Mi sono imbattuta nella brutta copia di un tema che avevo fatto a scuola, probabilmente in quinta ragioneria, e di cui non so il titolo. Dal contenuto presumo che sia qualcosa del tipo "Quali sono gli ideali in cui credi?". Mi colpisce che, al di là dell'ingenuità legata all'età, sentivo la stessa esigenza che sento oggi di qualcosa che vada oltre la soddisfazione dei bisogni quotidiani e immediati.
"Da bambina non mi chiedevo niente. I miei pensieri riguardavano principalmennte la realtà esterna. Ricordo che la prima riflessione sulla mia condizione l'ho avuta a sette anni quando ho pensato che "finalmente" ero grande.
Con l'inizio dell'adolescenza è cominciata l'angosciosa riflessione su me stessa: mi vedevo cambiare di mese in mese, cominciavo a conoscermi, soffrivo per i miei difetti e le mie incapacità, lottavo per conquistare dai miei genitori uno spazio di libertà da gestire da me (cosa avrei fatto di quella libertà non sapevo). La mia attenzione in quel periodo era rivolta ad analizzare me stessa. Verso i quindici o sedici anni ho superato questo stadio, ho preso coscienza di quella che ero, ho comiciato ad accettarmi.
Il mio sguardo allora si è rivolto verso la realtà esterna e mi sono chiesta: "Io, con queste capacità, con questi limiti, perchè vivo? Qual è lo scopo che voglio raggiungere negli anni futuri della mia esistenza?" Da allora si è aperta una grossa crisi che tutt'ora non ho risolto.
Sono arrivata, comunque, alla conclusione che le difficoltà che incontro nel superare questo periodo sono dovute soprattutto alla crisi che è in atto nella nostra società. Sono ormai tramontati i valori tradizionali legati alla religione, ma sono in crisi anche quegli ideali che avevano guidato tanti giovani nella contestazione del sessantotto.
Nello stesso modo io non credo in Dio e nella religione ma non trovo nemmeno la forza di impegnarmi politicamente e socialmente. Cerco di esaminare quali sono i "motivi di vita" delle persone che mi circondano ma mi accorgo che non possono andare bene per me perchè sono legati ad un'epoca che non è la mia. La maggior parte dei miei coetanei non ha preso coscienza di questo problema e vive con molta più spensieratezza ma anche più superficialità di me.
Vi sono cose che mi realizzano come ascoltare la musica, suonare la chitarra, viaggiare, scrivere ma nello stesso momento in cui ne godo sento che sono effimere e sento che non basta vivere per me stessa. Da qui la necessità di trovare un ideale, un compito che vada al di là della mia vita e dia senso alla mia esistenza.
Mi piacerebbe molto impegnarmi con il movimento femminista ma sono abbastanza isolata, non conosco nessun collettivo e allora mi limito a leggere la stampa femminista e a partecipare a qualche manifestazione."
Con l'inizio dell'adolescenza è cominciata l'angosciosa riflessione su me stessa: mi vedevo cambiare di mese in mese, cominciavo a conoscermi, soffrivo per i miei difetti e le mie incapacità, lottavo per conquistare dai miei genitori uno spazio di libertà da gestire da me (cosa avrei fatto di quella libertà non sapevo). La mia attenzione in quel periodo era rivolta ad analizzare me stessa. Verso i quindici o sedici anni ho superato questo stadio, ho preso coscienza di quella che ero, ho comiciato ad accettarmi.
Il mio sguardo allora si è rivolto verso la realtà esterna e mi sono chiesta: "Io, con queste capacità, con questi limiti, perchè vivo? Qual è lo scopo che voglio raggiungere negli anni futuri della mia esistenza?" Da allora si è aperta una grossa crisi che tutt'ora non ho risolto.
Sono arrivata, comunque, alla conclusione che le difficoltà che incontro nel superare questo periodo sono dovute soprattutto alla crisi che è in atto nella nostra società. Sono ormai tramontati i valori tradizionali legati alla religione, ma sono in crisi anche quegli ideali che avevano guidato tanti giovani nella contestazione del sessantotto.
