sabato 28 novembre 2009

Autobiografia di una repubblica

Sarà che cerco sempre di capire le cose allargando lo sguardo, cercando un collegamento con ciò che era prima, in sostanza mi piace dare una lettura storica anche alle cose di stretta attualità. Per questo ho trovato stimolante l'intervista a Fahrenheit Radio 3 allo storico Guido Crainz, autore del libro "Autobiografia di una repubblica".
Crainz analizza la storia del nostro paese per capire come possa essere diventato una nazione dove regna «la volgarità di un populismo senza regole», la videocrazia imperante, il degrado dell'etica pubblica, la perdita di pudore, una diffusa «corruzione inconsapevole». I punti salienti dell'affascinante quanto pessimista analisi di Crainz sono:
1) Non è vero che tutto si deve ricondurre al carattere eterno degli Italiani, cattivi, individualisti, familistici, non rispettosi delle regole, perchè ciò suona un po' come una semplicistica giustificazione. Anche l'idea che gli Italiani siano qualunquisti e apolitici va sfatata perché l'Italia ha visto decenni di grande impegno politico, caratterizzati da alte percentuali di votanti, elevato numero di cittadini iscritti ai partiti, grande partecipazione ai movimenti. Negli anni Settanta gli stranieri che venivano da noi erano colpiti dalla politicizzazione del nostro paese.
2) Dopo 17 anni dal momento di crisi segnato da Tangentopoli e dall'irrompere delle Leghe è difficile pensare di vivere ancora in una fase di transizione, che sarebbe troppo lunga, bensì il professore teme che quello che vediamo sia un approdo durevole con il quale bisogna fare i conti ragionandoci e non semplicemente sperare in una ventata che spazzerà via la classe politica "cattiva" che tiene in ostaggio la società civile "buona".
3) Negli anni Cinquanta e Sessanta l'Italia cambiò pelle, smise di essere un paese contadino e arcaico, bisognava definire nuove regole e si confrontarono modi diversi di essere Italiani. Questo confronto continuò negli anni Settanta alla fine dei quali però si assistette a processi di degenerazione del sistema politico (Gelli, Sindona, ecc.). Dagli anni Ottanta il modello che disprezza le regole e afferma l'interesse individuale contro l'interesse collettivo ha sempre meno anticorpi. Un certo modo di pensare l'Italia c'era quindi già fin dagli anni del Miracolo Economico ma trovava diversi anticorpi nella società, nei partiti, nei movimenti culturali e giovanili. Il modello di essere Italiano che si è consolidato in questi ultimi quindici anni quindi c'è sempre stato ma sono venuti meno gli anticorpi. Antonio Gambino nei primi anni Novanta affermò che "non è vero che in Italia ci sono più disonesti che altrove, bensì meno onesti che altrove", cioè esiste meno che altrove una rete attiva di persone oneste (anche minoritaria) ma che dia un'alternativa al modello imperante.
4) Per questo è inutile sperare di risolvere tutto con la caduta di una persona perché l'Italia che si è consolidata in questi anni non cadrebbe in un minuto.
Nella singolare raccolta di SMS che gli ascoltatori di Fahrenheit hanno inviato con le frasi per definire il nostro paese Guido Crainz sottolinea il primo come emblematico: SUV in seconda fila.

16 commenti:

  1. anch'io penso e ancora di più temo che quello che abbiamo davanti oggi è l'evoluzione ( o involuzione sarebbe meglio dire) della società italiana. Dai grandi movimenti politici degli anni '70 siamo passati ai grandi movimenti televisivi di questi anni. A volte penso che non è vero che la politica tenga lontana la gente ma che sia la gente a tenersene lontana e non perché ne è disgustata ( che già sarebbe un buon segno) ma semplicemente perché a forza di mandare sms non si ha tempo per altre attività!

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  2. Da altri canali avevo ascoltato giudizi lusinghieri su questo libro e l'ho ordinato in libreria.
    Sono stato da molto dell'idea che il problema non è semplicemente che mr. B. è cattivo, ma che ci siano fenomeni più profondi.
    In tutta l'analisi sull' italia credo che forse ci siano da sottolineare, in aggiunta, almeno altri due elementi:
    - la "particolare" posizione geo-politica

    - il "particolare" sviluppo economico, in bilico fra "sviluppo senza progresso" e sottosviluppo

