Più ho a che fare con gli uffici pubblici e più penso che non andremo mai da nessuna parte come paese.
Ultimamente ho avuto bisogno per il mio ente (quindi non come semplice cittadina) di avere dei certificati da un'altro ufficio della pubblica amministrazione. Poiché l'esigenza si presenta periodicamente ho cercato di concordare con il funzionario responsabile una modalità che pesi meno possibile sul loro personale ma che nello stesso tempo faccia perdere meno tempo anche a me, tempo che è pagato dalla stessa "tasca", cioè dai contribuenti.
L'approccio non è stato dei migliori: sballottata fra tre persone diverse ho ricevuto tre indicazioni differenti su come fare la stessa pratica, nessuna certezza, la sensazione di una struttura molto disorganizzata e con palesi problemi di interazione al suo interno.
Una volta sono stata accolta calorosamente da una impiegata che si è offerta di farmi per il giorno dopo tutti i certificati. La seconda volta (l'impiegata non c'era) mi hanno fatto lasciare le richieste e ho dovuto telefonare tre volte per convincerli a farmeli in tempi ragionevoli. Irritante ma forse più prevedibile.
L'ultima volta, qualche giorno fa', di nuovo vengo accolta calorosamente dall'impiegata "volenterosa" la quale si rende disponibile a farli subito. Mi siedo davanti a lei in uno stanzone triste e un po' buio dove le postazioni di lavoro sono separate solo da paraventi e ciascuno ha a disposizione solo una scrivania, un computer, una stampante e un telefono.
L'impiegata mi "coccola" con i suoi modi amichevoli (diamoci del tu, ti do il mio numero di cellulare per le prossime volte, ecc.). Piacevolmente sorpresa, assisto al suo inserire i dati nel terminale, quando l'usciere le chiede che risposta dare ad un altro utente che ha prenotato per una pratica simile alla mia. L'impiegata cambia tono e con aria seccata gli dice di rivolgersi a qualcun altro intonando la solita lamentela risentita di quella "che deve riparare a tutto".
Dato che tra un paravento e l'altro si sente tutto inevitabilmente pochi secondo dopo si colgono anche le lamentele dell'impiegata a cui è finita la pratica. La "mia" allora si risente, si alza in piedi e comincia a lanciare al di sopra del paravento anatemi del tipo: "Finché non si avrà l'intelligenza di capire che bisogna adattarsi a fare di tutto, qui non si andrà mai da nessuna parte!" e l'altra gli fa eco: "Senti da che pulpito viene la predica! Parla per prima per te!". E continuano a battibeccarsi davanti a me e udite da tutti gli altri utenti, visto che l'ambiente è unico.
La "mia" impiegata ad ogni sua battuta mi ammicca in cerca di approvazione ma io sono sempre più imbarazzata. Alla fine l'altra si avvicina al nostro box e continua a inveire visibilmente alterata, mentre tutti gli altri invitano le due ad abbassare la voce e a calmarsi, finché questa sbotta in un: "Tanto, cosa credi, lo so che sei tu che vai in giro dicendo che i' mi' figliolo si sta separando dalla su' moglie!" e se ne va sbattendo la porta dello stanzone.
Io mi sento venir meno ma per fortuna la "mia" impiegata ha inserito tutti i dati, mi consegna l'ultimo certificato e mi saluta buttandomi un bacetto per poi rimettersi subito a battibeccare non so bene con chi.
Prendo i miei fogli e sgattaiolo via in tutta fretta sconsolata.
Cosa renderà certi ambienti di lavoro brodo di coltura per tali comportamenti isterici e umorali, così poco professionali e così poco dignitosi? E' un problema di donne che attraversano una delicata fase della vita? E' la scarsa cultura? E' un lavoro monotono e abbrutente? Sono i capi che non sanno coinvolgere e motivare i propri collaboratori?
E poi perché l'impiegato pubblico (mediamente) non ama il proprio lavoro, vive nella continua preoccupazione da un lato di schivare il più possibile i compiti e dall'altro far pesare quello che fa al di là di ogni ragionevolezza? Perché il dipendente pubblico, come dice Gozzini, ha bisogno di un certificato di esistenza in vita esercitando il potere di veto quando la sua utilità si dimostrerebbe semplicemente lavorando con solerzia e con qualità?
Ultimamente ho avuto bisogno per il mio ente (quindi non come semplice cittadina) di avere dei certificati da un'altro ufficio della pubblica amministrazione. Poiché l'esigenza si presenta periodicamente ho cercato di concordare con il funzionario responsabile una modalità che pesi meno possibile sul loro personale ma che nello stesso tempo faccia perdere meno tempo anche a me, tempo che è pagato dalla stessa "tasca", cioè dai contribuenti.
