giovedì 7 febbraio 2013

Telecamorra

Se c'è una cosa che mi irrita è di sentire parlare ben poco nella campagna elettorale in corso della lotta contro la criminalità organizzata, vera zavorra, a parer mio, di questo paese.
Ha fatto bene quindi Libera a lanciare la campagna:



Sul relativo sito, oltre a firmare la relativa petizione, si può vedere i candidati che hanno firmato i cinque impegni contro la corruzione e pubblicato la propria situazione reddituale e patrimoniale.

Si pensa alle mafie e si pensa al traffico di stupefacenti, agli appalti, alle estorsioni. Mai ci verrebbe in mente che le mafie abbiano messo le mani anche su qualcosa di impalpabile come l'etere. 
Ed invece ce lo racconta Alessandro De Pascale con "Telecamorra. Guerra tra i clan per il controllo dell'etere", un libro fittissimo di nomi e di dati, frutto di un'inchiesta sul campo durata quattro anni.
Dall'intervista rilasciata dal giornalista a Fahrenheit Radio 3, si apprende così che un boss dell'etere partenopeo arriva a gestire un patrimonio di frequenze, all'interno della regione, superiore a quello di RAI e Mediaset messe insieme e che le frequenze che appartenevano allo Stato e che sono state indebitamente occupate e poi sanate sia dalla legge Mammì sia poi dalla legge sul digitale terrestre (annunciata due anni prima con l'immaginabile assalto all'etere da parte dei clan) sono stimate del valore di circa 500 milioni di Euro. Si apprende inoltre che la Campania e la Calabria sono le uniche due regioni d'Italia dove non è mai stato fatto un catasto delle frequenze rendendo così impossibili i controlli sulla loro appartenenza. 
Ma cosa se ne fanno i boss della camorra di radio e TV? 
Ne traggono diversi vantaggi:
a) controllo dell'informazione;
b) diffusione del genere neomelodico attraverso il quale la camorra educa le nuove generazioni al culto dei boss (vedi anche questo post); ci sono veri e propri canali tipo MTV dedicati al neomelò;
c) riciclaggio di denaro sporco (piccolissime tv che hanno palazzine intere o apparecchi nuovissimi, vendita degli spazi pubblicitari per giustificare il pizzo chiesto ai commercianti);
d) profitto rivendendo a prezzi di mercato alle emittenti nazionali frequenze occupate abusivamente prima della sanatoria; pare che i clan camorristici possiedano anche  case discografiche, agenzie di spettacolo e producano persino fiction;
e) trasmettere messaggi cifrati ai detenuti e fare campagna elettorale per i candidati appoggiati dai boss.
Un'inchiesta coraggiosa quella di Alessandro De Pascale che infatti termina l'intervista con la conferma che: "Le intimidazioni non si sono fatte attendere."

3 commenti:

  1. Davvero grazie, Artemisia, per aver segnalato questa petizione : capitando qualche volta a Napoli per lavoro mi era successo di intercettare sulla tv dell'albergo programmi di un livello sotto culturale indescrivibile (sono di origine campana: lo preciso per non passare da razzista). La camorra permea purtroppo il tessuto sociale. E' di oggi (La Repubblica) la notizia di un boss casalese che ha costretto la gente del posto a televotare la figlia che si esibiva in un programma della RAI. Firmiamo subito. Giro l'informazione della petizione a tutti i miei contatti
    Dolores

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  2. Ho firmato anche io questa petizione e condivido pienamente quello che dici
    Un abbraccio

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