Ogni tanto fa bene farsi due risate come quelle che mi sono fatta leggendo i proverbi livornesi contenuti in questa pagina di Wikiquote. Sul sito c'è persino una pagina dedicata alla discussione dove si spiega le origini del vernacolo di questa città, un modo di scherzare così spudoratamente triviale che non si riesce ad esserne scandalizzati. Va preso così com'è, esattamente come le mitiche locandine del Vernacoliere. (Arriva nelle vostre città il Vernacoliere?).
A me i livornesi stanno troppo simpatici!Ve ne riporto solo qualcuno ma, se vi piace il genere, vi invito a leggerli tutti:
Ama' senz'esse' amato è come pulissi 'r culo senza ave' caato.
Chi ha potta ha pane chi ha cazzo more di fame.
Culo alto, ci fò un salto.
Gli amici sono 'ome ' fagioli: parlano dietro.
Le parole le porta via 'r vento, le bicirette i livonesi e i bischeri nessuno.
Mi pai quello che mi caò sull'uscio e poi la rivoleva!
Né per scherzo né per burla 'ntorno ar culo un ci voglio nulla.
Si lavora, si fatìa, per 'er pane e pella fia, si lavora tutto l'anno ma la fia un ce la danno.
Se donna 'un vòle, omo 'un pòle.
Sei simpati'o come un gatto attaccato a 'oglioni.
Un ciànno mia cresciuti a bucce di coomero.