Regna,
comprensibilmente ma pericolosamente, il risentimento verso i
politici professionisti e la convinzione (forse più una speranza)
che, se certe cariche fossero ricoperte da persone “normali”,
prestate alla politica dalla società civile, tutto andrebbe meglio.
Ma è proprio così?
Ho
sempre avuto l'idea che amministrare un sistema complesso come una
città, una regione ed ancor più un paese costringa il nuovo eletto, pur onesto e competente, a perdere di vista
la società ideale che può avere in mente. Si può dire banalizzando il classico “tra il
dire e il fare...”
Un
po' me lo ha confermato l'intervista rilasciata a Fahrenheit Radio 3 da Roberto Balzani, professore di Storia Contemporanea all'Università
di Bologna, autore del libro "Cinque anni di solitudine, memorie inutili di un sindaco", dove egli racconta appunto la sua
esperienza di amministratore della cittadina di Forlì.
Il
prof. Balzani afferma nel suo libro: "Scrivo prima che la
patologia da cui sono colpito, l'impossibilità di concentrarsi a
lungo su qualcosa di specifico che non siano problemi immediati,
urgenti, indifferibili, sia veri sia presunti tali, abbia annichilito
l'abitudine prevalente coltivata nell'altra vita di soffermarmi sulle
cause dei problemi per analizzarli e poi decidere."
Balzani
vinse a sorpresa le primarie e investì tutta l'energia di studioso
per cercare di capire i suoi concittadini che avrebbe amministrato.
Presto però si rese conto che il bombardamento di informazioni a cui
era soggetto, sin dalla campagna elettorale, lo costringeva ad una
vita fatta di relazioni molto superficiali ed anche poco utili a
produrre poi delle decisioni razionali. Il sindaco diventa il
terminale di tutte le richieste, le aspirazioni e le proteste senza
che spesso possa avere una reale capacità di intervenire. Nella sua
intervista, lo storico descrive le sue difficoltà un po'
fumosamente, ma per quello che ho potuto capire, la sua
recriminazione è stata quella di non avere avuto gli strumenti e il
tempo di capire a fondo i problemi e quindi di essersi dovuto
affidare abbastanza all'istinto, imparando ad “annusare” le
persone cercando di intuire se le loro richieste fossero
ragionevoli e oneste. A queste difficoltà ultimamente si sono
aggiunte quelle economiche che fanno sì che i sindaci non possano
neanche più essere i dispensatori di promesse a caccia di consenso
ma siano ridotti ad essere l'ultimo anello istituzionale a cui è
affidato il compito di sceriffi di Nottingham.
Ascoltandolo
mi è venuto naturale associarvi l'esperienza molto più modesta di
direttore per l'istituto per cui lavoro, carica che è elettiva
all'interno dell'ente e che viene rinnovata ogni quattro anni (+ 4 di
eventuale secondo mandato). Non è un compito facile perchè a questa
figura, di professione scienziato e professore universitario, sono
richieste anche competenze giuridiche e contabili, abilità
manageriali ed organizzative, e, cosa ancora più difficile, di
gestione del personale. Tutti quelli che non sono mai stati direttori
sono pieni di grandi idee e dispensano saggi consigli su come
opererebbero loro, su quanti adempimenti burocratici e assurdi si
potrebbero eliminare, su come gestirebbero in modo snello ed efficace
le risorse. Dopo trent'anni che lavoro per questa istituzione e sei
direttori visti alla prova posso dire loro solo: “provare per
credere”.
Analogamente
temo che anche tutti quei bei volti nuovi che tentano di rinnovare la
classe politica venendo dal nulla inevitabilmente una volta seduti
sulla poltrona (soprattutto quella assai impegnativa di
amministratore locale) si rendano presto conto che non è poi così
banale cambiare le cose. Certamente il rinnovamento è necessario,
nessuno lo nega e bisogna provarci, ma francamente diffido di chi si
improvvisa in nome del “nuovo”.
Ci
sono comunque esperimenti interessanti che varrebbe la pena di
studiare. Come l'ormai stracitato Comune di Capannori, 46 mila
abitanti (non proprio un comune piccolissimo), dove hanno messo su un
bel meccanismo di consultazione dei cittadini sulle scelte di
investimento del bilancio comunale 2012. Ne hanno parlato a Report e
ne tratta anche quest'articolo di Altreconomia. Trovare un
meccanismo equo ma snello per condividere delle scelte con una
comunità è un compito arduo. Anche l'ex sindaco di Forlì racconta
come su qualunque argomento ci siano tonnellate di pareri opposti
persino a livello di caseggiato e lo sforzo di recuperare gli
elementi dell'interesse pubblico è faticosissimo. Eppure Capannori
sembra esserci riuscito, quindi qualche speranza c'è.
Arte,mi piacerebbe sapere che opinione hai di Matteo Renzi, se possibile.
RispondiEliminaCiao
Cristiana
Ciao Cristiana. Grazie per la considerazione.
EliminaI' Renzi ha grandi capacità comunicative dietro le quali c'è poco o nulla. A Firenze oltre agli spot tipo i cento punti del programma, le assemblee dei 100 luoghi, ecc. non vedo molta differenza tra la precedente amministrazione e l'attuale.
Ci sono un paio di fatti che secondo me rendono l'idea del personaggio: il fatto che ha lavorato in un'azienda di marketing (di proprietà del padre)e che all'esame di maturità ha inventato con grande faccia tosta un filosofo inesistente (lo racconta lui!).
Tremo all'idea che possa diventare presidente del consiglio. Non mi dà assolutamente affidamento.
Certo anche la vecchia nomenclatura non entusiasma...