venerdì 5 febbraio 2010

Allons enfants

Quando ero ragazzina, con il mio carattere che tende ad catalogare tutto, mi ero immaginata che ogni periodo storico dovesse avere i suoi ideali per cui lottare. Nell'Ottocento era l'unità di Italia, nel Novecento la Resistenza. "Chissà quale sarà il fine ideale della nostra generazione. Forse l'unità dell'Europa?", mi chiedevo ingenuamente. La mia visione semplicistica e meccanicistica del progresso non teneva conto dei periodi di crisi morale e di decadenza. In effetti certi periodi storici, per quanto si possano ridimensionare o rivalutare, emanano sempre un certo fascino. Non se è il fascino di chi comunque sacrifica la vita per uno scopo che va al di là del proprio interesse personale oppure se è perché sappiamo che poi quel fine è stato raggiunto.
Uno di questi periodi è appunto il Risorgimento di cui tratta il libro "Bella e perduta" che lo storico Lucio Villari ha presentato anche a Fahrenheit Radio3.
Villari si dispiace che il Risorgimento oggi venga trattato come un oggetto di antiquariato e non come una materia viva che ci appartiene e con cui noi ci confrontiamo ogni giorno. Secondo lui, nel Risorgimento si sono fondati valori essenziali come quello della libertà, della democrazia, del rispetto delle tradizioni storiche nazionali in una visione creativa e costruttiva. Ha rappresentato una ventata di laicità, la prima prima esperienza del vivere civile degli Italiani che hanno imparato grazie ad essa che la libertà è inseparabile dalla giustizia.
Sulla condivisione generale di questi valori da parte degli Italiani io sarei un po' più pessimista. Mi ha fatto riflettere però il ricordare che il Risorgimento ha visto come protagonisti soprattutto i giovani: Mazzini fondò la Giovine Italia a ventisei anni, Mameli scrisse il suo inno a vent'anni, Garibaldi a venticinque era già stato condannato a morte in contumacia per aver partecipato ai moti del '33, ventenni anche i Fratelli Bandiera.
Figure straordinarie, dice il professore, perchè sentivano l'impulso si trasformare un'esigenza politica e di libertà in una grande energia morale di riscatto.
Il pensiero corre ai giovani di oggi e credo che abbia ragione Villari nel dire che la crisi morale è altrettanto grave della crisi economica e che rendere invisibili i giovani oggi è uno dei tradimenti dell'eredità risorgimentale. Si può vivere benissimo senza i valori del Risorgimento ma il vuoto che lasciano questi valori viene riempito da altre cose: la droga, il calcio, la televisione trash, ecc.
Forse "belli e perduti" sono i nostri ragazzi tenuti nella bambagia a patto che se ne stiano zitti e buoni.

Consiglio anche la presentazione di Bella e perduta a Le storie diario italiano.

7 commenti:

  1. Secondo me, invece, la presenza, in ogni epoca storica, di ideali per i quali lottare è sempre stata constatata a posteriori; nello svolgersi degli eventi, ogni periodo storico è stato giudicato di decadenza morale.

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  2. Puo' essere, Marco. Giorgio Bocca pero' l'altra sera a Che tempo che fa raccontava di come far parte della resistenza fosse rischioso ma anche "divertente". L'ha definito proprio cosi'. Io credo cioe' che chi ha vissuto certe esperienze (una minoranza elitaria, certo, non la massa) abbia avuto la consapevolezza di vivere un periodo di grandi speranze e non di decadenza.

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  3. scusa Arte, dopo ti rispondo sul post; per ora ti dico che la piccola è orientata verso lo scientifico (credo più che altro perché lì abbiamo una tradizione di famiglia). Della riforma non ho capito un granché e mi riprometto di approfondire.

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  4. Il Risorgimento è stata l'epoca delle conquiste sociali, in quest'epoca tecnologica i giovani hanno idee differenti, come combattere la crisi e come affermarsi nel mondo del lavoro. Tutto il marcio che c'è è frutto anche degli adulti che hanno creato televisione trash, calcio mercato e droga ai danni dei giovani che non hanno sani modelli ai quali rifarsi.
    Un caro saluto.
    annamaria

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  5. Io penso che a posteriori ci sembra tutto di più... Oggi viviamo un periodo di crisi. L'altro giorno una ragazza teneva una riunione di volontari per i ragazzi extracomunitari: era piena di voglia di fare, di ideali, di forza. E con lei ce n'erano altri. Era bello sentirli parlare. Forse in questo momento non stanno facendo cose "eclatanti", ma ci sono, come ce ne sono altri che si trascinano nelle strade senza nessun ideale.
    Certo non è momento di rivoluzioni... Ma speriamo che non ce ne isa bisogno. Nelle rivoluzioni è chiaro risaltano gli "eroi", ma a che prezzo?
    Un caro saluto

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  6. cara Arte secondo Bocca aver partecipato alla resisitenza è stato anche divertente,invece secondo mia mamma, quasi 86enne, i ricordi di quegli anni spesso sono ben poco divertenti perchè tanti giovani resistenti di allora sono morti o hanno rischiato la vita, sono rimasti feriti gravemente e ne sono usciti con ricordi tristi, brutti e choccanti
    Io penso che quelli che vissero un periodo così lo fecero con coraggio per riavere la libertà, ma che poi si resero anche conto di essere stati usati al termine della guerra e molti di loro rientrarono nelle loro vite anonime e normali e non vollero neppure più parlarne
    Quegli eroi,quasi tutti morti ormai, non fecero politica, non si fecero raccomandare, vollero dimenticare
    Alcuni solamente decisero di scrivere ciò che successe o vennero, anziani, a raccontare ai ragazzi delle scuole come vissero il 43-45 sulle montagne combattendo i nazisti ed i repubblichini
    Eroi certo ma da molti, troppi, dimenticati
    Come gli eroi del risorgimento
    Chissà come vedranno invece il nostro periodo attuale, così strano, i nostri discendenti tra un centinaio d'anni quando la memoria collettiva sarà finita e rimarranno solo dei libri o dei documenti ???

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  7. io penso che allora come adesso sono "i pochi" che cambiano le cose.
    speriamo nei pochi giovani di oggi che sfuggono agli imperativi della telecrazia
    marina

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