mercoledì 6 gennaio 2010

Che me ne faccio del latino?

"Che me ne faccio del latino, se devo dire pane al pane, vino al vino?" Così cantava Gianni Morandi in una canzone di tanti anni fa citata in apertura della puntata di Fahrenheit Radio3 nella quale Carlo Bernardini, fisico di fama mondiale, e Carlo Carena, docente di Letteratura Latina, sono stati chiamati a dare il loro parere sull'utilità dello studio del latino oggi.
Lo spunto è dato dalla notizia che in Gran Bretagna, dopo oltre 40 anni, propongono di inserire il latino addirittura nelle scuole elementari perché ritenuto un ottimo modo per introdurre i bambini alle lingue straniere.
Il latino serve? Serve per imparare altre lingue moderne? E' il caso di mantenerlo obbligatorio nelle scuole?
Il professor Carena, che pure lo insegna, ritiene non si può imporre lo studio di questa lingua a tutti i giovani e chiedere loro di sacrificare molte ore (pare siano 2000 al liceo classico) per acquisire quella forma mentale che è ad essa collegata, avendo altre cose che fruttano altrettanto come apprendimenti (fisica, geometria, filosofia, letteratura).
Il latinista è d'accordo sul fatto che i valori intrinsechi nella cultura classica sono fondamentali del consorzio civile umano, ma secondo lui si possono acquisire tranquillamente con una bella traduzione. Piuttosto lamenta la mancanza di confidenza degli studenti verso l'Italiano più che verso il latino.
Carlo Bernardini, che in un articolo ha chiamato lo studio delle lingue classiche "gioielli ereditari", ritiene la fissazione per esse "una stranezza della cultura dominante dell'alta borghesia che vedeva nel latino una tratto distintivo di appartenenza sociale". Il fisico propone che il latino sia lasciato opzionale mentre sia curata di più la preparazione scientifica che attualmente è molto carente. Bernardini trova, per esempio, che sia un dramma che la maggior parte degli Italiani non sappia cosa ha scritto Galileo, sia per la lingua che per il contenuto.
Questo argomento è di particolare attualità in casa mia in quanto nei prossimi mesi dobbiamo iscrivere mio figlio minore alla scuola superiore. Mio figlio è orientato per iscriversi allo stesso liceo scientifico del fratello ma è attratto dal nuovo indirizzo (o meglio dalla nebulosa "opzione", da attivarsi senza oneri ulteriori per lo Stato) "tecnologico" dove, a fianco di un maggior numero di ore di materie scientifiche, viene tolto il latino e diminuite le ore di altre materie umanistiche.
Voi che ne pensate?

Consiglio anche l'articolo Vivalascuola. A cosa serve il latino?

28 commenti:

  1. cara Artemisia buon anno !
    in quanto al latino, beh io l'ho studiato alle medie per 2 anni ed all'istituto Magistrale per 4 e male non mi ha fatto;
    è servito pure lui per avere un metodo di studio più sicuro
    Infatti secondo me mi ha aiutata a studiare la grammatica e ad avere poi una mente più allenata anche per le altre grammatiche e per capire le differenze delle sintassi ecc ecc delle altre lingue rispetto all'italiano
    Il fatto è che ai miei tempi l'italiano lo si imparava molto meglio già alle elementari e poi la prof di lettere delle medie è stata fondamentale nel farci imparare ancor meglio la nostra grammatica e quindi ha potuto fare bene anche il latino, visto che la nostra preparazione era ad un buon livello
    Attualmente la situazione è molto diversa: io vedo subito in prima media se gli alunni hanno studiato bene la grammatica italiana perchè così è più facile per loro, ma anche per me, studiare la lingua straniera , la cui grammatica si impara anche vedendo le differenze di costruzione e di frasi idiomatiche con l'italiano
    E ti posso assicurare che spesso è un vero disastro per me e per le colleghe di lettere quando gli alunni non hanno approfondito bene la lingua italiana e non sanno da che parte girarsi, faccendo ripetuti errori gravi in continuazione
    Non so se hanno ragione gli inglesi, ma io il latino lo rimetterei d'obbligo almeno in 2a e 3a media, al posto di certe ore inutili di laboratori improvvisati e non, di manualità, per esempio,che non esiste più neppure alle elementari, e che sono tempo perso perchè in due ore alla settimana con 20 e passa ragazzi, non riesci a fare un bel niente!!!
    Alle superiori invece se uno sceglie un indirizzo scientifico dovrebbero prevalere le materie scientifiche, ma tieni presente che , per esempio, tutti i nomi botanici dei fiori e delle piante sono in latino....
    e quindi, una breve infarinatura non farebbe male secondo me
    Io per esempio avevo sempre voti alti in italiano, disegno e storia dell'arte, francese e latino alle superiori ma li ho avuti anche in chimica,l'anno in cui era obbligatoria, e in fisica in 3a e 4a, e invece odiavo la matematica, geometria in particolare !!!!!...
    E ricordo ancora adesso le desinenze delle declinazioni latine e alcune formule di chimica
    Anche loro sono una parte del mio bagaglio culturale acquisito negli anni e sono ricordi piacevoli perchè comunque io amavo studiare!
    spero di esserti stata utile,
    passa qualche volta anche qui da me : http://miticaomegna.blogspot.com
    un saluto erica

