martedì 23 aprile 2013

Resistere sentendosi anacronistici

Quest'anno, per motivi di cui parlerò in seguito, ho anticipato le celebrazioni del 25 aprile a domenica scorsa partecipando a una bella iniziativa dal titolo "I sentieri della libertà. Una passeggiata sulle pendici di Monte Morello" organizzata da vari circoli ARCI e altre associazioni. Erano previsti quattro luoghi di incontro diversi con varie tappe significative per gli eventi avvenuti durante la guerra di liberazione. In effetti il Monte Morello (la "montagna dei fiorentini") è stato teatro di vari eventi drammatici nel 1944, come ebbi occasione di scoprire preparando l'escursione dell'anno scorso e come ho raccontanto in questo post.
Io sono partita con il gruppo che si è ritrovato alla stazione di Montorsoli dove il 4 aprile 1944 vi fu una cruenta sparatoria tra un gruppo di partigiani, scesi da Monte Morello ed intenzionati a fermare un treno sul quale viaggiavano alcuni nazisti e alcuni repubblichini, e quest'ultimi diretti in Mugello. Rimasero uccisi come ricorda la lapide dalla quale siamo partiti: DINO CIOLLI (23 anni), MARIO LAZZERINI (22 anni) e CARLO CREMONINI (neppure 19 anni).
Tra coltivi in fiore e sentieri nel bosco siamo arrivati alla Pieve di Cercina, una bellissima antica pieve romanica collocata in uno scenario incantevole, per poi proseguire per il Cippo in ricordo dei Caduti di Radio Cora, situato poco oltre nel bosco. Qui il 12 giugno 1944 furono fucilati ANNA MARIA ENRIQUES AGNOLETTI, il Capitano dell'Areonautica ITALO PICCAGLI, i paracadutisti FERNANDO PANERAI, PIETRO GHERGO, DANTE ROMAGNOLI, FIORENZO FRANCO ed un ignoto partigiano cecoslovacco.
Il sentiero si è fatto poi in ripida salita mentre si aggiungevano sempre più persone, fino alla località Fonte dei Seppi ove vi erano gli altri gruppi ad attenderci. Tra gli abeti (frutto del rimboschimento postbellico) vi è un cippo che ricorda la battaglia della Fonte dei Seppi ove il 14 luglio 1944 persero la vita:
Biancalani Raffaello - "Macchi"
Braccesi Nello - "Biondo"
Bugamelli Pietro - "Gnagnero"
Ferrantini Pietro - "Stoppa"
Fiorelli Egizio - "Baffo"
Frigidi Corrado - "Corrado"
Landi Alfredo - "Medoro"
Lumini Roberto - "Tom"
Mazzoni Silvano - "Scorza"
Monselvi Osvaldo - "Baddo"
Poli Aristodemo - "Prato"
Sarti Emilio - "Stracchino"
Stefani Lando - "Agnellone"

Abbiamo potuto vedere i loro freschi sorrisi giovanili dalle belle foto che Stefano Fiorelli, figlio dell'unico sopravvissuto, aveva appeso tra gli alberi accanto al cippo, insieme a quelle che ci mostravano la grande folla ai loro funerali avvenuti tre mesi dopo, a Liberazione avvenuta. In una delle foto un giovane serio ed imbronciato indicato dalla didascalia col nome di battaglia Marco. E' stato lui il protagonista della giornata: Leandro Agresti che faceva parte della stessa brigata Fanciullacci e che si dovette occupare della prima provvisoria sepoltura di questi ragazzi. Alla fine del suo breve ma sentito intervento, quando ha mostrato il fazzoletto rosso che ancora conserva come unico sopravvissuto, mi sono guardata intorno e ho scorto nei partecipanti le inevitabili lacrime che io stessa non riuscivo a trattenere.
Qualche centinaia di persone in cerchio intorno a quel cippo a cantare Bella Ciao domenica scorsa. Persone facenti parte di quella minoranza (ecco una delle cose che ho capito in questi giorni) che vorrebbe un paese con più giustizia sociale e più aderente ai valori per i quali questi ragazzi sono morti e che sono gli stessi che quella minoranza illuminata dei Costituenti riuscì (comincio a pensare che sia stato quasi un miracolo) a lasciarci a protezione degli sbandamenti che come paese non ci siamo certo fatti mancare in questi settant'anni. Persone "obsolete e anacronistiche", come io mi sento in questi giorni cercando conforto nelle parole del nostro Presidente Nazionale, Carlo Smuraglia, nel sua ultima newsletter:
"Ho sentito, in giro, voci di delusione, di amarezza, di sconforto e di preoccupazione. Tutto comprensibile, ma noi dobbiamo reagire col nostro stile di sempre, non rassegnandoci e non disperando mai, anzi conservando rigorosamente la fiducia che per questo Paese maturerà l’ora del riscatto dalle tante difficoltà e dai mille problemi che oggi l’affliggono. Per averlo sperimentato, però, sappiamo beneche il riscatto non piove dal cielo e la “liberazione” bisogna – come si è fatto settant’anni fa - conquistarsela con coraggio ed impegno."

BUON 25 APRILE A TUTTI!




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