martedì 1 gennaio 2008

Inizia un nuovo anno. Cambia qualcosa?

Non mi piacciono le ricorrenze. Di nessun tipo. E nemmeno mi piace tutto questo festeggiare l'anno nuovo. Non mi è mai piaciuto. Lo trovo senza senso.
Dal punto di vista personale non ho niente di cui lamentarmi e spero solo che il nuovo anno sia uguale al vecchio. Per quanto riguarda il resto del mondo invece ci sarebbero tante cose che vorrei diverse ma so che il 2008 in questo senso sarà uguale al 2007, se non peggio.
Mio marito dice che i miei post più riusciti sono quelli personali. Probabilmente ha ragione ma io non ce la faccio ad evitare di essere noiosa. Mi sento molto Savonarola. Non ce la faccio a scrivere di panettoni o pandori o di petardi scoppiati in piazza.

Su L'Unità di ieri ho letto due articoli che hanno fatto ribollire il Savonarola che è in me. Uno di Luigi Cancrini che cerca di spiegare cosa vuol dire quando gli imprenditori parlano di "competitività" (Competitivi e moderni: ossia, la legge del più forte). Cancrini comincia citando le miniere di zolfo di Agrigento e di Caltanissetta nelle quali, alla fine dell'800, lavoravano bambini di sette/otto anni in condizioni disumane e ci dice che "incivile, immorale e violenta, l'industria dello zolfo siciliano era, per riconoscimento unanime, estremamente competitiva." Oggi il progresso della cultura e delle coscienze ha fatto superare tali barbarie (anche se non dappertutto, aggiungo io) ma quando si parla di "competitività" si intende "una miscela di pratiche e di discorsi di cui qualcuno dice che servono a far crescer il paese ma che servono, in effetti, solo a far crescere i conti in banca di chi di soldi ne ha già molti o troppi."

E a proposito di chi soldi ne ha troppi, ancora più tosto l'articolo accanto di Maurizio Chierici "Gesù in Rolls Royce". Chierici parte dallo stupore con cui alcuni giornali hanno parlato di sciarpe di cachemire e di cornici d'argento gettate nella spazzatura dopo Natale e la conseguente caccia al tesoro per chi fruga nella spazzatura, per passare poi alla provocazione di Tolstoj dell'uomo che siede sulla schiena di un altro, costringendolo a portarlo e nello stesso tempo manifestando la propria compassione e dichiarandosi pronto a migliorare la sua sorte con ogni mezzo tranne che scendere dalla sua schiena. Chierici ci racconta poi come in Brasile Lula abbia le mani legate. Sarebbe dovuto passare un provvedimento per destinare, tramite nuove tasse, 20 miliardi di dollari alla Borsa delle Famiglie, un intervento urgente "per limare gli eccessi dei fortunati e dar respiro ai senza niente." Ma al momento opportuno hanno avuto la meglio le lobbies dei latifondisti, banchieri, produttori di soya transgenica ed imprenditori che non ne vogliono sapere di pagare queste tasse. Sono stati più potenti del capo dello stato. Ricordiamocelo quando additiamo i politici come principale causa dei mali del nostro paese. E San Paolo è la seconda città del mondo per numero di elicotteri privati e prima per acquisto di Ferrari e palline da golf. L'articolo continua citando le madri delle favelas che fanno bollire i sassi dentro l'acqua sperando che i figli si addormentino prima della "cena" e subito dopo i compensi dei dirigenti tedeschi, nordamericani ed anche Italiani e si chiede: "come faranno a spendere tanti soldi?" Per tali persone il problema è come spendere questo denaro. Chierici conclude affermando che "150 dopo il meaculpa di Tolstoj, le schiene restano le stesse anche se i pesi che devono sopportare si sono adeguati alla modernità del capitalismo impaziente." Il capitalismo impaziente pretende che le schiene siano sempre quelle degli altri. "Il nostro consumismo è una religione impaziente. Le schiene degli altri possono aspettare."

Scusatemi se non ho voglia di festeggiare.