    Non so quanti e quali paesi europoei possano contare il numero di stragi ed oscurità varie che abbiamo vissuto (e, temo, continiuamo a vivere).
    Non so quanti e quali paesi europei possano superarci in "arretratezza" civile e tecnologica (sostanziale, non in numero ditelefonini).
    In tutti "questi anni" c'è, credo, da sottolineare l'abbandono da parte della sinistra di ogni filtro critico, con l'adesione (con complessi d'inferiorità) ad una per giunta versione quasi semplificata dell' "ideologia del mercato" (vedi previdenza integrativa gestita da indacati et similia). Ora la sinistra mi sembra quasi rincorrere (con uguale approssimatività e confusionarietà) le paroole d'ordine della "crisi", acchiappando qua e là, alla rinfusa, rilancio dei consumi e decrescita, bisogno di sicurezza e globalzzazione, "identità locali" e beppegrillate.
    Ciao a tutti

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  3. Sono d'accordo.
    Alla fine, se siamo messi male non e' a causa di Berlusconi. Ma della mancanza di una alternativa presentabile.

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  4. Io sono assolutamente d'accordo con l'analisi che così bene sintetizzi. E' inutile un'opposizione che a battuta risponde con battuta. L'analisi deve essere molto seria, attenta e l'azione tenace, continua, paziente, ma perseverante.
    Bisogna lavorare molto anche con chi non la pensa come noi, altrimenti non c'è salvezza.

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  5. sempre molto interessanti le tue sintesi... anche se alla fine la conclusione è che l'unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche. E' un po' dura, perchè, almeno noi (parlo della mia generazione), eravamo convinti di vivere in un mondo meraviglioso, una democrazia nata dalla voglia di costruire del post guerra, piena di entusiasmo e soprattutto... piena di valori.
    da quando sono rientrata nel mondo del lavoro dopo la laurea la mia fiducia si è sgretolata giorno per giorno... fa bene leggerti, io sto scivolando da tempo che nell'idea che tanto nulla cambierà (se non per peggiorare) e che siamo in una giungla in cui si avanza machete alla mano. mi sento terribilmente invecchiata sotto questo aspetto. anche se mi rendo conto che così mi rendo complice...

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  6. Meno male che fa bene leggere questi post perchè invece mi sembra che il quadro che fa l'autore del libro sia piuttosto pessimista.
    Oggi leggendo l'amara lettera di quel padre al figlio appena laureato pubblicata su Repubblica mi sono sentita profondamente d'accordo con lui.

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  7. Ci siamo ormai assuefatti al degrado morale che corrode l'Italia, rabbrividisco al pensiero che ancora non si vede la luce nel tunnel, rabbrividisco al pensiero che uno che si è sposato col rito celtico, oggi proponga di mettere la croce nel tricolore, siamo regrediti nel medioevo.

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  8. Mah. Saro' ingenuo, ma secondo me il degrado morale non e' sociale, ma appartiene alla classe politica.
    Io non mi sento vecchio come dice Liber (sono vecchio si', ma non mi pare che adesso la visione dell'uomo comune sia molto diversa da quella che vedevo io da giovane!).
    Alla fine c'e' molta ignoranza, e la propaganda di regime trova terreno fertile in quella ignoranza, esattamente come, ai miei tempi, anche l'ideologia trovava terreno fertile.
    La differenza sta nel fatto che a me piacciono le ideologie, mentre gli ignoranti di adesso sono invece accalappiati dalle chiappe delle veline. Ma il problema sociale vero sta nel vuoto dell'ignoranza, non nel materiale con cui quel vuoto viene riempito, secondo me.

    Poi c'e' invece il degrado della politica. Ai miei tempi la politica era altrettanto corrotta, ma lo era in modo molto meno arrogante. Come sostenere che Andreotti fosse piu' onesto di Berlusconi?
    Il rischio, secondo me e' nell'arma utilizzata da quest'ultimo, che, coltiva che ti coltiva, a suon di chiappe di veline, l'ignorante comune si e' assuefatto all'idea che sia lecito, se non morale, che il politico rimanga al di fuori di qualunque giustificazione democratica.
    E la cosa peggiore e' che questo torna comodo a qualunque politico, sinistra compresa.

    Mi pare che il danno maggiore sia stato causato dall'assenza di una legge ragionevole sul conflitto di interessi.
    E' evidente che Berlusconi sfrutti i media (e' evidente anche se immorale) per promuovere se stesso, in modo che venga giustificato il suo agire nell'illegalita'.
    Proprio per questo la mancata legge sul conflitto di interessi e' il peccato originale della sinistra, che accetta di buon grado la dittatura dolce per conservare il proprio culone ben al caldo sulla sedia su cui poggia.

