"Non abbia ancora il signore aperto bocca che sappia già il cortigiano cosa il signore vuol dire e si prepari a soddisfare la sua volontà". Maurizio Viroli, docente di Teoria Politica a Princeton, cita questa frase tratta da un manuale per i frequentatori della corte Pontificia nell'epoca del suo massimo splendore, come esemplificazione del comportamento servile che secondo lui si è affermato nella situazione politica italiana.
Di Viroli ricordo una bellissima lezione di storia su Macchiavelli l'inverno scorso per la serie "Gli anni di Firenze". Mi colpì la sua chiarezza ma anche il suo piglio, le stesse caratteristiche che ho ritrovato nella sua intervista di Fahrenheit Radio 3 sul recente saggio "La libertà dei servi", dove il professore non usa mezzi termini nel definire "corte" il nostro sistema politico.
Il libro nasce dalla richiesta del caporedattore della Princeton Press di spiegare ai non Italiani cosa succede nel nostro sistema politico e nella vostra vita civile perché "risulta per loro incomprensibile".
In effetti, dice Viroli, "in Italia siamo maestri nel costruire sistemi politici nuovi, come le repubbliche del tardo medioevo. Abbiamo inventato il fascismo e adesso abbiamo inventato la corte dentro le istituzioni repubblicane." Esclude che nel nostro paese ci sia una dittatura perché c'è il diritto di opinione, di parola, di voto. La sua idea è che si sia formato appunto all'interno delle istituzioni repubblicane un "sistema di corte", che si crea quando esiste un potere arbitrario enorme, potere legittimo ma molto superiore a qualsiasi altro che esista in quel paese o in paesi simili. Il presidente del consiglio infatti possiede una ricchezza sconfinata, controlla un impero mediatico che nessun leader politico di nessun stato liberale e democratico ha controllato e in più ha un partito suo. Laddove c'è un potere enorme si crea dipendenza cioè una massa di persone che da esso dipendono e si crea la mentalità dei servi, una mentalità di adulazione, un'ossessione per l'apparenza, mancanza di integrità, incapacità di vedere la dignità del dovere, mancanza di coraggio. Tutte caratteristiche dell'animo servile. Laddove c'è un potere enorme non c'è libertà dei cittadini, ma libertà dei servi.
Non è un giudizio sulla persona. Potrebbe avere le migliori intenzioni, potrebbe essere anche Madre Teresa di Calcutta, ma la sola esistenza di questo potere corrode la vita civile repubblicana e trasforma la libertà dei cittadini in libertà dei servi. Essere cortigiani non vuol dire solo obbedire, vuol dire identificarsi nei sentimenti nei pensieri e nella volontà del signore. Viroli ritiene che in Italia ci siano moltissimi cittadini che si identificano nel signore e nella sua corte, ne amano il linguaggio, ne amano lo stile e il modo di pensare; ci sono molti illusi che ne sono affascinati pur non avendo una visione chiara della realtà; mentre pochi sono quelli veramente lontani dalla mentalità della corte, uomini e donne che, se anche avessero la possibilità di essere ammessi nella corte del signore, non entrerebbero perché provano per lo stile cortigiano, per la libertà dei servi, una sorta di ribrezzo morale.
"Come reagire?", chiede l'intervistatore. L'alternativa è un'educazione tramite esempi di vita. Bisogna riacquistare la libertà del cittadino impostando la propria vita al servizio di un ideale, di un principio, del bene comune, non al servizio di un uomo perché potente. E' un lavoro di educazione lento e che può dare frutti in pochi anni ma comunque non ci sono scorciatoie.
Insegnando da venticinque anni negli USA, Viroli non si sente di dire ai giovani di non partire. Li invita certamente a fare un'esperienza all'estero cercando tuttavia di tornare per dare una mano alla propria patria come fecero anche i protagonisti del Risorgimento. "La ricchezza culturale che si acquisisce in paesi di grande tradizione di libertà usatela per rendere libera l'Italia".
Di Viroli ricordo una bellissima lezione di storia su Macchiavelli l'inverno scorso per la serie "Gli anni di Firenze". Mi colpì la sua chiarezza ma anche il suo piglio, le stesse caratteristiche che ho ritrovato nella sua intervista di Fahrenheit Radio 3 sul recente saggio "La libertà dei servi", dove il professore non usa mezzi termini nel definire "corte" il nostro sistema politico.
Il libro nasce dalla richiesta del caporedattore della Princeton Press di spiegare ai non Italiani cosa succede nel nostro sistema politico e nella vostra vita civile perché "risulta per loro incomprensibile".
