domenica 17 maggio 2009

Essere genitori di "esordienti"


Permettetemi uno sfogo personale. Capisco che il tema ha un interesse molto ristretto ma ho bisogno di sfogarmi perché non ne posso più. Più conosco i meccanismi del calcio giovanile dilettantistico e più ne sono nauseata. Un paio di questioni corrispondenti alla mia personale esperienza di madre.
Per prima cosa vorrei fare una segnalazione che interessa i genitori di ragazzi che finiscono la cosiddetta "scuola calcio" (12/13 anni, per questo anno in corso riguarda i nati nel 1996). La "scuola calcio", per chi non lo sapesse, è quel periodo durante il quale si paga una quota annuale, il bambino impara questo sport, le società sono obbligate a far giocare tutti durante le partite, ci sono regole che tentano di smorzare gli eccessi agonistici, ecc.
Finita la scuola calcio, che va fino alla categoria Esordienti, le società calcistiche cercano di far firmare ai ragazzi e ai loro genitori dei contratti pluriennali che vincolano i giocatori a rimanere presso quella società fino ai 18 anni (o addirittura fino ai 25 anni come mi hanno detto in FGCI). Al momento della firma ci viene detto che, nel caso il ragazzo negli anni successivi voglia cambiare squadra, il nullaosta verrà rilasciato senza nessun problema.
Capita invece che, per i motivi più vari, al momento opportuno la società opponga resistenza e in tal caso vorrei far presente ai genitori che non si può fare un bel niente. Nemmeno la FGCI ha potere di intervenire. Il ragazzo, in questo caso, è come fosse una "proprietà privata" della società (infatti è iscritto come voce "patrimoniale" nel suo bilancio). Consiglio quindi di insistere e chiedere di firmare un semplice contratto annuale. Non fidatevi delle rassicurazioni che magari sono fatte in buona fede, ma i dirigenti cambiano, le situazioni cambiano o semplicemente potreste per l'appunto chiedere uno svincolo per una società che non è in buoni rapporti con quella attuale, come è capitato a noi. Una cosa mi frulla da almeno un anno in testa: non sarebbe più semplice che si continuasse a pagare la nostra quota annuale di iscrizione (così come si paga se si va in palestra o in piscina) e non avere però alcun tipo di problema se si cambia idea? Non sarebbe più trasparente?

Seconda questione. Sempre durante l'ultimo anno da esordienti, i direttori sportivi delle società si attivano già da febbraio/marzo come avvoltoi in cerca della preda e cominciano a tempestare le famiglie dei ragazzi un po' più bravini (attenzione: non stiamo parlando di campioni) con telefonate e corteggiamenti vari affinché mandino i ragazzi a giocare da loro. Se l'offerta fosse discreta, non ci sarebbe nulla di male. Invece è un tartassamento continuo dei ragazzi e dei loro genitori. Una corte soffocante, una gara senza esclusione di colpi. Ed ecco che in una squadra come quella in cui sta giocando mio figlio dove i ragazzi si trovano bene insieme, si divertono, sono amici, non ci sono rivalità, cominciare con le telefonate, le pressioni da più parti, le trattative sottobanco.
Certi genitori sono i primi ad apprezzare queste proposte. Il ragazzo starebbe benissimo dove sta ma il babbo lo convince a cambiare ma non perché, per esempio, la società che lo cerca è più vicina a casa o gli orari degli allenamenti più comodi, ma perché fa un campionato più prestigioso, ha prospettive più ambiziose.
Insomma tutto viene messo in conto meno che il punto di vista umano. Alla faccia dello sport.
Io mi sento un pesce fuor d'acqua in tutto questo. Perché rovinare un bel gruppo che si era creato? Perché imbarcarsi in un sacrificio di spostamenti più volte la settimana da una parte all'altra della città (anche se con il pulmino della squadra)? Perché? Non lo capisco e nessuno in questo ambiente mi capisce. Io sono la mamma cattiva che "non lo manda". Di questo mi importerebbe poco ma quello che mi fa imbufalire sono le pressioni che fanno su mio figlio.
Scusate di nuovo lo sfogo ma non ne posso davvero più.

10 commenti:

  1. Hai ragione e fai bene a sfogarti , forse potresti scivere una bella letterina da attaccare nella sede della società che frequentata , chissà se oltre a sfogarti puo servire anche a far riflettere qualche genitore
    un saluto
    Angela

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  2. Sono allibito. Per altro i problemi perdurano, perchè mi ricordo che me ne parlasti quando ci vedemmo qui a Roma. Però ovviamente se uno volesse semplicemente andarsene (non da un altra parte) non ci sono problemi, no?
    Cmq è incredibile quanto i dirigenti sportivi si riempano la bocca di belle parole sulla sportività e poi fin dalle società più minute esista questo sistema...