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  2. Io, ma ormai nel secolo scorso..., il latino l'ho studiato alle medie. E per quanto fossi certo di non andare al liceo classico, volli studiarlo anche in terza media, dov'era facoltativo. Mi piaceva e credo che sia stato un buon "mattone" (nel senso buono) per la costruzione del mio linguaggio. Anche se so di fare un abnorme uso della punteggiatura...
    Mia figlia, che ha fatto il liceo classico, si è appena laureata in comunicazione internazionale e, per sua ormai consolidata abitudine, legge decine di libri all'anno.
    Mio figlio, il diciassettenne, va giusto al liceo scientifico ad indirizzo tecnologico (che però non credo sia assimilabile a quello del dopo-Gelmini).
    Al contrario della sorella, forse ha letto una decina di libri "imposti" in tutta la sua vita, ma studia il latino con profitto e si esprime, secondo me, assai bene. Oltre ad avere una discreta media complessiva di voti.
    Che dire quindi: noi (io e la mamma) abbiamo sempre cercato di indirizzare con discrezione le scelte dei ragazzi. Evitando però di oscurarne le volontà, cosa che non mi pare sia nemmeno nelle tue intenzioni, comunque.
    Diciamo che li abbiamo assecondati, tra l'altro senza grande sforzo. E loro hanno fatto il resto!
    E per il latino? Certamente è, come dicevo, un mattoncino di conoscenza.
    Utile ma non indispensabile, direi...

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  3. Il mio voto massimo allo scritto, in seconda media, fu 3. Quindi in terza preferii approfittare della facoltatività. Al liceo scientifico ho studiato latino nel biennio. Credo che la materia sia di fondamentale importanza per avere un buon uso dell'Italiano, della consecutio, dei congiuntivi.
    Ogni tanto mi accorgo di non sapere come scrivere quella tal parola: ma si scrive con la "i" o senza "i"?E mi appello alle mie reminiscenze latinarum, quando non appello niente cerco su guugol.
    Forse ho studiato poco.

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  4. Tutto serve, ma dipende da come ti viene fatto e con che finalità. Ti asiucro che ho visto insegnare il latino come "una clava" e nient'altro, un incubo da cui bisognava passare senza sapere perchè. Dubito che in questi casi serva. Non puoi mettere dentro una borsa più peso di quanto regga con la scusa che è utile, devi avere delle priorità. Sono queste che mancano... Ma è inutile che mi dilunghi più di tanto. Tu sai come la penso. Quello che è certo è che preferisco una "testa ben fatta" ad una "testa piena" come diceva già il buon Montaigne.