In effetti, dice Viroli, "in Italia siamo maestri nel costruire sistemi politici nuovi, come le repubbliche del tardo medioevo. Abbiamo inventato il fascismo e adesso abbiamo inventato la corte dentro le istituzioni repubblicane." Esclude che nel nostro paese ci sia una dittatura perché c'è il diritto di opinione, di parola, di voto. La sua idea è che si sia formato appunto all'interno delle istituzioni repubblicane un "sistema di corte", che si crea quando esiste un potere arbitrario enorme, potere legittimo ma molto superiore a qualsiasi altro che esista in quel paese o in paesi simili. Il presidente del consiglio infatti possiede una ricchezza sconfinata, controlla un impero mediatico che nessun leader politico di nessun stato liberale e democratico ha controllato e in più ha un partito suo. Laddove c'è un potere enorme si crea dipendenza cioè una massa di persone che da esso dipendono e si crea la mentalità dei servi, una mentalità di adulazione, un'ossessione per l'apparenza, mancanza di integrità, incapacità di vedere la dignità del dovere, mancanza di coraggio. Tutte caratteristiche dell'animo servile. Laddove c'è un potere enorme non c'è libertà dei cittadini, ma libertà dei servi.
Non è un giudizio sulla persona. Potrebbe avere le migliori intenzioni, potrebbe essere anche Madre Teresa di Calcutta, ma la sola esistenza di questo potere corrode la vita civile repubblicana e trasforma la libertà dei cittadini in libertà dei servi. Essere cortigiani non vuol dire solo obbedire, vuol dire identificarsi nei sentimenti nei pensieri e nella volontà del signore. Viroli ritiene che in Italia ci siano moltissimi cittadini che si identificano nel signore e nella sua corte, ne amano il linguaggio, ne amano lo stile e il modo di pensare; ci sono molti illusi che ne sono affascinati pur non avendo una visione chiara della realtà; mentre pochi sono quelli veramente lontani dalla mentalità della corte, uomini e donne che, se anche avessero la possibilità di essere ammessi nella corte del signore, non entrerebbero perché provano per lo stile cortigiano, per la libertà dei servi, una sorta di ribrezzo morale.
"Come reagire?", chiede l'intervistatore. L'alternativa è un'educazione tramite esempi di vita. Bisogna riacquistare la libertà del cittadino impostando la propria vita al servizio di un ideale, di un principio, del bene comune, non al servizio di un uomo perché potente. E' un lavoro di educazione lento e che può dare frutti in pochi anni ma comunque non ci sono scorciatoie.
Insegnando da venticinque anni negli USA, Viroli non si sente di dire ai giovani di non partire. Li invita certamente a fare un'esperienza all'estero cercando tuttavia di tornare per dare una mano alla propria patria come fecero anche i protagonisti del Risorgimento. "La ricchezza culturale che si acquisisce in paesi di grande tradizione di libertà usatela per rendere libera l'Italia".
Certamente condivisibile l'analisi e la cura tracciata dal Viroli. Si dice nel post che "L'alternativa è un'educazione tramite esempi di vita. Bisogna riacquistare la libertà del cittadino impostando la propria vita al servizio di un ideale, di un principio, del bene comune.." e mi domando: chi o cosa potrebbe incarnare tali principi in Italia, visto che si è fatto di tutto negli ultimi tempi per distruggere qualunque uomo o principio esistente?
RispondiEliminaChi? Viroli intende tutti noi.
RispondiEliminaQuali principi? Ognuno secondo la propria coscienza. Viroli nell'intervista ha citato anche la religione (qualcosa come "chi ha una fede dovrebbe servire Dio e non un uomo").
Ho dovuto tagliare pezzi anche significativi di intervista per non fare il post troppo lungo ma invito, chi e' interessato, ad ascoltarla sul sito di Fahrenheit.
Molto interessante, ma si aggiunge al cumulo di "riserve" civili, democratiche e culturali che mettiamo da parte per i tempi migliori, i quali però, nonostante i Viroli e tanti altri come lui, non arrivano mai perché ormai il sistema si avvita su sé stesso.
RispondiEliminaL'analisi è talmente esatta che prevede anche l'accantonamento di queste "riserve" quando si parla tra l'altro di "mancanza di integrità" (dei servi) e "di coraggio" (anche, direi io delle persone che "provano per lo stile cortigiano, per la libertà dei servi, una sorta di ribrezzo morale").
Infatti diventiamo servi tutti se accantoniamo, se non siamo capaci di coinvolgere i giovani con il loro potenziale rivoluzionario (anzi li stiamo definitvamente depotenziando) e non ci ribelliamo mai.
Perché accantonare riserve è anch'esso compito dei servi, così che le riserve civili democratiche e culturali ammuffiscono e vengono tranquillamente smaltite nella discarica.
E' strano che quando si fanno analisi come questa non si accenna mai allo squilibrio anche mentale (forse collettivo?), oltre che di potere.
_________
Ti abbraccio calorosamente mia cara "signora del web",
Irnerio
Un abbraccio anche a te Irnerio e ben tornato.
RispondiEliminaNon ho capito bene il tuo commento.
