venerdì 8 maggio 2009

E se andassi a vivere in un faro?

Durante una puntata di Jalla jalla, il magazine di costume e società di Radio Popolare
che recentemente ho scoperto scaricabile in podcast, ho sentito l'intervista a Giovanni Lupo, farista a Cozzo Spadaro a Portopalo (Capo Passero), ultimo punto di avvistamento italiano all'estremo sud della Sicilia.
Che bellezza, ho pensato, fare il guardiano del faro, magari su una piccola isola! Niente traffico, niente folla, niente corse di qua e di là, niente stress. Solo il mare, i gabbiani, le navi che passano, il ritmo lento delle stagioni. Ieri c'era libeccio, oggi invece grecale. Il ritmo della luce a farti compagnia.
Il comandante Lupo parla con passione di questo lavoro che sognava fin da piccolo: dei fari e semafori sugli isolotti da andare a controllare ogni giorno con la pilotina, di quando lavorava a Punta dell'Omo Morto a Ustica, dei gabbiani, della tecnologia che cambia, della figlia diciassettenne che invita gli amici a studiare, di quando è andato in vacanza in montagna e si è sentito letteralmente un pesce fuor d'acqua.
Beh, insomma, la sua non è proprio quell'esistenza romantica e ascetica che uno può pensare.
Però che fascino questo mondo fatto di bollettini meteorologici, avvisi ai naviganti, portolani e punti cospicui! Un mondo che sta scomparendo perché, con le nuove strumentazioni satellitari i fari non servono più e difatti non ne vengono più costruiti.

In questo articolo un'altra intervista al comandate Lupo e in quest'altro la sua storia insieme a quella di altri reggenti.

6 commenti:

  1. Molto romantico. Fu la tv dei ragazzi del tempo a farmi scoprire il faro ("Il guardiano del faro") forse Fosco Giachetti e Roberto Chevalier se la memoria mi sorregge. E a proposito di bollettini: che altro ricordo suggestivo ho del bollettino ai naviganti con cui la radio apriva (o apre ancora?) le sue trasmissioni molti anni fa e che ascoltavo, facendo colazione, prima di andare a scuola. Nel silenzio del mattino, quegli strani messaggi, forse incomprensibili, intervallati da lunghe pause.
    Grazie per le suggestioni.
    P.S. Da me ho integrato i tuoi commenti. Ti pongo pure una domanda su una blogger. Puoi rispondermi in pvt su Splinder se ti va.
    Ciao e scusa ancora per i ritardi. Ma leggo sempre e apprezzo le tue osservazioni sempre puntuali e intelligenti.

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  2. Non so. Così su due piedi sembra affascinante. Però io avrei paura dell' "effetto Shining", anche detto "follia da Overlook Hotel"!

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  3. Frank: mi ricordo del bollettino via radio in particolare mi ricordo quanto era importante nel periodo che, per motivi sentimentali, andavo in vacanza in barca a vela.

    Belphagor: infatti navigando sul quel forum che ho linkato ho trovato una discussione dal titolo "Perchè i guardiani dei fari impazziscono?"

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  4. Per molti anni mio marito, grande appassionato di mare, mi ha portata a visitare i fari del mediterraneo. Alcuni abbandonati, ma altri ancora in funzione. Erano sempre camminate asfissianti, sotto il sole e tutte in salita ma le ricordo come imprese che ripagavano ampiamente. Ricordo anche i faristi e i loro racconti di una vita dura in cui la bellezza e la fatica andavano sempre assieme
    grazie cara amica, marina

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  5. sono sempre stata affacinata dai fari e dalle isole in mezzo al mare e anche se con tanta solitudine, andrei a vivere in un faro, anche se magari solo per poco tempo!
    ciao erica

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  6. io non ho paura della solitudine e poi oggi c'è internet, MSN , Skype, Facebook.......insomma puoi ugualmente vedere tutti.......solo quando ne hai voglia. E ti sembra poco?!?

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