    Il degrado di stampo leghista e' figlio diretto dell'ignoranza.
    E' figlio della necessita' di dire "ci siamo rotti le palle" quando si vive una situazione insostenibile. L'ignorante medio cerca un capro espiatorio a tutti i costi perche' non puo' farne a meno. E lo trova dove gli dicono di cercarlo. Ma questo, da che mondo e mondo, e' sempre stato cosi'. Bisognava fornire all'ignorante medio una alternativa credibile. Non e' stato fatto. Eppure io, nel mio piccolo, e' dalla prima guerra del golfo (primo telegiornale "politico" di mediaset) che sostengo questa posizione.

    Bisogna rimboccarsi le maniche? Be', si punti tranquillamente il dito contro di me, che non mi impegno attivamente in politica, se si vuole, ed io saro' pronto a fare ammenda (vero Lupo?). Ma il problema non sono io che non voglio fare il candidato alla presidenza del consiglio, ma l'assenza di un sostegno politico che me lo consenta.
    La base deve ricostruire la politica che e' stata distrutta dalla dirigenza dei partiti della sinistra. Ma si puo' cosi' cercare di ricostruire se i poteri forti (anche quelli di sinistra) non sono disposti a cambiare.

    Scusate la logorrea. Ora torno al nuovo corso di sintesi cui avevo promesso di sottostare.

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  9. ho letto il libro di Crain, veramente interessante. ma insufficiente per ridare speranza, ahimé!
    marina

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  10. No, Dario, non ti devi scusare, anzi.
    Secondo la tesi di Crainz (che io condivido ma la tesi è sua) è un errore quello di additare come causa del degrado la classe politica (destra o sinistra che sia) assolvendo la società civile (chiamali cittadini o elettori o come ti pare). Sì i corrotti c'erano anche prima (eccome!) però c'erano più anticorpi che ponevano un freno (non solo da sinistra, penso a anche agli intellettuali di stampo liberale, penso al diffuso senso delle istituzioni). Insomma si aveva un minimo di pudore, di consapevolezza che non tutto era permesso. Il "rimboccarsi le maniche" non vuol dire semplicemente essere attivi in politica, significa dimostrare con il proprio comportamento e senza vergognarsi (e tu sono sicura che lo fai) che il rispetto delle regole è necessario, che il mondo non è dei furbi, che è da stronzi passare avanti nella fila o parcheggiare in seconda fila, ecc. ecc. Non so se mi sono spiegata.

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  11. In effetti, Artemisia, mi sono reso conto solo dopo averlo postato che il mio ultimo messaggio, a dispetto del precedente, era (o almeno sembrava) in totale dissenso con la tesi di Crainz.

    Io credo che abbia ragione se dice che e' "colpa" del popolo. Che' se il popolo fosse educato, non permetterebbe certe cose.
    Ma e' anche vero che il popolo non e' "educato" per colpa del potere (politico, indiretto o diretto) cui fa comodo che il popolo non lo sia.
    Mi spiego con un esempio.

    Qualche tempo fa ho ascoltato Microfono Aperto su Radio Popolare (se non conosci questa trasmissione, si tratta di un dibattito tra acoltatori, per mezzo telefono, su un particolare tema proposto). Si parlava della fiducia nella magistratura.
    Tutti (me compreso) erano indignati dal processo breve (da cui prendeva spunto la trasmissione) cosi' come da tutti gli altri attacchi ai magistrati o all'istituzione stessa della magistratura da parte del presidente del consiglio solo per pararsi il culo.
    Ma e' anche emerso, ed io sono in totale accordo con questa opinione, che la magistratura non funziona. E non ha mai funzionato. E se c'e' questo problema, la causa e' tutta politica.
    Quando un mio amico americano immigrato in Italia mi ha chiesto come risolvere un problema tra lui e la societa' dell'acqua potabile che gli addebitava un (modesto) (1000 euro!!!) spreco di acqua per una perdita di una tubatura che non competeva a lui e di cui lui non si era nemmeno accorto, gli ho consigliato di pagare, perche' comunque alla fine avrebbe perduto la causa, o comunque ci avrebbe rimesso del suo. Questo mio amico e' rimasto esterrefatto dalla mia risposta, non essendo abituato all'"italian way", ed ha deciso comunque di fare causa, finendo per rimetterci dei soldi, anche se alla fine aveva vinto lui.
    Ora, io penso che quel mio amico e' stato un "eroe", perche' ha deciso di rimetterci in soldi e salute mentale per anni di stress solo per mantenere fede ad un principio. Ma la prossima volta che gli succede, credo che seguira' il mio consiglio, che per altro e' il consiglio che darebbe un qualunque italiano medio.
    Tutto questo ti insegna a fare il furbo. La politica ti insegna a fare il furbo, e quindi, da questo punto di vista, chi fa il furbo in maniera palese e dichiarata (il berlusconi della situazione), con arroganza, riesce a risultare comunque meno ipocrita di quello che invece lo fa in modo sotterraneo.

