La mia idea era quella di tornare a trovare i soci della cooperativa che coltiva i terreni confiscati alla mafia nel territorio tra Catania e Siracusa unendomi ad una delegazione che tutti gli anni parte dalla mia città per partecipare alla raccolta delle arance. Per una serie di disguidi e disorganizzazioni mi trovo da sola col biglietto aereo fatto e non modificabile. Ma i miei amici siciliani mi rassicurano e mi invitano a venire anche da sola. Così parto con la voglia di partecipare alla raccolta e alla lavorazione delle loro squisite arance.
In realtà la scelta infelice dei giorni di permanenza (fatta da chi doveva partire e non è partito) fa sì che posso assistere solo ad una giornata di lavoro mentre per il resto il mio soggiorno è stato oggetto di una gara di ospitabilità impagabile.
Un giovane socio mi ha fatto compagnia costantemente durante i tre giorni, pronto ad esaudire ogni mio desiderio, scorrazzandomi di qua e di là, supportato sabato da un cuoco diciannovenne (un ragazzo eccezionale).
E poi chi ci ha fornito le squisite fettine del maialino allevato personalmente, chi ci ha offerto una fantastica ricotta bollente, appena uscita da un pentolone scaldato a legna come da antica tradizione.
Quindi servita, riverita e ultra coccolata. Di farmi lavorare non se parla proprio, così come di pagare la quota di iscrizione che pure era prevista. Ospite al cento per cento, come solo al Sud sanno fare.
"Non ti preoccupare. Abbiamo piantato fagioli e sono usciti broccoli" spiega con una metafora efficace il capo della cooperativa.
Eh sì, lo stesso potrei dire io che volevo lavorare ed invece ho fatto la signora. Va beh, sarà per un'altra occasione, così imparo ad intestardirmi nel fare cose fuori dal comune.
Andando a piedi ho imparato che le cose più belle accadono quando si sbaglia strada
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