mercoledì 30 maggio 2012

Lezioni di musica

Non sono mica sicura alla fine di aver capito cos'è una forma sonata, un contrappunto, una fuga, cos'è il cromatismo o lo swing! Eppure sono contenta di aver ascoltato quasi una cinquantina delle Lezioni di Musica di Radio 3 dato che il non aver avuto alcuna formazione musicale è uno dei miei tanti rimpianti. Da bambina guardavo con curiosità mio nonno che ascoltava musica classica ad occhi chiusi muovendo le mani e mi chiedevo se immaginasse di essere il direttore d'orchestra o cos'altro.
Le lezioni di Radio 3, alcune dallo studio, altre tratte da quelle tenute all'Auditorium Parco della Musica di Roma, non sono tutte facili e non tutte parimenti godibili.
Alcune riguardano più la storia della musica. Apprendiamo così che, per effetto della Rivoluzione Francese che comportò un allargamento del pubblico, Beethoven "ampiò la musica", sia come strumenti utilizzati che come respiro delle composizioni, che non è la musica di Schubert che si dilunga "ma la pazienza che è corta", apprendiamo di un Haendel raffinato compositore di fama a Londra mentre Bach sogna il successo per tutta la sua vita trascorsa nella provincia tedesca, che Chopin scrisse la sua prima mazurka a sette anni mentre il povero Pergolesi compose lo Stabat Mater sul letto di morte appena venticinquenne, che per "musica classica" in realtà si dovrebbe intendere solo quella che va da fine Settecento alla prima metà dell'Ottocento (Haydn, Mozart e il primo Beethoven) e tante altre cose interessanti.
Splendide le lezioni nelle quali il pianista Roberto Prosseda ci fa capire l'apporto di un interprete rispetto al pezzo musicale da suonare e svela molti degli strumenti tecnici del pianoforte per esprimere in modi così diversi quell'insieme di note che rappresenta un brano musicale.
Per quanto riguarda capire la tecnica e la struttura della musica, le lezioni di Giovanni Bietti, compositore, pianista, musicologo e curatore della trasmissione, non hanno confronti. Bietti smonta pezzo per pezzo i capolavori, te ne spiega i meccanismi, ti prende per mano e te li fa vivere con un entusiasmo e un coinvolgimento che non può lasciare indifferenti.
Ammetto che il mio orecchio grezzo ancora non riesce ad apprezzare la musica atonale del Novecento e neppure il jazz, però ho capito delle cose importanti:
- la musica è arte e quindi non la puoi incasellare, catalogare, spiegare razionalmente fino in fondo;
- l'ascolto della musica classica richiede sforzo, concentrazione, è "ginnastica della mente" (per dirla con Prosseda) e non ha senso metterla in sottofondo mentre si fanno altre cose;
- ascoltare la musica classica è un "lusso" perché significa avere tempo di isolarsi dai tanti suoni che invadono continuamente la nostra vita (basti pensare al fatto che sono costretta a tenere sempre il lettore mp3 al massimo per non sentire i rumori di fondo). Un lusso che temo, con grande rammarico, di non potermi permettere. Peccato!

11 commenti:

  1. Bello...
    Mi viene in mente che mi piacerebbe ascoltare quel programma. Ma dal vivo e' a orari troppo scomodi, e tirarlo giu' dalla rete con la connessione a carbonella che c'e' da me (alla faccia dell'anti-digital-divide!) e' impresa titanica. Alla faccia del servizio pubblico.

    Credo che dei tre punti finali il secondo e il terzo sono i motivi per cui, in virtu' del primo, la musica si e' evoluta nelle molteplicita' di forme, abbandonando progressivamente i ganci con la classica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma come, un informatico che non ha modo di scaricare dalla rete? Informatico "francescano"? :-)
      Scherzi a parte, Dario, anch'io probabilmente "non ho le palle" (come dici tu) per una scelta di vita di estremo e coerente rifiuto degli agi.
      Tuttavia, ad essere sincera, ci sono cose a cui non sono disposta a rinunciare come, per esempio, la rete, cioè la possibilità di accedere alle trasmissioni (radiofoniche e televisive), alle conferenze, alle lezioni, ecc. Questo aspetto della "modernità" per me è irrinunciabile proprio perchè è la mia personale fonte di arricchimento intellettuale.

