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A trentotto anni la sentenza all'ergastolo a cui era preparato, dato che si era macchiato di reati gravi, ma non sapeva che in tal modo avrebbe perso anche la patria potestà. E difatti il momento più duro, il dolore più forte lo prova quando si trova a raccontare ai suoi due figli cosa aveva fatto ed a spiegare loro che era giunto il momento di pagare per questo.
Cosimo Rega racconta la sua vita e il suo riscatto morale nelle 480 pagine del libro "Sumino o'falco" mentre la sua esperienza di fondatore di una compagnia teatrate di detenuti è al centro del film dei fratelli Taviani "Cesare deve morire".
Difficile capire la realtà carceraria per chi non la conosce da vicino. Per questo ho trovato estremamente interessante quando l'ergastolano racconta di come si stava abbrutendo vegetando in branda tutto il giorno davanti alla televisione. "L'essere umano si abitua a tutto. Il detenuto esce fuori una macchina pronta per combattere. Solo se invece si confronta con l'arte, prende coscienza di sè, della vita, dell'amore, della sofferenza." Giovane, vanitoso e senza cultura, ha capito solo successivamente che doveva tirare fuori il meglio di sé e che poteva farlo prima di tutto studiando e poi grazie al teatro. "Le parole dei grandi drammaturghi sono dati positivi che alimentano il cervello e poi l'anima" dice Cosimo Rega.
Oggi Cosimo sogna di poter lavorare come operatore nel carcere e rendere in qualche modo utile la sua esperienza di trentaquattro anni di reclusione e di uomo che si è riscattato completamente.
"Dopo che ho conosciuto il teatro 'sta cella mi pare 'na prigione" dice l'inteprete di Cassio nel film "Cesare deve morire".
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