Sabato scorso sono andata al vertice sullo stato della legalità e della lotta alle mafie organizzato dalla Fondazione Antonino Caponnetto, vertice che si tiene ormai da undici anni a Campi Bisenzio. Vi erano, oltre alla vedova Caponnetto, quasi tutti i principali esponenti dell'antimafia, tutti sotto scorta.
Fuori uno schieramento di polizia, carabinieri, vigili urbani. Vicino al palco dei relatori una folla di guardie del corpo. La sala era gremita. Hanno parlato Beppe Lumia, Rosario Crocetta, Piero Grasso, Lorenzo Diana ("l'unico politico di cui Saviano parla bene", così è stato presentato), due imprenditori, Bruno Piazzese di Siracusa, a cui hanno bruciato il pub numerose volte, e Roberto Molinari di Lamezia Terme, che combatte da dieci anni contro il racket. Maria Grazia Fortugno ha detto che, nonostante si sia vicini alla sentenza di primo grado per i presunti assassini di suo marito, siamo molto lontani ad intaccare quella zona grigia di connivenze tra mafia e politica che sta dietro anche a questo assassinio.
Si è parlato di unificare le stazioni di appalto per individuare meglio le infiltrazioni mafiose, di rendere finalmente più veloce e più facile l'utilizzo dei beni confiscati ai mafiosi.
L'avvocato Luigi Li Gotti, senatore dell'Italia dei Valori ed ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, ha detto una cosa allarmante: la richiesta bipartisan di inasprire il 41 bis, pur essendo un provvedimento sicuramente condivisibile, non è accompagnata da altrettanti segnali di sensibilità antimafia, tanto da far pensare ad una "mafia che fa antimafia" cioè ad un provvedimento ispirato dai mafiosi fuori per avere la meglio su quelli in carcere.
Federico Gelli, vicepresidente della Regione Toscana, ha ribadito che la mafia è un problema anche della nostra regione perché, per esempio, solo il 40% delle ditte che vincono gli appalti sono toscane e che ci sono fior di beni confiscati a mafiosi come la splendida villa di Suvignano, nelle Crete Senesi. Improvvisamente mi sono ricordata di esserci passata vicino a questa villa durante un trekking nella Val D'Orcia e mi sono ricordata di che posto fantastico si tratti. La villa e l'azienda agricola di Suvignano pare sia il più grande bene confiscato alla mafia del nord d'Italia ma, per difficoltà burocratiche, ancora non si riesce ad utilizzarlo.
Ma la cosa più bella della serata è stata la partecipazione dei ragazzi di alcune scuole del basso Lazio (Latina, Formia e Gaeta). Questi ragazzi avevano ospitato soci della Fondazione Caponnetto che fanno opera di sensibilizzazione sulla legalità e si erano fatti un discreto viaggio in pullman per portare, con le loro insegnanti, il loro entusiasmo. Li sentivo accanto a me parlare di questi temi, del libro Gomorra, ecc. Al solito la speranza va riposta nei giovani come loro.
Fuori uno schieramento di polizia, carabinieri, vigili urbani. Vicino al palco dei relatori una folla di guardie del corpo. La sala era gremita. Hanno parlato Beppe Lumia, Rosario Crocetta, Piero Grasso, Lorenzo Diana ("l'unico politico di cui Saviano parla bene", così è stato presentato), due imprenditori, Bruno Piazzese di Siracusa, a cui hanno bruciato il pub numerose volte, e Roberto Molinari di Lamezia Terme, che combatte da dieci anni contro il racket. Maria Grazia Fortugno ha detto che, nonostante si sia vicini alla sentenza di primo grado per i presunti assassini di suo marito, siamo molto lontani ad intaccare quella zona grigia di connivenze tra mafia e politica che sta dietro anche a questo assassinio.
Si è parlato di unificare le stazioni di appalto per individuare meglio le infiltrazioni mafiose, di rendere finalmente più veloce e più facile l'utilizzo dei beni confiscati ai mafiosi.
L'avvocato Luigi Li Gotti, senatore dell'Italia dei Valori ed ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, ha detto una cosa allarmante: la richiesta bipartisan di inasprire il 41 bis, pur essendo un provvedimento sicuramente condivisibile, non è accompagnata da altrettanti segnali di sensibilità antimafia, tanto da far pensare ad una "mafia che fa antimafia" cioè ad un provvedimento ispirato dai mafiosi fuori per avere la meglio su quelli in carcere.
Federico Gelli, vicepresidente della Regione Toscana, ha ribadito che la mafia è un problema anche della nostra regione perché, per esempio, solo il 40% delle ditte che vincono gli appalti sono toscane e che ci sono fior di beni confiscati a mafiosi come la splendida villa di Suvignano, nelle Crete Senesi. Improvvisamente mi sono ricordata di esserci passata vicino a questa villa durante un trekking nella Val D'Orcia e mi sono ricordata di che posto fantastico si tratti. La villa e l'azienda agricola di Suvignano pare sia il più grande bene confiscato alla mafia del nord d'Italia ma, per difficoltà burocratiche, ancora non si riesce ad utilizzarlo.
Ma la cosa più bella della serata è stata la partecipazione dei ragazzi di alcune scuole del basso Lazio (Latina, Formia e Gaeta). Questi ragazzi avevano ospitato soci della Fondazione Caponnetto che fanno opera di sensibilizzazione sulla legalità e si erano fatti un discreto viaggio in pullman per portare, con le loro insegnanti, il loro entusiasmo. Li sentivo accanto a me parlare di questi temi, del libro Gomorra, ecc. Al solito la speranza va riposta nei giovani come loro.
Pe me il problema non sono le istituzioni o le associazioni antimafia. Per me la questione è: come cambiare definitivamente la mentalità della gente?
RispondiEliminaLa prendi larga, Fabio. Su questo punto invito a rileggere il post in cui ho parlato del libro di Scarpinato.
RispondiEliminaRiusciremo mai a trasformare questo paese in un paese civile e democratico?
RispondiEliminaPer il momento, mi sa che stiamo regredendo e non mi riferisco all'economia.
Il problema è che la mafia ha centrato il bersaglio: l' opinione pubblica il più delle volte pensa con la pancia, ha bisogno di eroi e martiri, quindi si muove per i Falcone e i Borsellino, i La Torre, gli Impastato. Ma se la mafia (le mafie) zitte zitte fanno i loro comodi, senza dare al movimento eroi e martiri, ci si disinteressa, e tutto passa in cavalleria. Speriamo nei giovani seduti al convegno vicino ad Artemisia !
RispondiEliminaE' vero, Belphagor. La mafia, dopo gli anni dei Corleonesi, ha capito che non le convengono i gesti eclatanti. Meglio agire nell'ombra.
RispondiElimina'Chinate jiunco, che passa a china'
RispondiEliminaera il motto di Binnu !
Grazie di averci dato qualche motivo di speranza, Soprattutto sono contenta per la partecipazione dei ragazzi di Formia e Latina, zone ad alta infiltrazione mafiosa.
RispondiEliminacerto che sei infaticabile!
brava!
marina
Faccio del mio meglio, Marina. :-)
RispondiEliminavoglio sapere tutto, quando ci incontriamo..grazie amica...
RispondiEliminaBrava davvero per questo bellissimo post...Grazie. Giulia
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