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  5. Grazie della vostre preziose testimonianze. Certamente non è il latino in sé che fa la differenza per una buona preparazione e, ancor di più, per una buona formazione. Per me che ho fatto il tecnico il latino (come la filosofia, la storia dell'arte, ecc.) è un qualcosa che sento come "mancanza". Poi però mi accorgo di quante persone ci siano che hanno fatto il liceo e che si sono laureate e che scrivono in maniera pessima e mi rincuoro.
    Per le lingue le basi grammaticali sono essenziali. Su questo non ci piove.
    Quanto all'amore per la lettura, o si è contagiati oppure non c'è indirizzo scolastico che tenga.
    Interessante l'esperienza di tuo figlio, Giangiacomo. Mi piacerebbe saperne di più anche se, come giustamente noti, non corrisponde al Gelmini-pensiero.
    Certamente non pensiamo di imporre niente a nosto figlio ma, d'altra parte, poverello è molto confuso come è normale che sia a 14 anni.
    Ritornerò sull'argomento per la vostra gioia :-)

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  6. Premesso che non ho studiato latino (un anno alle medie non si può dire 'studiare'), che negli anni della gioventù lo ritenevo una cosa inutile, però devo dire che attualmente penso che dovremmo tornare ad uno studio del latino. Ma penso che innanzi tutto si dovrebbe tornare allo studio fatto in maniera seria. Lavorando all'università e in ambito scientifico, mi accorgo di quanto siano in primis ignoranti le giovani generazioni, e poi di quando non abbiano una mente abituata a pensare in maniera sistematica e analitica. E questa seconda mancanza si ripercuote in maniera negativa soprattutto negli studi scientifici.
    Parlando con i miei figli (entrambi laureati in materie scientifiche) mi hanno entrambi detto che proprio lo studio del latino li ha abituati al rigore, al sistema e all'analisi.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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  7. Mia cara Artemisia, mi hai lasciato un commento che mi ha... sì, commosso. Grazie per la stima ampiamente ricambiata.
    Il tempo di riprendere e poi integrerò e passerò a leggere le belle cose che scrivi.
    Sereno 2010, cara amica.
    Frank57

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  8. Questione complicata, difficile da risolvere: tra l'altro, avendo fatto il liceo classico sono un po' di parte.
    E' vero che lo studio delle lingue morte è utilissimo per acquisire una "forma mentis" e una certa logica, oltre che per migliorare lessico e sintassi; d'altra parte (come ho scritto recentemente anche "da me") le tante ore dedicate a queste materie riducono lo spazio per l'apprendimento di quelle competenze tecnico-scientifiche che oggi temo siano indispensabili per muoversi proficuamente nel mondo.

    Insomma, tutto sta a capire quali sono i talenti di tuo figlio: se da grande si vede scienziato, io lascerei pure da parte il latino; se si vede "letterato" (in senso lato, chiaramente) il latino è imprescindibile; se non ha un'idea precisa in mente, un liceo con il latino (e la filosofia, anche) può fornirgli una maggior duttilità per la scelta che dovrà fare più avanti.


    P.S.: Come è ovvio queste sono opinioni personali, quindi possono pure essere fesserie.

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  9. Andrea, il problema e' che mio figlio "non si vede" da grande, cioe' non ha idea, non sa che fare. Per il momento gli piace di piu' la matematica che l'italiano, ma poco le scienze, anzi, poco tutto. :-( Percio', come giustamente hai scritto, forse e' meglio una scuola che non lo specializzi subito.

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  10. Io, che sono laureato in Matematica (Scienza dell'Informazione ne era un indirizzo, ai miei tempi), ti dico che ho fatto Latino allo scientifico e ne sono proprio contento. Mi ha aiutato parecchio negli studi, e oserei dire anche nella vita (per quanto e' piu' difficile constatarlo da questo punto di vista).
    Prima di tutto il latino crea una forma mentale che secondo me ne' la matematica ne' le materie umanistiche formano. Ha qualche somiglianza con la geometria, forse, anche se l'approccio e' un po' diverso. Niente a che vedere con la fisica, dove il procedimento e' esattamente contrario (il latino e' astratto e si applica al linguaggio, nella fisica si parte dall'osservazione per trovarne una astrazione). Per quanto riguarda la filosofia, solo una piccola parte del tempo che ho dedicato ad essa ha a che fare con il rigore logico che invece e' proprio del latino.
    Inoltre, secondo me, il latino e' fondamentale per capire le origini del linguaggio. In particolare dell'italiano, ma anche di tutte le altre lingue. Penso ad esempio all'inglese con cui ho a che fare da vicino. La maggior parte dei vocaboli inglesi derivano dal latino.