Nello stesso modo io non credo in Dio e nella religione ma non trovo nemmeno la forza di impegnarmi politicamente e socialmente. Cerco di esaminare quali sono i "motivi di vita" delle persone che mi circondano ma mi accorgo che non possono andare bene per me perchè sono legati ad un'epoca che non è la mia. La maggior parte dei miei coetanei non ha preso coscienza di questo problema e vive con molta più spensieratezza ma anche più superficialità di me.
Vi sono cose che mi realizzano come ascoltare la musica, suonare la chitarra, viaggiare, scrivere ma nello stesso momento in cui ne godo sento che sono effimere e sento che non basta vivere per me stessa. Da qui la necessità di trovare un ideale, un compito che vada al di là della mia vita e dia senso alla mia esistenza.
Mi piacerebbe molto impegnarmi con il movimento femminista ma sono abbastanza isolata, non conosco nessun collettivo e allora mi limito a leggere la stampa femminista e a partecipare a qualche manifestazione."
(anno scolastico 1980-81?)
Cara Artemisia, ho letto il blog di nando dalla chiesa come mi avevi consigliato... ho visto che con toni più colti e più tranquilli dei miei anche lui fondamentalmente parla dell'andazzo che pervade ogni cosa nel nostro paese, compresi i test a medicina o odontoiatria... Siamo in tanti a pensarla in questo modo, specie per le facoltà più baronali come medicina... che penso sia la più baronale in assoluto.
RispondiEliminaMi dispiace solo di non poter scrivere, gridare dai tetti del mondo tutto il marcio che ho visto in tutti questi anni... compresi reparti che vanno avanti nell'illegalità più completa.. specializzandi trattati un pochino peggio delle bestie... Anamnesi fatte di routine dopo la dimissione del paziente... per non parlare poi del caro vecchio dottor morte.. noi studenti (o ex) che sappiamo che il titolo lo ha meritato appieno, sul campo... o meglio in sala.. quando passa ci tocchiamo in segno scaramantico ma i pazienti..
Quando mi hanno detto.. No guarda tu non entrarai mai a ### neanche che provi il concorso ma potresti entrare a ###. Io ho ribattuto che quella specialità non mi interessava.. per risposta mi è stato detto... pensaci bene, ne va del tuo futuro e poi, ora dici così, ma quando tra qualche mese il tuo entusiasmo sarà scomparso vedrai che ci ripenserai.
Penso che un poco colto ma sincero vaffanculo questa gente se lo meriti tutto.
Ti abbraccio
magica, come sempre, Artemisia
Davide
Pensa che anche a me ne diedero uno simile... A trovarlo, oggi, farebbe il paio con il tuo! :-)
RispondiEliminaBello questo tema, analizza uno stato d'animo diffuso... Mancano le certezze £forti", le ideologie, ma forse non manca mai il nostro cercare la nostra umanità nella fatica quotidiana. Forse una volta si parlava tanto, ma in raltà erano idee che non si adicavano dentro, tanto che molta gente che ha visuto e lottato in quei tempi ora non è assolutamente come diceva di voler essere o non è coerente col mondo che immaginava. Forse trascuriamo i piccoli passi, quello che sembra insignificante, ma non è. Tu sei diventata una bella persona, ti semba poco? Un abbraccio Giulia
RispondiEliminaBellissimo tema.
RispondiEliminaEri una ragazza pensosa, e questa caratteristica è rimasta inalterata negli anni.
Secondo me la risposta a tutte quelle domande che ti ponevi è in quello che tu sei. Sono proprio d'accordo con Giulia, ci sono sensibilità che testimoniano il "successo" meglio di ogni altra cosa. Essere diventati un essere umano che realizza la sua umanità.
Quanto ti hanno dato in quel tema? Speriamo che lo abbiano apprezzato..
ciaomarina