Consumo di suolo, edificazione sclerotica, abbandono dei centri storici che vengono "imbalsamati" diventando una sorta di museo a cielo aperto, cannibalizzazione del paesaggio rurale, cementificazione: sono ormai temi di cui si parla tanto (anche se in realtà non mi pare di scorgere nessuna inversione di tendenza) e che ho affrontato tante volte anch'io su questo blog che quasi quasi mi sono anche un po' venuti a noia.
Ci sono però un paio di particolari extra che hanno attirato la mia attenzione ascoltando questa puntata di Fahrenheit Radio3: la scomparsa dei marciapiedi, delle sale d'aspetto nelle grandi stazioni e in genere di quegli spazi del non far niente.
L'allarme sulla scomparsa dei marciapiedi lo lancia la poetessa Jacqueline Risset su Repubblica riguardo alla proposta (pare rientrata) di toglierli da Piazza Navona. Pensando a Piazza Signoria direi che, se la piazza rimane pedonale, dei marciapiedi si può tranquillamente fare a meno.
Invece della scomparsa delle sale d'attesa, constatata personalmente a Firenze Santa Maria Novella in una giornata di vento gelido un paio di settimane orsono, trattano vari articoli tra cui questo del Corriere.
Gli ospiti di Fahrenheit, architetti e urbanisti, denunciano la trasformazione delle città in spazi sempre più pensati solo per consumare. In effetti anche le stazioni si sono trasformate ormai in centri commerciali ed è per questo (ammesso candidamente dall'ad di Grandi Stazioni) l'intento è quello di non tener ferma la gente, seduta a non far niente, magari leggendo o dormicchiando. Il viaggiatore deve camminare e guardare i negozi. E che dire poi dell'unica sala rimasta, confortevolissima e dotata di wifi ma riservata solo ai possessori di carta FrecciaRossa? Insomma i soliti prilegiati al caldo (o al fresco d'estate) e gli altri fuori. E i pendolari? Si arrangino (anzi, se ne schiatta qualcuno, un problema in meno!)
Messa così la faccenda è davvero inquietante. "Stiamo frantumando la grammatica della città occidentale europea che è in essere da duemila anni" ha affermato apocalittico uno degli ospiti di Fahrenheit.
Personalmente sono combattuta tra l'indignarmi nel constatare che al solito tutto è ricondotto al commercio e al denaro e il sospetto, d'altro canto, di avere semplicemente paura del cambiamento. In fin dei conti, a pensarci bene, le sale d'aspetto delle stazioni spesso finiscono per essere luoghi degradati e sporchi dove può succedere di tutto (provate a fare una ricerca per immagini di "sale d'attesa stazione" e vedete cosa non viene fuori). Fermo restando quindi che non ci penso nemmeno a camminare in su e giù per vedere i negozi, forse gruppi di panchine in zone di transito davanti ai tabelloni come negli aeroporti non è una cattiva idea. Gelo siberiano permettendo.
Ci sono però un paio di particolari extra che hanno attirato la mia attenzione ascoltando questa puntata di Fahrenheit Radio3: la scomparsa dei marciapiedi, delle sale d'aspetto nelle grandi stazioni e in genere di quegli spazi del non far niente.
L'allarme sulla scomparsa dei marciapiedi lo lancia la poetessa Jacqueline Risset su Repubblica riguardo alla proposta (pare rientrata) di toglierli da Piazza Navona. Pensando a Piazza Signoria direi che, se la piazza rimane pedonale, dei marciapiedi si può tranquillamente fare a meno.
Invece della scomparsa delle sale d'attesa, constatata personalmente a Firenze Santa Maria Novella in una giornata di vento gelido un paio di settimane orsono, trattano vari articoli tra cui questo del Corriere.
Gli ospiti di Fahrenheit, architetti e urbanisti, denunciano la trasformazione delle città in spazi sempre più pensati solo per consumare. In effetti anche le stazioni si sono trasformate ormai in centri commerciali ed è per questo (ammesso candidamente dall'ad di Grandi Stazioni) l'intento è quello di non tener ferma la gente, seduta a non far niente, magari leggendo o dormicchiando. Il viaggiatore deve camminare e guardare i negozi. E che dire poi dell'unica sala rimasta, confortevolissima e dotata di wifi ma riservata solo ai possessori di carta FrecciaRossa? Insomma i soliti prilegiati al caldo (o al fresco d'estate) e gli altri fuori. E i pendolari? Si arrangino (anzi, se ne schiatta qualcuno, un problema in meno!)
Messa così la faccenda è davvero inquietante. "Stiamo frantumando la grammatica della città occidentale europea che è in essere da duemila anni" ha affermato apocalittico uno degli ospiti di Fahrenheit.
Personalmente sono combattuta tra l'indignarmi nel constatare che al solito tutto è ricondotto al commercio e al denaro e il sospetto, d'altro canto, di avere semplicemente paura del cambiamento. In fin dei conti, a pensarci bene, le sale d'aspetto delle stazioni spesso finiscono per essere luoghi degradati e sporchi dove può succedere di tutto (provate a fare una ricerca per immagini di "sale d'attesa stazione" e vedete cosa non viene fuori). Fermo restando quindi che non ci penso nemmeno a camminare in su e giù per vedere i negozi, forse gruppi di panchine in zone di transito davanti ai tabelloni come negli aeroporti non è una cattiva idea. Gelo siberiano permettendo.
Passeggiare la domenica con tutta la famiglia?
RispondiEliminaDove? Ma ai centri commerciali, aperti ora anche la domenica...
Fare una discesa con gli sci?
Certo, lungo una bella pista che sul bordo ha bar alla moda con musica sparata a tutto volume...
Eccetera eccetera eccetera...