    Ho lasciato mia moglie (inglese madrelingua) quando le ho raccontato l'etimologia della parola "digitale". Ha due significati cioe' che riguarda il computer (elaboratore digitale), e che riguarda le dita (impronta digitale). Nel primo caso la parola deriva dall'inglese digital, che deriva da digit, che significa cifra. Digit deriva dal latino digitum, perche' le cifre si contavano sulle dita. Nel secondo caso deriva dal latino digitalis che deriva da digitum che significa dito.
    Be', il mio rapporto con la lingua italiana e con quella inglese, e quindi con le due culture sarebbe molto diverso se non conoscessi questo genere di cose.

    Se posso permettermi un consiglio a tuo figlio, io gli direi di scegliere questo nuovo indirizzo, ma di fare anche latino, se e' possibile sceglierne l'opzione.

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  11. Di stucco. L'ho lasciata di stucco, non e' che l'ho abbandonata, mia moglie... eheheh...

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  12. Molto interessante, Dario. Grazie.
    No, purtroppo non c'e' l'opzione "indirizzo tecnologico + latino". Pare che ci sia o l'indirizzo normale o quello tecnologico (di cui non si sa nemmeno i piani di studio ma solo il numero di ore delle singole materie).

    PS infatti mi era preso un po' un colpo riguardo a tua moglie. Grazie di avermi rassicurato :-)

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  13. Be', non fare latino sarebbe davvero un peccato. Soprattutto allo scientifico.

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  14. Ciao Artemisia!
    Io il latino ho cominciato a farlo addirittura alle medie inferiori e nonostante non mi sia particolarmente piaciuto, non posso non ammettere che è utilissimo per capire l'italiano,capirlo nella profondità e quindi poter trovare le differenze con le altre lingue e impararle meglio e prima.
    Certo che ci sono altre cose interessanti da imparare, tutto può essere interessante, ma io credo che le basi per farsi intendere bene debbano restare!

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  15. Io ho studiato il latino alle medie, ricordo ancora l'ansia degli esami il cui programma prevedeva il "De Bello Gallico" e traduzioni dall'italiano in latino. Non mi piaceva studiarlo, però attraverso questa lingua morta ho imparato meglio l'italiano, la consecutio e la sintassi. Mio figlio che ha frequentato poi il liceo classico, non aveva la stessa preparazione in italiano e mi disse: "Vado al classico per approfondire l'italiano" e così è stato, studiando oltre il latino il greco: il nostro idioma deriva da queste due lingue.
    Un saluto affettuoso e grazie per questo interessante post.

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  16. cara Artemisia, per me il latino è una passione divorante, una musica, una gioia, una consolazione e tante altre cose che ti romperesti di stare a sentire. Ma, ciò nonostante, penso anche io che in questo nostro sfortunato paese manchi soprattutto la formazione di una mentalità scientifica. Certo sarebbe splendido farsela su Plinio, e naturalmente su Galileo ma queste sono utopie.
    Quanto all'italiano se ne può avere un'ottima conoscenza anche senza aver studiato il latino. Non se ne ha la dimensione storica, evolutiva, ma siamo pieni di studenti usciti dal classico che non sanno scrivere in italiano!
    Nel corso sperimentale di tuo figlio mi preoccupa di più il taglio delle altre materie umanistiche che il taglio del latino. Che cosa tagliano 'sti infami?
    marina

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  17. Mi pare che gli amici lettori siano tutti appassionati latinisti. Mi sembra quasi di aver chiesto al macellaio se la carne è buona ;-)

    Sì, Marina, anche a me preoccupa più il taglio delle materie umanistiche in generale anche perchè il rimpiazzo (il numero delle ore totali infatti è lo stesso) è nebuloso ore di "informatica e sistemi automatici". Praticamente diventerebbe un ibrido tra un liceo e un tecnico senza avere i vantaggi dei due tipi di scuola.

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  18. Non direi di definirmi un appassionato latinista...
    Certo, mi piaceva studiarlo. Ma questo è ormai uno dei pochi sbiaditissimi ricordi di una materia studiata della fine degli anni 60!
    Certamente però ricordo l'analisi logica, la definizione della temporalità nelle frasi, l'individuazione del tempo verbale corretto. Cioè insomma tutto quanto serve per dare una composizione comprensibile, oltre che corretta, al mio linguaggio.
    Se ci riesco, non so. Fate voi.