11 commenti:

  1. Cara Artemisia. Speriamo che qualcosa cambi. Frattanto, il mio augurio di un buon 2008!

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  2. A me le ricorrenze (non tutte) in fondo piacciono. Se servono a tracciare un bilancio, se ci aiutano a fare il punto, se ci costringono a guardare dove siamo e cosa stiamo facendo e verso dove stiamo andando. Ovviamente sono una convenzione (perchè il 31 dicembre o il primo gennaio e non il 7 marzo o il 26 agosto?), ma se ci impadroniamo delle ricorrenze e le "usiamo" possono essere non solo piacevoli (anche per ritrovare persone che avevamo perso di vista) ma per capire meglio noi stessi.
    Se invece sono solo un momento vuoto e festaiolo, fatto di consumismo sfrenato e di banalità artefatte, allora concordo con te: buttiamole via.

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  3. L'anonimo di prima ero io: luciano / idefix.

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  4. ciao, purtoppo ci vogliono anche le ricorrenze come queste per capire in che mondo viviamo, dico purtroppo perche comunque bene o male ci siamo dentro tutti solamente che c'e' chi ha meno voglia di qualcun altro di festeggiare e c'e' anche chi lo fa per non pensare almeno per un momento quale sia la sua vita.... ognuno con la sua motivazione, ognuno alla sua manioera, o semplicemente non festeggiando.
    Ps. tuo marito ha ragione... pero' anche con le foto non eri niente male! :-)
    Un abbraccio
    Dona

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  5. Arte,
    con me sfondi una porta aperta: detesto tutte le ricorrenze e oggi mi sento un po' sollevata solo al pensiero che ci siamo tolti 'ste feste dagli zebedei.
    La redistribuzione della ricchezza è una di quelle utopie che rincorro da sempre e che mi fa vivere con enormi sensi di colpa le cose che posso concedermi.
    Buon anno mia cara, continuiamo a essere don Chisciotte, sempre.
    Un bacio.
    Anna

    P.S. Mi domando perchè a Natale rivedo solo persone che vorrei perdere di vista...grrrrr.....

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  6. Grande Tolstoj...

    Bel post, ottimo inizio d'anno per il tuo blog!

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  7. Anche a me non appassionano più di tanto i festeggiamenti per il nuovo anno... però forse è uno stimolo pratico per sensibilizzare e far smuovere qualcosa...
    a tal proposito ieri ho partecipato assieme alla mia comunità alla marcia della pace.. lodevole iniziativa.. c'erano persone di tutto il mondo, abbiamo dato voce a tutti i popoli che soffrono nel mondo... è stato veramente bello e come ha detto un relatore: "realizzare la pace non è impossibile!"

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  8. Ciao Artemisia. lol
    Grazie al blog di Lorenzo ho potuto conoscere il tuo di blog, una grande scoperta.
    Mi piace come scrivi, peccato che non possa scrivere articoli così dettagliati e completi nel mio blog. Bah chissà...

    Un saluto, da Fabio. (pandoro xD)

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  9. Hai ragione, io infati vivo con molto disagio il Natale con i mei fratelli che hanno tante virtù, ma chela pensano in modo diverso da me... E così finisco col perdere il senso, il mio senso e significato. Questo non dovrebbe accadere. Un abbraccio Giulia

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  10. Tutto molto vero, competività è una parola che assomiglia a una lama tagliente.
    Però devo dire che a me le ricorrenze piacciono, senza darci eccessiva importanza, però sono un rituale che dà sicurezza e interrompono il ritmo. Trovo che ci tengano attaccati ad una sorta di stato un po' primitivo, ripotandoci a riti che hanno la loro importanza, come il pranzo tutti insieme o cose simili.

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  11. Cara Artemisia,avevo letto anch'io l'articolo,della serie"pugni nello stomaco". Mi sembrerebbe la cosa più logica tassare l'utile,tolte tutte le spese possibili e immaginabili,tipo lo yacht a nome della ditta con la scusa delle spese di rappresentanza,come fanno negli USA.Ma poi sull'utile dovrebbe essere tolta una bella fetta, e vorra' dire che starenno più attenti a non perdere le palle da golf.

    Nonostante le poche speranze,auguro a te e alla tua famiglia, un 2008 più sereno possibile!

    Cristiana

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