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  3. E' perfido ma temo che tu sia davvero una mosca bianca.la maggior parte dei genitori credo che sia più che contenta che il proprio figlio finisca in una scuadra prestigiosa, tanto se poi non riesce a fare i compiti....

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  4. Il tuo post mi ha molto colpita. Mio figlio è del 98 quindi noi paghiamo ancora la famosa quota annuale, però già noto molte cose che non vanno e che mi sembrano contrarie alla sportività, anche se la nostra Società è molto corretta. Genitori che tengono il muso al figlio se la sua performance non è stata perfetta; bambini selezionati per formare una squadra "migliore", a volte non per merito ma perché parenti di qualcuno che conta...lo stesso concetto di "campionato" per dei ragazzini così piccoli, secondo me non è umano. Le società vogliono che si vinca, così poi hanno più iscritti; quindi la pressione, inevitabilmemte, c'è. Ti posso dire che mio figlio, da quando fa il calcio "vero" (?) e non si limita più a tirare quattro calci con gli amici, ha perso un po' il gusto di giocare. Hai tutta la mia solidarietà.

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  5. Carla ha praticamente risposto ad Angela: gli altri genitori non capirebbero.

    Belphagor: il fatto che te ne avessi gia' parlato a Roma mi fa venire in mente che si trattava dei primi di febbraio. Quindi e' da allora che siamo bombardati. Ti rendi conto? Si', certo, chi vuole puo' smettere di giocare. Convincere i miei figli a smettere di giocare? Mission impossibile.

    Licia: sono contentissima di aver fatto arrivare il messaggio almeno ad un genitore. Certo ci possono essere situazioni di gran lunga peggiori (doping, ragazzini addescati con regali, ecc.). Invece la societa' con cui ho avuto a che fare sono "pulite". Grazie per la solidarieta'.

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  6. Bhè la realtà talvolta è triste... un fenomeno nascosto che conoscevo anche se non direttamente. A tal proposito, io invece ho avuto la fortuna di incontrare, in un altro sport e precisamente il basket, un ex campione del banco di roma che, a differenza di molti altri, insegna ai ragazzi prima la sportività e a crescere onestamente e moralmente sani a prescindere dal risultato... anzi molte volte proprio a scapito dei risultati in quanto cerca di far giocare tutti per dare il giusto onore anche a chi non è un fenomeno. Oltre a questo, instaura pure il senso del sacrificio in quanto li coinvolge anche in piccoli lavoretti per la manutenzione dell'impianto stesso.
    Insomma è il classico piccolo grande uomo a cui sarei felice di affidare un mio (eventuale) figlio per farlo crescere nel migliore dei modi.

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  7. Molto bello quello che ci racconti, Spunto. Forse nel basket la situazione e' un pochino diversa. Non lo so. Certo incontrare una persona cosi' e' comunque una fortuna.

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  8. io non ne so molto, ma il tutto lascia allibiti. alla gfaccia dello spitiro sano dello sport!

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  9. pultroppo nel calcio ci sono degli accadimenti scorcertanti....
    ho giocato al calcio per 18 anni e non mi era mai capitato di avere problemi con il tesseramento , se non volevo più stare in una socetà me ne andavo ed andavo altrove senza problemi; adesso sono passati molti anni e sono genitore di un bambino di 8 anni, per lui è il primo anno di pulcini e ho notato nel corso dell'anno un certo suo cambiamento comportamentale in negativo ( cominciare a rispondere, svogliatezza, piagnistei,...) cosa che prima non faceva.
    ho cercato di capire perchè di questo suo mutamento e la sua risposta è stata : '' papà non voglio più venire a giocare in questa socetà perchè perdiamo sempre,.....''. ho cercato di fargli caprire che non importa se si vince oppure no l'importante è divertirsi.
    passano alcuni mesi e la situazione peggiora .
    alla fine mi arrendo e lo porto a fare una prova in un'altra socetà per vedere se gli piaceva. alla fine del primo allenamento era un altro bambino, contentissimo. così vado nella mia socetà per spiegare che volevo il null-osta perchè mio figlio non voleva più venire lì e loro me lo hanno negato.
    è incredibile; per di più questo documento qualche mese fà lo avevano dato ad altri bambini e al mio no. vengo a sapere che i genitori per farselo dare sono andati a brutto muso ( quasi alle mani) per farselo dare.
    ditemi voi se a un bambino di 8 anni può essere negata la volontà di giocare dove vuole .

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    1. Ti capisco. Purtroppo sono per primi i genitori ad accettare la logica del risultato come più importante del divertimento. Coraggio!

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