto, ad esempio. Ecco, credo che non sia tanto questione di come sara' il futuro, quanto piuttosto di come si vorrebbe che sia. Il mio amico (grossomodo coetaneo) si stupisce dello scarso interesse che ripongo nella tecnologia (lui e' un patito dell'elettronica e annessi). Il futuro sara' tecnologico, dice lui. Conosce l'ultima frontiera del computer, ma non ha la minima idea di come si munge una vacca. Io credo che il futuro sia comunque anche nei latticini. Lo spero almeno ;-)

    Di' la verita', ti e' mancato un po' il tuo amico logorroico, eh?

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  3. Quanta carne al fuoco!! E' decisamente sconcertante il fatto che all'avanzare del progresso si determini un impoverimento delle funzionalità dell'uomo. Per carità, io che vivo grazie alla tecnologia, ne apprezzo le virtù positive immense ma talvolta la società non ha l'approccio corretto tanto che o si lascia andare troppo (hai visto più nessuno fare calcoli a mano?) oppure ha un rifiuto pregiudiziale a questa o quella tecnologia.
    Per quanto riguarda poi l'istruzione, naturalmente, avere una popolazione ignorante, superficiale e non attenta ai valori della vita, aiuta la mini classe dirigente a poter fare i loro comodi più alacremente (ma questa è una storia vecchia e lunga)

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  4. Ebbene si', Dario. Mi mancavi. Come mi mancano i vostri blog dato che in questi giorni sono proprio di corsa e li ho un po' trascurati.

    Riguardo alla dichiarazione dei redditi, certo che dipende (il 730 appunto e' facilissimo).

    Ma ragazzi, non si sta parlando di Facebook o dell'Ipad, si sta parlando proprio di macchine banali, quotidiane e (volenti o nolenti) necessarie. Non dovete pensare a persone con una buona cultura come voi. Pensate soprattutto agli anziani che non sanno nemmeno mandare un SMS. Non so se avete avuto esperienza di come viene accolta ogni novita' informatica in un ufficio (forse Spunto ne sa qualcosa). Tra i miei colleghi (tutti intorno ai 50 e tutti diplomati) e' una tragedia. Fanno delle resistenze fortissime. E' questa l'elasticita' mentale di cui si parla. Sono questi i blocchi di apprendimento di cui parla De Michele. Se sei abituato ad apprendere cose nuove tutta la vita (anche, perche' no, come mungere una vacca) non avrai problemi altrimenti sei tagliato fuori o dipenderai sempre dagli altri.

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  5. Nuova Costituzione pensata da questo governo :
    'L'Italia è una Repubblica basata sull'ignoranza di molti e sulla furbizia di pochi'
    Cristiana

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  6. La scuola va ripensata dalle fondamenta, invece ancìdiamo avanti appicicando "cose", "materie" etc, senza rioensarla come luogo di formazione e non solo di informazione. Ma mi fermo qui...
    Un abbraccio

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