Sul depotenziamento dei giovani sono d'accordo. Ultimamente continuo a chiedermi perche' i giovani non si ribellino di brutto dato che sono loro che pagheranno lo scotto maggiore. Non so, forse e' colpa di noi genitori che continuamo comunque a proteggerli senza far vedere loro la cruda realta'.
purtroppo non basteranno pochi anni: da sempre siamo fatti così noi (cfr. La testa degli italiani, di Beppe Severgnini); tristemente ci sto arrivando anche io, ma per avere quella libertà nelle cose essenziali (famiglia, amore, amicizia...) lasciamo da parte quegli ideali un po' più lontani dalla quotidianità.
RispondiElimina"chi ha una fede dovrebbe servire Dio e non un uomo" : sante parole, visto che trovo sempre più gente che scambia Dio con un uomo, e non è nemmeno Peppino Ratzinger...
rispondendo al tuo ultimo commento: perché non ci ribelliamo? tesoro (*), perché ci è rimasto pochissimo e rischiamo di perdere anche quello, ormai... sto invidiando terribilmente chi va ancora a scuola o all'università: almeno ha ancora dei sogni da coltivare, e un mondo da scoprire...
RispondiElimina(*) è affettuoso davvero, non è sarcastico :-)
Marco, apprezzo la precisazione della nota :-))
RispondiEliminaQuale religione posso seguire se ad esempio viene perfino negato il fatto che sia l'origine della nostra europa? Cioè è un pò come sentirsi defraudati, scippati del proprio passato.. e questo come i vari revisionismi che si fanno ultimamente...
RispondiEliminaSenza l'esperienze del passato non si costruisce un futuro migliore!!
Mia cara,penso che Viroli abbia ragione da vendere,specialmente quando dice che,ammesso che si possa partire da una base di educazione civile e morale,ci vorranno anni prima di vedere i primi frutti,molti anni.
RispondiEliminaCristiana
In sintesi volevo dire che si leggono precisissime, veritiere, ma anche preoccupantissime analisi della situazione italiana, però poi si accantonano subito come le riserve in dispensa. Anzi peggio perché le riserve in dispensa prima o poi le consumiamo, mentre questi .. chiamiamoli "forti stimoli" al cambiamento e alla rivolta (se occorre) rischiano di ammuffire inutilizzati.
RispondiEliminaQueste stesse analisi a volte prevedono che ciò accada, tanto è degradata e disperante la sensibiltà della massa amorfa dei sudditi del Sult-nano.
Ciao, cordiali saluti da
Irnerio
Ecco, infatti, come dice Viroli e sottolinea la carissima Cristiana, cosa vuol dire "ci vorranno molti anni"?
RispondiEliminaChe per noi un po' anzianotti la speranza di vedere la fine dell'incubo è molto esigua, mentre saremmo subito in prima linea con i "gggiovani" se questi si decidessero a ribellarsi...
Irnerio
Mi sembra interessante... lo aggiungo alla lista. Io sono certa che ci vorranno anni, ma credo che sia stato sempre così. Grazie
RispondiEliminaIrnerio: Viroli fa il professore a Princeton e ha scritto un libro. Cosa altro chiedergli? Di fondare un partito? Il resto dipende da tutti noi.
RispondiEliminaNo in fatti non chiedo a lui; lui ha fatto già molto. Chiedo a coloro cui lui si rivolge, cioè a noi, "spetta a noi" come tu dici.
RispondiEliminaIl "si accantonano" si riferiva alla società, a noi tutti, che siamo sempre più insensibili, refrattari e indifferenti (esclusi i presenti, ovviamente).
Questo, e la previsione di eventuali cambiamenti (speriamo non in peggio) in tempi lunghissimi, i motivi del mio pessimismo.
Ma proprio non si capisce ciò che scrivo?
Irnerio
Ma no, probabilmente sono io che sono molto stanca. Stasera mi sento veramente cotta.
RispondiEliminaComunque sono anch'io molto pessimista. Non credo che sia questione di "pochi anni", anzi, temo che il fondo non l'abbiamo ancora toccato.
Buona notte, Irne'!
Quando Viroli scrive: "E' un lavoro di educazione lento e che può dare frutti in pochi anni ma comunque non ci sono scorciatoie.", mi sembra un po' in contraddizione, a meno che non sia saltato un "non" prima della parola "può".
RispondiEliminaComunque sia, a mio parere i danni gravissimi fatti in tutti i campi in oltre quindici anni di berlusconismo non si riparano in pochi anni.
E poi chi ci assicura che si vogliano riparare prima o poi? Mah! Non ci scommetterei in cent, in un mondo che "gli è tutto da rifare", come diceva Bartali.
Irnerio
Buona notte anche a te, carissima,
RispondiEliminaIrnerio
Anch'io ho colto una contraddizione in quella frase e l'ho spiegata come un tentativo di mascherare il proprio pessimismo per non scoraggiare gli ascoltatori. In effetti, come ti ho scritto, anch'io sono molto pessimista ma non mi sembra giusto sottolinearlo davanti ai giovani che hanno diritto alla speranza in un futuro migliore.
RispondiEliminaE poi potrebbero stupirci, no?
Mi sa che ci farò un altro post su questo tema. Ci devo meditare.