Sulla scia delle riflessioni che mi ha suscitato il Corso per Attivisti della Campagna Abiti Puliti a cui ho partecipato recentemente, oggi ho scritto il seguente mail all'Unicoop di Firenze:
Cara Coop,
sono una socia Coop e ma sono soprattutto una consumatrice critica. Penso che oggigiorno il potere del cittadino consumatore sia più importante e incisivo di quello del cittadino elettore. Quotidianamente, oltre a praticare una certa sobrietà nei consumi, cerco di orientare le mie scelte verso prodotti il più possibile rispettosi dell'ambiente (meno imballaggi, meno trasporti, meno sostanze nocive, ecc.) e dei diritti sociali (condizioni dignitose dei lavoratori che li hanno prodotti).
Credo che questi dovrebbero essere anche i valori della Coop.
Non ritengo opportuno chiedere alla Coop di non vendere i prodotti delle multinazionali o l'acqua minerale o altri prodotti a forte impatto ambientale ma, ahimè, molto richiesti dai consumatori a causa della martellante pubblicità perchè la Coop deve poter rimanere concorrenziale sul mercato.
Però vorrei chiedere alla mia cooperativa di fare uno sforzo "educativo" del consumatore. In pratica vorrei che fossero messi ben in evidenza sugli scaffali:
1) i prodotti della linea "solidal" (commercio equo);
2) i prodotti di Libera (cooperative antimafia);
3) i prodotti di aziende che hanno la certificazione SA8000 (responsabilità sociale);
4) i prodotti "locali" cioè di piccole aziende artigianali o che comunque hanno fatto pochi chilometri per giungere in negozio (un po' come esiste per legge l'indicazione della provenienza per la frutta e la verdura).
5) i prodotti biologici.
So che tutti questi prodotti ci sono presso le Coop ma talvolta bisogna cercarli con il lanternino e questo lo possono fare solo dei consumatori molto informati e motivati. Invece con dei bei cartelli che li evidenziano sugli scaffali (esattamente come sono evidenziati in giallo quelli di più economici) essi potrebbero attirare anche il consumatore più distratto e frettoloso. E' chiedere troppo?
Ma sì, troppissimo! Ti pare che la Coop potrebbe mai accettare?!
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminaTi va di partecipare ?
http://tusitala.blog.kataweb.it/2007/10/20/leader/
Grazie
secondo me è chiedere il giusto se fossimo persone normali, e non attaccate solamente al dio denaro.
RispondiEliminaComunque è una cosa giustissima.
ciao
Hai fatto molto bello e forse dovremmo farlo in tanti... Comunque bisogna smettere di non dire tanto non serve... Dobbiamo dire e basta, fare il nostro dovere di cittadini e mi sembra un'ottima cosa. Brava Artemisia. Un abbraccio,Giulia
RispondiEliminaArtemisia, sei bravissima! Ma come fai a fare tutte queste cose! mi piace il tuo piglio deciso, speriamo che qualcuno ti ascolti
RispondiEliminaciao marina
Sei sempre alla Coop? :-)
RispondiEliminaApprezzo enormemente il tuo sforzo.. ed è giusto cercare di cambiare qualcosa...
RispondiEliminaPersonalmente sul fatto della certificazione SA8000 e ISO relative mi sono dovuto ricredere, poichè ormai la prendono qualunque società...
Effettivamente se questi colossi della distribuzione fossero piu' attenti al panorama dell'equosolidale,ci sarebbe un impulso per la coltura biologica e per i coltivatori del terzo mondo,si potrebbe fare moltissimo per la politica intelligente degli imballaggi, nonostante la pezza della raccolta differenziata, non ho coop o ipercoop comode nella mia area abitativa torinese, ormai siamo stati colonizzati dalla grande distribuzione francese e anche da costoro questi aspetti sono infinitesimi, toccherebbe avere una discreta disponibilita' di tempo, per far spesa qua e la', nelle piccole botteghe equosolidali presenti nelle nostre citta'.
RispondiEliminaTi ho trovata tramite pubblicazione del tuo post a Piero Ricca, non perdiamoci di vista.
Ciao, Ivo.