      Elimina
  2. Mah, volendo estremizzare il discorso (e sai che e' una pratica che a me riesce particolarmente bene), anche volendo, non e' possibile rinunciare in toto alla modernita'. Anche volendo rifiutare radio e internet come fonte di arricchimento culturale, potresti per esempio leggere un libro, in alternativa. Ma leggere un libro, che leggi? solo ripubblicazioni di scritti medioevali? Perche' se leggi qualcosa di contemporaneo quello che leggi e' mediato dalla cultura di chi l'ha scritto. Insomma, tornare indietro non e' possibile...

    Pero' secondo me e' possibile rinunciare alla vita consumistica che ci impongono (parlo per me, ovviamente). Potrei ad esempio smettere di lavorare, intendendo con cio' timbrare il cartellino ogni giorno e sentirsi responsabilizzati a farlo per sempre, per mantenere una vita di cui forse non ho necessita'. Smetto, parto, a piedi, e cammino finche' non trovo un posto in cui fermarmi per un po'. Faccio l'aiuto ciabattino e guadagno quanto basta per mangiare e riprendere il viaggio dopo un po', e cosi' via. Secondo me non e' impraticabile, e non necessita nemmeno di rinunciare alla radio...

    boh.... come al solito l'ho fatta lunga.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qualcosa come quello che Simone Perotti ha raccontato in "Adesso Basta"
      http://www.simoneperotti.com/wp/i-miei-libri/adesso-basta/
      L'hai letto?

      Elimina
    2. Mh... no, non l'ho letto, ma ora che ho visitato il link che mi hai indicato credo che lo leggero' al piu' presto

      Tu l'hai letto?

      Elimina
    3. No, di Perotti ho sentito qualche intervista e ho letto qualche articolo su Il Fatto Quotidiano.
      Mi sono ricordata che l'ha letto Alchemilla (do you know Alchemilla?) e infatti ho ritrovato il suo commento su aNobii (***"Voto 10 per la scelta. Mi aspettavo un libro più pratico e meno teorico. Però ho ricevuto molti stimoli e una spinta all'azione. Da regalare se si hanno amici/parenti che pur guadagnando tanto non sono felici.)

      Elimina
    4. Be', di Alchemilla so piu' o meno solo che commenta spesso il tuo blog (e di cio' provo un po' invidia :-)).

      A me piace leggere romanzi - praticamente leggo solo quelli. Quindi credo che non mi gustero' molto la lettura di questo libro.
      Pero' l'argomento mi interessa ed appassiona, quindi me lo leggero' di sicuro. Grazie per l'hint.

      Elimina
  3. "l'ascolto della musica classica richiede sforzo, concentrazione, è "ginnastica della mente" (per dirla con Prosseda) e non ha senso metterla in sottofondo mentre si fanno altre cose"
    Questo soprattutto! Sarà un esempio di deformazione, ma non sopporto chi mi dice che ascolta musica, classica o no, "per rilassarsi", "per sentirsi trasportare lontano..." ecc. ecc. E' un tipo di ascolto tipicamente romantico che oblitera del tutto la percezione del linguaggio, delle strutture, delle forme musicali rendendo la musica una massa informe costruita miracolosamente, per emanazione di entità divine e dalla quale lasciarsi invadere. La musica richiede un ascolto attivo, un ascolto consapevole, invece.
    biba

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, Biba...
      Io credo che una cosa non escluda l'altra.
      Per esempio, io sono (o almeno ero) musicista, e la musica mi e' sempre interessata dal punto di vista "matematico", e non ho mai omesso di applicare l'analisi della musica alla cultura alla quale appartiene o si integra.
      Eppure sempre ascolto e sempre ho ascoltato (e fatto) musica "per rilassarmi" o "per sentirmi trasportare lontano...", o, in generale per godere delle emozioni che la musica, e solo la musica, e' in grado di suscitare in me.

      Elimina
    2. Sono d'accordo con Dario: una cosa non esclude l'altra. Però ha ragione Biba nel dire che mettere un po' di musica di sottofondo mentre si fanno altre cose non è ASCOLTARE. Basta essere chiari.

      Elimina
  4. bellissime le Lezioni di musica, e anche le mie preferite sono quelle di Giovanni Bietti! :-) Io sono stato appassionato di musica classica per tanti anni, e pure io ho il rimpianto di non aver mai suonato (e appena avro' soldi e tempo rimediero'). Molti dei brani proposti li conosco, ma cio' non significa che li saprei descrivere! Quindi 10, 100, 1000 lezioni di musica!

    Per quello che riguarda l'ascolto, sono d'accordo sul suo essere ginnastica per la mente; l'importante comunque e' non esagerare e non farla diventare un compito di trigonometria ;-)

    RispondiElimina