L'approccio non è stato dei migliori: sballottata fra tre persone diverse ho ricevuto tre indicazioni differenti su come fare la stessa pratica, nessuna certezza, la sensazione di una struttura molto disorganizzata e con palesi problemi di interazione al suo interno.
Una volta sono stata accolta calorosamente da una impiegata che si è offerta di farmi per il giorno dopo tutti i certificati. La seconda volta (l'impiegata non c'era) mi hanno fatto lasciare le richieste e ho dovuto telefonare tre volte per convincerli a farmeli in tempi ragionevoli. Irritante ma forse più prevedibile.
L'ultima volta, qualche giorno fa', di nuovo vengo accolta calorosamente dall'impiegata "volenterosa" la quale si rende disponibile a farli subito. Mi siedo davanti a lei in uno stanzone triste e un po' buio dove le postazioni di lavoro sono separate solo da paraventi e ciascuno ha a disposizione solo una scrivania, un computer, una stampante e un telefono.
L'impiegata mi "coccola" con i suoi modi amichevoli (diamoci del tu, ti do il mio numero di cellulare per le prossime volte, ecc.). Piacevolmente sorpresa, assisto al suo inserire i dati nel terminale, quando l'usciere le chiede che risposta dare ad un altro utente che ha prenotato per una pratica simile alla mia. L'impiegata cambia tono e con aria seccata gli dice di rivolgersi a qualcun altro intonando la solita lamentela risentita di quella "che deve riparare a tutto".
Dato che tra un paravento e l'altro si sente tutto inevitabilmente pochi secondo dopo si colgono anche le lamentele dell'impiegata a cui è finita la pratica. La "mia" allora si risente, si alza in piedi e comincia a lanciare al di sopra del paravento anatemi del tipo: "Finché non si avrà l'intelligenza di capire che bisogna adattarsi a fare di tutto, qui non si andrà mai da nessuna parte!" e l'altra gli fa eco: "Senti da che pulpito viene la predica! Parla per prima per te!". E continuano a battibeccarsi davanti a me e udite da tutti gli altri utenti, visto che l'ambiente è unico.
La "mia" impiegata ad ogni sua battuta mi ammicca in cerca di approvazione ma io sono sempre più imbarazzata. Alla fine l'altra si avvicina al nostro box e continua a inveire visibilmente alterata, mentre tutti gli altri invitano le due ad abbassare la voce e a calmarsi, finché questa sbotta in un: "Tanto, cosa credi, lo so che sei tu che vai in giro dicendo che i' mi' figliolo si sta separando dalla su' moglie!" e se ne va sbattendo la porta dello stanzone.
Io mi sento venir meno ma per fortuna la "mia" impiegata ha inserito tutti i dati, mi consegna l'ultimo certificato e mi saluta buttandomi un bacetto per poi rimettersi subito a battibeccare non so bene con chi.
Prendo i miei fogli e sgattaiolo via in tutta fretta sconsolata.
Cosa renderà certi ambienti di lavoro brodo di coltura per tali comportamenti isterici e umorali, così poco professionali e così poco dignitosi? E' un problema di donne che attraversano una delicata fase della vita? E' la scarsa cultura? E' un lavoro monotono e abbrutente? Sono i capi che non sanno coinvolgere e motivare i propri collaboratori?
E poi perché l'impiegato pubblico (mediamente) non ama il proprio lavoro, vive nella continua preoccupazione da un lato di schivare il più possibile i compiti e dall'altro far pesare quello che fa al di là di ogni ragionevolezza? Perché il dipendente pubblico, come dice Gozzini, ha bisogno di un certificato di esistenza in vita esercitando il potere di veto quando la sua utilità si dimostrerebbe semplicemente lavorando con solerzia e con qualità?
Civil servant
Civil servant cinque anni dopo
Purtroppo questa è l'Italia e questi comportamenti si riscontrano a piramide a tutti i livelli gerarchici, ricordo che quando o qualcuno dei miei superiori veniva messo a conoscenza di qualche disservizio dovuto trascuratezza di qualcuno,dovendo intervenire perché ognuno si assumesse la sua responsabilità, normalmente rispondeva: "Sono prossimo alla pensione, lasciamo perdere per questa volta", poi andava in pensione lui e anche il successore rispondeva poi allo stesso modo, così i disservizi continuavano e pure la frustrazione di chi avrebbe voluto lavorare con coscienza.
RispondiEliminaMamma mia come hai descritto perfettamente la situazione che viviamo tutti quando entriamo in uffici pubblici...mi sono venuti i brividi! Chissà se qualcuno saprà rispondere alle domande.
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