    Se poi ti interessa sapere del liceo di mio figlio posso dirti che, giunto ormai al IV anno, frequenta il liceo scientifico con indirizzo informatico. Più precisamente, si tratta (o almeno si trattava...) di una sezione sperimentale dove l'iniziale intenzione era quella di applicare l'informatica nello studio di fisica e matematica.
    Purtroppo in quattro anni il laboratorio "tecnico", già secondo me obsoleto e insufficiente all'inizio, è rimasto sempre lo stesso.
    Traine quindi le giuste conclusioni, valutando anche cosa succederà già dall'anno prossimo con la dieta Gelmini...

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  19. Così, di primo acchito, mi viene da dire che se non c'è una passione autentica, o almeno un forte interesse, il latino sia troppo faticoso per i nostri pigroni.
    Però mi riservo di rifletterci ancora, il tuo è un quesito molto interessante. Forse sarebbe utile sentire il parere dei ragazzi stessi (intendo quelli che affrontano lo studio del latino già da qualche anno).
    Ciao Artemisia.

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  20. Mah... intervengo un'altra volta e poi non scasso piu'.

    Secondo me di Latini ce ne sono due. Una e' la materia umanistica, l'altra quella "scientifica".
    Il primo riguarda la letteratura, l'arte. Non ero molto ferrato in questa materia, al liceo, anche se ne comprendevo l'importanza. L'altro invece riguarda la logica, data la rigidita' del costrutto sintattico della lingua classica. Adoravo (e adoro ancora, solo che sono un po' giu' di allenamento) quest'ultimo Latino, ed era di questo che parlavo nei miei precedenti interventi.

    Secondo me i due latini sono agli antipodi, perche' il primo, in quanto arte, trova la sua espressione nel superamento delle regole. Plasma la lingua per aderire meglio al significato da esprimere. Per il secondo invece, paradossalmente, il significato e' ininfluente. Addirittura anche la grammatica e la sintassi sono accessori: l'importante e' la disciplina e la rigidita' con cui le regole (astratte) vengono applicate.

    Boh... sto dicendo cazzate?

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  21. Giangiacomo: forse l'indirizzo di tuo figlio è il famoso PNI (piano nazionale informatico)? Se è così c'è anche nel liceo di mio figlio (quello grande) e anche di mia nipote. Si tratta di un indirizzo con materie in più rispetto alla base comune (come quello di mio figlio che invece ha in più il tedesco). Invece la proposta della Gelmini è di avere certe materie AL POSTO di altre cambiando quindi il profilo complessivo della preparazione.

    Licia: mi pare di capire che tu, che hai a che fare quotidianamente con i ragazzi di oggi e sai misurare meglio il rapporto costi/benefici che lo studio del Latino può comportare, concordi con la tesi del Prof. Carena. Quanto a cosa ne pensano i ragazzi, mio figlio grande che è in terza lo trova essenziale anche se ad alcuni suoi amici (per fortuna non a lui) è capitata una professoressa che lo insegnava proprio "come una clava" (la calzante definizione è di Giulia), cioè pretendeva talmente tanto dai ragazzi che questi, terrorizzati, finivano per studiare prevalentemente esso quasi trascurando matematica ed altre materie più tipiche del liceo scientifico. Non so quanto serva tutto ciò.

    Dario: non "scassi" e non dici affatto cazzate, bensì hai perfettamente ragione. Una cosa è lo studio della lingua latina e con il suo rigore quasi "matematico" (spero di non dire cazzate io dato che non l'ho mai studiato), altra è lo studio della cultura e dell'arte classica che è espressa in questa lingua. Capisco quindi che tu ritieni importante il primo mentre lasceresti solo a chi veramente interessato la seconda.
    Ho capito bene?

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  22. Si', e' esattamente quel che volevo dire. Ovviamente sarebbe meglio non rinunciare a nulla, compresa la letteratura latina. Ma rinunciare all'opportunita' di formare una mente logica, presupposto per l'apprendimento di qualunque altra materia, scientifica e non, mi pare davvero un peccato.

