"Basta con le lauree inutili. I giovani hanno l'intelligenza nelle mani."
"E' meglio un carrozziere che un laureato in nulla."
"A che serve pagare uno scienziato quando facciamo le scarpe più belle del mondo?"
Queste alcune “perle” che esponenti istituzionali (non scrivo chi tanto lo ricorderete) ci hanno elargito
negli ultimi tempi. Messa da parte l'irritazione che queste uscite
infelici provocano, soprattutto pensando che essi stessi per primi hanno spinto i
propri figli verso una professione intellettuale, il dubbio è di
grande attualità nella mia famiglia: impiegare anni di studio e di
energia per qualcosa che ci appassiona ma che poi probabilmente non ci
servirà per trovare lavoro o mettersi ad imparare un mestiere
manuale, che sicuramente sarà più richiesto anche se non ci darà la
gratificazione sperata?
Qualche mese fa un articolo sull'Espresso dal titolo "Cercasi artigianodisperatamente" citava i mestieri più richiesti secondo
l'Ufficio Studi di Confartigianato: installatori di infissi,
panettieri e pastai, tessitori e maglieristi a mano o su telai,
pasticceri e gelatai, lastroferratori, sarti, tornitori artigianali,
modellisti e cappellai, parrucchieri, estetisti, falegnami,
spedizionieri, attrezzisti, cuochi, verniciatori industriali,
valigiai e borsettieri, conciatori di pelli e pellicce, pellettieri,
installatori di impianti di isolamento e insonorizzazione.
In questa puntata di Fahrenheit si affronta però il dilemma in modo
nuovo cercando di dimostrare che l'abilità artigianale non è
oggi necessariamente qualcosa di separato e contrapposto al lavoro
intellettuale.
Francesca
Coin, sociologa, ci dice
che in realtà l'Italia è il paese dove i laureati sono pochi e
vanno diminuendo. La popolazione dei diciannovenni si è contratta ed
un numero sempre minore raggiunge una laurea rispetto ad altri paesi
europei (20% contro il 37% di media).
Stefano
Micelli, economista e autore di "Futuro artigiano", afferma che non ci
sono più due carriere formative separate, una di serie A (intellettuale) e una di
serie B (lavoro manuale) in quanto il mercato del lavoro richiede
figure ibride capaci di mescolare queste attività in modo creativo.
Negli USA, per esempio, oggi si sta riscoprendo la figura
dell'artigiano tecnologico (i cosiddetti makers). D'altra parte anche
da noi l'idraulico tradizionale non ha più senso. Chi fa impianti
deve avere competenze nuove per rendere, per esempio, le case energicamente più
efficienti. Magari andrebbe fatto uno sforzo di comunicazione per far
capire ai giovani che l'artigiano non è più un lavoratore manuale
puro ma ha una responsabilità e una legittimità diversa. Insomma non
c'è più bisogno di un semplice trombaio (per dirla alla fiorentina).
E allora cosa consigliare a mio figlio diciannovenne? Entrambi gli
ospiti della puntata invitano comunque i giovani a mettere per prima la propria passione e il proprio desiderio e ad investire nel futuro secondo le
inclinazioni di ciascuno. Il futuro per questi ragazzi è così nebuloso
che è difficile stabilire cosa sia meglio e poi, come dice l'interessato, “i
sogni bisogna anche provare ad inseguirli ogni tanto”. Come dargli
torto?
Aiuto ... che farò da grande? Come ti capisco, io son qui che penso che tra pochissimo dovrà scegliere la scuola superiore!....
RispondiEliminaPassavo di qua.
S.
"che farò"?? Bel lapsus! Mi sa che intendevi il pargolo. Tu sei già "grande", cara S! :-)
EliminaMah...
RispondiEliminaLasciamo perdere che poi l'operazione e' naufragata totalmente, ma io una decina di anni fa mi iscrissi alla facolta' di Filosofia sapendo (o credendo) che quella cultura non mi sarebbe servita assolutamente a nulla dal punto di vista professionale.
Ecco, secondo me la cultura (di cui quella universitaria e' una parte consistente) e', o puo' essere, abbastanza separata dalla professione. Ed e' importante a prescindere.
Chiaramente l'universita' non e' una passeggiata in bicicletta, quindi uno deve avere voglia di imparare.
Conosco un trombaio laureato in filosofia, e un agricoltore laureato in ingegneria. Non credo che queste lauree siano utili alla loro professione.
Certo un trombaio puo' essere favorito se e' anche ingegnere. Forse vale anche il viceversa: un ingegnere puo' essere favorito se sa come si avvita lo scarico di un lavandino.
Boh. Comunque se uno dei miei figli mi dicesse che ha voglia di studiare, compatibilmente con le mie capacita' di mantenerlo lo incoraggerei a farlo, nella direzione delle sue aspirazioni.
Il fatto che io non abbia figli, ammetto, facilita enormemente le cose :-)
Voto assolutamente per seguire il sogno !non saprei cosa consigliare per dare certezza che una facoltà gli darà lavoro e un'altra no , se c'è un margine di tranquillità economica perchè non lasciarlo seguire dove "lo porta il cuore " , poi se sarà proprio lontano per dargli da mangiare aggiusterà la rotta ! In bocca al lupo al ragazzo
RispondiEliminasaluti a tutti
angela
Grazie, riferisco!
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