    Ti diro', qui in lombardia chi non e' leghista e' berlusconiano (noi altri siamo una insignificante minoranza). Credo che sia proprio questo il motivo. Finche' non ci sara' un onesto dalla parte opposta, il disonesto alla luce del sole fara' piu' consensi del disonesto che si atteggia a moralizzatore. Finche' poi che alle mosche bianche vengono tagliate le ali ancora prima di prendere il volo, dalle sue stesse compagne mosche nere, credo che non ci sara' speranza.

    Avevo promesso maggiore sintesi? Mmmh... non ricordo.

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  12. Conosco benissimo Microfono Aperto ed è una delle mie trasmissioni preferite anche se raramente riesco a sentirla.
    E certo che la magistratura non funziona, anzi, non si vuole proprio farla funzionare, come insegna il buon Bruno Tinti.

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  13. è vero che il quadro è un po' pessimista (più che pessimista lo definirei plumbeo) ma fa bene leggerti per quella mentalità che esprimi di chi non si arrende e fa serenamente la propria parte.
    la sintesi potrebbe essere

    -il "rimboccarsi le maniche" non vuol dire semplicemente essere attivi in politica, significa dimostrare con il proprio comportamento e senza vergognarsi che il rispetto delle regole è necessario, che il mondo non è dei furbi, che è da stronzi passare avanti nella fila o parcheggiare in seconda fila, ecc. ecc.-

    sono pienamente d'accordo e cerco di farne uno stile personale, ma trovo a volte difficile trovare un equilibrio e la necessità di farsi rispettare. e fa bene vedere che non si è soli a provarci (sono scelte profonde più di quel che sembra, no?) e che qualcuno ci riesce forse meglio di te e soprattutto con maggiore serenità.

    io concordo molto sul fatto che non è solo misterB. ma molto fa la società civile, e caso mai, è l'ascesa di misterB. a dimostrare il degrado morale e culturale della prima.

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  14. Mi fa piacere, Liber, anche se ho paura che con il prossimo post ti deluderò un pochino ;-)

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  15. Sono contento che con l'espressione "rimboccarsi le maniche" non intendiate impegnarsi attivamente ad avere un ruolo nel sistema politico, e che intendiate la Politica esattamente quello che e'. Cioe' il rispetto delle regole che consente la convivenza in societa'.

    In effetti non avevo dubbi. La mia era una frecciata rivolta verso qualcuno che non sta partecipando a questa discussione, che a fronte di una mia critica al PD e alla sua dirigenza, mi ha proposto di risolvere la questione fondando un partito di sinistra alternativo e proponendomi di fare il candidato premier. Un po' come dire che e' inutile criticare se non si e' disposti a mettersi in gioco direttamente, e quindi bisogna prendere quel che c'e' con mutismo e rassegnazione.

    La verita' e' che io sono ancora convintissimo che il degrado si' e' sociale, e non solo della classe politica corrotta, ma la causa prima del degrado sociale e' la classe politica stessa. Che' io, cittadino medio, faccio il furbo perche' le condizioni sono tali per cui e' piu' facile e redditizio fare il furbo piuttosto che spendere del mio a seguire le regole.
    Che' il motivo per cui supero costantemente il limite di velocita' e' che e' troppo restrittivo (vicino a casa ho una strada il cui limite e' 10km/h, che non e' nemmeno riportato sul tachimetro!). Che' i poliziotti con il rilevatore di velocita' non stanno ben visibili prima della curva (come accade in francia) per prevenire un incidente, ma ben nascosti dopo la curva, per avere piu' occasioni di dare multe.
    Che' se l'impresa costruttrice del condominio dove abito ha nascosto dei rifiuti plastici sottoterra nel terrapieno del mio giardino, mi conviene starmene zitto e rimediare da me piuttosto che fare causa all'impresa, visto che il figlio dell'impresario e' consigliere comunale.

    Non c'e' niente da fare, la mentalita' secondo cui si puo' parcheggiare il suv in doppia fila anche se le leggi lo vietano e' figlia della propensione ad arrangiarsi in qualche modo, ottenendo il massimo vantaggio dal minimo sforzo. Atteggiamento che e' imposto dalle regole, o almeno dalle consuetudini stabilite colpevolmente dall'organizzazione dello stato.

    Per dirne una, quando ho fatto il rogito il notaio (IL NOTAIO!!!) ha chiesto alle parti quanta parte del pagamento dovesse essere corrisposta in nero. Cazzo faccio, denuncio il notaio?

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  16. Crainz lo seguo sempre: vi consiglio pure (da triestino) il suo ottimo libro (pure Donzelli) sulle vicende del confine orientale.

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