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  23. che dire, razionalmente forse il latino non "serve", perchè il ragionamento logico oggi si impara con più scienza e informatica.
    Ma c'è qualcosa nella sua sintesi, nella sua forza espressiva...
    io sono contenta di averlo studiato, ancora oggi alcuni concetti espressi in latino sono alla base della mia (misera) cultura. ammetto che era la mia materia preferita... ^,^

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  24. Mah. Io sono informatico di professione e matematico di interesse personale (sono laureato in Scienza dell'Informazione, ai miei tempi corso di laurea di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali), ti diro' che si distingue subito un neolaureato che non ha fatto il liceo scientifico, e quindi non ha fatto latino, da uno che invece l'ha fatto. E quel che gli manca, al primo, e' proprio il rigore logico che io ho appreso proprio nelle lezioni di Latino.

    Faccio un esempio. Per scrivere un programma ci sono mille strade diverse. Una di queste e' la migliore (o meglio, e' quella che il programmatore dovrebbe scegliere perche' ritiene sia la migliore). La migliore e' quella che e' logicamente piu' accurata secondo le esigenze del programma. Perche' la scelta della piu' accurata garantisce migliore leggibilita' e manutenibilita' del codice, oltre che migliore compattezza ed eleganza. Ma cio' non toglie che le altre novecentonovantanove siano altrettanto corrette.
    Ecco, uno che non ha una disciplina e un rigore che a me ricordano le versioni di Latino, cerchera' la strada piu' semplice, non essendo in grado di applicarsi nella ricerca della piu' elegante (o almeno, trovand la cosa estremamente ostica)

    Il fatto e' che il latino non offre una scelta (se si tratta di una traduzione dal latino all'italiano), oppure evidenzia (nel caso di traduzione dall'italiano al latino) quale sia l'alternativa piu' adeguata tra le possibili. Il che e' esattamente e precisamente il mestiere di un buon informatico.

    Paradossalmente e' piu' importante, secondo me, lo studio del latino che quello dell'informatica, per la formazione di un buon programmatore.

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  25. oe'... poi magari uno mica e' interessato ad essere un buon programmatore!
    Conosco dei programmatori mediocri che fanno molti piu' soldi di me!
    :-)

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  26. Molto interessante, Dario. Non ti so dire niente perche' non ho mai fatto latino ne' sono programmatrice. Mi viene solo in mente che uno il rigore che il latino ti aiutato ad acquisire potrebbe averlo anche di natura, ma ovviamente e' solo un caso.
    Mi consulto con l'informatico di casa (che ha fatto anche latino) e ti diro' il suo parere.

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  27. Artemisia, esatto: il piano è il PNI. Cioè quello con più materie. Che però credo sia un esperimento fallito, ahimè...
    Anche se non so che pensare su cosa troverà a scuola chi inizierà un nuovo corso di studi nel prossimo anno scolastico. =(

    Ne approfitto anche per quotare in pieno quanto espresso dal mio collega informatico Dario.
    Io non sono laureato e ormai da quasi trent'anni lavoro nel campo informatico. Per circa 25 anni ho fatto il programmatore sui mainframe e, come Dario, ho sempre creduto che il mio sia pure breve studio del latino abbia avuto una particolare importanza nella stesura del codice dei programmi che ho scritto.
    Scrivere un programma ha infatti, oltre a quella propria delle istruzioni prodotte, anche una logica sintattica indispensabile, per esempio, per capire ciò che avevi "scritto" anche solo un mese prima...
    E quando ho studiato il latino, come tuo figlio, non avevo idea del mestiere che mi sarebbe toccato!

    P.S.: anch'io conosco programmatori di grande "successo", però assolutamente incapaci di esprimersi tanto in italiano quanto in cobol, per fare un esempio.
    Ma questa è un'altra lunga storia...
    =)

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  28. Anche tu informatico, Giangiacomo? Sono circondata :-)
    Invece lo scettico blu di casa non condivide questa utilità del latino come forma mentis adatta agli informatici.
    Comunque mi avete convinto alla grande, niente indirizzo tecnologico.
    Per il resto speriamo bene.

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